lunedì 11 novembre 2013

Il vero volto del maggioritario

Uno spettro si aggira per l’Italia: si tratta del fantasma di una legge elettorale proporzionaleMatteo Renzi, segretario in pectore del Partito Democratico, continua a scagliarsi in questo periodo contro l’ipotesi di un sistema proporzionale che vada a sostituire il tanto vituperato Porcellum, partorito dal leghista Roberto Calderoli. Una legge, quella venuta alla luce nel 2005, che è a dir poco sciagurata e che nel febbraio scorso è riuscita a consegnare un premio di maggioranza abnorme alla coalizione di Centrosinistra: dopo aver ottenuto il 29,5% dei voti, infatti, il PD, SEL ed il Centro Democratico hanno conquistato ben il 55% dei seggi alla Camera dei Deputati!
Il rimedio proposto dal principale partito della sinistra (?!) italiana consiste in una nuova legge elettorale maggioritaria a doppio turno. Il ritorno alla normativa proporzionale che fu in vigore nel corso della cosiddetta “Prima Repubblica”, magari corretta con uno sbarramento al 5% come avviene in Germania, è invece visto come il fumo negli occhi dai Democratici. Il disegno strategico del sindaco di Firenze, infatti, assomiglia molto alla “vocazione maggioritaria” di veltroniana memoria ed una legge elettorale proporzionale taglierebbe le ali a questo progetto politico.
È desolante constatare il fatto che all’interno dello schieramento progressista italiano le voci favorevoli al ritorno del proporzionale siano nettamente minoritarie. Le cose non sono state sempre così, basti pensare alla battaglia del PSI per l’adozione di un sistema elettorale proporzionale dopo la Grande Guerra oppure alla lotta contro la “legge truffa” democristiana del 1953 portata avanti dal PCI e dal PSI. A ricordarcelo èLuciano Canfora, che nel suo saggio “La trappola. Il vero volto del maggioritario” (Sellerio) pone all’attenzione dei lettori alcune tesi a favore del ritorno del proporzionale.
Per lo storico barese, infatti, i sistemi elettorali di stampo proporzionale sono gli unici che rispettano (o che violano il meno possibile, come nel caso tedesco) il principio del suffragio universale ed eguale. Le leggi elettorali maggioritarie invece lo calpestano, dato che alcuni voti, cioè quelli che si riversano nei partiti maggiori, sono più eguali degli altri e quelli meno eguali, cioè quelli dati alle forze politiche minori, non hanno diritto ad una rappresentanza parlamentare.
Inoltre, in una società complessa come la nostra, il proporzionale è l’unico strumento capace di dar voce a questa complessità nelle aule parlamentari. Il maggioritario, invece, fa sì che si semplifichi in modo del tutto arbitrario un quadro ben più composito. Canfora scrive che “nelle società complesse la ricerca del compromesso è l’unica alternativa al conflitto, ed è perciò necessaria. Né dovrebbe essere disturbata da una finta (o largamente finta) contrapposizione, ormai che la sinistra ha rinunziato a rappresentare una “alternativa di sistema” (per usare un lessico antico). […] La rivoluzione, più o meno palingenetica, è sfumata nel nulla: la coalizione di forze diverse presenti nella società, in vista di obiettivi delimitati e possibili, diventa una necessità”.
Senza contare che il desiderio di “governare da soli” denota una totale incapacità di fare politica nelle aule parlamentari, dove l’arte del compromesso dovrebbe essere sempre all’ordine del giorno. Per di più, non bisogna dimenticare che le leggi elettorali maggioritarie tendono molto spesso a ridurre i partiti a meri “comitati elettorali” al servizio dei leader di turno. Nel caso italiano questo dato di fatto è sotto gli occhi di tutti.
Inoltre, Canfora ci ricorda che da alcuni anni stiamo assistendo ad un fenomeno inquietante, che i linguisti hanno definito “analfabetismo di ritorno”. Con l’adozione di una legge elettorale marcatamente maggioritaria potrebbe verificarsi in un prossimo futuro l’affermazione di partiti che fanno leva sulle fasce meno preparate della popolazione. Con il proporzionale, invece, queste forze politiche sarebbero rappresentate in parlamento secondo la loro effettiva forza numerica e non potrebbero quindi conquistare la maggioranza assoluta dei seggi a causa di più o meno sofisticati marchingegni maggioritari.
Gli spunti di riflessione suggeriti da Luciano Canfora probabilmente non avranno alcun effetto sul dibattito politico italiano. A sinistra una legge elettorale maggioritaria a doppio turno è ben vista soprattutto perché molte persone sperano che, tramite questo strumento normativo, si possano archiviare le “larghe intese” con la destra berlusconiana. Con un sistema proporzionale, invece, questo scenario potrebbe replicarsi e gli elettori progressisti sono terrorizzati di fronte a questa ipotesi. Il “peccato originale”, però, risale all’inizio degli anni Novanta. In quel periodo, infatti, la sinistra italiana cedette alle sirene maggioritarie dei referendum promossi da Mario Segni. Se non avessimo avuto il Mattarellum prima ed il Porcellum poi, forse l’avventura politica di Berlusconi non sarebbe nemmeno incominciata e, soprattutto, l’attuale leader della rinata Forza Italia non avrebbe mai avuto i numeri necessari in parlamento per poter perpetrare le nefandezze che invece ha commesso negli ultimi vent’anni.
Il verbo della nuova “sinistra” renziana è, tuttavia, quello di “vincere” grazie ad una nuova legge elettorale maggioritaria a doppio turno. Ma “vinceremo” veramente?

QdS

mercoledì 6 novembre 2013

MA CI PRENDI PER IL SEDERE ?

DI CARLO BERTANI
carlobertani.blogspot.it

Gentile ministro Cancellieri,

dopo l’articolo del collega Di Cori Modigliani, le sue esternazioni sulla sua “disponibilità”, “vicinanza” e “comprensione” verso i carcerati – guarda a caso lei è il ministro di grazia e giustizia (min) – suonano d’agghiacciante ridicolezza e di grottesca crudeltà. Scorrendo la lista delle esecuzioni avvenute negli ultimi mesi sale un conato di vomito per questa giustizia animalesca, per l’ignavia di questa Corte Reale alla quale appartiene e che ben rappresenta.

Ma c’è dell’altro.

E il “su figliolo”, per dirla col linguaggio dell’Arno? C’ha pensato? Sì, mammà già c’ha pensato. 

