venerdì 21 dicembre 2012

Vuoi sapere chi ha votato l'aumento delle spese militari?


Cari amici,

alla vigilia della prossima campagna elettorale, pubblichiamo l’elenco dei parlamentari che hanno votato la legge delega sulla riforma delle forze armate.

Una legge che:

1. taglia il personale per comperare i cacciabombardieri F35 e altre armi;
2. trasforma le Forze Armate in uno strumento da guerre ad alta intensità incompatibile con l’articolo 11 della Costituzione;
3. costringerà i comuni alluvionati o colpiti da una catastrofe naturale a pagare il conto dell’intervento dei militari;
4. non prevede alcuna cancellazione degli sprechi e dei privilegi né una vera riqualificazione della spesa militare;
5. impegna più di 230 miliardi per i prossimi 12 anni senza aumentare di un solo grado la nostra sicurezza;
6. aumenta di fatto la spesa pubblica;
7. toglie al prossimo Parlamento il diritto/dovere di fare una riforma vera ed efficace, fatta nel rispetto delle persone e per il bene del paese.

Se hanno intenzione di ricandidarsi vale la pena di chiedergli conto.


La storia non è finita. La gente ha bisogno di lavoro, non di bombe. E noi continuiamo a impegnarci per costruire una politica di pace e giustizia.

Con i più cordiali saluti


Flavio Lotti
Coordinatore Nazionale della Tavola della pace

Perugia, 20 dicembre 2012


I deputati hanno votato martedì 11 dicembre 2012

Al momento della votazione finale erano presenti in… 372
Hanno votato contro... 25
Si sono astenuti… 53
Hanno votato a favore... 294
Non hanno partecipato al voto… 258 (una domanda: ma questi dove erano?)

Conclusione: Alla Camera il provvedimento è passato con il voto favorevole della… minoranza dei deputati. Non lo trovate strano?

Notabene: Ci sono state ben 47 persone che avevano partecipato a tutte le votazioni e all’ultimo minuto, in occasione del voto finale, hanno scelto di non votare. Da notare il caso originale dell’On. Federica Mogherini che, dopo aver lavorato tenacemente per far approvare questa riforma e aver approvato tutti i suoi articoli, ha preferito lasciare l’aula di Montecitorio un minuto prima del voto finale. Chissà perché!

Vedi come hanno votato tutti i deputati nel documento che trovi in allegato.

Hanno votato contro (25):

Pezzotta Savino, Udc; Giulietti Giuseppe, Misto; Lucà Mimmo, Pd; Bobba Luigi, Pd (ma ha dichiarato che voleva astenersi); Bernardini Rita, Pd (Radicali italiani); Farina Coscioni M. Antonietta, Pd (Radicali italiani); Mecacci Matteo, Pd (Radicali italiani); Turco Maurizio, Pd (Radicali italiani); Zamparutti Elisabetta, Pd (Radicali italiani); Borghesi Antonio, Idv; Cimadoro Gabriele, Idv; Di Giuseppe Anita, Idv; Di Stanislao Augusto, Idv; Evangelisti Fabio, Idv; Favia David, Idv; Mura Silvana, Idv; Palomba Federico, Idv; Rota Ivan, Idv; Piffari Sergio Michele, Idv; Vatinno Giuseppe, Idv; Zazzera Pierfelice, Idv; Antonione Roberto, Misto – Liberali per Italia PLI; Lehner Giancarlo, Popolo e territorio; Speciale Roberto, Pdl; Stanca Lucio, Pdl.

Si sono astenuti (53):

Sarubbi Andrea, Pd; Beltrandi Marco, Pd (Radicali Italiani); Bossa Luisa, Pd; Colombo Furio, Pd; Rossa Sabina, Pd; Allasia Stefano, Lega Nord Padania; Bitonci Massimo, Lega Nord Padania; Bragantini Matteo, Lega Nord Padania; Buonanno Gianluca, Lega Nord Padania; Callegari Corrado, Lega Nord Padania; Chiappori Giacomo, Lega Nord Padania; Comaroli Silvana, Lega Nord Padania; Consiglio Nunziante, Lega Nord Padania; Crosio Jonny, Lega Nord Padania; Dal Lago Manuela, Lega Nord Padania; Desiderati Marco, Lega Nord Padania; Di Vizia Gian Carlo, Lega Nord Padania; Dozzo Gianpaolo, Lega Nord Padania; Dussin Guido, Lega Nord Padania; Fabi Sabina, Lega Nord Padania; Fava Giovanni, Lega Nord Padania; Fedriga Massimiliano, Lega Nord Padania; Forcolin Gianluca, Lega Nord Padania; Fugatti Maurizio, Lega Nord Padania; Gidoni Franco, Lega Nord Padania; Goisis Paola, Lega Nord Padania; Isidori Eraldo, Lega Nord Padania; Lanzarin Emanuela, Lega Nord Padania; Lussana Carolina, Lega Nord Padania; Maggioni Marco, Lega Nord Padania; Molteni Nicola, Lega Nord Padania; Montagnoli Alessandro, Lega Nord Padania; Munerato Emanuela, Lega Nord Padania; Negro Giovanna, Lega Nord Padania; Paolini Luca Rodolfo, Lega Nord Padania; Pastore Maria Piera, Lega Nord Padania; Pini Gianluca, Lega Nord Padania; Polledri Massimo, Lega Nord Padania; Rivolta Erica, Lega Nord Padania; Rondini Marco, Lega Nord Padania; Simonetti Roberto, Lega Nord Padania; Vanalli Pierguido, Lega Nord Padania; Volpi Raffaele, Lega Nord Padania; Catanoso Francesco, Pdl; Pili Mauro, Pdl; Miserotti Lino, Misto; Fabbri Luigi, Misto – Alleanza Per Italia; Fallica Giuseppe, Misto – Grande Sud Ppa; Misiti Aurelio Salvatore, Misto – Grande Sud Ppa; Stagno D’alcontres Francesco, Misto – Grande Sud Ppa; Terranova Giacomo, Misto – Grande Sud Ppa; Nicco Roberto Rolando, Misto – Minoranze Linguistiche; Zeller Karl, Misto – Minoranze Linguistiche.


I senatori hanno votato martedì 6 novembre 2012

Al momento della votazione finale erano presenti in… 265.
Hanno votato contro... 12
Hanno votato a favore... 252
Non hanno partecipato al voto… 50

Non ha partecipato al voto per manifestare il suo dissenso: Vita Vincenzo Maria, Pd

Hanno votato contro (12):

Belisario Felice, Idv; Bugnano Patrizia, Idv; Caforio Giuseppe, Idv; Carlino Giuliana, Idv; De Toni Gianpiero, Idv; Di Nardo Aniello, Idv; Giambrone Fabio, Idv; Lannutti Elio, Idv; Li Gotti Luigi, Idv; Mascitelli Alfonso, Idv; Pardi Francesco, Idv; Pedica Stefano, Idv.

Vedi come hanno votato tutti i senatori nel documento che trovi in allegato.

