giovedì 6 dicembre 2012

Volontariato: una risposta alternativa alla crisi

Volontariato vuol dire tante cose. È incontro, scambio, arricchimento reciproco. È gratuità, impegno, donazione. Ma è pure occupazione, lavoro, benessere. È fatto di giovani, anziani, disabili, emarginati. È internazionale, locale, radicato in ogni tipo di cultura. Per questo è un modello universale di gestione di problemi quotidiani e di emergenze straordinarie. Volontariato che si trasforma in “economia civile”, che diventa cooperazione, microcredito, modello alternativo di economia. Come ogni istituzione umana tuttavia anche il mondo del volontariato presenta elementi di criticità e deve essere continuamente riformato e ripensato.
Per questi motivi la ricorrenza di oggi, appunto la Giornata mondiale del volontariato, non è un momento auto celebrativo, quanto un’occasione per analizzare la situazione presente e per progettare il futuro. Il sito dell’International volunteer day fa capire subito come la rete delle organizzazioni volontarie (difficile trovare una definizione univoca per il complesso di associazioni, Ong, fondazioni, gruppi caritatevoli, cooperative, semplici unioni di persone nate per determinati scopi) sia capillare in tutto il mondo e operi in contesti diversissimi. La missione però è unica e trasversale: rendere migliori le condizioni di vita del singolo, della comunità di appartenenza, del Pianeta.
In vista di questa giornata anche in Italia si moltiplicano le iniziative. In particolare il premio che la FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario, che raggruppa ben 65 organizzazioni con più di 7000 soci) assegna ogni anno ad un operatore e ad un progetto particolarmente significativo.
Nel 2012 ricorrono anche i quarant’anni dalla nascita della FOCSIV ed il Presidente della Repubblica Napolitano ha voluto rinnovare il suo apprezzamento nei confronti dell’operato della Federazione, insignendo il Volontario dell’anno con la tradizionale Medaglia di Rappresentanza. Come si legge sul sito: “Il volontario premiato è Mauro Platè, impegnato con il Socio FOCSIV, IPSIA (Istituto Pace Sviluppo Innovazione Acli), nella città di Scutari in Albania, nel progetto cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri Riconoscimento e Formazione per i Migranti Rientrati nel Nord dell’Albania. Una scelta, la sua, che non è solo professionale, bensì una vera e propria scelta di vita, condivisa con la moglie Cristiana che lo sostiene nel suo impegno quotidiano. Grazie alla sua dedizione in questi anni anche il network delle istituzioni albanesi coinvolte nelle attività di formazione dei migranti e di sensibilizzazione sul tema della migrazione si è ampliato in modo significativo portando frutti importanti in termini di dialogo e co-sviluppo che riguardano anche l’Italia”.
La cerimonia si è svolta il primo dicembre. “Mauro Platè ha definito questo premio per lui una “gradita responsabilità, visto che significa rappresentare per il 2012 oltre mille volontari impegnati in contesti anche più difficili di quello albanese”, ed ha sottolineato l’importanza della cooperazione italiana in Albania e il valore aggiunto del volontariato internazionale “che sta nell’intensità e nell’autenticità delle relazioni umane che si creano nel tempo grazie alla condivisione quotidiana di difficoltà e piccoli successi.
Particolarmente significativo è stato, inoltre, in apertura della cerimonia, il messaggio indirizzato alla FOCSIV e a tutta la platea dal Ministro Andrea Riccardi, il quale ha ricordato la capacità delle ONG nel “fare rete” e l’importanza delle relazioni che caratterizzano il patrimonio umano del volontariato internazionale, quale valore aggiunto anche per la cooperazione internazionale.
Aspetto questo, sottolineato nelle motivazioni della scelta di Mauro quale volontario dell’anno FOCSIV 2012, lette dal presidente Gianfranco Cattaiil quale, nel suo intervento, ha invece messo in evidenza le sfide del volontariato internazionale e della cooperazione in un contesto geopolitico sempre più complesso e articolato. In particolare Cattai ha parlato di “nuove frontiere”, intese come con-fini, ovvero fini condivisi, e dei volontari internazionali come “interlocutori di frontiera”.
Qual è in concreto la situazione del volontariato in Italia? Ci viene in aiuto la Fondazione Volontariato e Partecipazione (Fvp) e il Centro Nazionale per il Volontariato che hanno promosso e realizzato l’indagine sulla “Struttura e dinamica delle Organizzazioni di Volontariato nell’Italia della crisi”, presentata nel marzo scorso (qui scaricabile in formato .pdf). Difficile offrire una sintesi dei dati raccolti su una “popolazione” di circa 28 mila organizzazioni di volontariato (OdV). Alcuni numeri confermano una realtà evidente: le OdV sono guidate per lo più da uomini (il 66% mentre l’età media dei presidenti è di 58 anni); c’è una grande differenza tra i soci nominali e quelli veramente attivi (sono circa la metà di quelli effettivamente “tesserati”); la maggioranza delle OdV sono di piccole dimensioni (meno di 25 soci). Interessante è la composizione di genere di queste associazioni: “Il 55,2% dei soci ‘attivi’ sono donne e il 44,8% sono uomini. La prevalenza è più marcata nel Centro-Italia (61,6%) e nel Nord Est (57,5%) e nei settori dei Beni Ambientali (61,0%) e dei Beni Culturali (56,8). In definitiva sembra di poter sostenere che il volontariato in Italia non sia più (se mai lo è stato) un fenomeno con una spiccata impronta di genere. Oggi è la parità di genere nella composizione delle basi associative ‘attive’ a caratterizzare il volontariato italiano”.
Tuttavia: “Il peso delle donne e dei giovani all’interno dei Consigli Direttivi delle OdV cambia significativamente, soprattutto per i secondi, a loro svantaggio. Se le donne costituiscono il 55,2% della base associativa ‘attiva’ delle OdV non operanti nella donazione, la loro presenza dentro i Consigli Direttivi delle OdV scende al 44,4%. La presenza dei/delle giovani (minori di 35 anni) nei Consigli Direttivi quasi si dimezza: è giovane il 23,8% della base associativa ‘attiva’ ed il 13,9% dei Consiglieri Direttivi. Considerando che la partecipazione dei più anziani (65 anni ed oltre) nei Consigli Direttivi è pari al 27,6% del totale dei Consiglieri, se ne desume che i ruoli di vertice delle OdV italiane non operanti nella donazione sono saldamente in mano di una classe centrale ancora in età lavorativa ed a prevalenza maschile”.
È molto interessante infine il fatto che le OdV non abbiano risentito molto della crisi. “Ad una prima analisi sembra di poter osservare, anche in tempi di crisi, una tenuta delle fonti economiche derivanti dalla base associativa, dal radicamento territoriale e dal consenso sociale delle OdV: i soci ed i cittadini più che altri soggetti costituiscono, nel totale delle OdV intervistate, coloro che hanno reso possibile, nel 2011, la costituzione del patrimonio e dunque la realizzazione delle attività delle OdV. Le fonti di natura istituzionale (contributi e convenzioni da enti pubblici) costituiscono sicuramente un ausilio rilevante, ma solo per una OdV su quattro”.
Ciò significa, ancora una volta, che il modello del volontariato e della cooperazione rappresenta una via alternativa per affrontare la crisi. L’economia ha bisogno di nuova idealità e di nuove regole: ripartiamo da qui. 

Fonte: www.unimondo.org

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