giovedì 31 gennaio 2013

Anpi: mostra a tema


Bareggio L'Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d'Italia) riunita in Coordinamento del Magentino (sezioni Sedriano/Vittuone, Corbetta, Magenta, Cuggiono,Bareggio, Arluno,Cornaredo/Settimo M.) propone quest'anno un progetto culturale rivolto a cittadini, studenti e associazioni, in occasione del Giorno della Memoria (legge 20 luglio 2000 n. 211).

Il Progetto prevede una Mostra a tema, creata dall'Anpi di zona e proposta sul territorio del Magentino dove operano le nostre sedi.
Lo scopo dell'iniziativa è dare maggiore risalto a tale celebrazione, con l'obiettivo di porre l'attenzione sul pregiudizio che ha generato tutti gli stermini razzisti, sotto i regimi nazifascisti, imperniati sull'elogio della forza e della forma, per la soppressione della "diversità" e della cosiddetta "inefficienza".

L'argomento trattato, per quest'anno, è il Progetto Eutanasia "Aktion T4", rivolto ai disabili mentali e fisici, elaborato nella massima segretezza dall'apparato politico e scientifico della Germania nazista tra il 1939 e il 1941. Successivamente il progetto è sconfinato nel programma "Aktion 14F13"(1942/1945) condotto da Himmler all'interno dei campi di sterminio , rivolto ai soggetti emarginati o senzatetto, ed ai malati mentali, che vennero contrassegnati col triangolo nero e definiti genericamente "asociali".

Il contenuto della Mostra offre uno spunto di riflessione per considerare i Diritti Umani e i Principi democratici sanciti dalla nostra Costituzione Repubblicana e Antifascista.
In quest'ambito l' Anpi si configura come testimone e custode di Memoria storica, simboleggiata dal filo rosso che lega gli eventi di questa parte di Storia,
La Mostra è stata inaugurata a Magenta, presso la casa Giacobbe, Mercoledi' 23 gennaio 2013, con una Conferenza Storica a cura del Prof. Giancarlo Restelli.

La sezione Anpi "Carlo Chiappa" dopo l’esposizione curata a Sedriano presso la sala "Costa" di Piazza del Seminatore, che ha visto la partecipazione di diverse classi di studenti della scuola media, porterà la mostra a Vittuone che sarà esposta nel salone “Don Milani” dell’Oratorio di Via Villoresi, in collaborazione con Acli e la Parrocchia, nei giorni e orari indicati nella locandina allegata.
Sabato ore 10,30 incontro/visita con istituzioni e Associazioni.

In particolare le giornate di lunedì 4 e martedì 5 febbraio sarànno dedicate alla visita delle scolaresche.
Vincenzo Capuozzo per Direttivo sezione Anpi "Carlo Chiappa" di Sedriano/Vittuone.

CittàOggiWeb

Ispezioni sul lavoro, 6 aziende su 10 non sono in regola. Dal "nero" recuperati 1,6 miliardi


Nelle aziende italiane è ancora frequente l'irregolarità nel rapporto con i lavoratori: Inps, Inail e ministero del lavoro nel 2012 - secondo quanto riporta la Relazione sulla vigilanza del ministero pubblicata oggi sul sito - hanno controllato 243.847 aziende scoprendo irregolarità nel 63% dei casi. I lavoratori irregolari scovati nell'anno sono stati 295.246 (100.193 di questi erano completamente in nero) mentre sono stati recuperati 1,6 miliardi di contributi e premi evasi (ma solo il 20% di questo importo è stato materialmente incassato).

La percentuale di aziende irregolari è lievemente aumentata rispetto al 2011, quando risultò non in regola il 61% delle aziende ispezionate (quasi 150.000 su 244.170). Il numero di aziende irregolari nel 2012 (154.820) è aumentato del 3%. È cresciuto di molto invece l'importo dei contributi e premi recuperati, da 1,22 miliardi a 1,63 miliardi (+33%).

Il Rapporto sulla vigilanza segnala che i lavoratori risultati irregolari sono aumentati del 6% (passati da 278.268 a 295.246) mentre è in lieve diminuzione il numero dei lavoratori totalmente in nero (-5% dai 105.279 scoperti nel 2011).

"La costante flessione del numero dei lavoratori in nero rispetto agli anni precedenti - rileva il ministero - oltre ad essere una diretta conseguenza della contrazione occupazionale dovuta alla crisi economica in atto che presenta inevitabili riflessi anche nell'ambito del lavoro sommerso, è speculare al sempre maggior incremento del ricorso all'utilizzo, soprattutto nelle regioni del Centro-Nord, delle tipologie contrattuali flessibili, quale possibile alternativa al contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato".

Il rapporto segnala anche che nei primi 9 mesi del 2012 sono stati attivati nel complesso 7,9 milioni di contratti ma solo 1,36 milioni per rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Nel periodo sono stati attivati 4.983.964 contratti a tempo determinato, 1.369.593 contratti a tempo indeterminato, 623.507 collaborazioni e 219.230 rapporti di apprendistato. Sono stati firmati inoltre 732.476 altri contratti tra lavoro intermittente, contratti di agenzia, ecc. (Ansa)

Bravo Ambrosoli!!!


mercoledì 30 gennaio 2013

The Hidden Costs of Hamburgers


Lombardia, indagati per i rimborsi regionali una ventina di consiglieri dell'opposizione


L'inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Robledo riguarda le spese effettuate da esponenti
del Pd e dell'Idv con i fondi del Pirellone. Già indagati 62 consiglieri della maggioranza Pdl-Lega
Lo leggo dopo

Una ventina di consiglieri dell'opposizione alla Regione Lombardia, tra cui esponenti del Pd e dell'Idv, sono indagati per peculato nell'ambito dell'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Antonio D'Alessio. L'indagine è lo sviluppo di quella che vede già coinvolti 62 consiglieri del Pdl e della Lega e riguarda spese 'sospette' fatte coi rimborsi regionali. Nei prossimi giorni verranno notificati gli inviti a comparire ai nuovi indagati.

Mazzi di fiori e ristoranti per Idv e Sel Nicole Minetti, rimborsi illegali per 'Mignottocrazia'

Poche settimane fa la guardia di finanza si era recata negli uffici dei gruppi consiliari di Pd, Sel, Idv  Pensionati, gruppo Misto per ritirare una ventina di scatoloni pieni di carte che, come è accaduto per i consiglieri di Pdl e Lega, sono state analizzate per chiarire i motivi delle spese effettuate a partire dal 2008 con i soldi pubblici. Dalle prime indiscrezioni sembra che le spese finite 'sotto la lente' degli inquirenti riguardino cifre di gran lunga inferiori rispetto a quelle contestate nella prima tranche dell'inchiesta agli esponenti della maggioranza.