Il figliolo – almeno, così sostiene mammà – è bravo e non abbiamo nessun motivo per dubitarne: avrà le sue buone lauree ed i suoi master conquistati in lunghi anni di studio...ma...non era mai successo (almeno, io non ricordo) che qualcuno venisse pagato per un anno di lavoro 3,6 milioni di euro, che sono 7 miliardi di vecchie lire, ossia il primo premio della Lotteria Italia. 

Invece so per certo di parecchi laureati con master e roba varia che s’affannano per entrare in qualche lista d’attesa, nella Scuola o nella Sanità: impiegati amministrativi a 3.600 euro per un contratto di sei mesi, addirittura qualcuno ha fatto domanda nella Nettezza Urbana. Molti anni fa, conobbi anche un nigeriano che aveva una laurea in economia e parlava correntemente tre lingue: mungeva capre.
Eh sì...c’è Dio e dio...c’è il Dio del Vaticano e dello IOR – che certamente conosce – e ci sono i suoi protetti: ma veniamo a suo figlio. 

Il suo bimbetto – cuore di mamma non mette mai limiti – è come se avesse vinto, in un anno, il primo premio di “Canzonissima” o, almeno, un succoso “5” al Superenalotto: cosa potrà farne? 

Oddio, le misere Poste danno circa il 3% per i piccoli depositi, ma immaginiamo che il suo figliolo – se è così bravo – sappia trovare un broker (magari lui stesso) che gli garantisca almeno un 5%: se è così bravo...
Se così fosse, la carne della sua carne godrebbe – vita natural durante – di 180.000 euro l’anno di rendita: cautelandosi contro l’inflazione, vale a dire reinvestendone la metà, rimarrebbero pur sempre 90.000 euro l’anno esentasse, se “parcheggiati” nei posti giusti. 7.500 euro il mese, rivalutati contro l’inflazione. 

Forse sono pochini per gente come voi, capisco: non si riescono a mantenere ville, servitù e viaggi...eh sì...ce ne vorrebbero almeno tre volte tanto per fare quella vita alla quale siete abituati, ma cosa vuole...noi, abituati a campare con 1000-2000 euro il mese – spesso meno, raramente qualcosa (ma proprio qualcosa) in più – non riusciamo a capirvi. Perché, per noi, sarebbero già un sogno quei 7.500 euro il mese vita natural durante. 

Ma andiamo oltre. 

Che ha fatto il su figliolo per guadagnarsi tanta benemerenza? Ha messo a posto dei conti. 

Anch’io cerco di mettere a posto i conti sgangherati della mia famiglia, ma non ho certo le sue capacità e la sua lungimiranza per guadagnare 3,6 miliardi di euro l’anno. 

Il giovanotto ha forse inventato la trasmissione via etere dell’energia con alte rese e su lunghe distanze? Ha risolto il problema dei rifiuti, dell’inquinamento da carbone che fa crepare la gente che vive presso le centrali a carbone “pulito”, ha inventato un cuore meccanico che si costruisce con due pezzi di plastica e dura tre vite? 

No, suo figlio è stato solo un misero lavoratore dipendente, forse un consulente, nulla più. Di chi? 

Di un certo Salvatore Ligresti – un pregiudicato, per giunta – che è sfuggito alla giustizia (lei la rappresenta?) con mille cavilli in migliaia d’occasioni. Che faceva il pregiudicato? 

Un imprenditore della Sanità, quella regionale: cliniche & affini. Sì, la stessa che rischia di chiudere i battenti perché costa circa 100 miliardi l’anno e – tutti lo ammettono – sotto quei 100 miliardi cova i “teorema di Craxi”: il 30% in tangenti. I soldi per donnine e festini di B. arrivavano proprio da lì, guarda a caso. Formigoni è finito come è finito, anche lui, per gli effluvi di quel mondo: promoveatur ut amoveatur. 

Se conosce – soltanto un pochettino – due righe di letteratura francese dell’800 – mentre da noi spadroneggiavano gli scandali della Banca Romana e della Terni – si renderà conto di qual era l’etica d’Oltralpe. Un ministro che ha amicizie nel sottobosco dei trafficanti? Addirittura con un pregiudicato? Mon Dieu...pas possibile... 

Dimissioni? Ma non diciamo stupidaggini. 

Le cose, all’epoca – vedere le pagine di Dumas (padre e figlio) e di Flaubert, di Hugo e tanti altri – si regolavano con un colpo di pistola di fronte alla scrivania di lavoro: era un classico. Le donne (coinvolte come mogli e madri) talvolta usavano il veleno ma, più prosaicamente, sceglievano il convento. 

Sì, penso che sarebbe una soluzione: madre badessa in un convento. Vedrà: riuscirà anche a dimagrire un poco, almeno per rientrare nei limiti della decenza e allontanare l’infarto. 

Se ne vada – ricordi che la sua ex collega Idem s’è dimessa per uno sbaglio (probabilmente del commercialista) di 3.000 euro, ma quella era d’origine tedesca, altra gente – e si porti via anche il su figliolo: andatevene alle Canarie, a Mauritius, in qualche isoletta sperduta dei Caraibi. E restituiteci l’Italia. 

Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.it
Link: http://carlobertani.blogspot.it/2013/11/ma-ci-prendi-per-il-sedere.html
5.11.2013

Chi ha paura della bandiera della pace?

Renato Accorinti ha pronunciato un discorso pacifista alla cerimonia per la festa delle Forze Armate. E due generali hanno abbandonato la platea. Il ministro D'Alia: "Si scusi per il suo gesto demenziale"

Bandiera pacifista per il 4 novembre il sindaco di Messina fa fuggire i militari

MESSINA - Il sindaco pacifista Renato Accorinti non rinuncia al suo credo neanche il giorno della Festa delle Forze Armate. E dopo aver inneggiato al disarmo ed al ripudio della guerra, sventola una bandiera della pace sotto gli occhi delle più alte autorità militari cittadine. Alcuni secondi di stupore finchè il generale Ugo Zottin, comandante della divisione Culqualber dei carabinieri, ha lasciato la piazza visibilmente indignato. A ruota lo ha seguito il comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Stefano Spagnol ma nessuno ha voluto rilasciare dichiarazioni.

