martedì 8 ottobre 2013

ESSERE FEMMINA OGGI È DIFFICILE, MA ESSERE GENITORI DI PIÙ

Vedono chiaramente sfruttamento e attacchi senza ritegno, sulle giovani, da parte di maschi sessisti: un atteggiamento celebrato dal mondo dei media, della musica e dello sport, e da quello delle aziende che, per loro stessa ammissione, a partire dalla metà degli anni Novanta si sono deliberatamente concentrate sulle pre-adolescenti per vendere loro prodotti che non desiderano e di cui non hanno bisogno.

Quest'anno, durante il lungo tour di promozione del mio nuovo libro Crescere figlie femmine, ho visitato molti paesi e ho parlato con molti genitori.
Non ho mai avuto la sensazione così forte dell'urgenza di cambiamento, che si diffonde a partire dall'incubo di essere femmina in un mondo in continuo sviluppo, in cui problemi a livello di salute mentale colpiscono anche le ragazze più privilegiate del mondo occidentale. È sempre più evidente la necessità di rivitalizzare e di rimettere a fuoco il femminismo per fargli fare un passo in avanti.

Per più di 25 anni ho lavorato soprattutto sulle sfide legate ai maschi. L'emozione dominante con cui mi confrontavo allora era la tristezza: tristezza proprio per la condizione maschile, perché alcuni uomini si sentivano lontani dai propri padri e perché le guerre e il senso di separazione del XX secolo avevano reso molti uomini chiusi, isolati e in difficoltà con i propri figli. Per me era normale trovare, tra un pubblico di cinque/seicento genitori, uomini e donne che piangevano per le ripercussioni dovute a padri che non erano stati capaci di mostrare loro il proprio amore. Uno dei cambiamenti sociali più significativi a cui ho assistito nei miei 60 anni di vita è stato vedere che la condizione della paternità guariva poco a poco, e oggi ci sono padri che cambiano i pannolini, spingono le carrozzine e crescono con competenza i propri figli, e questi ultimi si sentono al sicuro e vicini tanto ai papà quanto alle mamme.

Trovarsi con i genitori di figlie femmine ha avuto un tono emotivo molto diverso. Questi genitori sono arrabbiati. Vedono chiaramente sfruttamento e attacchi senza ritegno, sulle giovani, da parte di maschi sessisti: un atteggiamento celebrato dal mondo dei media, della musica e dello sport, e da quello delle aziende che, per loro stessa ammissione, a partire dalla metà degli anni Novanta si sono deliberatamente concentrate sulle pre-adolescenti per vendere loro prodotti che non desiderano e di cui non hanno bisogno.
Il problema delle ragazze e delle donne trattate come oggetti era al centro del movimento femminile degli anni Sessanta, e non è di minore attualità oggi.

Alcune ricerche hanno messo in luce come è peggiorata la salute mentale tra le giovani donne del mondo occidentale: si tratta soprattutto di stati d'ansia, ma che si manifestano in varie forme, dai problemi alimentari alle sbronze. Se entrano chiaramente in gioco le forze di mercato, c'è però anche un legame con il nostro modo di vivere, frenetico e sotto pressione.
Oggi una ragazza su cinque soffre di almeno una di queste sindromi, a livelli diversi. Se molte ragazze stanno ancora bene, sono pochi i genitori non hanno mai sentito la propria figlia dire "Odio il mio corpo" o "Odio la mia vita". I confini intorno ai nostri figli sono caduti. La casa non è più un rifugio, la pubblicità strombazza dal televisore che c'è in ogni stanza, e i social media possono facilmente portar via il senso di sicurezza e di calore umano e sostituirlo con "amicizie" a lunga distanza che possono rivelarsi insensibili e crudeli.

È un paradosso che tutto questo succeda proprio ora che, nel mondo sviluppato, le ragazze hanno così tante opportunità. Eppure, se vedono che una donna può diventare primo ministro, vedono anche in quale orribile modo sessista viene poi trattata. Non possono fare a meno di sentirsi in conflitto.