A cura della Tavola della pacewww.perlapace.it

Rassegna Settegiorni


La letterina di Chiara vola per 280 chilometri: un Babbo Natale toscano le porterà   un regalo
Babbo Natale Abita a Greve in Chianti in Toscana ha 72 anni e fa il ...

L'autoemoteca dell'Avis in piazza
Domenica 23 dicembre in piazza Cavour sarà presente l'autoemoteca dell'Avis provinciale che darà la possibilità ...

«Costretti a convivere con la cacca dei gatti»
Un tormento non più sopportabile per gli inquilini delle case popolari di piazza Cavour è ...

Con il commissario il Comune risparmia
Col commissario prefettizio il Comune risparmia. Mi spiace che qualcuno probabilmente vicino all'ex sindaco Monica ...

«Polemiche in malafede a fini elettorali»
Nessuna rappresentazione ispirata alla Natività nelle scuole materne di Bareggio e San Martino per rispetto ...

«Io amo Bareggio» col Partito democratico? «Tutto da vedere, di certo non con Scurati»
Alleato col centrodestra e bastone della giunta Gibillini nell'ultimo mandato la lista civica Io amo ...

I grillini candidano Flavio Ravasi?
Anche per il MoVimento 5 Stelle si avvicina il momento della verità . L'intenzione di ...

E' online il sito di Vivi Bareggio
E' online il sito http: vivibareggio.wordpress.com spazio virtuale di confronto lanciato da Paolo Pedroli e ...

Il Pd a caccia di candidati consiglieri: li selezionerà   come nelle grandi ditte
Il Partito democratico stringe i tempi per la presentazione della lista che sosterrà il candidato ...

"Il Natale merita di entrare nelle scuole e non di essere strumentalizzato"

Bareggio Abbiamo ricevuto, e pubblichiamo, il pensiero dell'ex sindaco di Bareggio Monica Gibillini in merito al caso di una scuola che, durante la recita natalizia, eviterà qualsiasi riferimento religioso:

"Il Natale è espressione di un' identità religiosa che ha fondato la civiltà: merita di entrare nelle scuole e non di essere strumentalizzato. Sono certa che la scuola per il futuro troverà il modo di far coesistere identità religiosa e integrazione, per esempio facendo svolgere la recita con Gesù Bambino nell'ora di religione. Il Natale è la festa su cui si fonda la religione cattolica, religione insegnata a scuola da personale assunto e retribuito dallo Stato, non vedo perché il Natale debba essere celebrato senza scoprire e trasmettere il significato che gli è proprio, quando esistono regole che lo consentono valorizzando la nostra tradizione e rispettando anche chi ha un creo diverso. La scuola luogo di educazione prima di ogni altro ambito deve essere di esempio nella realizzazione di una globalizzazione che non è appiattimento e omologazione, ma al contrario integrazione tra culture e identità religiose differenti"

Monica Gibillini

giovedì 20 dicembre 2012

Un futuro sostenibile


C’è una pianta la cui coltivazione può ridurre i consumi d’energia, sostituire la plastica e creare occupazione. Si tratta della canapa, molto diffusa nei campi del capannorese fino agli anni Sessanta ma la cui produzione è stata abbandonata in fretta a causa della crisi che colpì il settore in seguito a modifiche della normativa nazionale.
Adesso, grazie a un progetto finanziato anche dalla Regione, si aprono nuove e interessanti possibilità. La canapa, ad esempio, può essere utilizzata nell’edilizia sostenibile, per realizzare pareti interne o esterne non portanti oppure pannelli isolanti termici. Si tratta di un’opportunità che è già stata colta da un’azienda toscana, che ha ottenuto il brevetto per ottenere questi manufatti.
E’ da questo esempio che il Comune di Capannori vuole rilanciare la coltivazione della pianta sul territorio mediante una serie di fasi. Primo appuntamento del percorso sarà il seminario “La canapa: prospettive per un’agricoltura che guarda alla sostenibilità e alle tradizioni del territorio”, organizzato in collaborazione con le sezioni lucchesi della Coldiretti e della Cia (Confederazione Italiana Agricoltori), che si svolgerà venerdì 21 dicembre alle ore 17.30 nella sala consiliare in piazza Aldo Moro a Capannori. Vi prenderanno parte, oltre ai rappresentanti delle associazioni di categoria, gli assessori all’ambiente, Alessio Ciacci, e alle attività produttive, Maurizio Vellutini e Fabrizio Sassetti di Canapalithos – Gruppo Fibranova.
Per uscire dalla crisi servono anche soluzioni innovative – affermano l’assessore all’ambiente, Alessio Ciacci, e alle attività produttive, Maurizio Vellutini -. L’amministrazione comunale, da sempre attenta alle buone pratiche e a promuovere lo sviluppo con un occhio di riguardo alla salvaguardia del territorio e delle sue tradizioni, punta adesso a rilanciare la produzione di canapa a Capannori per creare una filiera agricola sostenibile e virtuosa che unisca aspetti altamente ecologici a quelli di un’ampia duttilità di impieghi. E’ per questo che ci auguriamo che imprenditori e agricoltori locali, ma anche cittadini, partecipino attivamente a questo seminario, che vuole essere il punto iniziale di un percorso per il quale vogliamo confrontarci – e informare – la comunità”.
Le coltivazioni di canapa hanno un alto indice di sostenibilità, perché, rispetto alle colture tradizionali, hanno bisogno di un basso quantitativo d’acqua nei mesi estivi. Inoltre non necessitano di pesticidi. La canapa porta anche benefici quando viene utilizzata come coltura rotativa per reintegrare il terreno di sostanze preziose.
Ci sono quindi tutti i presupposti affinché questo vegetale possa tornare nei campi di Capannori, contribuendo a rilanciare il settore agricolo, che sta attraversando un particolare momento di crisi, unendosi ai tanti progetti portati avanti dall’amministrazione Del Ghingaro per ridurre le emissioni nocive nell’aria e migliorare la qualità di vita dei cittadini”.
Dal blog di Marco Boschini

Recita senza natività: "Lasciamo fare alla scuola pubblica il proprio lavoro"

Bareggio Riceviamo e pubblichiamo dal circolo PRC di Bareggio questo comunicato, firmato Simone Baroni, in merito alla scelta di una scuola materna pubblica di non rappresentare la natività in occasione della recita:

Lasciamo fare il proprio lavoro alla scuola

Nelle scorse settimane siamo stati testimoni sui giornali locali e sul web di una passerella di politici che hanno dato sfoggio di pessimi esempi di politica di cui francamente non se ne sentiva la mancanza. Il fatto che ha suscitato la loro attenzione, ma di cui si sono accorti e si sono interessati solo nelle ultime settimane, è stata la decisione presa da parte della scuola materna pubblica di non rappresentare la natività durante i festeggiamenti del Natale.
Vogliamo soprassedere sul commentare la tempistica, se qualche genitore o qualche politico è venuto a conoscenza solo ora di come la scuola ha organizzato il proprio lavoro didattico, questo denota una mancata partecipazione alle riunioni a cui sono chiamati a partecipare i genitori nel corso dell’anno e un’assenza di interesse nel creare serie relazioni di condivisione e collaborazione con la scuola pubblica da parte dei politici che fino a ieri hanno amministrato Bareggio.
Non vogliamo però soprassedere dall’entrare nel merito della questione. 
Siamo allibiti dagli attacchi che la scuola materna pubblica ha subito nelle ultime settimane da parte di coloro che non considerano minimamente la delicatezza con cui dovrebbero essere affrontate certe questioni inerenti l’educazione dei cittadini bareggesi più piccoli. Siamo allibiti che ci sia ancora gente che nel 2012 dica “se i genitori non sono d’accordo allora lascino a casa i propri figli quel giorno”. Lasciarli a casa da scuola? Dalla scuola pubblica? 