Le prime reazioni arrivano dalla Lega che, con Roberto Maroni e Matteo Salvini, chiede a Umberto Ambrosoli se, per caso, non abbia intenzione di rinunciare alla candidatura visti gli sviluppi dell'indagine. Roberto Formigoni scrive su Twitter: "Ambrosoli aveva giurato di non volere indagati in lista. Ora le sue liste ne sono piene. Che farà il grande avvocato?". Puntuale arriva la replica del candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione. Umberto Ambrosoli ripete di essere favorevole ai controlli anche sulle opposizione e contrattacca replicando alla Lega che il Carroccio: "farebbe meglio a mettere qualche manifesto abusivo in meno, e con il risparmio rifondere i soldi spesi dai consiglieri leghisti per i matrimoni dei familiari e per le cartucce da caccia, messe a carico dei contribuenti."

Sulla vicenda interviene anche Gabriele Albertini che promette, in caso di vittoria alle regionali, una riforma della legislazione sui rimborsi che preveda una rendicontazione molto più precisa e dettagliata di ora. Per il Pd arriva una nota del capogruppo Luca Gaffuri che ribadisce "la piena fiducia nella magistratura" e sottolinea che "solo il due del bilancio del gruppo per cento è destinato a rimborsi per i consiglieri". Gaffuri conclude: "'Siamo certi di poter dimostrare di aver utilizzato le risorse a nostra disposizione per attività politica e istituzionale, nella nostra documentazione non si troveranno spese per cartucce da caccia o per banchetti di nozze"
Repubblica.it

Lombardia, già il 78% delle tasse resta in Regione


Dunque, Roberto Maroni anche oggi ha ribadito che se vincerà in Lombardia, tratterrà il 75% delle tasse lombarde sul territorio per abolire, tra le altre cose, il bollo auto (la batteria di pentole in omaggio per ogni elettore che abbia il coraggio di votare Lega, no?)
C’è un piccolo problema, però: già il 78% delle tasse resta in Lombardia. Ohibò: quindi Maroni vuole regalare un bel 3% di tasse dei cittadini a Roma Ladrona?
A smontare il cavallo di battaglia leghista ci pensa Andrea Di Stefano, ex-competitor di Ambrosoli alle primarie e capolista della lista “Etico a Sinistra“, con un’analisi di Alessandro Santoro. Infatti, l’ammontare delle spese pubbliche (statali e regionali) realizzate sul territorio dello Stato è pari già oggi al 75% delle entrate realizzate in Lombardia, stando ai dati della Banca d’Italia, riportati qui di seguito. 
Media 2004-2006
  • Entrate: 14.579
  • Spese primarie: 9.977
  • Rapporto: 68%
Per spese primarie si intendono:
  • le spese per prestazioni sociali;
  • le spese correnti;
  • gli investimenti in beni e servizi a beneficio dei cittadini e delle imprese lombarde
tuttavia nel conteggio precedente mancano gli interessi da pagare sul debito e che gravano su tutti gli italiani
Se ripartiamo questi interessi pro-capite, si ottiene un ammontare di circa 1500 euro per residente in Lombardia, e a questo punto si ottiene che ciò che spende la PA per i residenti in Lombardia è già più del 75% delle entrate realizzate in Lombardia: (9.977+1500)/14579= 78%
Questo significa che se la Regione Lombardia volesse trattenere una percentuale del 75% delle entrate sul proprio territorio dovrebbe necessariamente
  • fornire tutti i beni e i servizi che oggi sono forniti dallo Stato, e dagli enti pubblici (Inps in primis)
  • assumersi una quota di debito e pagarne gli interessi
Che cosa cambierebbe per i cittadini e le imprese lombarde?
Assolutamente nulla, o meglio, solo un gran caos amministrativo, oltre, si intende, ad un peggioramento generale delle prestazioni offerte dal nuovo “stato” indipendente.
Ancora così convinti di votare Roberto Maroni?

martedì 29 gennaio 2013

LASCIATE CHE GLI ANZIANI SI "SBRIGHINO A MORIRE", DICE IL MINISTRO GIAPPONESE

DI JUSTIN MCCURRY 
guardian.co.uk 

Taro Aso dice che rifiuterebbe le “cure terminali” e si sentirebbe "male" sapendo che il trattamento è stato pagato dal governo. 

Il nuovo governo del Giappone ha appena un mese, e già uno dei suoi membri più anziani ha insultato decine di milioni di elettori, suggerendo che gli anziani siano un inutile peso per le finanze del paese.

Taro Aso, il ministro delle Finanze, ha detto lunedì che agli anziani dovrebbe essere consentito di "sbrigarsi a morire" per alleviare la pressione sullo stato per pagare le loro cure mediche. "Il cielo non voglia che si sia costretti a vivere quando si desidera morire. Mi sveglierei con una sensazione sempre peggiore sapendo che [il trattamento] viene interamente pagato dal governo", ha detto nel corso di una riunione del Consiglio nazionale per le riforme sulla sicurezza sociale. "Il problema non sarà risolto a meno che non li si lasci affrettarsi a morire." 

I commenti di Aso facilmente offenderanno in Giappone, dove quasi un quarto della popolazione di 128 milioni di abitanti è over 60. La proporzione è prevista crescere fino al 40% nel corso dei prossimi 50 anni. 

I commenti sono anche una distrazione sgradita per il nuovo primo ministro, Shinzo Abe, il cui primo periodo alla guida del Giappone si è concluso con le sue dimissioni dopo appena un anno, nel 2007, in parte a causa di una serie di gaffe da parte dei membri del suo gabinetto. 

L'aumento dei costi sociali, in particolare per gli anziani, era dietro la decisione dello scorso anno di raddoppiare l'imposta sul consumo [ vendite] al 10% nel corso dei tre anni successivi, una mossa sostenuta dal partito liberal-democratico di Aso. 

Il 72enne che è anche vice primo ministro, ha detto che egli rifiuterebbe le cure terminali. "Non ho bisogno di quel tipo di cura", ha detto nei commenti citati dai media locali, aggiungendo che aveva scritto una nota dando istruzioni alla sua famiglia di negargli il trattamento medico di prolungamento della vita. 