La rabbia è un'emozione salutare perché porta all'azione. Ci sono molte cose che possiamo fare. Tutto inizia a casa, ma non finisce qui. Le nostre figlie hanno bisogno di sapere che sono parte di una battaglia lunga e di successo, una lotta a cui devono partecipare perché le sue conquiste potrebbero facilmente svanire. Forse, per guarire dal narcisismo della moda, dall'ossessione per il cibo e dall'ansia che paralizza bisognerebbe alzare lo sguardo e vedere che le ragazze condividono gli stessi nemici dappertutto.

Recentemente, mentre il mondo parlava dei passi di danza di Miley Cyrus, in Yemen una sposa bambina di otto anni è morta per le lesioni interne che le sono state provocate durante la prima notte di nozze con il marito quarantenne. Tutti questi fatti non sono completamente slegati fra loro: dalla pratica delle spose bambine, dettata spesso dalla povertà, si può passare a quella della prostituzione minorile e della pornografia violenta. Nicholas Kristof e Sheryll Wudunn, in Metà del cielo, un libro molto forte, riferiscono che ogni anno, in Cina, il traffico dei bordelli coinvolge centomila ragazze. In Asia e Africa la morte selettiva delle neonate ha portato a uno squilibrio tra i generi che rappresenta la perdita di centinaia di milioni di vite.

In Occidente c'è bisogno di una vera rivolta contro gli assalti sessuali, lo sfruttamento sui posti di lavoro e la mancanza di opportunità di istruzione che caratterizza ancora la vita delle ragazze nel mondo in via di sviluppo e che è lontana dall'essere sconfitta anche a casa.

La cultura è qualcosa di molto forte, che si tratti di cultura delle mutilazioni genitali o di cultura alimentare. Dobbiamo stare attenti o finiremo per far danno alle nostre figlie. Quante madri hanno disturbi legati al peso e all'alimentazione, o alla moda, allo shopping e ai loro ruoli di genere!
Tre generazioni di dominio dei media visivi (dalla televisione a internet) hanno creato un'attenzione eccessiva per come la gente APPARE. Se parliamo in continuazione di diete e vestiti, non possiamo pensare che le nostre figlie non contraggano questa malattia. Durante le mie conferenze invito chi non è soddisfatto del proprio aspetto ad alzare la mano. Forse l'1% non lo fa.

Anche il modo in cui i padri trattano le proprie figlie è fondamentale. Dimostrare loro rispetto e interesse, chiederne le opinioni, sostenere i loro interessi, passare del tempo insieme: tutto questo veicola il messaggio che loro sono tanto una mente e un'anima quanto un corpo. I padri modellano la prima relazione che una ragazza ha con il sesso opposto, e fissano un punto di riferimento che può immunizzarle dalla manipolazione o dall'abuso da parte dei ragazzi e dei partner futuri. I padri che trattano le madri con rispetto, e vice versa, mandano un messaggio forte: è in questo modo che si può e si deve fare.

E poi c'è il grande mondo. Dall'intero dibattito sulla prostituzione al supporto finanziario per allevare i bambini. Nemmeno il più consapevole di noi può resistere completamente al vergognoso sessismo veicolato dai media. I ragazzi e le ragazze devono esserne consci. Loro possono cambiarlo e lo faranno. 

Ogni movimento è un'esplosione di buon senso. Una volta che si è creato, la gente lo considera ovvio: ovviamente la schiavitù è sbagliata, ovviamente bisogna proteggere l'ambiente, i neri devono avere gli stessi diritti dei bianchi, le donne sono uguali agli uomini.
Ma i movimenti richiedono tempo e sforzi, meno parole e più azione, sia personale che politica.
Esserne partecipi è già di per sé liberatorio per le nostre figlie, perché la lotta le unisce ad altre persone e porta loro un senso di speranza.
Il femminismo è appena iniziato e porta i semi di un mondo molto molto migliore. 
di Steve Biddulph

Nessun commento:

Posta un commento