Qualcuno può, per una mera questione ideologica, denigrare e attaccare quotidianamente la scuola pubblica e le persone che vi lavorano, ma se ha responsabilità e visibilità politica allora, con queste affermazioni, si dimostra esclusivamente un irresponsabile totalmente distaccato dalla realtà in cui vive. Non è possibile che, in un buona fede, si pensi che la scuola stia cercando di negare i simboli del natale e di cancellare le tradizioni e gli usi, anche perché vorrebbe dire che la scuola sta cercando di negare il ruolo educativo che ha la famiglia e le altre agenzie educative e le loro responsabilità nel tramandare la cultura e nel fornire una sensibilità spirituale. La scuola non fa queste cose. 
Se davvero si pensa ciò, allora s’ignora il prezioso contributo che le scuole danno quotidianamente nel rinnovare e nel rendere sempre attuali i simboli, i valori e le tradizioni. Dichiarare poi che si sta cancellando la propria storia per favorire l’inclusione dei cittadini provenienti da altri Stati, denota esclusivamente un’irresponsabile malafede di chi, fregandosene delle conseguenze che può provocare in termini di dinamiche nella scuola tra genitori e tra genitori e insegnanti e soprattutto fregandosene delle conseguenze che poi ricadono sui bambini, sfrutta un tema complesso, su cui nessuno è nato imparato, per avere un po’ di visibilità e di ritorno elettorale. 

Quasi certamente le scuole confessionali non hanno da affrontare questo genere di problemi, le scuole pubbliche però si. Le scuole pubbliche non azzardano né decidono in maniera acritica come qualcuno ancora pensa, adottano i principi pedagogici e educativi al fine di poter includere tutti i bambini e tutti i genitori. Allo stesso modo, la conoscenza dell’altro da sé e delle proprie radici nei confronti degli altri non è fatta imponendo un’unica visione o negandone un’altra, ma lavorando affinché ognuno abbia gli strumenti per sapere chi è e da dove arriva e chi è l’altro e cosa porta.

Detto questo è possibile che, sperimentando per la prima volta un approccio differente, si possa compiere qualche errore – se non altro nel modo in cui è stato motivato - che può comunque essere migliorato negli anni successivi; sbaglia chi fa, chi lavora, di sicuro non sbaglia chi parla e basta. E di sicuro inoltre non sbaglia il vicepresidente della Provincia, Provincia che non ha competenze in tema di educazione dei minori e le cui residue competenze sui minori le sta dismettendo per lasciare la responsabilità e soprattutto i costi in capo ai Comuni. 
Dire però che è in corso un attacco alla cultura e alla tradizione da parte della scuola è pretestuoso, ideologico, falso e in malafede che non fa bene a nessuno e soprattutto non fa il bene dei cittadini più piccoli di Bareggio

Il segretario
Simone Baroni

Lo studio – Lo stretto di Messina poggia sulla zona più sismica del Mediterraneo


Un superteam di ricercatori ha individuato faglie attive nell’area dove si continua a parlare di ponte. La società Stretto di Messina è in contatto con i cinesi per finanziare l’opera già bocciata dall’Europa

La terra tra Sicilia e Calabria è in costante movimento. Le faglie attive attorno allo stretto di Messina si estendono e si contraggono, spingendo a diverse velocità e direzioni. Lo studio, pubblicato sulla rivista “Scientific Reports” di Nature, è stato condotto da un gruppo di ricercatori dell’università La Sapienza di Roma, Istituto di scienze marine (Ismar), Istituto ambiente marino costiero (Iamc) e Istituto di geologia ambientale e geoingegneria (Igag) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).
Un’indagine che fa luce sull’assetto strutturale dell’area dell’istmo tra Sicilia e Calabria, offrendo informazioni importanti per la valutazione del rischio sismico e geologico. Per la raccolta dei dati gli studiosi hanno utilizzato la nave oceanografica Urania del Cnr.
“Lo stretto di Messina è una delle zone più sismicamente attive di tutta l’area mediterranea”, sintetizza Marco Ligi dell’Ismar. Quale sia stata la sorgente sismica che causò il devastante terremoto del 1908 e il conseguente tsunami, così come altri eventi catastrofici nella zona, resta ancora da chiarire. Ma “questi dati forniscono un nuovo quadro dell’assetto geologico-strutturale della regione – chiarisce l’esperto. – Lo studio ha messo in evidenza che la regione dello stretto è interessata da un complesso sistema di faglie dove coesistono su brevi distanze regimi tettonici diversi: estensionali, trascorrenti e compressivi”.
Com’è noto, il dibattito intorno alle condizioni dell’area sono ripartite nelle scorse settimane dopo che la società Stretto di Messina aveva annunciato di essere alla ricerca di investitori per la realizzazione del ponte, peraltro già bocciato dall’Europa come “opera non prioritaria”. “Cerchiamo fondi privati e l’interesse internazionale esiste, soprattutto da parte cinese”, ha detto l’ad Pietro Ciucci – ripreso dall’agenzia Asca – commentando il decreto legge firmato dal governo Monti il 2 novembre. Decreto che prevede una valutazione tecnica da parte del Cipe e, successivamente, una verifica di mercato sui finanziamenti da reperire, prima del via libera definitivo all’opera.
“Davanti a un’opera pubblica vogliamo dialogare con il governo”, ha sottolineato Ciucci.
Egazette

Eventi – Telescopi puntati sulla fine del mondo


Doppio appuntamento speciale all’osservatorio astronomico di Saint-Barthélemy, in Valle d’Aosta. Clicca qui per prenotare il tuo posto

Secondo alcune interpretazioni del calendario Maya, venerdì 21 dicembre 2012 potrebbe avvenire la fine del mondo a causa di catastrofici eventi astronomici. Per viverla in diretta, l’osservatorio astronomico di Saint-Barthélemy, in Valle d’Aosta, presenta agli appassionati delle stelle due appuntamenti organizzati dalla fondazione Clément Fillietroz onlus.
Si comincia con una speciale proiezione al planetario per verificare se l’allineamento dei pianeti, gli asteroidi che passano vicino alla Terra e il buco nero al centro della Via Lattea costituiscono un pericolo reale. Un ricercatore dell’osservatorio fornirà utili “istruzioni per l’uso” per tenersi informati sugli accadimenti cosmici della… fine del mondo.
E se il mondo non finisse? Per festeggiare lo scampato pericolo, sabato 22 dicembre l’osservatorio lancia il “The day after” con visite speciali guidate diurne e notturne. Per l’occasione, sarà esposto anche il poster gigante della costellazione australe della Carena ripresa dai telescopi nelle Ande cilene della Eso, la European southern observatory con il centro valdostano collabora fattivamente.