Per aggravare l'insulto, si è riferito ai pazienti anziani che non sono più in grado di nutrire se stessi come "persone intubate". "Il ministero della salute e del benessere", ha aggiunto, è "ben consapevole che” un mese di trattamento di un singolo paziente nelle fasi finali della vita “costa diverse decine di milioni di yen". 

Costo a parte, la cura degli anziani è la maggiore sfida per i servizi sociali sotto pressione del Giappone. Secondo un rapporto di questa settimana, il numero di famiglie che ricevono sussidi, aventi membri della famiglia con 65 anni o più, è pari a più di 678 mila, pari a circa il 40% del totale. Il paese affronta anche un aumento del numero di persone che muoiono sole, la maggior parte delle quali sono anziani. Nel 2010, 4,6 milioni di persone anziane vivevano da sole e il numero di morti in casa è salito al 61% tra il 2003 e il 2010, da 1.364 a 2.194, secondo l'ufficio del welfare sociale e della salute pubblica di Tokyo. 

Il governo ha in programma di ridurre la spesa sociale nel suo prossimo bilancio, che deve entrare in vigore il prossimo Aprile, con l'indicazione dei tagli prevista tra pochi giorni. 

Aso, che ha una propensione agli errori verbali, poi ha tentato di chiarire i suoi commenti. In un forum pubblico ha riconosciuto che il suo linguaggio era stato "inappropriato" e ha insistito che stava parlando solo della sua preferenza personale. 

"Ho detto quello che io personalmente credo, non cosa dovrebbe essere il sistema di assistenza ai malati terminali", ha detto ai giornalisti. "E' importante che tu sia in grado di passare in pace gli ultimi giorni della tua vita." 

Non è la prima volta che Aso, uno dei più ricchi uomini politici del Giappone, ha messo in discussione il dovere dello Stato verso la sua vasta popolazione anziana. Nel 2008, quando era primo ministro, ha descritto pensionati "malfermi" come pesi fiscali che dovrebbero prendersi maggiormente cura della propria salute. 

"Vedo le persone di 67 o 68 anni a riunioni di classe che barcollano in giro e vanno costantemente dal medico", ha detto in una riunione di economisti. "Perché dovrei pagare per persone che solo mangiano e bevono e non fanno alcuno sforzo? Io cammino ogni giorno e faccio altre cose, ma pago più tasse." 

Aveva già fatto arrabbiare i medici del paese, dicendo loro che non avevano senso comune, aveva fatto una battuta sui pazienti di Alzheimer, e definì i "giovani squattrinati" non idonei al matrimonio. Nel 2001, disse che voleva che il Giappone diventasse il tipo di paese di successo, in cui "vorrebbero vivere i più ricchi ebrei". 

Una volta ha paragonato un partito di opposizione ai nazisti, ha elogiato il dominio coloniale del Giappone a Taiwan e, come ministro degli Esteri, ha detto a diplomatici statunitensi che non sarebbero mai stati creduti in negoziati di pace in Medio Oriente, perché hanno "occhi azzurri e capelli biondi". 

Mentre i dati diffusi lunedì hanno mostrato un record di 2.140.000 giapponesi che stavano ricevendo i sussidi nel mese di ottobre 2012, Aso ha condotto una vita di privilegi che solo pochi dei suoi compatrioti potevano sperare di eguagliare. 

Egli è nipote di Shigeru Yoshida, un influente primo ministro del dopoguerra, ed è sposato con la figlia di un altro ex premier. 

Durante la campagna per la premiership nel 2008, Aso ha rifiutato di ammettere l'uso di centinaia di prigionieri guerra alleati nelle miniere di carbone dell’azienda della sua famiglia durante la seconda guerra mondiale. E' stato presidente dell'azienda erede, Aso Cement, dal 1973 al 1979. 

Justin McCurry 
Fonte: /www.guardian.co.uk
Link: http://www.guardian.co.uk/world/2013/jan/22/elderly-hurry-up-die-japanese
22.01.2013 

lunedì 28 gennaio 2013

TANTI SOLDI E POCA TRASPARENZA. ECCO IL BUSINESS DELLA CARITÀ

"A Wall Street peserebbe quanto Apple. Alla Borsa di Milano sei volte l'Eni. I loro fondi riuniti rappresentano la quinta economia mondiale. Hanno in mano un grande potere". Valentina Furlanetto, giornalista e autrice del libro "L'industria della carità", svela le opacità sul mondo delle ong in un'intervista ad Affaritaliani.it: "Le associazioni sono ormai delle grosse multinazionali. Hanno ceduto alla logica del marketing. E in un Paese come il nostro, dove regna la corruzione, andare a rompergli le scatole sembra sbagliato. Ma è giusto pretendere trasparenza". 

In che modo la carità diventa un'industria, come recita il titolo del tuo libro?

In realtà sotto la parola "carità" ci sono molte cose. Il titolo del libro forse dà già un giudizio su cose molto diverse. Quello che ho fatto io è stato occuparmi di alcune associazioni che fanno parte del grande mondo del terzo settore. Non potevo occuparmi di tutto, ho fatto una panoramica a volo di uccello sulle principali realtà. Mi rendo conto che si tratta di una fotografia parziale ma di libri che parlano bene di no profit e carità sono piene le librerie. Ed è anche giusto che sia così, però penso ci fosse la necessità di raccontarne anche le opacità. Andare a vedere i conti, la trasparenza e l'efficienza di queste associazioni. Ci voleva un libro non buonista.

Nel libro tocchi molti argomenti. Dalle fondazioni bancarie alle adozioni a distanza fino al mercato dei vestiti usati. Tutti filoni che poi trovano riscontro anche nelle cronache degli ultimi mesi...

Beh, sì, c'è stato recentemente l'arresto del segretario dell'Istituto dei Ciechi di Milano, il caso dell'asilo Mariuccia... Nel libro parlo anche di altre cose che sui giornali non sono mai apparse. Per me era importante buttare tanti sassolini. Con questo non voglio dire che tutto il terzo settore operi male. Però è un mondo che era nato proprio per evitare gli sprechi della cooperazione di Stato e il Welfare. Oggi, con un giro di denaro pari a 67 miliardi, la gestione è diventata complicata. Alcuni operano bene, altri male. È giusto cercare di capire il perché.

Quando il no profit ha ceduto al business?

Il terzo settore ammonta al 4,3% del pil, come la moda. Per esempio, per le adozioni internazionali girano 45 milioni l'anno e il Cifa, l'ente più grande del settore, ne conta 12 di cui 4 fermi per garanzia. Poi succede che arrivino degli sconosciuti e facciano una scalata lanciando un'opa. In quel caso il Cifa era in buona fede e non se lo aspettava. Hanno promesso che avrebbero rivisto lo statuto. Gli enti e le associazioni devono loro stessi tutelarsi ed equipaggiarsi con più regole.

