martedì 23 aprile 2013

Una notte ho sognato che parlavi

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Il paese del vino


L’Italia è il paese del vino, con 632.000 ettari di vigneti e ben 383.645 aziende, tra piccole, medie e grandi. I residui delle potature rappresentano, per la maggior parte di esse, un problema e non una fonte di reddito. Non è così a Torgiano, in Umbria, dove ha sede l’azienda vitivinicola Lungarotti. Con oltre 2 milioni di bottiglie di vino prodotte ed esportate in 50 Paesi del mondo, qui hanno puntato sull’ecosostenibilità, dalla vigna alla cantina, con progetti di compensazione e abbattimento delle emissioni di CO2 prodotte e l’installazione di 5 stazioni meteorologiche per il monitoraggio climatico e per il controllo dei parametri vitali e qualitativamente ottimali dei vigneti.
I cambiamenti climatici si sa, minacciano anche i vitigni, è l’unico modo per combatterli è ridurre le emissioni di C02, impiegando energia pulita e diminuendo l’uso di prodotti chimici. Su quest’ultimo fronte, dalla vendemmia 2014 tutti i vini Lungarotti prodotti nelle Tenute di Montefalco saranno certificati “bio”. Il vero fiore all’occhiello dell’azienda però è l’impianto a biomasse, che produce circa 720 MWh l’anno, sufficienti per soddisfare completamente i consumi termici dell’azienda (acqua calda ed acqua surriscaldata) e circa il 30% dei consumi elettrici delle macchine frigorifere a compressione. Il risparmio è di 100 tonnellate l’anno di CO2. Un progetto grazie al quale le Cantine Lungarotti, nel 2006, sono state selezionate dal Ministero delle Politiche agricole come cantina pilota a livello europeo nell’ambito del programma del Centro Ricerca Biomasse (CRB) dell’Università di Perugia.
L’idea è semplice: perché non recuperare gli scarti di potatura dei vigneti per produrre energia? Il progetto ha coinvolto i 250 ettari di vigneti di Lungarotti ed è giunto nella fase conclusiva di realizzazione e monitoraggio dell’impianto pilota. Le potature di vite, lasciate lungo i filari, vengono raccolte automaticamente da una macchina che forma balle a forma di rotolo di dimensioni di un metro di diametro e un metro di lunghezza, con un peso di circa 150 chili. Prima di arrivare alla caldaia a biomassa bisogna produrre un cippato di pochi centimetri, ma l’elevato volume delle rotoballe non ha consentito l’impiego di una cippatrice tradizionale e si è così sperimentato con successo l’impiego di un carro miscelatore normalmente utilizzato per la l’alimentazione zootecnica irrobustito per tale funzione.
«Vogliamo riuscire presto a recuperare il calore ad alta temperatura ancora presente nei fumi della caldaia per coprire anche la restante parte dell’energia elettrica attualmente consumata per il condizionamento estivo e per la refrigerazione delle botti, diventando totalmente indipendenti dalle fonti fossili» afferma Chiara Lungarotti, amministratore unico dell’azienda. «Così potremo finalmente sorseggiare un calice di vino prodotto solo con l’energia della vite».
Si tratta di un processo facilmente replicabile in altre aziende del settore vitivinicolo. Secondo Itabia (Italian Biomass Association), la disponibilità potenziale dei residui annualmente ottenuti dalle potature dei vigneti va oltre il milione di tonnellate l’anno in sostanza secca. Dal recupero di questi residui si potrebbero alimentare circa 200 centrali da 500 kW elettrici per una produzione annua di 0,8 TWh, in grado di soddisfare il fabbisogno elettrico di 200 mila famiglie di 4 persone. Purtroppo l’eccessiva frammentazione delle aziende vitivinicole rende quest’obiettivo difficilmente raggiungibile, ma già recuperando la metà delle potature si raggiungerebbe un ottimo risultato in termini di contenimento delle emissioni e di integrazione del reddito aziendale agricolo.
Di Gabriele Salari – LaStampa.it

NUOVO GOVERNO: MARIASTELLA GELMINI ALL’ISTRUZIONE?


di Lucio Ficara
22/04/2013
Per il Presidente Napolitano si annuncia una settimana di fuoco, piena di insidie e di problemi da risolvere. Si tratta di affrontare principalmente il problema di dare all’Italia un nuovo governo, capace di dare risposte decisive e condivise alle gravi problematiche che affliggono il Paese
Un problema di non facile soluzione, dove spuntano insidiosi, i veti incrociati dei vari partiti. Il problema di Napolitano è reso più insidioso, per la delicata situazione interna del partito democratico, che rischia seriamente una vera e propria scissione. 
Le contraddizioni interne al partito democratico sono già esplose irrimediabilmente nei giorni scorsi, quando si è cercato di scegliere un nuovo Presidente della Repubblica, ma potrebbero proseguire ancora più fragorosamente, per la nascita del nuovo governo. Il partito democratico vorrebbe un governo che fosse definito come il “governo del Presidente”, un governo in cui la presenza dei politici fosse numericamente limitata assumendo come base programmatica il documento elaborato dai "saggi" nel quale erano presenti soluzioni condivise sui temi istituzionali ed economico-sociali. 
Di parere contrario è invece il Pdl, che spinge per un governo delle larghe intese, pienamente politico, con la partecipazione massima di ministri politici del Pd, Pdl, Lega e Lista civica. Per tali contrapposizioni sulla tipologia di governo da fare nascere, al Presidente Napolitano si presenta un rebus di non semplice soluzione. Tuttavia, nonostante le difficoltà che realmente esistono per la nascita del nuovo governo, incominciano a trapelare, dagli esperti ai lavori, i primi nomi dei nuovi possibili ministri. 
Tra le sorprese che non ti aspetti, si parla di un ritorno all’Istruzione dell’onorevole Pdl Maria Stella Gelmini. Ma quali ripercussioni potrebbe avere una scelta del genere sull’equilibrio instabile del Pd? Perché non fare un nome del partito democratico per il ministero di viale Trastevere? Per quanto riguarda la poltrona di ministro del Miur è stato fatto anche il nome dell’ex Pdl adesso montiano Mario Mauro. 
Le voci che indicano la Gelmini o Mauro alla direzione del ministero dell’Istruzione provengono da più parti e sono considerate più che fondate e molto probabili. La scelta di questi nomi e in particolar modo della loro provenienza politica, ci fa comprendere che sulla scuola si prevedono ancora tempi duri di tagli e dimensionamenti. 
E noi che pensavamo che il peggio fosse passato, ci tocca ricrederci e tribolare ancora, attendendo la quiete dopo la tempesta. 

lunedì 22 aprile 2013

Sono e resto un uomo di sinistra

di STEFANO RODOTA'
CARO direttore, non è mia abitudine replicare a chi critica le mie scelte o quel che scrivo. Ma l'articolo di ieri di Eugenio Scalfari esige alcune precisazioni, per ristabilire la verità dei fatti. E, soprattutto, per cogliere il senso di quel che è accaduto negli ultimi giorni. Si irride alla mia sottolineatura del fatto che nessuno del Pd mi abbia cercato in occasione della candidatura alla presidenza della Repubblica (non ho parlato di amici che, insieme a tanti altri, mi stanno sommergendo con migliaia di messaggi). E allora: perché avrebbe dovuto chiamarmi Bersani? Per la stessa ragione per cui, con grande sensibilità, mi ha chiamato dal Mali Romano Prodi, al quale voglio qui confermare tutta la mia stima. Quando si determinano conflitti personali o politici all'interno del suo mondo, un vero dirigente politico non scappa, non dice "non c'è problema ", non gira la testa dall'altra parte. Affronta il problema, altrimenti è lui a venir travolto dalla sua inconsapevolezza o pavidità. E sappiamo com'è andata concretamente a finire.