Prenota subito la fine del mondo all’osservatorio!

martedì 18 dicembre 2012

IO, BOCCIATO AL CONCORSONE


di Alex Corlazzoli - 18 dicembre 2012

Vorrei che il Ministro della Pubblica istruzione fosse coerente fino in fondo al punto da licenziarmi visto che non ho superato il quiz che mi avrebbe permesso di accedere alle prove scritte e orali. Invece noi precari continueremo ad essere sfruttati.


Ieri mattina un quiz di cinquanta domande a cui rispondere in 50 minuti ha dichiarato che non sono idoneo ad effettuare il Concorsone per avere una cattedra a tempo indeterminato nella scuola primaria dove, ironia della vita, insegno da sette anni, dopo aver superato un concorso nel 1999 ed essermi abilitato. Con me sono stati "bocciati" il 67 % degli aspiranti docenti che hanno svolto la prova. Tutti ignoranti. Tutti illogici, incapaci di comprendere un testo. Nel laboratorio d'informatica dell'Itis Torriani di Cremona (organizzato alla perfezione dalla dirigente Roberta Mozzi) eravamo in 22: solo 9 hanno superato la prova. Ho scrutato attentamente le persone che erano davanti ai personal computer: la maggior parte aveva più di 40 anni. Tra loro uomini e donne che non sono mai entrati in una classe: gente che "rischia" di trovarsi di fronte dei ragazzi a 42,43 anni solo perché è riuscita a superare il quiz di Mike Profumo. 
Accanto alla mia postazione, la numero 6, alla 5 c'era seduto un libero professionista che con la moglie tentava la fortuna. L'età media dei 321.210 candidati (secondo i dati forniti dal Miur) era di 38,4 anni: tra loro, 158.879 avevano tra i 36 e i 45 anni; 113.924 un'età inferiore ai 35; 45.595 un'età compresa tra i 46 e i 55 anni e 2.812 superavano i 55 anni. Eppure questo era il concorsone che secondo il ministro della Pubblica Istruzione,Francesco Profumo, avrebbe dovuto immettere nella Scuola pubblica italiana donne e uomini giovani. 

Non andrà così. I precari, abilitati, che da anni sono sfruttati saranno rottamati: al loro posto potrebbero arrivare persone, magari ultra 55enni, che fino ad oggi hanno fatto altro. Ma andiamo a vedere a che razza di domande hanno dovuto rispondere i candidati. Per avere una cattedra oggi non serve sapere la didattica, conoscere Maria Montessori, la pedagogia di Mario Lodi o don Lorenzo Milani ma è più importante rispondere a quiz di questo genere: "Utilizzando l'alfabeto italiano completare la seguente successione di lettere: a,m, p,m, z, c". La risposta era da trovare tra le seguente combinazioni: "Cb, Or, Zl, Fc". 

E' la logica, signori. Oppure interrogativi del tipo "Emanuele è nato prima di Francesco, il quale è nato prima di Giovanni. Anche Isidoro e nato prima di Giovanni". Ecco le possibili risposte: "a) E' possibile che Emanuele sia più giovane di Giovanni. b) E'certo che Emanuele sia più anziano di Isidoro. c) E'certo che Francesco ed Isidoro abbiamo la stessa età. d) E'possibile che Isidoro e Francesco abbiano la stessa eta". 
Sulle domande d'informatica è partita persino dall'Associazione per il Software libero (AsSoLi), da Free Software Foundation Europe (FSFE), dall'associazione per l'Informazione Geografica Libera (GFoss.it), da Free Software Users Group Italia (FSUGItalia), Italian Linux Society (ILS), Libre Italia e Wikimedia Italia, una diffida al ministero dall'utilizzare quiz fuorvianti e discriminatori per le competenze digitali: "Ben lungi dal poter accertare sul serio le "competenze digitali" dei candidati le domande sono "scritte con linguaggio improprio, con numerosi errori" ma soprattutto sono "discriminatorie nei confronti degli utenti di software libero". 

In queste ore vorrei che il Ministro della Pubblica istruzione fosse coerente fino in fondo al punto da licenziarmivisto che non ho superato il quiz che mi avrebbe permesso di accedere alle prove scritte e orali. Invece noi precari continueremo ad essere sfruttati, con contratti a tempo determinato. Per gli ammessi vi sarà una guerra tra poveri per 11.542 cattedre. 

Rapina in farmacia a Bollate: arrestato macellaio di Bareggio

Bareggio E’ un 40enne residente a Bareggio, macellaio e pregiudicato, l’uomo arrestato domenica sera a dai carabinieri di Bollate. La pattuglia in servizio ha intercettato due uomini che, a volto incappucciato, stavano scappando dalla centralissima farmacia “San Francesco”: avevano appena rapinato la farmacia con pistola in pugno e asportando circa 500 euro. Resisi conto di quello che era appena successo i militari si sono messi all’inseguimento dei due, riuscendo a bloccarne uno.
L’uomo, identificato in C.G., nato a Milano nel ‘72 e residente appunto a Bareggio, aveva ancora tasca il malloppo. 

I carabinieri stanno continuando le ricerche per individuare il complice. Nelle vicinanze della farmacia è stata trovata anche l’auto in uso ai due rapinatori, di proprietà di quello fermato, nella quale sono stati trovati un’agenda e appunti con indicate altre farmacie ed esercizi commerciali, possibili obiettivi. L’arrestato è stato trasportato a San Vittore. Il bottino restituito alla farmacista.

Città Oggi Web

RITROVATA NELLE VIGNE TOSCANE LETTERINA DI UNA BIMBA DI BAREGGIO


RITROVATA NELLE VIGNE TOSCANE LETTERINA DI UNA BIMBA DI BAREGGIO
Bareggio La storia di Natale arriva da Greve in Chianti e a raccontarcela è Cesare Tapinassi, storico fotografo del paese e autore di un ritrovamento davvero… particolare. Che lo ha catapultato in una nuova dimensione, ovvero quella di… aiutante di Babbo Natale.

“Nei giorni scorsi – racconta – la mattina presto, stavo portando i cani a fare una passeggiata nei dintorni di casa. A un certo punto, in mezzo a una vigna, ho notato che c’erano cinque palloncini sgonfi. Così sono andato a vedere di cosa si trattasse”.

Una volta arrivato sul posto, la scoperta che da subito gli ha strappato un sorriso: “Legata ai palloncini – prosegue Cesare – c’era una letterina indirizzata a Babbo Natale. Sono rimasto però stupito quando ho visto l’indirizzo della piccola Chiara, l’autrice: Bareggio, un Comune in provincia di Milano”.

Sono 280 i km che, in linea d’aria, separano Bareggio da Greve in Chianti. La letterina di Chiara se li è percorsi tutti, sfruttando correnti d’aria e venti, per poi planare, una volta che i palloncini si sono sgonfiati, in una vigna chiantigiana.