Un giro di denaro così imponente inevitabilmente porta all'esercizio di un potere. Per il no profit in che cosa si concretizza questo potere?

Quando glorifichiamo l'associazionismo e il volontariato dovremmo ricordarci di guardare anche al rovescio della medaglia e quindi a uno Stato che non fa il suo dovere. Quando il no profit ha questi numeri significa già che lo Stato ha fallito. In Italia si è delegato troppo all'associazionismo. Questi enti dovrebbero essere un qualcosa in più, non farsi carico di tutto. E comunque, certo, il no profit esercita un grande potere. Quando si decide di sponsorizzare una ricerca piuttosto che un'altra già si sta esercitando un potere. Nella beneficenza non c'è un controllo democratico. La beneficenza è un esercizio di potere. Quando Bill Gates con la sua fondazione va a vaccinare i bambini fa una cosa meritoria però decide lui dove e quando farlo. E magari nello stesso momento la sua fondazione veniva finanziata dalle aziende che in quella stessa zona inquinavano e provocavano le malattie ai bambini. La filantropia è un esercizio di potere e di sussidiarietà in cui lo Stato cala le braghe. E se negli Stati Uniti si sono attrezzati con degli anticorpi in Italia non è così. Abbiamo mutuato degli atteggiamenti tipicamente americani senza però avere i paletti necessari a regolamentarli.

Quali sono gli strumenti di cui ci sarebbe bisogno?

L'obbligatorietà dei bilanci, la rendicontazione e l'efficacia dei progetti. Così va a finire che magari costruisci una scuola ma che poi non c'è elettricità o non ci sono le strade per arrivarci.

Lo scorso luglio la Corte dei Conti ha diffuso un rapporto molto critico nei confronti delle ong. È cambiato qualcosa in questi mesi?

Zero. I giudici contabili purtroppo li ascoltano poco, cade tutto nel dimenticatoio. E poi in un Paese come l'Italia con tutta questa corruzione e i bilanci opachi dei partiti andare a fare le pulci alle associazioni sembra, non so, di andare a vedere le doppie punte a Kate Moss. Però se vogliamo diventare un paese normale dovremmo fare anche questo. Le associazioni mettono la loro reputazione al centro del loro operato. Proprio per questo dovremmo chiedere e pretendere ancora più trasparenza. Andrebbe solo a loro vantaggio.

Se la carità è un'industria il prodotto è la povertà. Come si vende questo prodotto?

Attraverso le donazioni, talvolta il sostegno degli enti pubblici e le raccolte fondi. Raccolte da organizzare con pubblicità e marketing. È normale che le associazioni debbano farsi conoscere. Però non è possibile che venga usata, come qualche volta accade, la stessa percentuale per finanziare i progetti umanitari e per fare marketing. Lo scopo di queste associazioni dovrebbe essere quello di chiudere dopo aver fatto il loro dovere, non quello di sopravvivere e diventare più grosse. Non si dovrebbe gridare "emergenza, emergenza" per avere nuovi fondi. Poi finisce che vengono costruite città e cittadelle perpetue in paesi come il Congo o Haiti. I territori di guerra non sono neutri. Stare lì per anni e anni senza mai dare il controllo alle popolazioni del luogo non è una cosa indifferente. Medici Senza Frontiere, per esempio, ha fatto una grande riflessione su questo tema. Spesso andando lì facciamo più per noi che per loro.

Da questo discorso sembra che le logiche del no profit siano diventate del tutto simili a quelle delle multinazionali. Esistono dei punti sui quali invece continuano a essere diverse?

Il no profit ha mutuato tutta una serie di atteggiamenti del profit. Un esempio molto italiano è il passaggio delle associazioni da padre a figlio. Se ci sono cose che non sono state assunte dal profit? Sì. Per esempio, al profit si chiedono la trasparenza dei conti e l'efficienza. A queste associazioni invece no. È giunto il momento di farlo.
Valentina Furlanetto

Articolo già pubblicato su Affaritaliani.it (a cura di Lorenzo Lamperti) 

LA MEMORIA FERITA


Berlusconi rivaluta una dittatura (orribile come tutte le dittature) nel giorno in cui si ricordano le persone che anche di quella dittatura furono vittime.


"Il fatto delle leggi razziali è stata la peggiore colpa di un leader, Mussolini, che per tanti altri versi invece aveva fatto bene". Non lo dice un vecchio nostalgico al quinto bicchierino di grappa, bensì l'ex Presidente del Consiglio e leader della coalizione di destra, Silvio Berlusconi. Lo dice nel giorno della memoria, in una giornata che dovrebbe essere dedicata al ricordo della Shoah e vedere tutti - al di là delle proprie appartenenze politiche - condividere il dolore e la speranza.

Berlusconi rivaluta una dittatura (orribile come tutte le dittature) nel giorno in cui si ricordano le persone che anche di quella dittatura furono vittime. "Le parole di Berlusconi - ha scritto Dario Franceschini - sono una vergogna e un insulto alla storia e alla memoria. Chieda oggi stesso scusa agli italiani". Impossibile non essere d'accordo con il presidente dei deputati del Pd.

Sul fascismo e sul nazismo il giudizio di condanna netta e senza appello appartiene a tutte le democrazie occidentali. E non c'è alcun paese democratico che accetti la volgarità della difesa di regimi condannati dalla Storia. Negli USA e nei paesi europei di lunga tradizione democratica, i politici possono dividersi su tutto ma mai e poi mai accetterebbero la difesa delle dittature, consapevoli che la forza di una democrazia risiede nel rispetto delle sue istituzioni e nel rifiuto di qualunque folle ideologia che nega la libertà.

Scrive Debora Serracchiani che è "semplicemente disgustoso che proprio nel Giorno della Memoria Berlusconi si metta a fare distinguo e a riabilitare l'opera del dittatore che ha trascinato l'Italia nella Seconda guerra mondiale". Disgustoso, è questo l'aggettivo più adatto per descrivere lo stato d'animo di milioni di italiane e italiani. Non proviamo neanche rabbia, solo disgusto.

Sarebbe bello se, in un sussulto di dignità, politici e cittadini di destra dicessero che chi dice cose come quelle dette da Berlusconi non rappresenta nessuno. Sarebbe il segno di un'Italia diversa, divisa nei progetti ma unita nei suo valori fondanti, coesa nel rispetto della Costituzione, affratellata dal ricordo delle vittime della dittatura e della violenza, orgogliosa della sua storia, fiera di credere nel valore della democrazia.