La mia candidatura era inaccettabile perché proposta da Grillo? E allora bisogna parlare seriamente di molte cose, che qui posso solo accennare. È infantile, in primo luogo, adottare questo criterio, che denota in un partito l'esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata. Nella drammatica giornata seguita all'assassinio di Giovanni Falcone, l'esigenza di una risposta istituzionale rapida chiedeva l'immediata elezione del presidente della Repubblica, che si trascinava da una quindicina di votazioni. Di fronte alla candidatura di Oscar Luigi Scalfaro, più d'uno nel Pds osservava che non si poteva votare il candidato "imposto da Pannella". Mi adoperai con successo, insieme ad altri, per mostrare l'infantilismo politico di quella reazione, sì che poi il Pds votò compatto e senza esitazioni, contribuendo a legittimare sé e il Parlamento di fronte al Paese.

Incostituzionale il Movimento 5Stelle? Ma, se vogliamo fare l'esame del sangue di costituzionalità, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell'imminente governo o maggioranza. Che dire della Lega, con le minacce di secessione, di valligiani armati, di usi impropri della bandiera, con il rifiuto della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, con le sue concrete politiche razziste e omofobe? È folklore o agire in sé incostituzionale? E tutto quello che ha documentato Repubblica
nel corso di tanti anni sull'intrinseca e istituzionale incostituzionalità dell'agire dei diversi partiti berlusconiani? Di chi è la responsabilità del nostro andare a votare con una legge elettorale viziata di incostituziona-lità, come ci ha appena ricordato lo stesso presidente della Corte costituzionale? Le dichiarazioni di appartenenti al Movimento 5Stelle non si sono mai tradotte in atti che possano essere ritenuti incostituzionali, e il loro essere nel luogo costituzionale per eccellenza, il Parlamento, e il confronto e la dialettica che ciò comporta, dovrebbero essere da tutti considerati con serietà nella ardua fase di transizione politica e istituzionale che stiamo vivendo.

Peraltro, una analisi seria del modo in cui si è arrivati alla mia candidatura, che poteva essere anche quella di Gustavo Zagrebelsky o di Gian Carlo Caselli o di Emma Bonino o di Romano Prodi, smentisce la tesi di una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo, se appena si ha nozione dell'iter che l'ha preceduta e del fatto che da mesi, e non soltanto in rete, vi erano appelli per una mia candidatura. Piuttosto ci si dovrebbe chiedere come mai persone storicamente appartenenti all'area della sinistra italiana siano state snobbate dall'ultima sua incarnazione e abbiano, invece, sollecitato l'attenzione del Movimento 5Stelle. L'analisi politica dovrebbe essere sempre questa, lontana da malumori o anatemi.

Aggiungo che proprio questa vicenda ha smentito l'immagine di un Movimento tutto autoreferenziale, arroccato. Ha pubblicamente e ripetutamente dichiarato che non ero il candidato del Movimento, ma una personalità (bontà loro) nella quale si riconoscevano per la sua vita e la sua storia, mostrando così di voler aprire un dialogo con una società più larga. La prova è nel fatto che, con sempre maggiore chiarezza, i responsabili parlamentari e lo stesso Grillo hanno esplicitamente detto che la mia elezione li avrebbe resi pienamente disponibili per un via libera a un governo. Questo fatto politico, nuovo rispetto alle posizioni di qualche settimana fa, è stato ignorato, perché disturbava la strategia rovinosa, per sé e per la democrazia italiana, scelta dal Pd. E ora, libero della mia ingombrante presenza, forse il Pd dovrebbe seriamente interrogarsi su che cosa sia successo in questi giorni nella società italiana, senza giustificare la sua distrazione con l'alibi del Movimento 5Stelle e con il fantasma della Rete.

Non contesto il diritto di Scalfari di dire che mai avrebbe pensato a me di fronte a Napolitano. Forse poteva dirlo in modo meno sprezzante. E può darsi che, scrivendo di non trovare alcun altro nome al posto di Napolitano, non abbia considerato che, così facendo, poneva una pietra tombale sull'intero Pd, ritenuto incapace di esprimere qualsiasi nome per la presidenza della Repubblica.
Per conto mio, rimango quello che sono stato, sono e cercherò di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro. E alla politica continuerò a guardare come allo strumento che deve tramutare le traversie in opportunità.
(22 aprile 2013)

Earth Day: per la Terra non c’è niente da festeggiare


Non mi sono mai piaciute le giornate dedicate a qualcuno o a qualcosa, sia questo il papà, la donna, l’acqua, l’aria o chessò io. Nelle celebrazioni vedo la carenza più che l’esistenza: se ne parla quel giorno, e poi?
Così, a maggior ragione, è per la Giornata Mondiale della Terra, che si celebra il 22 aprile di ogni anno. Si celebra quel giorno e ci se ne dimentica gli altri dell’anno. Diamo un po’ di numeri per capire il dramma che si sta consumando.
Clima. I 10 anni più caldi degli ultimi 132 si sono verificati tutti dal 1998 a oggi. A settembre 2012 la superficie dei ghiacci marini artici è risultata essere di 3,41 milioni di chilometri quadrati, 760.000 kmq in meno del precedente record registrato il 18 settembre del 2007 (un’area grande quanto lo stato del Texas).
Inquinamento. Le emissioni di CO2 sono aumentate del 49% rispetto al 1990.
Specie a rischio. Gli elefanti. Nel solo 2011 è stato confiscato avorio proveniente da 2.500 elefanti. Nel bacino del Congo gli elefanti di foresta stanno precipitando verso l’estinzione : negli ultimi 10 anni il 62% della popolazione è stata massacrata. I rinoceronti. Oggi delle 30 specie ne rimangono 5 che vivono in Asia e Africa. Le tigri. Ad oggi abbiamo perso il 97% delle tigri selvatiche, e non sono rimasti che 3.200 esemplari in tutto il mondo. L’orso bruno. La popolazione alpina si stima sia di appena 45-48 individui e di una trentina la popolazione appenninica di orso bruno marsicano.
Foreste. La perdita netta annuale di aree forestali tra il 2000 ed il 2010 è stata di 5,2 milioni di ettari – un’area pari alle dimensioni del Costa Rica.
Zone umide. Circa due terzi delle zone umide d’Europa sono scomparse negli ultimi 50 anni, e quelle che rimangono sono minacciate dall’inquinamento diffuso dell’agricoltura o dagli scarichi industriali e civili.
Cibo. Delle oltre 7 mila specie che l’uomo ha coltivato attraverso i secoli, oggi solo 150 specie di piante compongono la dieta della maggioranza della popolazione del mondo. Di queste solo 12 forniscono oltre il 70% dei prodotti alimentari e 4 specie (riso, mais, frumento e patate) costituiscono oltre il 50% dell’approvvigionamento mondiale di cibo
Infine, noi uomini, la causa del disastro. Nel 1960 eravamo tre miliardi, alla fine del 2011 siamo sette miliardi.
Ditemi, perché non lo capisco: cosa serve festeggiare la giornata della Terra? Dal 1970, anno in cui si è avuta questa bella pensata, la salute del pianeta è drammaticamente peggiorata.

