mercoledì 24 ottobre 2012

Ecomafia SPA


La corruzione inquina, qui più che altrove. Tra il primo gennaio 2010 e il 30 settembre 2012 si contano «78 inchieste relative a episodi di corruzione connessi ad attività dal forte impatto ambientale». Di questi, quindici sono in Lombardia, capofila in Italia. Terza, dopo Calabria e Piemonte, per numero di persone arrestate: 209 su 1.100.
ZONA GRIGIA - Santa Giulia, Cerberus, Buccinasco più, Parco Sud, mancate bonifiche, case edificate sulle sostanze tossiche, movimento terra gestiti dalla ‘ndrangheta, linee ferroviarie riempite di scorie. E dietro a tutto questo, nella «zona grigia», amministratori pubblici, rappresentanti politici, tecnici del Comune, addetti ai controlli, colletti bianchi che timbrano e autorizzano, chiudono un occhio o insabbiano. In cambio di mazzette o di benefit, vari e fantasiosi.
RAPPORTO - Si presenta il Rapporto regionale Ecomafia 2012 per la prima volta «nella sala più bella di Palazzo Marino», mette in evidenza il sindaco Giuliano Pisapia. Ma si cita anche il Dossier nazionale sulla corruzione da poco stilato da Libera con Legambiente e Avviso pubblico. Le cifre mescolate risultano gravi per la Lombardia, che si conferma prima regione del Nord (ottava in Italia) per numero di reati contro l’ambiente: 1.600. Nel settore del ciclo illegale dei rifiuti scala addirittura la classifica: con 340 infrazioni è quarta. Nessun miglioramento nel ciclo del cemento, saldamente in mano alla ‘ndrangheta. Per un guadagno complessivo ai danni del territorio lombardo e della salute dei residenti di 450 milioni di euro, su 9,4 miliardi in Italia, spartiti tra i personaggi più diversi, spesso insospettabili.
INTRECCIO - Tutto si tiene oggi nel Paese in crisi: criminalità organizzata, corruzione, ecomafia. «I mali d’Italia», osserva Anna Canepa, magistrato della Direzione vazionale antimafia. In questo intreccio, spiega, gli sfregi all’ambiente sono spesso dei «reati spia»: scavi in un terreno che non è stato ripulito dai veleni industriali, scopri tangenti e ‘ndrangheta. A maggior ragione in Lombardia, «con le sue contraddizioni: la regione più ricca, con Milano «capitale morale>, in cui la democrazia è in svendita, 50 euro invece di 80 (riferimento all’inchiesta sulla compravendita di voti nella quale è indagato un assessore regionale, ndr) . La cronaca quotidiana riferisce del coinvolgimento di politici lombardi in procedimenti giudiziari…».
REATI - «Il reato ambientale non è più fine a se stesso», continua su una linea analoga l’avvocato Ilaria Ramoni, referente provinciale di Libera. «È un tassello di un disegno criminoso più ampio». «Quello che emerge come novità», aggiunge Sergio Cannavò, responsabile Ambiente e legalità di Legambiente Lombardia, «è la presenza costante di amministratori pubblici e politici» negli affari sporchi delle ecomafie. Più spaventosi di quelli delle mafie, dice il sindaco (suscitando la reazione del consigliere comunale Manfredi Palmeri: «Una gaffe, dimentica le vittime degli attentati»). «I dati forniti da questi rapporti sono terrificanti», è la posizione di Pisapia. «Emerge, però, anche la volontà di un cammino comune per sconfiggere la mafia e soprattutto l’ecomafia, che alla fine rischia di creare più morti della mafia che spara. Perché attacca l’aria, l’acqua, il suolo. Crea danni alla salute, che purtroppo si vedono troppo tardi. È importante allora informare», continua, «in modo che ci sia quella partecipazione che può partire dai cittadini». Avvocato, già presidente della Commissione per la riforma del codice penale nella penultima legislatura, Pisapia sa (e lo marca) che nel contrasto alle ecomafie sono necessari strumenti normativi adeguati, come sottolineano anche Canepa e tutti gli altri relatori. Primo, eterno, punto: l’inserimento dei reati ambientali nel codice penale. Una riforma ancora pendente nonostante le sollecitazioni di Bruxelles.
Alessandra Coppola – Corriere della Sera Ambiente

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