Accorinti ha preso la parola dopo la deposizione di una corona d’alloro al monumento ai Caduti. Il sindaco ha ricordato che la Costituzione  recita che l’Italia ripudia la guerra e invece continuiamo a finanziare la corsa agli armamenti. Oltre 20 miliardi in tre anni –ha detto Accorinti - mentre sottraiamo risorse per le spese sociali, beni culturali e sicurezza. Io stesso ogni giorno ho dietro la porta tanta gente che vive sotto la soglia di povertà e non posso dare risposte per mancanza di soldi. Questa amministrazione dice sì al disarmo e dichiara no a tutte le guerre mentre la Sicilia rischia di diventare una portaerei del Mediterraneo”. Poi Accorinti ha estratto dalla tasca una bandiera della pace e ha iniziato sbandierarla sotto gli occhi dei presenti. 
E’ stato a questo punto che il generale Zottin ha lasciato piazza Unione Europea   mentre scoppiava la bagarre fra sostenitori ed oppositori del sindaco. Anche la Digos è dovuta intervenire per placare gli animi più esagitati. "Il sindaco Accorinti dovrebbe scusarsi pubblicamente con la cittadinanza messinese per una provocazione demenziale e inopportuna, che offende le Forze Armate e la memoria di quanti, anche nostri concittadini, sono morti per la pace in Italia e nelle missioni internazionali". Così il ministro per la Pubblica Amministrazione e Semplificazione Gianpiero D'Alia commenta il gesto del sindaco. "Alle Forze armate, giustamente indignate per questo comportamento - aggiunge il ministro centrista - va la nostra solidarietà e gratitudine. Essere sindaco non significa fare l'attivista di una minoranza, per quanto rispettabile, ma rappresentare tutti i cittadini e il sentimento di un'intera comunità. Oggi Accorinti non l'ha fatto".

Fonte: www.palermo.repubblica.it

Siria, la pace che nessuno vuole

Ieri, e per la terza volta quest'anno, le forze armate di Israele hanno colpito sul territorio della Siria. Il governo Netanyahu aveva avvertito che non avrebbe tollerato alcun trasferimento di armi, chimiche o "tradizionali", dalla Siria agli Hezbollah del Libano e ha mantenuto la parola: ieri i jet israeliani sono arrivati dal mare per colpire, nei pressi del porto di Latakia, una batteria mobile di missili anti-nave di fabbricazione russa.

L'episodio fa capire quanto intricata sia diventata la situazione della Siria e intorno alla Siria e quanto ancora lontane siano le prospettive di pace, nonostante che gli ispettori Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw) abbiano annunciato che tutti gli impianti per la produzione di armi chimiche dell'esercito di Assad sono stati neutralizzati.

In Siria, a dispetto di due anni e mezzo di guerra civile e di 120 mila morti (metà dei quali civili), il regime di Bashar al Assad non pare intenzionato a cedere. Il fronte dell'opposizione democratica, peraltro, è più diviso che mai: ogni volta che si parla di trattative, questo o quel "fronte" si dissocia, mandando a monte qualunque prospettiva di tregua e facendo probabilmente un gran favore ad Assad. In ogni caso, l'opposizione è del tutto incapace di tenere a bada i gruppi armati che si ispirano ad Al Qaeda e che utilizzano senza scrupoli una strategia del terrore non dissimile da quella dei gruppi filo-governativi: solo qualche giorno fa un'autobomba è esplosa a Damasco uccidendo 50 civili.

Intorno alla Siria, si sono attenuati ma non placati i "giochi" per la supremazia in Medio Oriente. Di Israele si è detto, colpisce la Siria per tenere a bada il Libano e le formazioni armate degli sciiti. Arabia Saudita e Qatar continuano a finanziare l'insurrezione contro Assad, anche per mettere in crisi l'Iran che invece l'appoggia, trovandosi però a rivaleggiare con la Turchia di Erdogan, che ha impugnato la bandiera della rivolta sunnita proprio per contendere all'Arabia Saudita la palma di Paese leader della regione.

Tutti costoro speravano nell'intervento armato che gli Usa hanno prima minacciato e poi revocato. Intervento che ora, con gli impianti chimici di Assad fuori uso, si allontana a dismisura. Cosa di cui sta cercando di approfittare il nuovo presidente iraniano Rohani, che ha preso a parlare con Obama in un inedito dialogo diplomatico che riguarda anche lo sviluppo dell'energia nucleare in Iran.

Spettatori interessati e ormai quasi disperati sono Libano e Giordania, vasi di coccio tra tanti vasi di ferro. In Libano si sono ormai installati più di 800 mila profughi siriani (quelli, almeno, ufficialmente registrati) e il conflitto del Paese confinante è sempre in procinto di trasferirsi anche dalle parti di Beirut, come i frequenti scontri tra sunniti e sciiti dimostrano. In Giordania i profughi siriani sono 1 milione e 300, più di un sesto della popolazione autoctona, e il Paese è sull'orlo del collasso.

Servirebbe con urgenza una solida tregua, se non una pace, per provare a rammendare almeno alcuni degli strappi più vistosi. Ma nessuno dei Paesi citati sembra volerla, perché tutti sperano di volgere in qualche modo la situazione a proprio favore. Un'illusione. Gli unici che possono pensare di guadagnarci qualcosa sono Israele (perché la crisi siriana di fatto tiene bloccati i suoi più temibili avversare, l'Iran e gli Hezbollah del Libano), Assad (perché pochi mesi fa era minacciato addirittura dagli Usa e ora non più) e la Russia (perché ha sempre sponsorizzato Assad). Di sicuro, quelli che ci rimettono sempre sono i cittadini della Siria.

Fonte: www.famigliacristiana.it

martedì 5 novembre 2013

RITROVATO IL TESORO DI HITLER

Si tratta di un bottino di 1.500 opere d'arte per un valore stimato di oltre 1 miliardo di euro confiscato dai nazisti durante il Terzo Reich.

E' un bottino di 1.500 opere d'arte per un valore stimato di oltre 1 miliardo di euro confiscato dai nazisti durante il Terzo Reich e che si riteneva fosse perduto è stato ritrovato in un appartamento a Monaco di Baviera.
Lo ha riportato il Daily Mail online, secondo cui si tratta di capolavori di artisti come Pablo Picasso, Pierre- Auguste Renoir, Henri Matisse e Marc Chagall.