Giornata Mondiale della Terra


La Giornata della Terra (in inglese Earth Day), è il nome usato per indicare il giorno in cui si celebra l’ambiente e la salvaguardia del pianeta Terra. Le nazioni Unite celebrano questa festa ogni anno il 22 aprile, un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera,
Il 22 aprile del 1970, 20 milioni di cittadini americani, rispondendo ad un appello del senatore democratico Gaylord Nelson, si mobilitarono in una storica manifestazione a difesa del nostro pianeta. Tutti, a prescindere dall’etnia, dal sesso, dal reddito, hanno diritto di vivere in un ambiente sano, equilibrato e sostenibile. La Giornata della Terra si basa saldamente su questo principio.
Da movimento universitario, nel tempo, la Giornata della Terra è divenuto un avvenimento educativo ed informativo. I gruppi ecologisti lo utilizzano come occasione per valutare le problematiche del pianeta: l’inquinamento di aria, acqua e suolo, la distruzione degli ecosistemi, le migliaia di piante e specie animali che scompaiono, e l’esaurimento delle risorse non rinnovabili. Si insiste in soluzioni che permettano di eliminare gli effetti negativi delle attività dell’uomo; queste soluzioni includono il riciclo dei materiali, la conservazione delle risorse naturali come il petrolio e i gas fossili, il divieto di utilizzare prodotti chimici dannosi, la fine della distruzione di habitat fondamentali come i boschi umidi e la protezione delle specie minacciate.
Testo ripreso da wikipedia e rielaborato 

Quasi 2mila istituti in meno, la scuola post Gelmini

Negli ultimi anni, e in particolare nei mesi scorsi, numerose ricerche lo hanno dimostrato: la scuola italiana sta subendo una involuzione a causa della diminuzione repentina ma costante dei fondi destinati all'istruzione. Dopo l'Eurostat (che qualche giorno fa metteva il nostro paese all'ultimo posto in Europa per percentuale di spesa pubblica in scuola e università) è la Flc - Cgil a presentare una propria elaborazione, su dati del Ministero dell'Istruzione, per evidenziare gli effetti delle politiche degli ultimi 5 anni: riduzione dei docenti e del personale tecnico amministrativo, aumento degli alunni, meno servizi, meno laboratori e finanche meno scuole. I docenti sono diminuiti di 81.614 unità, al contrario si sono iscritti 90.000 alunni in più, «Il che - nota il segretario generale, Mimmo Pantaleo - avrebbe dovuto determinare un incremento di circa 9.000 docenti in più». Il dato avrebbe come conseguenza logica la creazione di 4.500 classi in più (con media di 20 alunni per classe) mentre invece ne sono state tagliate oltre 9.000. «La conseguenza è evidente: le cosiddette classi pollaio sempre più numerose, spesso anche oltre il tetto massimo previsto per norma». I tagli di classi e docenti si sono verificati ovunque: meno 28.032 posti nella primaria, meno 22.616 nella secondaria di primo grado, diminuzione di 31.464 anche nella secondaria di secondo grado, (eccetto la scuola dell'infanzia dove le sezioni registrano un piccolo aumento). Le stesse istituzioni scolastiche, secondo l'Flc-Cgil sono state consistentemente ridotte, quasi il 20%, «sono cioè scomparse quasi 2000 scuole ». Ed è anche il personale tecnico amministrativo, quindi, a pagare: 17,5% dei posti in meno in cinque anni, «ciò significa - dice ancora Pantaleo - meno sicurezza, meno servizi, meno laboratori ». Mentre il Gilda prende spunto dai dati emersi dal rapporto semestrale sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici presentato la scorsa settimana e parla degli insegnanti come di «un esercito che, suo malgrado, marcia verso la povertà ». Dallo studio, infatti, risulta che nel 2011 i compensi sono in media diminuiti dello 0,8%. Lo stesso nel 2012. Sottolinea Rino Di Meglio, coordinatore nazionale, che «il contratto degli insegnanti è fermo dal 2009, con una perdita della sola inflazione che su pera il 15%. Al calo delle retribuzioni si aggiunge poi l'aumento della pressione fiscale, un mix micidiale». Non se ne esce, secondo i sindacati, se non con una immediata inversione di tendenza. «Chiediamo alla politica di farsi carico delle emergenze della scuola italiana - dichiara la Flc-Cgil - e che si avvii un piano di investimenti: più risorse, più scuola, più insegnanti e personale Ata vogliono dire più qualità, livelli di istruzione più alti». Risponde per primo il Pd con la responsabile scuola, Francesca Puglisi che concorda con il sindacato dei lavoratori della conoscenza e denuncia: «ho chiesto al ministro Profumo di venire a riferire in Aula per far conoscere le linee d'intervento per il prossimo anno scolastico in modo da segnare un'inversione di tendenza che il Pd ha sempre chiesto e a cui non è mai stata data risposta». «In questi anni - aggiunge Puglisi - i tagli drammatici agli organici della scuola, mentre la popolazione scolastica continuava a crescere, hanno abbassato la qualità dell'insegnamento, rendendo impossibile qualsiasi azione per innalzare il livello di apprendimento degli studenti e combatterne la dispersione». Secondo Puglisi le tracce per una inversione di rotta si possono però scorgere nel documento presentato dai 10 «saggi» indicati dal Presidente Napolitano. Documento già elogiato anche dallo stesso ministro in carica Francesco Profumo. «Il documento - dice Puglisi - indica la necessità di tornare a investire nel tempo pieno e nel tempo scuola nella secondaria per colmare i divari territoriali e sociali nei livelli di apprendimento». Intanto la Flc-Cgil annuncia che è pronta a proseguire «la campagna per la qualità della scuola pubblica statale dimostrando ciò che si può mettere immediatamente in campo nel breve e medio periodo ».