Dove si è imbattuta in questo aiutante di Babbo Natale davvero speciale: “Ho scritto alla bimba – sorride Cesare – dicendole che Babbo Natale ha ritrovato la sua lettera, e che uno dei regali chiesti le sarebbe sicuramente arrivato…”.

“Ciao Babbo Natale anche quest’anno penso di essere stata brava. Mi piacerebbe ricevere qualche dono, ma non preoccuparti se non li trovi tutti perché sono già una bambina fortunata. Mi piacerebbe…”

Questo il testo della lettera su cui, con forbici e colla, Chiara ha attaccato tutte le immagini di quel che vorrebbe: peluche, mini aspirapolvere, pupazzi, un labirinto elettronico. Come poteva resistere il nostro Babbo Natale chiantigiano?
Alessia Lazzaroni Città Oggi Web

lunedì 17 dicembre 2012

La delega sbagliata

Ci sono alcune cose che, dopo il preannuncio delle dimissioni di Monti, vengono sospese; altre che invece proseguono, anche se meriterebbero – per la loro importanza – di essere esaminate dal prossimo Parlamento e dal prossimo governo. La revisione dello strumento militare è purtroppo tra le seconde, e oggi l’Aula della Camera ha dato in via definitiva la delega al governo perché ci metta mano. I miei dubbi li avevo già esternati la settimana scorsa, nella discussione generale, e purtroppo non sono venuti meno in questi ultimi giorni: anzi, se possibile, il precipitare della crisi politica li ha addirittura moltiplicati. Così oggi ho deciso di non votare il provvedimento, in dissenso dal mio gruppo: nell’intervento qui sotto, pubblicato nei resoconti della Camera, ho spiegato perché.
ANDREA SARUBBI. Signor presidente, nella discussione generale di lunedì scorso – invero piuttosto rapida, con la partecipazione di un numero esiguo di deputati rispetto all’importanza della questione – avevo avuto già modo di illustrare i miei dubbi sulla delega al governo che oggi ci viene richiesto di votare. Ne avevo fatto anche una questione di merito, definendomi “obiettore di coscienza a mani nude”, ma oggi vorrei mettere il merito da parte e concentrarmi sul metodo. Perché mentre in questo ramo del Parlamento si sta approvando la delega militare, nell’altro ramo si decide di far saltare il taglio delle Province, e la stessa delega fiscale sembra non abbia i tempi di essere approvata entro fine legislatura. Non dipende certo dal Partito democratico, d’accordo, perché non è stato il Pd a innescare una crisi ormai inevitabile; ma come parlamentare della Repubblica mi sento a disagio: non solo di fronte alla mia coscienza, ripeto, ma anche e soprattutto di fronte ai cittadini. E per questo motivo non voterò il provvedimento.
Come ha scritto Flavio Lotti, coordinatore della Tavola per la pace, in una lettera toccante inviata a tutti noi deputati, “non sono d’accordo. E non mi serve di invocare le ragioni del pacifismo. Mi basta prendere atto del reale”. Credo che la riforma delle forze armate, definita da alcuni “indispensabile, essenziale ed epocale” sia in realtà frutto di un grande equivoco, perché in realtà – nonostante rafforzi il controllo parlamentare sul bilancio della Difesa e sull’acquisto di armi – finisce soltanto per tagliare la quota del bilancio relativa ai costi del personale, ma non quella relativa agli armamenti: si liberano soldi per l’acquisto dei cacciabombardieri (che nella risoluzione da me sottoscritta insieme all’onorevole Pezzotta veniva subordinata appunto a una riforma complessiva dello strumento militare, condivisa da tutto il Parlamento) e di altri 70 programmi d’armamento, in un momento in cui si chiedono alle famiglie sacrifici. Se davvero questa fosse una revisione (peraltro attesa da molti) dello strumento militare, affronterebbe parecchi temi che invece vengono lasciati da parte: “i criteri – cito ancora il documento della Tavola della pace – che dovrebbero guidare una riforma coerente e motivata da un’aggiornata analisi geopolitica delle minacce, del ruolo che vuole svolgere il nostro Paese e dalle missioni da realizzare, i criteri che dovrebbero comportare una vera riqualificazione della spesa, la cancellazione degli sprechi e dei privilegi di cui ancora godono le alte gerarchie, la revisione dell’intreccio perverso di rapporti con l’industria militare”. E questo silenzio, per me rumorosissimo, è un altro dei motivi che mi impediscono di votare il provvedimento in esame.
Infine, signor presidente, mi si consenta una digressione da addetto ai lavori nel campo dell’informazione: è scandaloso che ad occuparsi di questi temi siano stati solo Famiglia Cristiana, l’Unità e il Manifesto. È insopportabile la censura nella televisione pubblica di tutte le voci che esprimono un punto di vista diverso dalla lobby militare-industriale. Ed è inaccettabile che questi temi siano ancora una volta esclusi dalla campagna elettorale. Per dirla ancora con Flavio Lotti, “forse non è ancora venuto il tempo di abolire gli eserciti (anche se nessuno può disprezzare il nostro diritto di sognarlo). Ma tra le guerre ad alta densità inseguite dall’ammiraglio Di Paola sul modello dell’ultima guerra a Gaza e gli interventi di polizia internazionale iscritti nella carta dell’Onu (modello Libano, per intenderci) c’è una gran differenza”. Per tutti questi motivi, signor presidente, annuncio il mio voto di astensione, in dissenso dal mio gruppo parlamentare.

Fonte: www.andreasarubbi.it

Acqua pubblica, se Reggio Emilia è come Parigi


Nella città emiliana è scaduta la concessione del servizio idrico integrato a favore di Iren.La società quotata, in difficoltà finanziaria, potrebbe perdere l'affidamento dell'acquedotto reggiano. Una vittoria per la campagna promossa dal Comitato acqua bene comune, di cui abbiamo dato conto su Ae di novembre

di Luca Martinelli - 17 dicembre 2012


Il futuro dell'acqua passa per Reggio Emilia: questo pomeriggio (17 dicembre 2012, ndr) verranno discusse in consiglio comunale le tre mozioni d'iniziativa popolare promosse dal Comitato acqua bene comune cittadino. Ne abbiamo scritto suAe di novembre, dando conto (in seguito)del tentativo da parte del segretario comunale di bloccarne l'iter. Una delle mozioni, in particolare, chiede (in maniera semplice) l'applicazione del referendum del 12 e 13 giugno scorso, la ri-pubblicizzazione del servizio idrico integrato. Che è semplice da attuare, visto che Reggio deve ridiscutere l'affidamento ad Iren, società partecipata dal Comune e quotata in Borsa, scaduto lo scorso anno.

