giovedì 25 ottobre 2012

TELEFONINI, TUMORI E LA SCONCERTANTE FLEMMA DEL MINISTERO


Dopo la sentenza della Cassazione, che ha confermato il potenziale rischio legato all'uso dei cellulari, risulta inspiegabile la sottovalutazione del fenomeno da parte del Ministero della Salute, che dovrebbe avviare al più presto una campagna informativa



Unomattina ha fatto un approfondimento sulla pericolosità dei telefonini. Partendo dallasentenza della Cassazione che dà ragione a Innocente Marcolini, il manager bresciano che per lavoro stava attaccato a cordless e cellulari per 5-6 ore al giorno per dodici anni. È la prima sentenza definitiva in Italia - e per quanto consti, al mondo - a stabilire questo rapporto di causalità. È una notizia così grossa che ho passato parte del fine settimana a rispondere a esperti, attivisti e giornalisti esteri che volevano capire meglio le sue implicazioni. 

Il servizio della Rai era impeccabile. L'ospite in studio era Paolo Rossi, del ministero della salute, che anch'io ho intervistato nel libro in cui racconto diffusamente la storia di Marcolini. Con una calma preternaturale il dirigente ha dichiarato che ci sono migliaia di studi che negano il pericolo (salvo poi correggersi e dire che solo 80 riguardano i cellulari) e che la cosa più onesta da dire è che la scienza tranquillizza su questo punto. Non è affatto la cosa più onesta da dire. Così, quando gli ho ricordato che a novembre il Consiglio superiore di sanità (Css) ha emanato un parere che diceva, in buona sostanza, che non bisogna fare un uso indiscriminato del cellulare, che i bambini devono limitarlo ai casi di necessità e che il ministero avrebbe dovuto avviare una campagna di sensibilizzazione per far capire a tutti queste cose, Rossi ha ammesso che il ministero voleva farla, questa campagna, ma non aveva soldi e la farà a gennaio.

Ora, io adesso mi metterò a fare la "lista della spesa" di quel che il ministero ha fatto in questi mesi, per vedere se c'erano cose molto più urgenti che avvertire la popolazione del rischio di portari alla testa un apparecchio che, come ricordava il conduttore Franco di Mare, è usato dalla totalità della popolazione e da una fetta crescente di bambini.

Aggiungo che, dopo mesi di totale inattività rispetto all'allarme del Css, proprio il 18 ottobre, quando usciva la notizia della sentenza della Cassazione, il ministero ha messo sul proprio sito una specie di piccolo dossier sui rischi del telefonino. Anche qui, stupefacentemente, ridimensionandoli. Un esempio per tutti, il trattamento del parere del Css:

1) Così lo riassume il Ministero sul sito

ministero.png

2) Così si è espresso il Css nel suo documento che il ministero si è ben guardato dal far circolare:

ministero2.png

Vi sembra la stessa cosa? Nella versione edulcorata del Ministero non si parla di usare auricolari, non si dice di limitare l'uso ai bambini ai casi di necessità, e così via. Vi sembra che trasmetta la stessa pericolosità? A me no, ed è molto grave.

Concludo citando un altro ospite di Unomattina, l'oncologo Franco Tirelli, che ha buttato altra acqua sul fuoco dicendo che anche un suo parente aveva avuto un neurinoma dell'acustico, malattia che esisteva anche prima del cellulare (?!?) e che un grosso studio americano non aveva riscontrato un aumento di casi nella popolazione. Non c'è stato tempo per ribattergli che questi tumori hanno una latenza anche di 30 anni e che gli studi di incidenza sulla popolazione sono drammaticamente troppo precoci per dare risultati apprezzabili. Ma è possibile che un oncologo di fama non lo sappia? Ed è possibile che un dirigente del ministero dica che quando la maggior parte della scienza nega il rischio quando è vero esattamente il contrario, come ho documentato in un libro di 350 pagine senza aver ricevuto la benché minima smentita? A un certo punto uno degli scienziati intervistati dice: "Stiamo assistendo al più grande esperimento epidemiologico a cielo aperto della storia. Peccato che le cavie siamo tutti noi". Io credo, come gli chiede da novembre scorso il Consiglio superiore di sanità, che il ministro Renato Balduzzi dovrebbe battere al più presto un colpo su questo tema. Piuttosto che doverlo fare retrospettivamente, quando è ormai troppo tardi, come succede oggi con il caso di Taranto.

Dal blog di Riccardo Staglianò 

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