venerdì 29 giugno 2012

Mailbombing contro il DDL Di Paola

Scrivi ai Senatori, digli di respingere la riforma che aumenta la spesa pubblica e la spesa militare. Fallo ora, prima che sia troppo tardi! E invita tutti i tuoi amici a fare altrettanto!

Ai firmatari dell'Appello contro il DDL Di Paola

Mailbombing

Ciascuno deve inviare una mail ai senatori della Commissione Difesa e
ai Capigruppo del Senato
Grazie al sostegno di chi ha firmato l'appello contro l'approvazione del disegno di legge delega di revisione dello strumento militare presentato dal ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, abbiamo già ottenuto un primo risultato spingendo un gruppo di parlamentari ad intervenire nel corso del dibattito che si sta svolgendo in Commissione Difesa del Senato.

Ora siamo entrati in una fase nuova perché il ministro Di Paola ha chiesto di approvare la legge al Senato entro il mese di luglio senza troppe discussioni.

Per questo è necessario accrescere subito la pressione sui senatori, a cominciare da quelli della Commissione Difesa che la prossima settimana devono già presentare gli emendamenti al DDL.

Lo strumento è il Mailbombing. E' molto facile ed efficace. Ciascuno deve inviare una mail ai senatori della Commissione Difesa e ai Capigruppo del Senato. In allegato trovate la lettera tipo e gli indirizzi. Non servono più di 10 minuti.

Questo è il momento più importante. Quello in cui la nostra pressione può e deve avere più effetto.

Fallo ora, prima che sia troppo tardi! 

E invita tutti i tuoi amici a fare altrettanto!

Fallo per tutti quelli che stanno pagando il prezzo più alto della crisi e delle decisioni sbagliate di chi ci governa. Questa è una delle peggiori!


Flavio Lotti
Coordinatore Nazionale della Tavola della pace


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giovedì 28 giugno 2012

Fornero: il lavoro non è un diritto


People’s attitudes have to change: work isn’t a right; it has to be earned.
(Le abitudini della gente devono cambiare: il lavoro non è un diritto, va guadagnato)
Elsa Fornero, intervista al Wall Street Journal
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
(Art.4 della Costituzione della Repubblica Italiana)
La domanda è: cosa giurano a fare i ministri sulla Costituzione, visto che tanto nell’esercizio del proprio mandato fanno di tutto per approvare riforme incostituzionali? Negli ultimi vent’anni tra attacchi eversivi, gente che si pulisce il culo col tricolore e riforme bipartisan su (in)giusto processo e pareggio di bilancio, Presidenti della Repubblica che la picconano (o addirittura strabordano dalle proprie funzioni come l’ultimo), non fateli giurare più in futuro: tanto, mentre giurano, incrociano le dita dei piedi e si vede dalla faccia che mentono spudoratamente.
QdS

Italia, regina europea della dieta anti-afa


Non solo dieta mediterranea. Con l'arrivo delle correnti africane che non ci stanno lasciando, letteralmente, senza respiro, i medici consigliano frutta e verdura per comporre menu freschi che integrino una vera e propria dieta anti-afa.
Grazie a uno studio della Coldiretti Lombardia, si evince che è proprio l'Italia a produrre la maggior parte dei prodotti che i dottori europei indicano utili per affrontare la calura di questi giorni. E che la Lombardia rappresenta la regione che produce la maggior parte della varietà di questi alimenti.
Frutta e verdura, regine della dieta estiva, tra chi vuole essere in forma per le vacanze e chi in questi giorni di caldo sceglie una alimentazione più fresca. Ma anche sempre più cibi di qualità: con 110 prodotti tra registrazioni, pubblicazioni o domande presentate (il 30,5% dei relativi prodotti in via di riconoscimento o tutelati dall’Unione Europea) l’Italia è l’indiscussa dominatrice europea per Dop ed IGP nel settore. Ci seguono distanziate la Spagna (17,2%) e la Francia (15,2%). Si va dal carciofo alle arance, dal peperone alle mele, dalle ciliegie al ficodindia, dal basilico all’uva. Tra le lombarde: la pera mantovana, la mela della Valtellina e il recente melone mantovano.
Frutta e verdura - sottolinea la Coldiretti Lombardia - rappresentano la miglior difesa contro l’afa, l’eccessiva sudorazione e il rischio di colpi di calore: sono oltre 20 milioni gli italiani che le consumano sia a pranzo che a cena”. Le imprese del settore frutta e verdura in Lombardia. Sono oltre 30 mila le imprese lombarde attive nel settore, tra coltivazione, lavorazione e conservazione e vendita, il 5,2% del corrispondente totale italiano. Se si considera l’intero comparto le prime posizioni del podio sono occupate da Pavia e Mantova con rispettivamente il 21,7% e il 18,8% delle imprese regionali. E Pavia è la regina della coltivazione, a partire dai vigneti anche per la trasformazione in vino, con il 24,3% delle imprese di settore.
Nel 2011 la Lombardia ha superato i 410 milioni di euro di interscambio di frutta, verdura e ortaggi, pari al 9,2% del corrispondente totale italiano. Per oltre 286 milioni di euro si tratta di importazioni, in particolar modo provenienti dall’Unione europea (83,3% dell’import lombardo). Tra le province prima è Milano con il 27,6% dell’interscambio regionale, seguita da Bergamo (15,5%) e Lodi (13,8% e prima per export con il 29,6% lombardo). Ma quali sono i prodotti più scambiati dall’Italia? Frutta a guscio, banane, ortaggi freschi o refrigerati i prodotti più importati dall’Italia (rispettivamente per 595, 396 e 253 milioni di euro nel 2011). Mele, pere, uve e frutta come fragole e lamponi i più esportati (per rispettivamente 861, 579 e 408 milioni di euro). 