È per questo che Reggio Emilia è stata scelta per ospitare, sabato 15 dicembre, una manifestazione nazionale promossa dal Forum italiano dei movimenti per l'acqua. Il corteo colorato che ha sfilato per le vie di Reggio è stato preceduto da un importante convegno, cui è intervenuta -tra gli altri-Anne Le Strat, presidente della società pubblica che gestisce l'acquedotto parigino, Eau de Paris. Un'esperienza simile a quella reggiana, perché anche nella capitale francese non è stata necessaria nessuna spallata per riportare sotto il controllo pubblico il servizio idrico integrato. A scadenza della concessione, il Comune ha (semplicemente) scelto di gestire il servizio in via diretta. 
In questa direzione sembra andare anche Reggio Emilia, almeno secondo le dichiarazioni rilasciate a margine del convegno di sabato 15 dicembre dal capogruppo del Pd in consiglio comunale, Luca Vecchi, e dall'assessore provinciale all'Ambiente, Mirko Tutino. "Dalla città di Reggio Emilia può partire un segnale forte per tutti i comuni italiani -spiega il comitato reggiano, invitando a partecipare dalle 15.45 al consiglio comunale di lunedì 17 dicembre-: la gestione interamente pubblica e partecipata dell’acqua è possibile. [Il sindaco della città] Graziano Delrio in quanto presidente dell’ANCI potrebbe svolgere un ruolo fondamentale in un percorso nazionale che riporti i cittadini al centro delle decisioni sui beni comuni". 
Sullo sfondo, la vicenda di Iren, la società partecipata dai Comuni di Reggio Emilia, Piacenza, Parma, Genova e Torino a rischio fallimento.       
Altreconomia

giovedì 6 dicembre 2012

Monti È Al Capolinea?


In questo finale di legislatura una cosa rimarrà negli annali della Repubblica: anche questo governo è caduto per gli interessi propri ed esclusivi di Silvio Berlusconi.
La critica di Passera, infatti, all’ipotetico ritorno in campo del Cavaliere è solo una scusa (di insulti, da parte di Monti, all’indirizzo dell’ex-inquilino di Palazzo Chigi ve ne sono stati di più pesanti): quello che interessa al Cavaliere è che non venga licenziato dal consiglio dei ministri il dl sull’incandidabilità dei condannati in via definitiva a pena superiori ai 2 anni. Obiezione: Berlusconi non è condannato in via definitiva in alcun procedimento. Verissimo: il punto è che il dl prevede che in caso di condanna durante il mandato, si decade automaticamente dalla carica elettiva.
La probabile condanna, quindi, senza leggi ad personam, sul caso Ruby e i diritti Mediaset in cui è imputato Berlusconi rischia di normalizzare la vita del Paese, ma escluderebbe Berlusconi dal futuro Parlamento. E con lui, la legge spazzerebbe via orde di condannati in via definitiva che oggi legiferano come se nulla fosse.
Ora, Monti ha ottenuto la fiducia al Senato, perché il PDL ha abbandonato l’Aula, ma al Senato l’astensione dichiarata dal PDL vale voto contrario. Quindi, tecnicamente, a meno di retromarce su election day e ddl sull’incandidabilità, non ha più la maggioranza.
E’ al capolinea? Chissà. Certo è che per tutti i motivi per cui Monti doveva andare a casa (esodati, disoccupazione giovanile, recessione, aumento del debito pubblico, privilegi al Vaticano, aumento tasse indirette che colpiscono i ceti medio-bassi, tutela delle grandi ricchezze etc.), alla fine ci andrà per il leit motiv che accompagnato tutta la Seconda Repubblica: gli affaracci di Silvio Berlusconi.

Volontariato: una risposta alternativa alla crisi

Volontariato vuol dire tante cose. È incontro, scambio, arricchimento reciproco. È gratuità, impegno, donazione. Ma è pure occupazione, lavoro, benessere. È fatto di giovani, anziani, disabili, emarginati. È internazionale, locale, radicato in ogni tipo di cultura. Per questo è un modello universale di gestione di problemi quotidiani e di emergenze straordinarie. Volontariato che si trasforma in “economia civile”, che diventa cooperazione, microcredito, modello alternativo di economia. Come ogni istituzione umana tuttavia anche il mondo del volontariato presenta elementi di criticità e deve essere continuamente riformato e ripensato.
Per questi motivi la ricorrenza di oggi, appunto la Giornata mondiale del volontariato, non è un momento auto celebrativo, quanto un’occasione per analizzare la situazione presente e per progettare il futuro. Il sito dell’International volunteer day fa capire subito come la rete delle organizzazioni volontarie (difficile trovare una definizione univoca per il complesso di associazioni, Ong, fondazioni, gruppi caritatevoli, cooperative, semplici unioni di persone nate per determinati scopi) sia capillare in tutto il mondo e operi in contesti diversissimi. La missione però è unica e trasversale: rendere migliori le condizioni di vita del singolo, della comunità di appartenenza, del Pianeta.
In vista di questa giornata anche in Italia si moltiplicano le iniziative. In particolare il premio che la FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario, che raggruppa ben 65 organizzazioni con più di 7000 soci) assegna ogni anno ad un operatore e ad un progetto particolarmente significativo.
Nel 2012 ricorrono anche i quarant’anni dalla nascita della FOCSIV ed il Presidente della Repubblica Napolitano ha voluto rinnovare il suo apprezzamento nei confronti dell’operato della Federazione, insignendo il Volontario dell’anno con la tradizionale Medaglia di Rappresentanza. Come si legge sul sito: “Il volontario premiato è Mauro Platè, impegnato con il Socio FOCSIV, IPSIA (Istituto Pace Sviluppo Innovazione Acli), nella città di Scutari in Albania, nel progetto cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri Riconoscimento e Formazione per i Migranti Rientrati nel Nord dell’Albania. Una scelta, la sua, che non è solo professionale, bensì una vera e propria scelta di vita, condivisa con la moglie Cristiana che lo sostiene nel suo impegno quotidiano. Grazie alla sua dedizione in questi anni anche il network delle istituzioni albanesi coinvolte nelle attività di formazione dei migranti e di sensibilizzazione sul tema della migrazione si è ampliato in modo significativo portando frutti importanti in termini di dialogo e co-sviluppo che riguardano anche l’Italia”.
La cerimonia si è svolta il primo dicembre. “Mauro Platè ha definito questo premio per lui una “gradita responsabilità, visto che significa rappresentare per il 2012 oltre mille volontari impegnati in contesti anche più difficili di quello albanese”, ed ha sottolineato l’importanza della cooperazione italiana in Albania e il valore aggiunto del volontariato internazionale “che sta nell’intensità e nell’autenticità delle relazioni umane che si creano nel tempo grazie alla condivisione quotidiana di difficoltà e piccoli successi.
Particolarmente significativo è stato, inoltre, in apertura della cerimonia, il messaggio indirizzato alla FOCSIV e a tutta la platea dal Ministro Andrea Riccardi, il quale ha ricordato la capacità delle ONG nel “fare rete” e l’importanza delle relazioni che caratterizzano il patrimonio umano del volontariato internazionale, quale valore aggiunto anche per la cooperazione internazionale.
Aspetto questo, sottolineato nelle motivazioni della scelta di Mauro quale volontario dell’anno FOCSIV 2012, lette dal presidente Gianfranco Cattaiil quale, nel suo intervento, ha invece messo in evidenza le sfide del volontariato internazionale e della cooperazione in un contesto geopolitico sempre più complesso e articolato. In particolare Cattai ha parlato di “nuove frontiere”, intese come con-fini, ovvero fini condivisi, e dei volontari internazionali come “interlocutori di frontiera”.
Qual è in concreto la situazione del volontariato in Italia? Ci viene in aiuto la Fondazione Volontariato e Partecipazione (Fvp) e il Centro Nazionale per il Volontariato che hanno promosso e realizzato l’indagine sulla “Struttura e dinamica delle Organizzazioni di Volontariato nell’Italia della crisi”, presentata nel marzo scorso (qui scaricabile in formato .pdf). Difficile offrire una sintesi dei dati raccolti su una “popolazione” di circa 28 mila organizzazioni di volontariato (OdV). Alcuni numeri confermano una realtà evidente: le OdV sono guidate per lo più da uomini (il 66% mentre l’età media dei presidenti è di 58 anni); c’è una grande differenza tra i soci nominali e quelli veramente attivi (sono circa la metà di quelli effettivamente “tesserati”); la maggioranza delle OdV sono di piccole dimensioni (meno di 25 soci). Interessante è la composizione di genere di queste associazioni: “Il 55,2% dei soci ‘attivi’ sono donne e il 44,8% sono uomini. La prevalenza è più marcata nel Centro-Italia (61,6%) e nel Nord Est (57,5%) e nei settori dei Beni Ambientali (61,0%) e dei Beni Culturali (56,8). In definitiva sembra di poter sostenere che il volontariato in Italia non sia più (se mai lo è stato) un fenomeno con una spiccata impronta di genere. Oggi è la parità di genere nella composizione delle basi associative ‘attive’ a caratterizzare il volontariato italiano”.
Tuttavia: “Il peso delle donne e dei giovani all’interno dei Consigli Direttivi delle OdV cambia significativamente, soprattutto per i secondi, a loro svantaggio. Se le donne costituiscono il 55,2% della base associativa ‘attiva’ delle OdV non operanti nella donazione, la loro presenza dentro i Consigli Direttivi delle OdV scende al 44,4%. La presenza dei/delle giovani (minori di 35 anni) nei Consigli Direttivi quasi si dimezza: è giovane il 23,8% della base associativa ‘attiva’ ed il 13,9% dei Consiglieri Direttivi. Considerando che la partecipazione dei più anziani (65 anni ed oltre) nei Consigli Direttivi è pari al 27,6% del totale dei Consiglieri, se ne desume che i ruoli di vertice delle OdV italiane non operanti nella donazione sono saldamente in mano di una classe centrale ancora in età lavorativa ed a prevalenza maschile”.
È molto interessante infine il fatto che le OdV non abbiano risentito molto della crisi. “Ad una prima analisi sembra di poter osservare, anche in tempi di crisi, una tenuta delle fonti economiche derivanti dalla base associativa, dal radicamento territoriale e dal consenso sociale delle OdV: i soci ed i cittadini più che altri soggetti costituiscono, nel totale delle OdV intervistate, coloro che hanno reso possibile, nel 2011, la costituzione del patrimonio e dunque la realizzazione delle attività delle OdV. Le fonti di natura istituzionale (contributi e convenzioni da enti pubblici) costituiscono sicuramente un ausilio rilevante, ma solo per una OdV su quattro”.
Ciò significa, ancora una volta, che il modello del volontariato e della cooperazione rappresenta una via alternativa per affrontare la crisi. L’economia ha bisogno di nuova idealità e di nuove regole: ripartiamo da qui. 