Fonte: L’Unità 

QUIRINALE: I VINCITORI E GLI SCONFITTI


Finalmente un segnale di novità, una ventata di aria fresca: Giorgio Napolitano! Con 740 voti il peggior Presidente della storia repubblicana è stato rieletto (unico, per ora) al Quirinale. Va bene, cerchiamo di vedere chi ha vinto. Ovviamente ha vinto Napolitano, ma non tanto per il fatto di essere rieletto, cosa che, onestamente, non pare avesse cercato, quanto per la piena affermazione della sua linea politica: governissimo di durata (con ogni probabilità presieduto da Amato), sterilizzazione del Pd ed isolamento del M5s e Sel. E’ quello che aveva tentato di fare con l’operazione “saggi”, poi finita nel ridicolo con Crozza, ma che ora tornano a galla. Magari vedremo anche la nomina di Berlusconi a senatore a vita…
Vince ovviamente Berlusconi, che ha completato il recupero stoppando l’odiato Prodi ed eleggendo un Presidente con cui può convivere. Ma soprattutto, ottenendo quel governo di “larghe intese” premessa alla soluzione dei suoi guai giudiziari. Per ora vince, ma corre un rischio: se le elezioni si allontanano troppo, perde il momento favorevole. Inoltre, se si imbraga con un governo tassaiolo come quello di Monti la cosa non gli porta bene e, già alle europee fra un anno, corre il rischio di un capitombolo. Deve gestire la cosa con molta accortezza perché poi l’ennesima rimonta non sarebbe facile.
Vince Vendola che, a buon diritto può presentarsi come quello che non ha tradito le aspettative degli elettori del centro sinistra ed ha coraggiosamente rotto con il Pd, passando subito all’opposizione dell’inciucio. Inoltre, a quanto pare, mette definitivamente da parte le voglie di entrare nel Pd e si candida al ruolo di Tsipras o di Lafontaine italiano.
Spero ce la faccia e non si faccia fregare dalle solite esitazioni dell’ultimo momento. Ho spesso criticato Nichi (e chi mi legge lo sa), ma questa volta devo dire che si è comportato con grande linearità ed ha fatto quello che poteva e che doveva.
Ovviamente, vince Grillo, che dimostra che “Gargamella” non  esisteva. Grillo si riscatta da quell’esordio di legislatura nel quale non aveva dato il meglio si sé. La scelta di Rodotà è stata perfetta perché ha dimostrato che sa essere flessibile, scegliere un candidato non suo e “pescare” consensi anche in campo avverso. Insomma, non è stato Bersani a fare scouting in casa 5stelle, ma al contrario, è stato Grillo a fare scouting in casa Pd: tanto di cappello! Per la stessa ragione per cui lo ho aspramente criticato nella prima fase, oggi devo riconoscergli di essere stato abile. Alle europee potrebbe avere un nuovo forte successo, anche se resta il problema dei gruppi parlamentari che sono un disastro (soprattutto, cari amici, fatevi passare questa mania di espellervi a vicenda e, poi, Grillo, parlare in Tv non è come baciare in bocca un lebbroso, se ne convinca e si rilassi un po’).
Monti ha una piccola vittoria perché aveva lavorato al maxi inciucio, ma, nello stesso tempo, incassa una sconfitta perché in questo grande accordo lui, con il suo 9% miserello miserello, scompare.
Veniamo agli sconfitti: di Bersani, Prodi e Marini non è neppure il caso di dire. Ne esce male tutto il Pd che ormai è solo la sigla di Psico Dramma. Non esiste più come soggetto politico, probabilmente si scinderà e forse neppure in due soli pezzi, ha dissipato un consenso che non rivedrà mai più neppure con il cannocchiale, ha la base in rivolta ed ha perso ogni contatto con il paese. Ma quello che è più singolare è che perdono tutte le sue correnti (o meglio, le sue tribù).
Ovviamente ne esce disintegrato il gruppo bersaniano che perde il suo punto di riferimento e che non sa a che santo votarsi. Ma perde anche Dalema: è riuscito ad ammazzare la candidatura di Prodi, ma si è suicidato, perché questa è la premessa del suo vero pensionamento (finalmente!). Non è riuscito ad andare al colle, non è più parlamentare, il suo gruppo è individuato come quello dei “traditori” ed è odiatissimo da tutti. Può darsi che Napolitano possa ripescarlo come ministro, ma ci credo poco e, comunque, non ha più un partito nel quale avere un peso e non ha prospettive future.
E perde anche Renzi, che alla fine si trova con un pugno di mosche in mano: la sua operazione Quirinale (qualunque fosse) è fallita, può darsi che diventi segretario del Pd ma eredita solo un rudere, è poco probabile che possa essere il candidato alla Presidenza del Consiglio e, se anche fosse, le possibilità di vittoria elettorale sono pari allo 0,001%. Ma, soprattutto, perde irrimediabilmente la sua immagine di giovane e frizzante innovatore, venendo fuori per quel che effettivamente è: un piccolo intrigante democristiano, carrierista e sleale. Non credo che incanti più nessuno, anche se un suo gruppo continuerà ad averlo. Può darsi che passi con Monti nel tentativo di fare una nuova Dc, ma, stanti così le cose, non credo che andrà molto oltre lo striminzito risultato di Sc.
Perde anche Veltroni che si è rivelato ininfluente in ogni momento dello scontro. Perdono gli ex Ppi che incassano lo schiaffone su Marini e sono ridotti ai margini come gruppo di vecchi notabili un po’ suonati.
Ma, soprattutto, ne escono male i rampanti “giovani turchi” che non sono riusciti a fare nessuna proposta e si sono accucciati ai piedi di Bersani sino alla sconfitta finale. Non sono stati capaci di lanciare un loro candidato, non sono stati capaci di sponsorizzare Rodotà, su cui avrebbero probabilmente perso, ma avrebbero comunque fatto una battaglia dignitosa e che gli avrebbe dato grande visibilità. Hanno perso il rapporto con Sel e si accingono al ruolo di “reggimoccoli” del governo dell’inciucio. E questi sarebbero i “nuovi leader” della sinistra? Giovanotti in carriera privi di talento, di attributi e di iniziativa. Polli di batteria allevati nelle tristissime stanze delle sedi di partito.
Moderati che non si spendono su nulla, incapaci di rischiare interessati solo ad accumulare posizioni che poi non sono capaci di spendere in nessun modo: “giovani tirchi” più che “giovani turchi”. Dimentichiamoli rapidamente.
Aldo Giannuli

domenica 21 aprile 2013

Il piano segreto: Berlusconi al Colle. Fermiamoli.

di Pierpaolo Farina
Quel che è certo è che, in caso di rielezione, il secondo mandato di Giorgio Napolitano non sarà un mandato pieno. Non farà altri sette anni. Probabilmente si dimetterà tra sei mesi o un anno. Cioè, quando Berlusconi si sarà ripreso il Paese, a meno che il Movimento Cinque Stelle non finisca per cannibalizzare il PD e diventi non il primo partito alla Camera, ma la prima coalizione nel Paese.
E lo schema è molto semplice: con la nuova maggioranza bulgara Berlusconi imporrà se stesso al Quirinale, finendo per distruggere la Repubblica italiana nata dalla Resistenza. E a questo grande risultato ci stanno portando quelli che, quasi per scherzo, per qualche tempo si sono definiti gli eredi di Enrico Berlinguer e di Sandro Pertini.
Intanto in Europa e a Wall Street esultano per l’amico Giorgio che si rifà qualche altro mese e dà l’incarico ad Amato e ai suoi 10 saggi. Chapeau al Partito Democratico, che si spaccia pure per una forza di sinistra.
Intanto, Grillo ha chiamato a raccolta tutti i cittadini per bene di fronte a piazza Montecitorio, consacrandosi, nonostante gli errori politici dell’ultimo mese, come l’unica alternativa anti-sistema. E vi dirò: se fossi a Roma, ci andrei anch’io. Perché questo modo di fare politica mi ha disgustato.
Il PD oggi consegnerà nel lungo periodo il Paese a Berlusconi e solamente perché non ha voglia di votare una persona rispettabilissima come Rodotà al Colle. Vergognatevi.

venerdì 19 aprile 2013

TRAVAGLIO AL PD: "O SIETE COGLIONI O SIETE COMPLICI"

Marco Travaglio, nel suo editoriale di oggi sul Fatto Quotidiano, pone alcune "inquietanti" domande al PD. Ne riportiamo un estratto: 

Perciò le domande da porre al Pd sono altre.

Perché nel '94 avete "garantito a B. e Letta che non gli sarebbero state toccate le televisioni" (Violan - te dixit)?

Perché per cinque legislature avete sempre votato per l'eleggibilità di B., ineleggibile in base alla legge 361/1957?

Perché nel '96 D'Alema andò a Mediaset a definirla "una grande risorsa del Paese"?

Perché nel '96 avete resuscitato lo sconfitto B. promuovendolo a padre costituente per riformare la Costituzione e la giustizia?

Perché nel 1996-2001 e nel 2006-2008 non avete fatto la legge sul conflitto d'interessi?

Perché avete demonizzato i Girotondi, accusandoli di fare il gioco di B.?

Perché non avete spento Rete4, priva di concessione, passando le frequenze a Europa7 che la concessione l'aveva vinta?

Perché nel 1996-2001 avete depenalizzato l'abuso d'ufficio, abolito l'ergastolo, depotenziato i pentiti, chiuso le supercarceri del 41-bis a Pianosa e Asinara?

Perché, negli otto anni in cui avete governato da soli, non avete mai cancellato una sola legge vergogna di B.?

Perché le vostre assenze hanno garantito l'approvazione di molte leggi vergogna, dallo scudo fiscale in giù, che non sarebbero passate a causa delle assenze nel centrodestra?

Perché nel 1999 una parte di voi salvò Dell'Utri dall'arresto?

Perché nel 2006 i dalemiani chiesero a Confalonieri, Dell'Utri e Letta i voti per D'Alema al Quirinale?

Perché nel 2006 faceste un indulto esteso ai reati di corruzione, finanziari, fiscali e al voto di scambio politico-mafioso?

Perché nel 1998 e nel 2008 avete affossato i due governi Prodi?

Perché nel 2011, anziché mandarci a votare, avete scelto di governare con B., salvandolo da sicura sconfitta, all'ombra di Monti?

Perché preferite accordarvi al buio con B. per Marini, D'Alema, Amato sul Colle, anziché scegliere Rodotà e dialogare con i 5Stelle per il nuovo governo, come vi chiedono i vostri elettori?