NESSUNO LE HA DISTRUTTE. Gli esperti ritenevano che tutte quelle opere fossero andate perdute o distrutte sotto i bombardamenti. E invece è arrivata la notizia della sensazionale scoperta: i capolavori giacevano da ormai mezzo secolo accatastati dietro un muro di barattoli di fagioli e frutta nel decrepito appartamento del solitario Cornelius Gurlitt, figlio del gallerista Hildebrand Gurlitt nel sobborgo di Schwabing a Monaco. Ad anticipare il ritrovamento è stato il settimanale tedesco Focus.

DA MATISSE A KLEE I CAPOLAVORI RITROVATI Tra le opere ritrovate, capolavori di alcuni dei grandi maestri della pittura del XIX e XX secolo, saccheggiati dai musei di Paesi europei occupati dalla Wehrmacht o trafugati a famiglie ebree e collezionisti dal Terzo Reich.
Come il ritratto di una donna del maestro francese Matisse, appartenente al collezionista ebreo Paul Rosenberg, che dovette probabilmente abbandonare assieme a molte altre cose quando fuggì da Parigi, invasa dai tedeschi.
Sono stati ritrovati, hanno raccontato i media, anche lavori di Emil Nolde, Franz Marc, Otto Dix, Max Beckmann, Paul Klee, Oskar Kokoschka, Ernst Ludwig Kirchner e Max Liebermann
Cado in Piedi

ITALIA, I CONTI NON TORNANO

L'ultimo scontro tra le promesse e la realtà dei numeri è quello dell'Istat contro il ministro del Tesoro, Fabrizio Saccomanni. I punti di vista sulla crescita sono opposti. Ma a metterli in riga ci penserà l'Unione europea che deve dare un voto al nostro bilancio. Per vedere se può promuoverci al 2014.


I conti non tornano: l'Istat certifica una cosa, il Tesoro un'altra. Tutto questo alla vigilia del nuovo esame dei conti pubblici italiani che è atteso il 5 novembre a Bruxelles. La prova non è da poco: in Europa vogliono capire se nel 2014 c'è margine per tornare, finalmente, a crescere e a spendere. 

IL PRODOTTO INTERNO LORDO. L'istituto nazionale di statistica è ottimista ma non troppo: secondo il rapporto sulle prospettive dell'economia italiana, ci sarà quest'anno una contrazione del 1,8% mentre per l'anno prossimo si prevede uno 0,7 percento in più. 

I DATI DEL MINISTERO. I numeri forniti dall'Istat sono diversi da quelli dati in audizione al Senato dal ministro del Tesoro, Fabrizio Saccomanni, che aveva parlato di un calo del 1,7% quest'anno e una crescita dell'1,1% nel 2014. Da Londra, il membro del governo Letta ha quindi spiegato che la differenza è dovuta al processo di riforme strutturali e alle misure per il rimborso dei debiti della PA, che secondo lui potrebbero non essere stati considerati dall'Istat.

OCCUPAZIONE. La crescita, seppure esigua, del Pil il prossimo anno non basterà per l'Istat a invertire la tendenza negativa del mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione, secondo il rapporto, arriverà fino al 12,1% entro dicembre 2013, per poi salire al 12,4% nel corso del 2014. "Nei mesi estivi la caduta dell'occupazione che ha caratterizzato la prima parte dell'anno si è arrestata", c'è scritto nel rapporto, "Ma la situazione del mercato del lavoro rimane fortemente deteriorata". 

CONSUMI. Quest'anno la spesa delle famiglie si ridurrà del 2,4%. Andrà leggermente meglio il prossimo anno: i consumi cresceranno, ma soltanto dello 0,2%, "nonostante il permanere delle difficoltà sul mercato del lavoro e la debolezza dei redditi nominali".

INFLAZIONE. Nel 2014 l'inflazione si attesterà al 1,6%, dice ancora l'Istat. Nell'ultimo trimestre dell'anno però i prezzi al consumo potrebbero aumentare a causa dell'incremento dell'Iva dal 21 al 22 percento. Anche se, secondo il rapporto, "il trasferimento completo sui prezzi finali dell'aumento dell'aliquota potrebbe essere frenato dalla perdurante debolezza dei consumi".

L'ESAME EUROPEO. Il 5 novembre i conti italiani tornano ancora all'esame della Commissione Europea. Per il sottosegretario all'Economia Pierpaolo Baretta l'Italia non sforerà il vincolo del 3% del rapporto deficit/Pil, ma anzi può contare su un ampio margine. 
L'Europa dovrà verificare se le misure prese sinora dal Governo sono efficaci, valutare le prospettive di crescita e quelle sulla disoccupazione e stabilire quanto e come l'Italia potrà spendere nel 2014, cioè se potrà contare sul "bonus" da tre miliardi per gli investimenti produttivi che il Governo ha già considerato nella legge di stabilità. 

cado in piedi

mercoledì 9 ottobre 2013

CARI ITALIANI, SIETE UN POPOLO DI IGNORANTI

Lo dice un'indagine in 24 paesi, promossa dall'Ocse e realizzata nel nostro Paese dall'Isfol, ha rivelato che l'Italia è ultima per competenze alfabetiche, ovvero capacità linguistiche ed espressive, mentre risulta penultima in matematica.

Italiani analfabeti. Un'indagine in 24 paesi, promossa dall'Ocse e realizzata nel nostro Paese dall'Isfol, ha rivelato che l'Italia è ultima per competenze alfabetiche, ovvero capacità linguistiche ed espressive, mentre risulta penultima in matematica. Una bocciatura pesantissima. E gap con gli altri Paesi si è ridotto.
Dai primi dati, relativi al periodo 2011-2012, emerge che in una scala che va da zero a 500, nelle competenze alfabetiche il punteggio medio degli adulti italiani è pari a 250, contro una media Ocse di 273. Nelle competenze matematiche la media italiana è pari a 247 rispetto a 269 di quella Ocse. I punteggi sono riconducibili a sei diversi livelli, il terzo è considerato il minimo indispensabile per vivere e lavorare nel ventunesimo secolo.

Guardando alle competenze alfabetiche, ben il 27,9% non supera il primo livello, mentre solo il 29,8% degli adulti italiani si colloca dal terzo in poi. Quanto alle competenze matematiche, il 31,9% è al primo livello o al di sotto e appena il 28,9% è almeno pari al terzo (il 39% è al secondo). Insomma, la situazione è nera, soprattutto se si guarda ai Neet, i giovani di età compresa tra i 16 e i 29 anni che non studiano e non lavorano: per le competenze alfabetiche il loro punteggio medio è di 242, ben 8 punti sotto la media nazionale». 
Secondo l'Isfol una nota positiva però c'è, ed è la contrazione dello scarto, in generale, con la media Ocse per quanto riguarda le competenze alfabetiche e il miglioramento complessivo rispetto agli ultimi anni, nonché una significativa riduzione del divario tra maschi e femmine. 