Fonte: www.unimondo.org

"SilviaperBareggio": conto alla rovescia

DOMENICA IL LANCIO DEL PORTALE ALL'INTERNO DELLA FESTA DELLE TRADIZIONI LOMBARDE

Bareggio Un momento conviviale per riassaporare un piatto tipico della trazione lombarda qual è la Cassoeula ma soprattutto per dare il là a quella fase d’ascolto, peraltro già avviata in modo informale da alcune settimane a questa parte, dal candidato Sindaco Silvia Scurati. 
Domenica 9 dicembre a partire dalle 12.30 presso il Centro Polifunzionale di Via Gallina andrà in scena, organizzata dalla Sezione di Bareggio della Lega Nord, ‘La Cassoeula di Sant’Ambroeus. Festa delle Tradizioni Lombarde’.
Durante la giornata si susseguiranno gli interventi d’importanti esponenti politici del partito ma soprattutto sarà questa la prima uscita ufficiale del candidato Sindaco del Carroccio. In questa circostanza, inoltre, sarà presentato il sito di Silvia Scurati www.silviaperbareggio.it
Un sito che vuol diventare insieme alla sua pagina facebook un luogo d’incontro e di dialogo con le diverse realtà della società civile bareggese.
“Bareggio esce da una situazione politica ed amministrativa che la Lega Nord ha avuto il merito di sapere interpretare. Oggi – commenta Silvia Scurati - stiamo continuando il lavoro, ormai avviato da tempo, di ascolto e recepimento delle istanze del territorio, per rilanciare al meglio il nostro paese. Crediamo infatti che il mondo associativo e produttivo rappresentino delle realtà preziose per Bareggio. Il progetto è quindi quello di completare, con l’aiuto di tutti, gli appunti di programma, arrivando alle elezioni con un progetto credibile, affrontando seriamente le tematiche individuate. Il mio auspicio è pertanto quello di raccogliere in queste settimane proposte e spunti programmatici da tutte le forze vive della città.
Sono convinta che l’ascolto sia la prima dote che deve possedere un buon amministratore tanto più a livello locale - continua Scurati – in quest’ottica, il mio sito internet vuole essere un’occasione in più per discutere e avviare un percorso condiviso per la Bareggio del domani. Una Bareggio sicuramente migliore, più libera, più sicura e più aperta dove tutti possano sentirsi davvero protagonisti”. 
CittàOggi Web

SEDUTI SU UNA BOMBA A OROLOGERIA


di Luca Mercalli - 5 dicembre 2012

Riscaldamento globale e crescita demografica: il pianeta non può resistere. E i danni climatici degli ultimi anni ne sono la conferma. Dobbiamo capirlo. Magari in fretta...

SEDUTI SU UNA BOMBA A OROLOGERIA

Nelle ultime settimane, alluvioni e nubifragi hanno colpito duramente l'Italia. Abbiamo intervistato Luca Mercalli, climatologo e autore di "Prepariamoci", (Chiarelettere) saggio ormai giunto alla sua decima ristampa.

Ancora alluvioni in Italia, e non solo. Cosa sta succedendo? 

Gli eventi meteorologici estremi indubbiamente hanno sempre colpito l'umanità e fanno parte del nostro patrimonio di rapporto con la natura. Negli ultimi decenni sono accaduti però due fatti. Il primo: è aumentata la vulnerabilità della nostra società, una società che è cresciuta in termini di numero (demograficamente), ed è cresciuta in termini di infrastrutture.
Lo stesso evento meteorologico estremo che 100 anni fa colpiva un'area sostanzialmente poco abitata, urbanizzata, prevalentemente agricola, senza infrastrutture di trasporto, linee elettriche o telefoniche, antenne di trasmissione dati o gasdotti, oleodotti, chiaramente aveva meno cose da distruggere. Oggi un evento meteorologico di pari intensità rispetto a quello di 100 anni fa ha semplicemente più oggetti da distruggere. Più capitale investito che è soggetto a essere deteriorato da un evento meteorologico importante.