Tante domande, una sola risposta: o siete coglioni, o siete complici. Tertium non datur. 
Cadoinpiedi

Oltre 50mila firme per Rodotà Presidente


di Pierpaolo Farina
Oltre 50mila firme in 24 ore. E non le ha raccolte il Fatto Quotidiano o Repubblica, che in queste cose sono campioni e hanno centinaia di migliaia di visitatori ogni giorno. Ma noi di Qualcosa di Sinistra, che sicuramente di lettori ne abbiamo parecchi (dipende dai giorni e dagli articoli), ma non abbiamo di certo la forza di grandi testate giornalistiche.
E dunque, il nostro appello a Bersani evidentemente non è una voce isolata, come magari poteva credere qualcuno. E’ da dopo le elezioni che abbiamo inaugurato una raccolta firme per la candidatura di Rodotà e come noi lo hanno fatto tantissimi altri gruppi. Dopo l’elezione della Boldrini e di Grassoinvitavamo tutti a firmare a spron battuto, ma molti erano parecchio scettici. Troppo vecchio, dicevano. Dimenticandosi che Pertini fu eletto capo dello Stato ad 82 anni.
Non ci siamo lasciati impressionare. Ho conosciuto Stefano Rodotà in Rai, ad una trasmissione di Brontolo su Berlinguer, a cui ero stato invitato a parlare. Vi dico solo che dietro le quinte è stato meraviglioso: e venne fuori che su www.enricoberlinguer.it c’era anche stato e ci seguiva da tempo. Non mi aspettavo da parte di una persona di quello spessore un’umanità del genere: solitamente sono un po’ snob e con la puzza sotto al naso e ti guardano dall’alto verso il basso. E vi dico anche che il viaggio in macchina di ritorno con lui e Vauro è stato una meraviglia.
L’ho rincontrato il 4 febbraio scorso in Statale, ad un convegno sui diritti. E si è ricordato di me, cosa più unica che rara. Immaginatevi dunque una persona del genere al Quirinale cosa potrebbe fare, anche solo per ridare prestigio alle istituzioni.
Non vi dico che è un nuovo Pertini, ma di certo ha tutte le carte in regola per diventare un presidente come Ciampi: di sicuro può aprire una nuova stagione di primavera per l’Italia.
Mi risulta quindi difficile capire perché Pierluigi Bersani, nonostante la valanga di proteste, non si decida a votare Stefano Rodotà, che per altro è una figura interna al centrosinistra, primo presidente del PDS e vice-presidente della Camera pidiessino.
Sarò fatto male io. O meglio, saremo fatti male in 50mila. Ma meglio fatti male con la coscienza a posto che fatti bene e abbracciati ad Angelino Alfano.
P.S. Potete firmare anche voi l’appello a Bersani qui. Così facendo, gli invierete in automatico una mail chiedendogli di votare per Rodotà.

Veltroni (Corrado Guzzanti) a Parla con me

"HO CHIESTO A BERSANI E A TUTTA LA SEGRETERIA DI DIMETTERSI"



Il sindaco di Bari Emiliano ha scritto su Twitter un messaggio molto importante, politicamente parlando. Il PD è spaccato non solo per la protesta degli elettori, ma anche al suo interno. Emiliano ha chiesto le dimissioni di Bersani, senza troppi giri di parole. 

Rassegna Settegiorni

«Uniti e forti: vinceremo già   al primo turno» Garavaglia vicesindaco in caso di successo
Quattro liste un solo obiettivo: portare Silvia Scurati a diventare sindaco di Bareggio. Possibilmente già ...

«Il rinnovamento parte dalla lista» Otto donne e otto uomini, quasi tutti volti nuovi
Una lista all'insegna della parità di genere e delle competenze . Così il candidato sindaco ...

Il coro Stella Alpina festeggia il 45esimo
Il coro Stella Alpina con la disponibilità e la collaborazione della comunità pastorale Maria Madre ...

LEGA NORD Ecco tutti i nomi dei candidati consiglieri
Piermario Cavallotti Giuseppe Sisti Lorenza Verardo Angelo Cozzi Lorenzo Paietta Linda Colombo Gabriele Marzorati Daniela ...

Salta l'accordo col Pd, Pedroli non si presenta
Saltato l'accordo con il Partito democratico Siamo rimasti delusi ci aspettavamo più rispetto verso una ...

noi di bareggio
Matteo Maggiolini Massimiliana Pinna Simone Di Criscenzo Maria Giovanna Assandri Sean Rigante Ivana Menozzi Alfredo ...

IL POPOLO DELLA LIBERTà  
Stefania Baroni Claudio Burani Bruna Beozzo Francesco Capuano Mariangelica Carlucci Davide Colombo Ermes Garavaglia Chiara ...

FRATELLI D'ITALIA
Roberto Lonati Alessandro Petillo Morena Maria Guizzardi Thomas Renda detto Tommi Mattia Ceniti Giuseppina Corbella ...

Soppresso il bus per andare al mercato: i «grillini» lanciano una raccolta di firme
Il servizio bus navetta usufruibile finora dai cittadini per recarsi al mercato del giovedì come ...

La lista dei 16 candidati guidata da Flavio Ravasi
Flavio Ravasi 1965 Monica Catalano 1965 Diego Ravelli 1980 Renato D'Apuzzo 1967 Giovanni Consiliis 1977 ...

«Io amo Bareggio» presenta Gibillini: «Intelligente e tenace» «Ho accettato questo ruolo per il sostegno del gruppo, per la mia famiglia e per cercare di fare qualcosa di buono per il paese»
E' stato annunciato ufficialmente nella serata tenutasi sabato 13 aprile al centro polifunzionale ma la ...

La lista
Egidio Stellardi Giuseppe Catturini Antonio Messana Maurizio Grassi Roberta Imboldi Lucrezia Mascetti Elvira Grassi Deborah ...

Il capolista è Fabrizio Masseroni
Fabrizio Masseroni Irene Bartezaghi Samuele Capano Alice Carboni Simone Cislaghi Margherita Masseroni Giorgio De Ambroggi ...

«Terra bruciata attorno alle mafie»
Terra bruciata attorno alle mafie la piantumazione di almeno diecimila alberi in cinque anni il ...

«Laureati e persone affidabili»
Anche per le liste civiche Voi con noi e In volo che sostengono il candidato ...

Celebrazioni per il 25 aprile: il programma
Giovedì 25 aprile anche Bareggio festeggia il 68esimo anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo. Ritrovo alle ...

giovedì 18 aprile 2013

Per il MoVimento 5 Stelle il bus navetta del Giovedi` e` una priorita`!


Ricevo e, volentieri, imoltro

I tagli fatti nelle stanze ministeriali per ripianare gli sprechi di questi anni incidono profondamente sulla vita quotidiana delle persone, e quale esempio più concreto potremmo farvi a riguardo se non quello di comunicarvi che dal 1° maggio i cittadini della Brughiera e di San Martino saranno privati del servizio bus navetta?
Michele Napolitano, nostro candidato al consiglio comunale, ha usufruito giovedì del bus navetta in modo da poter parlare con gli utenti di questo servizio. Dal racconto della sua breve esperienza le chiare conclusioni tratte dal Movimento sono le seguenti: a utilizzare il servizio navetta sono soprattutto persone anziane, le quali non solo si servono del mezzo di trasporto per fare la spesa al mercato settimanale, ma anche per andare al cimitero o far semplicemente visita ai parenti.
Nel momento in cui il servizio sarà eliminato molte persone, che si troveranno in grande difficoltà nel compiere gli spostamenti, non potranno più godere appieno della propria vita sociale… E’ dunque giusto eliminare a tempo indeterminato un servizio così importante?