Cadoinpiedi.it

martedì 8 ottobre 2013

L’Asilo Nido Comunale avrà la terza classe dal mese di novembre, grazie al pressing del M5S

A maggio il Commissario prefettizio, al fine di ottimizzare i costi, aveva approvato una delibera con la quale stabiliva che a partire da settembre 2013 fossero attivate presso l’Asilo Nido Comunale il Ciliegio, solo due classi per un totale di 52 posti a fronte della disponibilità della struttura di 66.
In questo modo non si sarebbe dovuto ricorre all’utilizzo di personale esterno garantendo così un risparmio sul bilancio del comune. Il rovescio della medaglia però sarebbe stato (e sarà se la situazione non cambierà) la creazione di una lunga lista d’attesa.
Per il M5S di Bareggio l’Asilo Nido comunale è da considerarsi tra i servizi essenziali per la cittadinanza bareggese. Nel mese di agosto, abbiamo presentato all’attuale Amministrazione una mozione per ripristinare la terza sezione, eliminando così la lista d’attesa sfruttando tutti i 66 posti disponibili.
In occasione della Conferenza dei Capigruppo l’Assessore con delega ai servizi sociali, Marco Lampugnani, illustrando la situazione dell’Asilo Nido, a nome dell’Amministrazione ci ha espresso l’intenzione di attivare la terza sezione ricorrendo all’appalto esterno.
Tale modifica però non poteva essere effettuata a settembre perché era necessario aspettare le variazioni di bilancio e reperire le risorse necessarie, pertanto la terza classe sarebbe stata aperta ai primi di ottobre.
In quella sede i Capigruppo consiliari della maggioranza ci hanno chiesto di ritirare la mozione. Considerato quindi l’impegno preso, il nostro Consigliere Ligorio, con grande senso di responsabilità, ha accettato, dimostrando che lo spirito che contraddistingue la nostra attività consiliare non è di puro contrasto, ma vuole essere pienamente propositivo al fine di soddisfare le reali esigenze dei cittadini.

Dopo aver saputo che non sono state fatte variazioni di bilancio per l’apertura della terza sezione, nella seduta consiliare di venerdì 27 settembre abbiamo presentato un emendamento che chiedeva all’amministrazione l’impegno alla sua riattivazione già dal mese di ottobre con l’obiettivo di esaurire l’intera lista d’attesa. L’emendamento è stato respinto con la promessa però di farla partire dal mese di novembre. Siamo convinti che questo sia un buon risultato ottenuto grazie anche alla nostra pressione sulla maggioranza e alla volontà dell’Assessore Lampugnani, il quale sta lavorando per l’introduzione di un nuovo modello gestionale che contemperi qualità del servizio, razionalizzazione dei costi e utilizzo della capienza massima.

IL M5S OTTIENE PIÙ RISORSE PER LA SCUOLA PUBBLICA



Nella seduta (del Consiglio Comunale) del 27 settembre, a fronte di un emendamento del nostro Consigliere Simone Ligorio, la maggioranza di governo ha preso l’impegno di aggiungere ulteriori risorse da destinare alla scuola pubblica in sede di assestamento di bilancio.
A novembre ci sarà quindi una variazione di bilancio che permetterà alle scuole di finanziare ulteriori progetti didattici oppure di acquistare materiale di consumo.
Occorre però spiegare come si è arrivati a tale risultato e quali conseguenze ha avuto nella maggioranza. Non meno (più) di un mese fa, l’Assessore Tagliani ha presentato un piano del Diritto allo Studio che proponeva un taglio di circa 15.000 euro rispetto all’anno precedente, sostenendo che si trattava di una scelta fatta dal Commissario e che non c’erano più i margini per apportare modifiche di carattere finanziario.
Al contrario oggi scopriamo, non solo che l’Assessore era in grado di poter effettuare variazioni, ma che ha preferito privilegiare la scuola paritaria rispetto a quella pubblica, stanziando un contributo straordinario di € 5.000 per la scuola materna parrocchiale Don Fracassi.
Dopo il Consiglio Comunale, abbiamo la certezza che la Golden Share della giunta Lonati appartenga al gruppo Io Amo Bareggio che pare decidere per tutti dove e come spendere i soldi...in una parola, la linea politica.
Data la loro storia recente, è stato semplice porsi nel ruolo di anello di congiunzione tra la vecchia amministrazione di centro destra e la nuova a “guida” PD, trovando, forse in modo inatteso, un’ottima sponda nell’assessore Tagliani.
Ciò che è successo in Consiglio ha dell’incredibile. Il nostro emendamento di destinare € 3.000 all’Istituto Comprensivo Statale “G. Perlasca” e € 2.000 alla scuola paritaria Don Fracassi non è stato accolto dall’Assessore. Però per Al fine di evitare pericolose spaccature, in quanto alcuni consiglieri sembravano propensi a votare la nostra proposta, la maggioranza si è riunita in tutta fretta per concordare una versione comune e meno “dolorosa”. Il Consigliere Montani (Noi con Voi) si è fatto portavoce dell’intera maggioranza dichiarando di votare contro l’emendamento, ma accogliendo il principio da noi espresso impegnandosi a trovare almeno 3.000 euro in più da destinare alla scuola pubblica, di fatto sconfessando il proprio assessore.
Ci chiediamo a questo punto se l’Assessore sia ancora convinta di rimanere in forza al PD oppure stia pensando a una diversa collocazione politica. La scelta di privilegiare la scuola privata non ci sembra appartenga alla cultura della parte politica in cui la signora Tagliani milita e ci pare che nel programma della coalizione guidata dal PD ci fosse la priorità verso la scuola pubblica e le altre realtà pubbliche sul territorio.
Forse l’Assessore non condivide più la linea del proprio partito e sta pensando di dare le dimissioni dalla carica che ricopre?
Oppure questo è il chiaro sintomo di quello che il MoVimento 5 Stelle dice da sempre: che PD e PDL sono la stessa cosa!