Quell'Italia che resiste al fascismo, che si oppone alle mafie, che ha nei fedeli servitori delle istituzioni i suoi punti più alti di sintesi. L'Italia di Francesco d'Assisi, di Leonardo da Vinci, di Dante Alighieri, di Antonio Gramsci, di Alcide De Gasperi, di Enrico Berlinguer, di Aldo Moro, di Giovanni Falcone, Nino Caponnetto, Paolo Borsellino; l'Italia delle tante donne e tanti uomini che quotidianamente offrono il loro lavoro per il bene comune; l'Italia dei deportati e delle vittime della Shoah.

Quell'Italia che appartiene a tutte e tutti e che proprio nella giornata della memoria, Berlusconi offende. 
Michele Sorice 

venerdì 25 gennaio 2013

MPS, LA BANCA DEL PD CHE NEL 2012 E’ COSTATA 3,9 MILIARDI AGLI ITALIANI. PIU’ DEI TAGLI DELLA RIFORMA FORNERO

DI RED
senzasoste.it

Capita spesso di leggere dei veri e propri esercizi di comprensione su quale sia il potere su cui, in ultima istanza, poggia il Pd. Se ne parla in termini di geografia del sistema politico, un centrosinistra che tende al centro, oppure di geografia economica. Allora si parla del radicamento territoriale del Pd nelle ex-zone rosse. Oppure, facendo esercizio più sociologico, si parla della permanenza della rappresentanza, da parte del Pd, di residui di classe operaia, di pubblico impiego o di una sua forte rappresentanza nei confronti dei pensionati. In tutti i casi si tratta di simulacro ovvero, di fatto, il Pd è solo un simulacro di rappresentanza di regioni che sta portando verso il declino e di ceti sociali ai quali offre solo un progressivo impoverimento.

Nella foto: Pierluigi Bersani e Giuseppe Mussari 

Ma allora, ci si domanda, quale è la vera base sociale, produttiva del Pd? Sicuramente la si trova nelle evoluzioni del mondo delle coop in tre principali rami: grandi opere, grande distribuzione e immobiliare (sul rapporto tra Ipercoop e mattone ci sarebbe molto da scrivere. Su Senza Soste ora in edicola c'è un'inchiesta in questo senso). Ma si tratta solo di una parte del radicamento del potere reale del Pd.

Se si comincia a osservare Unipol, il cui titolo ultimamente è in salute, si capisce come da (molto) tempo il principale partito del centrosinistra presidi un altro grande potere delle società postindustriali: il ramo finanziario-assicurativo. Eccoci quindi ad uno storico potere italiano, nel ramo bancario, nel quale il radicamento Pd può vantare una lunga storia. Ci riferiamo al Monte dei Paschi che è controllato direttamente dal Pd senese quindi su una base territoriale con rilievo nazionale. Ora non ha importanza descrivere qui la guerra tra bande che si è aperta nel Pd a Siena con la crisi di Mps, una guerra che nessuno in Toscana riesce a spegnere tale è l’autonomia del partito democratico senese dal resto della regione. Bisogna soprattutto brevemente raccontare come l’Mps, grazie alla acquisizione sbagliata di Antonveneta e ad una lunga serie di operazioni speculative andate a male, da almeno un lustro si trova in cattive acque. Tanto che, nell’autunno del 2012, il governo Monti decreta, su un testo approvato da un relatore Pd ed uno Pdl, un aiuto alla banca senese pari a 3,9 miliardi di euro. Aiuto poi messo in discussione dal Bce ma superiore, dal punto di vista finanziario, ai “risparmi” che la riforma Fornero ha prodotto con i tagli alle pensioni. 

Questo per dire in che genere di politiche si è gettato il Pd. Per salvare una propria banca da uno sbilancio epocale, di proporzioni gigantesche, è entrato nel governo Monti legittimando le politiche di trasferimento delle risorse dello stato dalla spesa pubblica agli aiuti ai bilanci delle banche. Monti si è occupato, per dare un’idea sommaria dell’operazione, degli aiuti a banche greche, spagnole, portoghesi (che finiranno, in una partita di giro, alle banche tedesche e francesi) e al Pd è toccato il corposo aiuto a Mps. Aiuto che è servito, tra l’altro, ad evitare che la banca fosse commissariata dallo stato, disintegrando il residuo potere piddino senese e nazionale nei corridoi di Mps. Queste storie hanno sempre la caratteristica di fornire nuovi capitoli. Pochissimi giorni fa, con delle prove fornite dal Fatto Quotidiano, esce la prova inoppugnabile che Mussari, allora presidente di Mps e fino a poche ore fa presidente dell’associazione delle banche italiane (praticamente un ministro), aveva fatto una pesante operazione di cosmesi finanziaria con il bilancio 2009 del Monte dei Paschi. In poche parole aveva acquisito come attivo una serie di pericolosi derivati, contratti con una banca giapponese, che altro non erano che letali bombe ad orologeria nei bilanci della banca senese. E bravi Monti e il Pd, con il concorso del Pdl, che hanno decretato aiuti, e di quali proporzioni, ad una banca che è piena di vere e proprie bombe ad orologeria finanziarie. Tutto questo per sottrarre la banca ad un vero controllo pubblico.

Nel frattempo Mussari, che alcuni blog finanziari definiscono “il peggior presidente dell’Abi di sempre” si è dimesso, dichiarandosi innocente, dall’associazione italiana dei bancari. Resta uno sbilancio di dimensioni ciclopiche in Mps, con risorse considerevoli tolte ai beni pubblici per immetterle in una voragine di debiti privati. Tutto questo, naturalmente, senza che Mps abbia minimamente migliorato la propria offerta finanziaria a imprese, famiglie, singoli, coppie in cerca di mutuo. Si è presa una parte notevole di denaro pubblico per farla sparire nel niente di una voragine di bilancio. 

A questo punto chiedersi cosa sia veramente il Pd non fa certamente male. Al di là delle operazioni di creazione di simulacro per attirare elettori resta la sostanza materiale di un potere profondamente immobiliare (Ipercoop non è solo grande distribuzione), legato alle grandi opere (le cooperative edilizie) e speculativo-finanziario (Unipol e Mps). Si tratta di tipici poteri del liberismo odierno nazionale, quello legato al circuito mattone-moneta. Un circuito a cui le attuali politiche dell’eurozona di trasferimento, per quanto convulso ed instabile, delle ricchezze dalla spesa sociale ai bilanci delle banche va benissimo. Ma anche un partito molto diverso non solo dalla propaganda che fornisce di sé ma anche dall’immagine che comunemente si fanno anche i suoi avversari. Eppure basta seguire gli interessi materiali per sapere, in politica e non solo, chi si ha davanti.