Il costo del trasporto è di circa € 8.800 all’anno. Riteniamo impensabile che un Comune che nell’anno 2011 ha speso circa 122.000 euro in incarichi non riesca a trovare la disponibilità necessaria per continuare a garantire il trasporto navetta settimanale.
Il Movimento 5 stelle di Bareggio, mediante il proprio candidato Sindaco Simone Ligorio, intende fermamente perseguire, partendo dal coinvolgimento diretto dei cittadini, una politica che si occupi dei problemi reali di Bareggio e che risolva i problemi del vivere quotidiano.
Per questo avvieremo con una campagna di ascolto e di adesione per il ripristino del BUS NAVETTA.

martedì 16 aprile 2013

La spesa senza sprechi con l’app Paniere Alimentare

Un app in grado di tenere sotto controllo il prezzo medio dei prodotti alimentari in tutta Italia, che permette all’utente di risparmiare facendogli scegliere cosa mangiare in base al prezzo: Paniere Alimentare può rivelarsi determinante nell’economia domestica di una famiglia. I prezzi vengono rilevati dal martedì al sabato in 2.200 esercizi di ogni tipo, dai discount agli ipermercati, fino a negozi e mercati, per fornire il prezzo medio al Nord, al Centro, al Sud e quello nazionale. Mostra anche i prezzi all’origine e all’ingrosso e le città con il prezzo più alto e quello più basso, ed è gratis per iPhone. Le funzioni di questa app sono basate sul servizio SMS Consumatori del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Grazie a una estesa serie di rilevazioni in tutta Italia l’app mostra il prezzo medio di tutti i principali generi alimentari: vengono visualizzati i prezzi medi di vendita al dettaglio per il Nord, il Centro e il Sud e anche quelli Nazionali. I prezzi sono aggiornati quotidianamente dal martedì al sabato, a partire dalle ore 13,30, grazie a 44 rilevatori su tutto il territorio: oltre a monitorare le principali categorie merceologiche, la rilevazione avviene in 2.200 esercizi di ogni tipo: discount, ipermercato, mercato, supermercato e negozi di ortofrutta, macellerie, pescherie e alimentari. Per calcolare il prezzo medio viene impiegata la stessa metodologia impiegata dall’ISTAT per il calcolo dei prezzi al consumo, con criterio proporzionale alla quota dei consumi alimentari nelle diverse regioni d’Italia. Per assicurare rilevazioni attendibili e rappresentative gli esercizi monitorati vengono alternati: 1.100 attività alla settimana con rotazione agli altri 1.100 esercizi ogni due settimane. Il prezzo medio viene ponderato tra i valori osservati nelle ultime 3 rilevazioni e in base alle quote di mercato dei vari canali di distribuzione. Per quanto riguarda invece i prezzi all’origine di frutta e ortaggi, aggiornati una volta alla settimana, vengono rilevati quelli dei prodotti italiani così la loro disponibilità varia con la stagionalità dei prodotti. Non sprecare

A un italiano il Nobel alternativo per l'ambiente


Rossano Ercolini, maestro elementare di Capannori (Lu), presidente di Zero Waste Europe, riceve a San Francisco il Goldman Enrivonmental Prize 2013. Dopo aver bloccato, insieme alla sua comunità, la costruzione di un inceneritore nella Piana di Lucca, oggi è tra i principali promotori del movimento "Rifiuti zero". Altreconomia

Il 15 aprile 2013, Rossano Ercolini, maestro elementare di Capannori, in provincia di Lucca, ha ricevuto il presitigioso Goldman Environmental Prize 2013, conosciuto come il Nobel alternativo per l'Ambiente, per il suo impegno contro gli inceneritori e a favore della strategia "Rifiuti zero". 

Ercolini, presidente di Zero Waste Europe, racconta ad Altreconomia la sua idea di un ciclo virtuoso dei rifiuti, che parte dal momento in cui i beni vengono prodotti. 

La Fondazione Goldman ha voluto premiare Rossano Ercolini, poiché “quando sentì parlare dei progetti di edificazione dell’inceneritore nel suo Comune, ritenne di avere la responsabilità, come educatore, di proteggere il benessere degli studenti e di informare la comunità in merito ai rischi dell’inceneritore e alle soluzioni per la gestione sostenibile dei rifiuti domestici del Paese”, come si legge nella motivazione del premio.

Il premio ambientale Goldman, alla sua 24esima edizione, viene assegnato annualmente a delle persone che si sono contraddistinte per il loro impegno ambientale, provenienti dalle sei regioni continentali abitate del pianeta. Il premio in denaro, 150mila dollari, rappresenta la più grande somma corrisposta per l’attivismo ambientale di base. 

Il premio viene consegnato nel corso di una cerimonia che si tiene lunedì 15 aprile 2013, alle ore 17.00 presso la San Francisco Opera House. Seguirà una cerimonia più piccola presso il Ronald Reagan Building and International Trade Center di Washington, D.C., mercoledì 17 aprile.

In Italia, intanto, lo scorso 27 marzo è stata depositata in Corte di Cassazione la Legge d'iniziativa popolare sui Rifiuti zero, che mira a una riforma organica del sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti e si articola attorno a 5 parole chiave: sostenibilità, ambiente, salute, partecipazione e lavoro. Dal 14 aprile, e per sei mesi, si raccolgono le firme (ne servono 50mila) a sostegno della proposta di legge, per riportare al centro della discussione politica le proposte virtuose nella gestione dei rifiuti. 

 

Amedeo Ricucci: “La Siria ha bisogno di urla”

Amedeo Ricucci stamattina ha scritto una cosa molto bella sulla sua pagina facebook in risposta ai tanti messaggi di affetto: ”Sono andato in Siria per parlare di quella sporca guerra, non sono contento che invece si parli di me, non è quello che volevo”. Una frase tipica di un reporter vero che ha scelto il mestiere di raccontare gli altri e si rammarica di essere diventato involontariamente protagonista. Oggi ha il telefono staccato: ha bisogno adesso di riposare più che di solidarietà. Domani, insieme ai suoi compagni di viaggio, dovrà andare in Procura a Roma per spiegare i meccanismi di quello che per i magistrati italiani è un sequestro a scopo di estorsione. Ma su questo Ricucci (e anche gli altri) è già stato chiaro: “Ci hanno fermato davanti a una chiesa profanata e ci hanno scambiati per spie perché avevamo filmato la loro base logistica. Purtroppo ci hanno messo molto a verificare la nostra innocenza. Era un gruppo ribelle, non erano certamente dell’esercito di liberazione”. Il nome del gruppo ormai è noto: si tratta di Jabhat an Nusra, talmente radicale da essere considerato la costola siriana di al Qaeda, già nella lista nera internazionaledelle organizzazioni terroristiche. E la postazione segreta si trova nei dintorni di Yakubyye. Hanno rischiato grosso e ne sono pienamente coscienti. “Il nostro è stato una sorta di fermo molto prolungato, che però si è risolto in un modo positivo. Nonostante tutto ci hanno trattato bene, direi con i guanti bianchi. Paura? Si, c’è sempre, perchè in zona di guerra può succedere di tutto”.

Molto provata è apparsa Susan Dabbous: “Mi arrivano tante mail di chi mi chiede consigli su come entrare in Siria: sconsiglio a tanti giovani colleghi di andare, la situazione nel nord è decisamente peggiorata, e non tutti possono contare sull’appoggio di uno Stato come quello italiano. Siamo dei miracolati. Siamo stati trattati bene, certo non ci hanno mai aggredito e non siamo stati mai picchiati. tuttavia essere trattenuti senza sapere fino a quando, è stato angosciante, non è stato affatto facile dal punto di vista psicologico, a poco a poco si è trasformato in un incubo. Insomma sono stati dieci giorni estremamente duri. Ho vissuto in una stanza separata ma rassicurata dalle voci dei tre compagni che sentivo nella stanza vicina. Sulla Siria i riflettori erano già spenti ed è questa la ragione per cui siamo stati trattati male come giornalisti, ed è la ragione per cui verranno trattati male tutti i prossimi giornalisti. Non è colpa della stampa, è colpa della comunità internazionale che dopo due anni ha permesso un massacro inverosimile, senza precedenti nella storia. È questa la ragione per cui noi andiamo là e rischiamo la vita: ci odiano non in quanto giornalisti, ma perchè nulla sta cambiando”.