L'altro elemento che sta cambiando è invece la maggiore frequenza e la maggiore intensità degli stessi fenomeni a causa del riscaldamento globale.
Qui i dati sono molto più difficili da interpretare. Non c'è ancora una statistica robusta, su cui appoggiarsi. Mentre l'aumento di temperatura è un fatto sperimentabile e misurabile su tutto il pianeta, gli eventi estremi sono distribuiti in modo molto difforme, per cui ci sono zone che li stanno sperimentando probabilmente in modo più acuto e altre dove invece non si notano ancora questi segnali.
In ogni caso, entrambi questi elementi ci metteranno di fronte, in futuro, a un rischio molto maggiore. Il rischio può essere sia in termini di vite umane che vengono colpite direttamente da un episodio meteorologico, sia i danni economici e sia infine gli spostamenti, le vere e proprie migrazioni di popoli allorché queste catastrofi climatiche vadano a toccare delle zone densamente popolate e con scarse possibilità di resilienza, di ripresa, che vadano per esempio anche a incidere sulla produzione alimentare e quindi creando delle vere e proprie crisi di carestia in alcune zone del mondo, che poi spingano intere popolazioni a migrare.
Ecco, questi tre elementi sono così importanti che l'IPCC - il comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici - pochi mesi fa ha pubblicato un rapporto specifico sugli eventi estremi di tipo meteorologico, mettendo in guardia un po' tutti i paesi del mondo a questi nuovi scenari futuri.

Come si possono combattere i fenomeni meteorologici estremi?
Abbiamo soltanto due strategie. La prima è quella di contenere il più possibile la magnitudo del cambiamento: lo si può fare soltanto con la riduzione delle emissioni, lo si può fare con una economia che corra meno, che bruci meno, che inquini meno. Non è possibile ridurre però al 100% il cambiamento climatico, perché ormai ci sono 200 anni di sviluppo industriale e di emissioni che daranno i loro effetti in futuro.
Possiamo quindi solo scegliere di mitigarlo.
Negli ultimi scenari climatici sappiamo che il range, il ventaglio di cambiamento termico sul pianeta da qui a fine secolo è compreso tra circa 3 e 6 gradi. È evidente che questo margine sta nelle nostre scelte: meglio un mondo che si scalda solo di 3 gradi piuttosto che di 6, perché con 6 gradi tutto l'adattamento diventerà più difficile e ecco quindi il secondo punto, l'adattamento.
Anche se fossimo così bravi da ridurre il cambiamento a soli 3 gradi invece che 6, comunque questi 3 gradi non saranno indenni, non sarà qualche cosa che passerà senza colpo ferire! Ci porterà comunque a un mondo diverso da quello che conosciamo oggi, con fenomeni comunque estremi che si verificheranno e contro cui dovremo attrezzarci e qui arriviamo alla politica della resilienza.
La resilienza è quella proprietà di un sistema a non collassare quando viene sottoposto a un forte stress. La resilienza è qualche cosa che si crea lentamente, con grandi investimenti, con educazione e quindi a mio parere, oggi, il grande obiettivo dei governi di tutto il mondo dovrebbe essere proprio quello: da un lato di ridurre l'entità del cambiamento climatico e dall'altro progettare la resilienza della specie umana.

La conoscenza dei guasti climatici e dei rischi a cui andiamo incontro ormai è sufficiente per muoverci all'azione. I grandi meeting internazionali per prendere dei provvedimenti di tipo economico, che portino a una riduzione delle emissioni clima alteranti, si fanno ormai da una ventina di anni, purtroppo con risultati molto modesti.
L'unico accordo vincolante di questo genere è stato il protocollo di Kyoto, che scade a fine 2012, ma è proprio stato un tentativo molto modesto di dare dei risultati.
La crisi economica ha fatto molto di più dei protocolli nella riduzione delle emissioni. Io penso che o ci si rende conto, tutti insieme - nella globalità dei paesi, dei circa 200 stati sovrani che compongono il pianeta - chesiamo seduti su una bomba a orologeria e possiamo scegliere tutti insieme di disinnescarla o almeno di diminuirne il potenziale, o continueremo a fare parole e sposteremo sempre di anno in anno il momento delle azioni radicali, di cui avremmo bisogno e quindi peggiorando sempre di più la situazione.
Mentre da un lato aspettiamo che la grande politica assuma degli impegni non dobbiamo scordare che il ruolo dell'informazione e delle scelte dei singoli è forse pari a quello della grande politica. Non possiamo sempre e solo delegare le scelte ad altri, aspettando che vengano decise in un certo altrove. Ciò che riguarda l'uso delle risorse del pianeta e il relativo inquinamento è frutto prevalentemente di scelte individuali: ognuno di noi, ogni giorno, con le proprie azioni, contribuisce in misura maggiore o minore al futuro del pianeta e delle future generazioni.
E quindi direi che i due percorsi devono essere paralleli. Da un lato abbiamo bisogno di una grande politica, perché non siamo in grado individualmente di fare tutto, ma dall'altro abbiamo anche in mano la possibilità di iniziare a reagire e dare un segnale importante, a iniziare dai nostri acquisti, dal nostro comportamento, da come usiamo l'energia, da come ci muoviamo, come viaggiamo, che tipo di casa abbiamo, quali sono le nostre scelte concrete nella vita di tutti i giorni. E purtroppo l'informazione è un punto debole, nell'attuale situazione, nonostante un mondo che non ha mai avuto così grande facilità di diffondere l'informazione in tempi rapidi e anche con grandi approfondimenti e con una totale interconnessione tra le discipline e direi anche con la rapidità di avere le informazioni di tutto il mondo sottomano, attraverso la Rete.
E' anche un mondo, forse, che è distratto da troppe cose e non riesce a scegliere, tra tante informazioni, quella veramente strategica per il proprio futuro. 

mercoledì 5 dicembre 2012

La democrazia dei corrotti


Anche quest'anno il network "Transparency International" ha pubblicato l'indice sulla corruzione percepita nel settore pubblico e politico globale. Uno strumento utile -perché indicativo più che metodologicamente esaustivo- che restituisce ancora una volta una triste istantanea del nostro Paese.

Quarantadue punti su cento, 72esima posizione occupata su 174. In coda alla lista dei Paesi europei, accompagnata da Grecia e Bulgaria. Un vero e proprio handicap culturale, sociale ed economico, che pesa -questo sì- sulla credibilità nazionale nei confronti delle attenzioni estere. Lo ha affermato anche la Corte dei Conti, smentendo di fatto coloro che indicano nella "scarsa produttività" le esitazioni italiane. Dinanzi alla palude, il governo Monti ha promesso un netto cambio di passo rispetto agli esecutivi precedenti.

Riuscirà la legge anticorruzione -approvata tra gli applausi scroscianti del Parlamento lo scorso ottobre- ad allontanarci dal baratro? Abbiamo chiesto questo ed altro a Walter Mapelli, sostituto procuratore a Monza nonché autore de "La democrazia dei corrotti" (Bur, 2012). Ecco il video dell'intervista.


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