Red
Fonte: www.senzasoste.it
Link: http://www.senzasoste.it/nazionale/mps-la-banca-del-pd-che-nel-2012-e-costata-3-9-miliardi-agli-italiani-pi-dei-tagli-della-riforma-fornero
23.01.2013

Rassegna Settegiorni


Il trapianto di rene gli ha ridato la vita: ora si candida per dare voce ai malati
Dall'esperienza della sofferenza all'impegno in politica per dare voce ai malati. Ci sarà anche Pietro ...

Fratelli d'Italia ha deciso: Roberto Lonati candidato sindaco Il tavolo delle trattative col centrodestra é rimandato a dopo il 25 febbraio. «L'obiettivo? Non ridare Bareggio alla sinistra»
Fratelli d'Italia scopre le carte e annuncia il suo candidato sindaco: Roberto Lonati. L'ex assessore ...

Da anni la loro via é senza asfalto: «Paghiamo anche noi le tasse!»
Vorrebbero e chiedono da tempo una strada normale vivibile e praticabile. Una via Santo Stefano ...

Il falò riscalda la Brughiera
Giovedì 17 gennaio è stato acceso accanto alla chiesetta della Brughiera il tradizionale falò di ...

«Problemi sia tecnici sia economici: il patto di stabilità   ci ha condizionato»
In riferimento alle condizioni in cui da anni versa via Santo Stefano interviene anche l'ex ...

Disabili sterminati: in sala consiliare la mostra dell'Anpi
Dal 26 gennaio al 1 febbraio anche Bareggio ospiterà nella sala consiliare di via Marietti ...

«A fine febbraio difficilmente ridiscuteremo il candidato»
Prendiamo atto che la volontà del neo-costituito gruppo politico di Fratelli d'Italia di Bareggio è ...

giovedì 24 gennaio 2013

Antonio Gramsci: Lettera alla Madre


Questa lettera è stata inviata da Antonio Gramsci il 10 maggio 1928 alla madre, poco prima della sua condanna a 20 anni, 4 mesi e 5 giorni di reclusione, comminata dal Tribunale Speciale Fascista, presieduto da Alessandro Saporiti, il 4 giugno 1928. Gramsci fu condannato per attività cospirativa, istigazione alla guerra civile, apologia di reato e incitamento all’odio di classe. Il pubblico ministero Isgrò concluse la sua requisitoria con una frase rimasta famosa: «Per vent’anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare». Non ci sono riusciti, per fortuna. Pierpaolo Farina QdS
***
Carissima mamma,
sto per partire per Roma. Oramai è certo. Questa lettera mi è stata data appunto per annunziarti il trasloco. Perciò scrivimi a Roma d’ora innanzi e finché io non ti abbia avvertito di un altro trasloco.
Ieri ho ricevuto un’assicurata di Carlo del 5 maggio. Mi scrive che mi manderà la tua fotografia: sarò molto contento. A quest’ora ti deve essere giunta la fotografia di Delio che ti ho spedito una decina di giorni fa, raccomandata.
Carissima mamma, non ti vorrei ripetere ciò che ti ho spesso scritto per rassicurarti sulle mie condizioni fisiche e morali. Vorrei, per essere proprio tranquillo, che tu non ti spaventassi o ti turbassi troppo qualunque condanna siano per darmi.
Che tu comprendessi bene, anche col sentimento, che io sono un detenuto politico e sarò un condannato politico, che non ho e non avrò mai da vergognarmi di questa situazione.
Che, in fondo, la detenzione e la condanna le ho volute io stesso, in certo modo, perché non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione. Che perciò io non posso che essere tranquillo e contento di me stesso. Cara mamma, vorrei proprio abbracciarti stretta stretta perché sentissi quanto ti voglio bene e come vorrei consolarti di questo dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente.
La vita è cosí, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità di uomini.
Ti abbraccio teneramente.
Nino
Ti scriverò subito da Roma. Di’ a Carlo che stia allegro e che lo ringrazio infinitamente.
Baci a tutti.

Il coraggio di pochi, il silenzio di molti: sentirsi “normali” di fronte alle mafie


Quando ho scritto la canzone “Quel giorno in cui credevo di essere normale (e invece mi sono dovuto nascondere)“, qualche mese fa, era un periodo un po’ particolare: era uscito un mio articolo in cui, con una presa di coraggio e per evitare il silenzio generale, denunciavo una rissa accaduta tra due gruppi di persone diciamo “poco raccomandabili” in un locale che, quella sera, era gestito da tre donne, nel mio paesino calabrese.
Visto che la “cultura del silenzio“, da noi, è molto popolare, il mio gesto ha avuto un’eco molto grande, sia in ambito nazionale che in ambito locale, su quotidiani e blog calabresi, e sulla bocca di molti, soprattutto miei compaesani. Il giorno dopo ho avuto una grande paura, per un sacco di motivi validi, e ho preferito tornarmene a casa, a Bologna, con qualche giorno di anticipo.
La conseguenza di tutto ciò è stata quella di aver ricevuto tanta solidarietà, appoggio e condivisione da parte di persone dislocate un po’ in tutta Italia e anche in ambito locale, con l’eccezione di una buona parte di persone che, seguaci della “cultura del silenzio“, mi hanno giudicato “incosciente“, “pazzo“, pensando che avrei dovuto farmi i cazzi miei e robe simili. Non tutte queste cose, ovviamente, mi sono state dette in faccia, alcune sì, altre mi sono state riferite, altre ancora erano intuibili dai gesti e dalle facce di determinate persone che, comunque, conosco. Tra l’altro non c’è stato nessun altro che ha deciso di metterci la faccia e dire qualcosa pubblicamente, né tra le “istituzioni” né tra la gente comune, ma questa è un’altra storia (di cui non me ne frega niente).
Il problema è che io davvero “credevo di essere uno normale” facendo quel gesto. Ma visto che “la lezione la fa la gente che vorrebbe ma non se la sente” allora ho dovuto sottostare alla loro cultura del silenzio e al loro giudizio osservando compiaciuto il non cambiamento delle cose.
Questa sensazione di “normalità” l’hanno avuto in misura decisamente maggiore e concreta persone che adesso vivono addirittura sotto scorta, perché hanno pensato che denunciare la mafia o la ‘ndrangheta potesse essere un gesto davvero normale, perché è giusto che sia così. Allora hanno scritto libri, articoli sui giornali, su internet, in cui prendevano di mira, giustamente, boss mafiosi e collusi.
Tra i vari nomi, come Roberto Saviano, Rosaria Capacchione e altra gente “normale”, c’è quello diGiovanni Tizian, un giovane ragazzo che dopo essere stato costretto a trasferirsi in Emilia Romagna perché la ‘ndrangheta gli aveva ucciso il padre a colpi di lupara nel 1989, ha iniziato a non farsi gli affari suoi, a sentirsi normale, a documentarsi e a scrivere degli orrori della ‘ndrangheta.
Oggi è uscita un’intercettazione tra un faccendiere piemontese e un boss della ‘ndrangheta in cui si parlava dei problemi che questo ragazzo stava causando al “povero” mafioso che scriveva dei suoi loschi affari sui giornali e del ridicolo faccendiere che rispondeva “dammi il nominativo che ci penso io, così o la smette o gli sparo in bocca“.
Ecco, Giovanni Tizian è un esempio di normalità ed io vorrei guardare in faccia quelle persone che davvero pensano che chi denuncia la criminalità e le mafie siano delle persone pazze ed incoscienti e che dovrebbero farsi i fatti loro; e poi vorrei vedere la loro dignità affievolirsi piano piano, vorrei vedere la vergogna sui loro volti, sui volti di quelle persone che osannano i criminali quando escono di galera innalzandoli ad eroi nazionali, di chi prende per normale il pagamento del pizzo, di chi fa finta di non guardare, di non sapere, di chi pensa “ma chi te l’ha fatto fare!”
In quella telefonata, il faccendiere dice al boss: “sai quali sono i due poteri, oggi, in Italia? la magistratura e i giornali“.
Ce ne sarebbe un terzo: la gente. Ma siamo troppo stupidi per capirlo.
Federico Cimini QdS