Altri particolari sul soggiorno forzato li aggiunge ancora Ricucci. “Le giornate si sono svolte stando chiusi in una stanza, molti di loro non parlavano nè inglese nè francese, solo l’arabo e quindi non abbiamo avuto molti contatti se non con i capi del gruppo che si sono mostrati sempre disponibili. Abbiamo fatto la loro stessa vita, mangiato come loro, un pugno di zuppa di ceci, e per dormire ci hanno offerto le loro stesse brande. Insomma niente di più e niente di meno di quello che offrono a se stessi. Per me come giornalista la vicenda vissuta offre lo spunto per capire quanto stia diventando sempre più difficile fare questo lavoro da indipendente, la cosa drammatica è che i belligeranti non hanno più bisogno dei giornalisti, per cui li trattano come chiunque altro. E così diventa sempre più rischioso fare questo mestiere».

Elio Colavolpe, l’altro freelance fermato in Siria insieme ad Andrea Vignali : “Hanno minacciato di tagliarci le mani. Ci accusavano di essere ‘kafir”, infedeli e volevano portarci davanti a una corte islamica ‘per il giudizio e la punizione’. A un certo punto abbiamo temuto per le nostre vite, ma poi da mercoledì ci hanno detto che saremmo stati liberati. Avevano controllato il nostro materiale”.

Anche se la vicenda si è conclusa positivamente è opportuno evitare troppi particolari sui segreti della trattativa. Forse è stata decisiva la mediazione di alcuni religiosi dell’area. Ma l’importante è che ora siano a casa, sani e salvi. Sicuramente pronti a riprendere il progetto “Silenzio, si muore”. La Siria ha sicuramente bisogno di urla.

Fonte: www.articolo21.org

lunedì 15 aprile 2013

I 33 PARLAMENTARI CON DOPPI, TRIPLI E QUADRUPLI INCARICHI


In barba alla Costituzione


Come riporta Giuliana Grimaldi su Tgcom, questo è il quadro del Parlamento in italia. Sono 33 i parlamentari italiani seduti non su una "poltrona", ma su un vero e proprio divano: a due, tre, addirittura quattro posti se tante sono le cariche che sono riusciti a cumulare. L'uomo dei record nel sommare incarichi elettivi è al momentoDomenico De Siano: 55 anni, campano, politico di lungo corso, è attualmente senatore del PdL, consigliere regionale, consigliere provinciale a Napoli e consigliere comunale di Lacco Ameno, comune sull'isola di Ischia di cui è già stato sindaco. 

Per i 15 che siedono a Palazzo Madama c'è la possibilità di fare "outing", vale a dire uscire allo scoperto e indicare quale incarico si preferisce tenere, ma entro martedì 16 aprile. Alla Camera invece, il processo agli "incompatibili" non partirà visto che l'organo che deve vigilare non è stato ancora formato. 

La Costituzione recita al comma II dell'articolo 122 prevede: "Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale o a una Camera del Parlamento, a un altro Consiglio o a un altra Giunta regionale, ovvero al Parlamento europeo". Con il decreto legge numero 138 del 2011 al numero di cariche incompatibili con quella di parlamentare si sono aggiunte anche quelle di presidente di provincia e di sindaco di comuni con più di 5.000 abitanti. 

Chi sono gli "incompatibili" al Senato - I senatori che dovrebbero rinunciare a una carica sono: Mario Mantovani, vicepresidente regione Lombardia; Massimo Garavaglia, assessore regione Lombardia; Piero Aiello, assessore Regione Calabria; Giovanni Bilardi, consigliere regione Calabria; Antonio Stafano Caridi, consigliere regione Calabria; Massimo Cassano, assessore regione Puglia; Federica Chiavaroli, consigliere regione Abruzzo; Giuseppe Cucca, consigliere regione Sardegna; Domenico De Siano, consigliere regione Campania; Pietro Iurlaro, consigliere regione Puglia; Eva Longo, consigliere regione Campania; Francesco Scoma, consigliere regione Sicilia; Dario Stefano, assessore regione Puglia; Lucio Tarquinio, consigliere regione Puglia; Luciano Uras, consigliere regione Sardegna. 

Chi sono gli "incompatibili" alla Camera - I deputati che dovrebbero rinunciare a una carica sono: Giovanni Fava, assessore regione Lombardia; Ferdinando Aiello, consigliere regione Calabria; Roberto Capelli, consigliere regione Sardegna; Bruno Censore, consigliere regione Calabria; Gianfranco Chiarelli, consigliere regione Puglia; Antonio Decaro, consigliere regione Puglia; Umberto Del Basso De Caro, consigliere regione Campania; Giuseppe De Mita, vicepresidente regione Campania; Vincenzo Folino, consigliere regione Basilicata; Roberto Marti, consigliere regione Puglia; Toni Matarrelli, consigliere regione Puglia; Mauro Ottobre, consigliere regione Trentino A.A.; Rocco Palese, consigliere regione Puglia; Michele Pelillo, assessore regione Puglia; Marcello Taglialatela, assessore regione Campania; Pierpaolo Vargiu, consigliere regione Sardegna. 

Chi deve scegliere tra Roma e Bruxelles - Il "saggio" Mauro Mario, deputato europeo, dovrà scegliere se tenere il ruolo comunitario oppure restare nella Capitale come senatore. Stesso dilemma per l'ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini. 

Chi ha già rinunciato - Il governatore piemontese Roberto Cota ha optato per la carica regionale, così come il governatore pugliese Nichi Vendola che il 10 aprile ha comunicato: "Resterò a Bari". 
Cadoinpiedi

venerdì 12 aprile 2013

LE PROPOSTE DEI SAGGI

La commissione dei dieci 'Saggi' istituita dal presidente della Repubblica ha terminato il suo lavoro. Ecco le loro proposte contenute nel documento conclusivo presentato oggi al Capo dello Stato. Le relazioni - come ha sottolineato lo stesso Napolitano - faranno parte delle mie consegne al nuovo presidente.

LEGGE ELETTORALE MISTA CON PREMIO GOVERNABILITA': Superare la legge elettorale vigente: Il nuovo sistema "potrebbe prevedere un sistema misto (in parte proporzionale e in parte maggioritario) un alto sbarramento, un ragionevole premio di governabilita".

UNA SOLA CAMERA CON POTERE DI INDIRIZZO POLITICO: La governabilità sicura si ha solamente con sola Camera. "Nessun sistema elettorale garantisce automaticamente" la maggioranza in entrambi rami del parlamento. "Diverse sarebbero le prospettive della stabilità se si attribuisse l'indirizzo politico a una sola Camera".

GIUDICE DECIDA SU INCOMPATIBILITA' NON CAMERE: Modificare l'art. 66 della Costituzione in modo da attribuire "ad un giudice indipendente e imparziale" la decisione su legittimità dell'elezione, ineleggibilità e incompatibilità, togliendolo al Parlamento. Ora c'è il rischio "del prevalere di logiche politiche".

ADEGUATO FINANZIAMENTO PARTITI INELIMINABILE: "Il finanziamento pubblico delle attività politiche in forma adeguata e con verificabilità delle singole spese, costituisce un fattore ineliminabile per la correttezza della competizione democratica e per evitare che le ricchezze private possano condizionare impropriamente l'attività politica".

LAVORO E' EMERGENZA CHIAVE, SERVE SVILUPPO EQUO: "La principale emergenza che ci troviamo oggi ad affrontare" è "quella del lavoro e della conseguente crescita della povertà" e "la via maestra" per combatterlo è lo "sviluppo economico equo e sostenibile".

Cadoinpiedi

Rassegna Settegiorni


Gibillini candidata? Per adesso mancano le persone: «Ora pensiamo soltanto a un programma concreto»
Nella serata di mercoledì 10 aprile il Comitato Bareggio 2013: Conoscere per decidere guidato dall'ex ...

«Daremo un volto nuovo al paese» Simone Ligorio, candidato dei «grillini», ci crede: «Corro per vincere, non per un buon risultato» In passato ha avuto contatti col centrosinistra: «Me ne sono andato, avevamo idee troppo diverse»
A poco più di una settimana dalla sua incoronazione ufficiale il candidato sindaco del Movimento ...

«Noi stiamo dalla parte della gente»
Domenica 7 aprile in piazza Cavour c'è stata la prima uscita pubblica della lista civica ...