Il fatto di portare avanti le politiche inerenti la scuola in totale continuità con la precedente amministrazione di centro destra ne è la prova conclamata. Se ce ne fosse bisogno, altra dimostrazione di questa “unità di intenti”, è stata la dichiarazione di voto del Consigliere Garavaglia (PDL) che ha votato contro il nostro emendamento lodando (di fatto) il lavoro fatto svolto dall’Assessore Tagliani. PDL e PD-L, come sempre, vanno a braccetto.

ESSERE FEMMINA OGGI È DIFFICILE, MA ESSERE GENITORI DI PIÙ

Vedono chiaramente sfruttamento e attacchi senza ritegno, sulle giovani, da parte di maschi sessisti: un atteggiamento celebrato dal mondo dei media, della musica e dello sport, e da quello delle aziende che, per loro stessa ammissione, a partire dalla metà degli anni Novanta si sono deliberatamente concentrate sulle pre-adolescenti per vendere loro prodotti che non desiderano e di cui non hanno bisogno.

Quest'anno, durante il lungo tour di promozione del mio nuovo libro Crescere figlie femmine, ho visitato molti paesi e ho parlato con molti genitori.
Non ho mai avuto la sensazione così forte dell'urgenza di cambiamento, che si diffonde a partire dall'incubo di essere femmina in un mondo in continuo sviluppo, in cui problemi a livello di salute mentale colpiscono anche le ragazze più privilegiate del mondo occidentale. È sempre più evidente la necessità di rivitalizzare e di rimettere a fuoco il femminismo per fargli fare un passo in avanti.

Per più di 25 anni ho lavorato soprattutto sulle sfide legate ai maschi. L'emozione dominante con cui mi confrontavo allora era la tristezza: tristezza proprio per la condizione maschile, perché alcuni uomini si sentivano lontani dai propri padri e perché le guerre e il senso di separazione del XX secolo avevano reso molti uomini chiusi, isolati e in difficoltà con i propri figli. Per me era normale trovare, tra un pubblico di cinque/seicento genitori, uomini e donne che piangevano per le ripercussioni dovute a padri che non erano stati capaci di mostrare loro il proprio amore. Uno dei cambiamenti sociali più significativi a cui ho assistito nei miei 60 anni di vita è stato vedere che la condizione della paternità guariva poco a poco, e oggi ci sono padri che cambiano i pannolini, spingono le carrozzine e crescono con competenza i propri figli, e questi ultimi si sentono al sicuro e vicini tanto ai papà quanto alle mamme.

Trovarsi con i genitori di figlie femmine ha avuto un tono emotivo molto diverso. Questi genitori sono arrabbiati. Vedono chiaramente sfruttamento e attacchi senza ritegno, sulle giovani, da parte di maschi sessisti: un atteggiamento celebrato dal mondo dei media, della musica e dello sport, e da quello delle aziende che, per loro stessa ammissione, a partire dalla metà degli anni Novanta si sono deliberatamente concentrate sulle pre-adolescenti per vendere loro prodotti che non desiderano e di cui non hanno bisogno.
Il problema delle ragazze e delle donne trattate come oggetti era al centro del movimento femminile degli anni Sessanta, e non è di minore attualità oggi.

Alcune ricerche hanno messo in luce come è peggiorata la salute mentale tra le giovani donne del mondo occidentale: si tratta soprattutto di stati d'ansia, ma che si manifestano in varie forme, dai problemi alimentari alle sbronze. Se entrano chiaramente in gioco le forze di mercato, c'è però anche un legame con il nostro modo di vivere, frenetico e sotto pressione.
Oggi una ragazza su cinque soffre di almeno una di queste sindromi, a livelli diversi. Se molte ragazze stanno ancora bene, sono pochi i genitori non hanno mai sentito la propria figlia dire "Odio il mio corpo" o "Odio la mia vita". I confini intorno ai nostri figli sono caduti. La casa non è più un rifugio, la pubblicità strombazza dal televisore che c'è in ogni stanza, e i social media possono facilmente portar via il senso di sicurezza e di calore umano e sostituirlo con "amicizie" a lunga distanza che possono rivelarsi insensibili e crudeli.

È un paradosso che tutto questo succeda proprio ora che, nel mondo sviluppato, le ragazze hanno così tante opportunità. Eppure, se vedono che una donna può diventare primo ministro, vedono anche in quale orribile modo sessista viene poi trattata. Non possono fare a meno di sentirsi in conflitto.

La rabbia è un'emozione salutare perché porta all'azione. Ci sono molte cose che possiamo fare. Tutto inizia a casa, ma non finisce qui. Le nostre figlie hanno bisogno di sapere che sono parte di una battaglia lunga e di successo, una lotta a cui devono partecipare perché le sue conquiste potrebbero facilmente svanire. Forse, per guarire dal narcisismo della moda, dall'ossessione per il cibo e dall'ansia che paralizza bisognerebbe alzare lo sguardo e vedere che le ragazze condividono gli stessi nemici dappertutto.

Recentemente, mentre il mondo parlava dei passi di danza di Miley Cyrus, in Yemen una sposa bambina di otto anni è morta per le lesioni interne che le sono state provocate durante la prima notte di nozze con il marito quarantenne. Tutti questi fatti non sono completamente slegati fra loro: dalla pratica delle spose bambine, dettata spesso dalla povertà, si può passare a quella della prostituzione minorile e della pornografia violenta. Nicholas Kristof e Sheryll Wudunn, in Metà del cielo, un libro molto forte, riferiscono che ogni anno, in Cina, il traffico dei bordelli coinvolge centomila ragazze. In Asia e Africa la morte selettiva delle neonate ha portato a uno squilibrio tra i generi che rappresenta la perdita di centinaia di milioni di vite.

In Occidente c'è bisogno di una vera rivolta contro gli assalti sessuali, lo sfruttamento sui posti di lavoro e la mancanza di opportunità di istruzione che caratterizza ancora la vita delle ragazze nel mondo in via di sviluppo e che è lontana dall'essere sconfitta anche a casa.

La cultura è qualcosa di molto forte, che si tratti di cultura delle mutilazioni genitali o di cultura alimentare. Dobbiamo stare attenti o finiremo per far danno alle nostre figlie. Quante madri hanno disturbi legati al peso e all'alimentazione, o alla moda, allo shopping e ai loro ruoli di genere!
Tre generazioni di dominio dei media visivi (dalla televisione a internet) hanno creato un'attenzione eccessiva per come la gente APPARE. Se parliamo in continuazione di diete e vestiti, non possiamo pensare che le nostre figlie non contraggano questa malattia. Durante le mie conferenze invito chi non è soddisfatto del proprio aspetto ad alzare la mano. Forse l'1% non lo fa.