mercoledì 23 gennaio 2013

BERSANI ZITTITO SU TWITTER PER LA QUESTIONE DEGLI F35


Risposta pronta di Stefano, che non lascia scampo al segretario del PD


Delle spese militari e del loro aumento, nonostante la crisi, ve ne avevamo dato notizia in questo articolo. Vi avevamo parlato anche della folle spesa per i sommergibili.

Provvedimenti che non interessano i cittadini, ma la casta e anche il PD. Vi avevamo dato conto anche delle votazioni:

Blanda l'opposizione del Pd durante il dibattito (unica eccezione M. Turco) che, ignorando le richieste della piazza (e di Vendola), ha votato a favore. Contro l'Idv, che si è battuto strenuamente (Di Stanislao). Tutti gli altri han detto si (295) salvo, oltre a Idv e Radicali, pochi contrari (25) in ordine sparso (Pezzotta, ad esempio, Terzo Polo), oppure (53) astenuti (Sarubbi Pd).
Oggi è arrivato il messaggio di Bersani su Twitter e la pronta risposta di Stefano, così, tanto per gradire:

  1. Bisogna assolutamente rivedere e limitare le spese militari degli F35. La nostra prioritá non sono i caccia ma il lavoro. 
@pbersani E chi ha votato per l'acquisto? Le suore orsoline di Casacastalda o tu e tutti i guerrafondai del PD? Stattezittostatte!!!

Da aprile bollette in calo del 6-7%. I consumatori: “Era ora”


Il risparmio, conferma l’Autorità dell’energia, dovrebbe aggirarsi intorno ai 90 euro l’anno. La decisione accoglie le vibrate proteste partite dalle associazioni dei consumatori, secondo le quali nel biennio 2011-2012 il prezzo del metano sui mercati internazionali è sceso del 20%
Già da aprile le bollette del gas inizieranno a diminuire per effetto dei nuovi meccanismi di aggiornamento che l’Autorità per l’energiasi appresta a introdurre. Lo spiega la stessa Autorità, secondo cui il decremento complessivo sarà del 6-7%, con un risparmio di circa 90 euro su base annua.
L’Authority conferma così l’imminente approvazione di un nuovo documento sulla riduzione dei prezzi della materia prima gas.
Il nuovo meccanismo consentirà un’azione “molto incisiva” a beneficio di famiglie e piccoli consumatori, proseguendo nel percorso già avviato dal 2011 per contenere le bollette e trasferire i benefici derivanti dalla maggiore concorrenza sui mercati all’ingrosso e dall’avvicinamento dei prezzi italiani a quelli Ue, reso possibile anche grazie all’istituzione – da parte dell’Authority – del mercato di bilanciamento, in grado di fornire un prezzo spot non più legato a contratti di lungo periodo.
La decisione accoglie così anche le dure proteste delle associazioni dei consumatori, come Adusbef e Federconsumatori. Stando ai calcoli delle associazioni, infatti, “nel biennio 2011-2012 il prezzo del metano sui mercati internazionali è sceso del 20%, ma l’Autorità, invece di deliberare tali diminuzioni sulle bollette di 26 milioni di famiglie e quattro milioni di piccole e medie imprese, ha provveduto a continui salassi, con rincari pari al 23,7%, più di quattro volte l’inflazione, generando una perdita del potere di acquisto a esclusivo vantaggio dei gestori”.
Tra l’altro, prendendo in esame una bolletta tipo, lo studio evidenzia come solo il 37,4% della fattura delle famiglie riguardi la materia prima, mentre il 62,6% è riferito a oneri di altro tipo; per esempio: distribuzione, trasporto e assicurazioni. Per questo Adusbef e Federconsumatori chiedono un blocco totale biennale di prezzi e tariffe, “per contribuire a uscire dalla recessione dando impulso alla ripresa economica con una maggiore capacità di spesa dei consumatori”.
Egazette

Traffico in calo del 31% e 13 milioni per la mobilità verde. L’Area C compie un anno