Otto donne e otto uomini nel Pd, ma forse correrà   da solo
Il Partito democratico è pronto a presentare la propria lista di candidati a sostegno di ...

Siglato l'accordo, il centrodestra compatto con Scurati Verrà   reso noto anche il nome dell'eventuale vicesindaco: dovrebbe essere l'ex assessore Ermes Garavaglia
Nella mattinata di domenica 7 aprile a seguito di numerosi incontri frutto di un percorso ...

«Io amo Bareggio» presenta la squadra per le amministrative
Sabato 13 aprile al centro polifunzionale di via Gallina la lista civica Io amo Bareggio ...

Grande prova della Yoseikan nella gara Fijkam
Domenica 7 aprile nella palestra comunale di Pozzuolo Martesana si è tenuta la prima tappa ...

Una lista con Belloli? Al momento un bluff
Alla fine come già ipotizzato sull'ultimo numero di Settegiorni si è rivelato un bluff. O ...

giovedì 11 aprile 2013

Rapporto – Il 44% del nostro territorio è a rischio sismico


I dati Ance-Cresme rilanciati in occasione dell’anniversario del terremoto abruzzese. I geologi: finalmente finanziato il progetto di microzonazione sismica. Onna riparte dall’info-box
L’Italia ha un territorio ad alto rischio sismico e idrogeologico. Una recente ricerca Ance-Cresme sullo stato del territorio, riproposta nel quarto anniversario del terremoto in Abruzzo, evidenzia che il 44% della superficie è a elevato rischio e in essa risiede il 36% della popolazione. Un altro 10% del paese, dove risiede il 10% degli italiani, è invece soggetto a un elevato pericolo idrogeologico.
Spiegano ancora gli esperti: il costo della mancata prevenzione misurata dal costo dei danni provocati da terremoti, frane a alluvioni, dal 1944 al 2012 è stimata in 242,5 miliardi di euro, 3,5 miliardi l’anno, di cui il 10% per dissesti idrogeologici. Di come affrontare il problema si è parlato in una tavola rotonda organizzata a Napoli dal Saie, il salone dell’edilizia di Bologna, a distanza di quasi 15 anni dal disastro geologico che colpì il comune di Sarno (Salerno). Le frane in Italia – ricordano i dati Saie – sono oltre 486mila e coinvolgono un’area di circa 20.700 chilometri quadrati, pari al 6,9% del territorio. I comuni interessati sono 5.708, addirittura il 70,5% del totale. Per quanto riguarda le infrastrutture di comunicazione sono stati individuati 706 punti di criticità lungo le autostrade e 1.806 sulla rete ferroviaria. 
“Qualcosa inizia a cambiare nella prevenzione” – “Oggi in Abruzzo c’è una maggiore sensibilità verso il rischio sismico. In genere, in Italia dopo una tragedia ci si indigna, si parla e dopo segue il nulla, ma questa volta finalmente qualcosa inizia a cambiare”, lo ha affermato Nicola Tullo, presidente dell’Ordine dei geologi dell’Abruzzo alla conferenza stampa svoltasi a Roma a quattro anni dal sisma. “È stato finanziato il progetto di microzonazione sismica che interesserà l’intero territorio abruzzese – ha fatto sapere Tullo – e sono anche stati stanziati i fondi per le verifiche sismiche degli edifici strategici, delle scuole e dei municipi. Questo è il primo passo”.
Onna riparte dall’info-box – È stato inaugurato sabato 6 aprile il progetto Onna info-box, un luogo della memoria ma anche del futuro. Si tratta di una struttura ecocompatibile che ospita sofisticate attrezzature multimediali con documentazione sulla storia della frazione dell’Aquila, consultabile dal pubblico e dagli addetti ai lavori attraverso una parete interattiva e un tavolo “touch” costruito dalla Consulting System.
Il progetto – che rende accessibile il master plan architettonico della ricostruzione – è stato ideato da Wittfrida Mitterer, docente dell’università di Innsbruck e coordinatrice degli interventi ad Onna per conto del governo tedesco, con il Media integration e communication center dell’università di Firenze.

E gazette

Roma, 13 aprile 2013: Manifestazione per la Siri


       
Sabato 13 aprile 2013

partenza da piazza dell'Esquilino
ore 15

Il 17 aprile 2013 ricorre l'anniversario dell'Indipendenza siriana.

Manifestazione di sostegno al popolo siariano per chiedere l'indipendenza della Siria dal regime di Assad
Manifestazione a Roma in nome della libertà, dell'indipendenza, del diritto ad autodeterminarsi e vivere con dignità, scegliendo un governo che faccia gli interessi del paese e non subendo una dittatura che sfrutta il paese per i propri interessi e non esita ad uccidere civili, bombardare interi quartieri residenziali, ospedali, torturare e uccidere civili, medici e personale sanitario, attivisti dell'informazione, attori, sportivi chiunque abbia osato chiedere libertà e dignità.


Info: libertasiria@yahoo.it

https://www.facebook.com/ManifestazionePerLaSiria13042013

martedì 9 aprile 2013

GOVERNICCHIONE ALL'ORIZZONTE?


Quella che si sta profilando è una soluzione che appare al suo apparire germinale una via tipicamente italiana, frutto di compromessi lacerati già all’origine da intenzioni oblique, convinzioni posticce e, soprattutto, dal tentativo di tenere lontano dalla fortezza del potere il nemico di turno, l’avversario più temuto e temibile: il Movimento 5 Stelle


Che lo si voglia o no, quello che si sta profilando all'orizzonte della vita politica è un bel "governicchione". Una soluzione che appare al suo apparire germinale una via tipicamente italiana, frutto di compromessi lacerati già all'origine da intenzioni oblique, convinzioni posticce e, soprattutto, dal tentativo di tenere lontano dalla fortezza del potere il nemico di turno. In passato era il terrorismo, al giorno d'oggi l'avversario più temuto e temibile è il Movimento 5 Stelle. La sollecitazione giunta dal presidente della Repubblica a formare un "governo dalle larghe intese" ripercorre e riproduce le tappe che già sono state toccate nella vita della nostra infiacchita Repubblica, laddove furono create maggioranze sui pilastri della "non sfiducia" e della "solidarietà nazionale". 

Sulla base delle prime indicazioni giunte dalle alte sfere della politica, ovvero dal Colle in scadenza, l'appello è a fare presto e bene, con l'affermazione di una tecnica consociativa, in nome dell'emergenza, della crisi economica e delle incertezze generali. Il leader del Pd, Pierluigi Bersani vorrebbe impostare un governo di minoranza ma forte della non-sfiducia dell'interlocutore Pdl. Da parte sua invece il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, vorrebbe un governissimo, un esecutivo dalle ali larghe, in grado di accogliere forze distinti e distanti, ma complanari alla volontà presidenziale. Se dovesse vincere la prima ipotesi avremmo un governicchio guidato da Bersani, una carrozza fragile e debole, suscettibile di schianto alla breve distanza o alla minima difficoltà. Se dovesse vincere la seconda ipotesi avremmo invece un governone dalla guida ancora imprecisata. 

E' molto più probabile che vinca una scelta mezzana, un compromesso storico a scoppio ritardato. Insomma, un bel "governicchione", magari guidato da un personaggio super-partes, istituzionale e gradito ai mercati, con l'appoggio del ventaglio largo sotto l'etichetta di uno scopo e di un'esistenza a termine. Tanto per gradire e per continuare a campare. Un condominio forzoso tra forze recalcitranti, dove potrebbero convivere Dell'Utri e Grasso, Previti e Violante. Un pateracchio evoluto, un turbo-inciucio all'ennesima potenza. Una strada complessa e irta di conflitti latenti e sottocutanei, ma in grado di intrecciare a coorte i legionari del Palazzo ancora per un po', mentre nel Paese scorre la crisi economica che si sta trasformando in drammatica crisi sociale. 
di Paolo Gila