Anche il modo in cui i padri trattano le proprie figlie è fondamentale. Dimostrare loro rispetto e interesse, chiederne le opinioni, sostenere i loro interessi, passare del tempo insieme: tutto questo veicola il messaggio che loro sono tanto una mente e un'anima quanto un corpo. I padri modellano la prima relazione che una ragazza ha con il sesso opposto, e fissano un punto di riferimento che può immunizzarle dalla manipolazione o dall'abuso da parte dei ragazzi e dei partner futuri. I padri che trattano le madri con rispetto, e vice versa, mandano un messaggio forte: è in questo modo che si può e si deve fare.

E poi c'è il grande mondo. Dall'intero dibattito sulla prostituzione al supporto finanziario per allevare i bambini. Nemmeno il più consapevole di noi può resistere completamente al vergognoso sessismo veicolato dai media. I ragazzi e le ragazze devono esserne consci. Loro possono cambiarlo e lo faranno. 

Ogni movimento è un'esplosione di buon senso. Una volta che si è creato, la gente lo considera ovvio: ovviamente la schiavitù è sbagliata, ovviamente bisogna proteggere l'ambiente, i neri devono avere gli stessi diritti dei bianchi, le donne sono uguali agli uomini.
Ma i movimenti richiedono tempo e sforzi, meno parole e più azione, sia personale che politica.
Esserne partecipi è già di per sé liberatorio per le nostre figlie, perché la lotta le unisce ad altre persone e porta loro un senso di speranza.
Il femminismo è appena iniziato e porta i semi di un mondo molto molto migliore. 
di Steve Biddulph

martedì 1 ottobre 2013

La Marcia di chi ci crede

Che faccio? Ci vado o non ci vado? Con questa pioggia che ci vado a fare? Finisco solo per bagnarmi e ammalarmi. Ci sarà poca gente… chi va a marciare per la pace con questo tempo? Alla fine ci siamo trovati in più di mille, un po’ bagnati, un po’ sudati, un po’ affaticati ma felici di aver trascorso un’altra bella giornata all’insegna dell’impegno per la pace. La Marcia per la pace che si è svolta ieri a Forlì è stata un successo e il maltempo ha finito per accrescerne la qualità. Non era facile uscire di casa con quel tempo, gli acquazzoni che si erano appena acquietati, il cielo nero che si allunga fino all’orizzonte, le previsioni di una giornata di piogge intense. Eppure, in tanti hanno deciso di esserci comunque: giovani, donne, famiglie con i bambini, un bel gruppo di sindaci, assessori, consiglieri con le fasce tricolori e i gonfaloni, e tante persone con storie, appartenenze e idee diverse ma senza etichette da sbandierare. 

“Pioggia, neve, grandine e tempesta... la Pace non si ferma... La marcia prosegue comunque... se piove fortissimo ci vediamo a piedi da Forlimpopoli alle ore 10.30! vi aspettiamo tutti con kway e ombrello... W la nostra Marcia!” Alle 8.30 Livia Gazzoni, instancabile operatrice del Comune di Forlì, ci invia un messaggio di posta elettronica pieno di coraggio e determinazione. Ma non ci sarà bisogno di cambiare il programma. Alle 9.45, nonostante ricominci a piovere, si parte da Forlì in bici. Saremo una cinquantina a pedalare con il sindaco in testa. Chi ci vede passare, con una mano sul manubrio e l’altra sull’ombrello, avrà pensato che siamo matti. E quando la pioggia si fa più battente comincio a pensarlo anch’io. Ma più ci si avvicina a Forlimpopoli più il tempo migliora. E ti vien voglia di metterla in metafora: partiti con la pioggia siamo arrivati col sole. Così ci auguriamo che sia il futuro. 

A onor del vero qualche timido raggio di sole riuscirà a bucare una spessa coltre di nuvole. Ma ad avere la meglio saranno i colori dell’arcobaleno che sventoleranno tra le mani dei marciatori radunati in piazza Garibaldi a Forlimpopoli. Forse non è il caso di invocare i miracoli ma per tutto il resto della mattinata non pioverà più. Così il cammino sarà l’occasione per incontrare amici, ammirare i compagni di strada, scambiare speranze e preoccupazioni, scattare tante foto. Fa piacere camminare assieme a così tanta bella gente. Gente che alla pace ci crede e che siccome ci crede è disposta anche a rischiare un malanno. Alla testa del corteo che si snoda per la bella campagna romagnola ci sono i sindaci e i gonfaloni seguiti dai ragazzi e dalle ragazze di Officina 52 che non smetteranno di animare la marcia con musica, parole e gesti di pace. Il “bandierone” della Perugia-Assisi portato da una delegazione della Tavola della pace di Perugia farà da battistrada per tutto il resto della gente. Poco dopo le 13.00 la Marcia arriva sulla Rocca di Bertinoro dove alcune brevi ma intense riflessioni propositive chiuderanno la giornata. 

“Questa marcia è solo l’inizio di un percorso che ci porterà alla Marcia Perugia-Assisi del 19 ottobre 2014. Un percorso che ci deve portare a riscoprire il senso e il valore della fraternità, dello stare insieme con giustizia (Roberto Balzani, sindaco di Forlì); che ci deve aiutare a riempire le nostre comunità locali e le nostre giornate di percorsi di condivisione e di pace (Nevio Zaccarelli, sindaco di Bertinoro); che deve spingere l’Onu a riconoscere la pace come un diritto umano fondamentale e l’Europa ad adottare lo statuto di cittadinanza europea-plurale: europea, nazionale, regionale, locale (prof. Antonio Papisca dell’Università di Padova). Il cammino continua domenica prossima 6 ottobre con la Marcia della pace del Lodigiano. E nel mezzo l’incontro di Assisi con i due Francesco.

PS. Per la cronaca. Mezz’ora dopo la conclusione della marcia si è scatenato il diluvio universale. Ma i più erano giunti ormai al coperto. 
 
Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace

Perugia, 30 settembre 2013

venerdì 27 settembre 2013

La PerugiAssisi con Papa Francesco

Si svolgerà domenica 19 ottobre 2014 ma la sua preparazione comincerà domenica prossima. E’ la Marcia per la pace Perugia-Assisi che si trasforma e si mette al servizio di un percorso lungo un anno. “Prima d’ora, sottolinea Flavio Lotti coordinatore del comitato promotore, la Marcia non era mai stata annunciata con così largo anticipo. La ragione è semplice: più che organizzare un grande evento, vogliamo promuovere un percorso. Anzi tanti nuovi percorsi di pace capaci di rinnovare ed accrescere l’impegno concreto del nostro paese contro l’impoverimento, le guerre e l’indifferenza. La pace è in serio pericolo, fuori e dentro il nostro paese. E richiede il nostro impegno urgente. Non servono eventi occasionali ma percorsi di pace. Percorsi che devono entrare a far parte della vita quotidiana di ciascuno e che dunque devono partire dai luoghi in cui viviamo, dalle nostre città.”

Si comincia dunque il 29 settembre a Forlì con una marcia che darà inizio alla Settimana della Pace. Una settimana intensa che avrà al centro la storica visita di Papa Francesco ad Assisi il 4 ottobre e la celebrazione, lo stesso giorno, della IX Giornata Nazionale della pace, della fraternità e del dialogo. Una settimana che include la Giornata internazionale della nonviolenza istituita dall’Onu per ricordare il 2 ottobre di ogni anno la figura e il pensiero di un altro maestro della nonviolenza, il Mahatma Gandhi. Una Settimana che, dopo aver visto lo svolgimento di tantissime iniziative in ogni parte d’Italia, si concluderà domenica 6 ottobre con un’altra Marcia per la pace a  Lodi.

“Domenica scorsa, continua Flavio Lotti, ho partecipato alla Marcia per la pace di Campobasso, sulla via degli antichi tratturi, e prima di tornare sulla via tracciata da Aldo Capitini, vogliamo andare di città in città organizzando nuove marce capaci di sensibilizzare, mobilitare e unire le donne, gli uomini e le istituzioni di buona volontà. Vogliamo fare in modo che la prossima marcia PerugiAssisi sia organizzata dai giovani.Vogliamo che sia l’occasione per consentire a tanti giovani di essere protagonisti di una grande iniziativa di pace, di sentirsi responsabili della storia e del processo di trasformazione del mondo, di scoprire il senso, il significato e il valore dell’impegno per la pace, la giustizia e i diritti umani.”

Un ruolo importante lo avrà la scuola
 dove ha già preso avvio il Programma nazionale di educazione alla cittadinanza democratica “Pace, fraternità e dialogo. Sui passi di Francesco” promosso dal Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani in collaborazione con la Rivista “San Francesco Patrono d'Italia” e il Ministero dell’Istruzione.

La marcia del 19 ottobre 2014 segnerà il culmine di tutti questi percorsi nel mezzo del semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea, a 100 anni da quell’inutile strage che fu la prima guerra mondiale. 
“Per questo, conclude Flavio Lotti, la prossima Perugia-Assisi sarà una Marcia Europea con cui vogliamo rilanciare il progetto di un’altra Europa, un’Europa dei cittadini, inclusiva, solidale e nonviolenta. L’anniversario dell’Inutile Strage ci aiuterà a rafforzare l’impegno comune per contrastare le guerre di ogni tipo e promuovere con Papa Francesco la “globalizzazione della fraternità”.

Perugia, 27 settembre 2013
Per la pace

Come spendere meno con l’automobile: tutti i consigli utili

Risparmiare con l’auto è possibile:bastano pochi e semplici gesti per salvaguardare non solo il portafoglio ma anche l’ambiente evitando inutili emissioni inquinanti.
COME RISPARMIARE SULLE SPESE DELL’AUTOMOBILE - Ecco tutti i consigli utili:
  • EVITARE LE ACCELERAZIONI IMPROVVISE
La guida a scatti non contribuisce altro che ad aumentare il consumo di carburante, con conseguente crescita delle emissioni di gas nocivi per l’ambiente che influiscono negativamente sulla qualità dell’aria che tutti noi respiriamo. Senza contare i risvolti spiacevoli sul portafoglio dati i prezzi stellari che la benzina ha raggiunto. Pochi attimi di guida spericolata possono provocare emissioni di monossido di carbonio pari a 30 minuti di guida normale.
  • RALLENTARE
Spesso una velocità eccessiva può essere causa di incidentiAbbassare la velocità anche di soli 10 chilometri all’ora permette di risparmiare carburante e di diminuire le emissioni inquinanti della propria auto.
  • MARCIA SUPERIORE
Sceglierla appena possibile, a seconda del tragitto che si sta percorrendo, permette non soltanto di salvaguardare il funzionamento del motore ma anche di diminuire la quantità di benzina utilizzata e le emissioni di gas nocivi ed inquinanti.
  • PIANIFICAZIONE
E’ buona norma pianificare in anticipo i propri spostamenti in automobile, sia che si tratti di tragitti brevi, sia che ci si prepari ad affrontare un viaggio a lunga percorrenza. In particolare si potrebbe provare ad individuare dei percorsi alternativi che permettano di evitare il traffico tipico delle ore di punta, che pone sotto sforzo il motore a causa dell’alternanza di pause e di accelerazioni, incrementando il consumo di carburante.
  • PNEUMATICI
Un controllo periodici degli pneumatici giova alla propria sicurezza stradale, ma anche all’ambiente. In particolare bisognerebbe valutare periodicamente la corretta pressione degli stessi. Questa operazione andrebbe effettuata una volta al mese. Una pressione corretta degli pneumatici riduce il consumo di benzina.
  • CAMBIARE L’OLIO
 Sempre prima di partire per un viaggio: un cambio d’olio effettuato al momento giusto può rappresentare la salvezza per il vostro motore oltre che garantire una diminuzione dei consumi della vostra automobile.
  • PARCHEGGIARE CON SENNO
Evitare di posteggiare al sole in estate permette di non essere vittime di fenomeni di evaporazione del carburante dovuti al caldo, oltre che di non azionare il climatizzatore una volta risaliti in macchina. Scegliere un parcheggio al coperto o riparato in inverno potrà proteggere la vostra auto dai danni provocati da umidità e gelo.
  • IL PIENO
E’ bene cercare di evitare di riempire il serbatoio fino all’orlo e ricordare di avvitare accuratamente il tappo di chiusura. La benzina è in grado di evaporare molto facilmente e rapidamente, raggiungendo in questo modo l’atmosfera. Si tratta di semplici accorgimenti che potranno garantirvi di risparmiare fino a 30 litri di benzina all’anno.
Fonte: Non Sprecare