A Milano primo bilancio ufficiale dopo l’applicazione del ticket sull’ingresso delle auto in centro: tutti gli incassi già utilizzati per potenziare metro, tram, bus e bike sharing. Scende del 33% il pericoloso black carbon. Oltre il 70% dei veicoli intestati ai residenti non ha superato i quaranta ingressi gratuiti annuali
Quarantunomila ingressi in meno di auto al giorno nel centro di Milano. È il bilancio del primo anno dell’Area C, la “congestion charge” del capoluogo lombardo, che dal 16 gennaio 2012 ha imposto ai veicoli a motore privati un ticket per l’ingresso nella cerchia dei bastioni (www.areac.it).
Il sistema ha consentito all’amministrazione comunale di reinvestire le risorse in opere di mobilità sostenibile, a partire dall’aumento delle corse dei mezzi pubblici e delle stazioni del BikeMi. Oltre 13 milioni di euro, al netto dei costi di gestione del servizio (7 milioni e 100mila euro), sono stati destinati al potenziamento di metropolitane, tram e autobus e all’attuazione della seconda fase del bike sharing milanese, come sottolinea una nota di palazzo Marino. Qualche esempio: grazie ai 10 milioni per i mezzi pubblici è stato possibile potenziare 14 linee di superficie, tra tram e autobus, con quasi 300 corse in più al giorno, e aumentare il numero di corse di tutte le metropolitane – 36 in più al giorno – sulle quali è stato anche esteso l’orario di punta (fino alle 10 del mattino, anziché fino alle 9). Inoltre, grazie agli ulteriori 3 milioni di euro sono state portate fuori dal centro le stazioni delle biciclette in affitto.
“In questo primo anno, Area C ha raggiunto gli obiettivi che si era prefissata in termini di riduzione del traffico e di miglioramento della qualità della vita di chi vive, lavora o visita la nostra città. Come era stato promesso un anno fa, inoltre, tutte le risorse che nel 2012 sono arrivate dalla congestion charge sono state subito investite nella mobilità sostenibile”, ha commentato l’assessore alla Mobilità e ambiente Pierfrancesco Maran.
Pm10 & co. Buone notizie per i polmoni - I dati analizzati dall’Amat evidenziano che, grazie al ticket, in un anno il calo medio del traffico rispetto al 2011 è stato di oltre il 31%. E oltre il 70% dei veicoli intestati ai residenti non ha superato i quaranta ingressi gratuiti annuali.
Dall’ultima campagna di monitoraggio del black carbon, le polveri sottili più pericolose per l’organismo, effettuata a ottobre 2012 in due siti, uno interno e uno esterno alla cerchia dei bastioni, emerge che le concentrazioni sono più basse nell’Area C in media del 33% con riscaldamenti spenti e del 12% con riscaldamenti accesi. Infine, pur non potendo avere effetti strutturali sulle concentrazioni di altri agenti inquinanti, il ticket ha ridotto in questo primo anno le emissioni di pm10 allo scarico (-10% rispetto al 2011, e del 58% rispetto al 2008), pm10 totale (-18% e -39%, rispettivamente), ammoniaca (-42% e -71%), ossidi totali di azoto (-18% e -43%), biossidi di azoto (-25% e -45%), anidride carbonica (tra -35% e -38% rispetto agli anni precedenti).
In pagina Approfondimenti la ripartizione degli ingressi in Area C per tipo di veicolo
Egazette

Clima, eguaglianza, diritti, accoglienza: la nuova era di Obama

Con un discorso breve ma intenso il presidente Barack Obama ha chiesto all’America di «agire» per «portare nel presente» «valori e idee» dei Padri Fondatori della Repubblica americana, sottolineando le battaglia che ritiene decisive nei prossimi 4 anni: per la difesa del clima, l’eguaglianza dei diritti dei gay, l’accoglienza degli immigrati e la difesa democrazia nel mondo. 

Pochi attimi dopo aver giurato nelle mani di John Roberts, presidente della Corte Suprema, Obama si è rivolto alla folla del National Mall ripetendo più volte “We, the people”, le parole con cui inizia la Costituzione. «Ciò che distingue l’America è il credo nell’uguaglianza fra tutti gli uomini» ha esordito, ricordando che “i patrioti del 1776 non si sono battuti per sostituire un re con i privilegi di pochi” e dunque resta l’uguaglianza il timone della nazione.  

Da qui l’appello ai singoli cittadini perché «conservare la libertà collettiva richiede azioni di ogni individui» a cui spetta di «agire assieme, una nazione e un popolo». L’impegno per il nuovo quatriennato che inizia sono di «cogliere le possibilità illimitate» offerte «dalla fine di un decennio di guerre e l’inizio della ripresa». 

Obama è a favore della «riduzione dei costi della Sanità e del deficit» ma non vuole smantellare l’impegno dello Stato federale per i cittadini perché «Medicare, Medicaid e Previdenza ci rafforzano». Le promesse riguardano i grandi temi: «Risponderemo alla minaccia dei cambiamenti climatici», «uguaglianza per i fratelli e le sorelle gay», «un metodo migliore per accogliere gli immigrati». E sulla politica estero l’impegno è a «restare l’ancora delle alleanze nel mondo», «sostenendo la democrazia dall’Asia all’Africa, dalle Americhe al Medio Oriente» nella convinzione che «una pace durevole non richiede una guerra perenne». 

Nel finale ha ricordato Martin Luther King «che ci ha guidato in questo Mall» per terminare: «Portiamo la luce della libertà verso un incerto futuro». 

www.lastampa.it

martedì 22 gennaio 2013

IMU ISTRUZIONI PER RICHIEDERE IL RIMBORSO

ROMA – Con un Comunicato stampa, Contribuenti.it - Associazione Contribuenti Italiani ha annunciato che è stata emanata oggi la circolare che stabilisce i termini per l’invio a Lo Sportello del Contribuente del Modello IMU RT 2012 e richiedere l’assistenza per ottenere il rimborso dell’Imposta Municipale Propria (IMU) corrisposta per l’anno d’imposta 2012.
In particolare, è stato stabilito il termine al 28 febbraio 2013 per consentire a tutti i contribuenti che hanno pagato l’IMU di presentare domanda di rimborso a Lo Sportello del Contribuente il modello IMU RT 2012 per via telematica all’indirizzo email: rimborsoimu@contribuenti.it.
Il modello è conforme a quanto previsto dall’art.6 comma 3 dello Statuto dei diritti del contribuente in quanto reso comprensibile anche ai contribuenti sforniti di conoscenze in materia tributaria e che, unitamente al pagamento, può essere inoltrato anche tramite posta elettronica certificata (PEC).
La compilazione è semplificata e prevede unicamente i quadri DE, PF SP, SC, ENC, IO, RI, RV e AC.
La novità più significativa del modello IMU RT 2012 è che non necessita dell’assistenza di alcun consulente o associazione di categoria per la compilazione.
Ulteriori informazioni sono disponibili su Contribuenti.it Magazine, su Facebook e su Twitter.
VISUALIZZA IL FAC-SIMILE MODELLO IMU RT 2012