Non Sprecare

mercoledì 27 giugno 2012

Pd-Udc, c'è chi dice no


A volte ritornano, verrebbe da dire, se non fosse che non se ne sono mai andati. Pier Ferdinando Casini e Massimo D'Alema, l'ex Dc e l'ex Pci, riuniti, nel ricordo di Enrico Berlinguer, per rinnovare il compromesso che fu.
IL RICORDO DI BERLINGUER. Il 25 giugno, il leader dell'Udc e l'ex presidente del Consiglio si sono ritrovati a Sassari per commemorare l'illustre segretario comunista. E proprio dalla città che diede i natali all'uomo del compromesso storico, Casini ha fatto sapere che il futuro dell'Italia post-Monti è nell'alleanza tra moderati e progressisti, Pd-Udc.
Squilli di tromba, bandiere in festa. In poche ore, mezza dirigenza democratica si è precipitata a dare il benvenuto al leader democristiano.
L'ABBRACCIO TRA BERSANI E CASINI. Un'alleanza con l'Udc «è nella logica delle cose», ha risposto il segretario Pier Luigi Bersani, cui hanno fatto immediatamente eco Dario Franceschini ed Enrico Letta che, con due interviste a La Repubblica e a Il Mattino, hanno ribadito la necessità, per la prossima legislatura, di dare al governo un'ampia maggioranza, che vada da Nichi Vendola a Casini.
In serata poi, lo stesso leader dell'Udc ha prima proposto un «governo politico dopo quello tecnico», per poi specificare: «Sì, ma nel 2013. Le elezioni in autunno sarebbero una follia. Le temo».

Scalfarotto: «Bersani applica al Partito la logica dei numeri»

Eppure la prospettiva ha creato non pochi malumori all'interno del Pd, soprattutto tra le nuove leve. Matteo Orfini, responsabile Cultura del Partito, si è subito affrettato a precisare che, senza Vendola, di Udc non si parla.
LA VOCAZIONE MAGGIORITARIA. Per il vicepresidente Ivan Scalfarotto, invece, l'errore è di metodo prima ancora che di merito. «Io ero rimasto alla vocazione maggioritaria del Pd», dice a Lettera43.it. «La distinzione tra moderati e progressisti mi fa sorridere: il Pd è nato proprio per tenerli insieme, altrimenti a cosa serve? Mi rifiuto di pensare, come fa Fassina, a un partito del lavoro subordinato».
«IL PRIMATO DELLA MATEMATICA ELETTORALE». L'ambizione di creare una forza politica simile al Partito democratico americano, spiega Scalfarotto, «capace di accogliere al suo interno le esperienze più diverse e risolvere le controversie attraverso lo strumento delle primarie», sembra però soccombere alla matematica elettorale: «Bersani applica al partito e al futuro la logica dei numeri, più siamo meglio è».
I CONTENUTI PRIMA DELLE ALLEANZE. «Il Pd deve convincere sulla base delle proprie idee, del progetto e della visione che ha del Paese, e su quella base aggregare consensi. Non parlare prima di alleanze e poi di contenuti».
Il rischio, altrimenti, è di allontanarsi ancora di più dal sentire e dai bisogni dei cittadini. «Parlare di alleanze significa non avere idea del dibattito in corso nel Paese che non è interessato a queste questioni. Così si che si alimenta il grillismo», continua Scalfarotto.
L'INSIDIA DELL'ANTI-POLITICA. «Bersani dice di non voler vincere sulle macerie», ricorda, «ma le macerie non sono solo economiche: governare con l'antipolitica al 20% significa governare su macerie istituzionali, e se il Pd continua a parlare di alleanze senza chiarire il suo progetto, rischia di far passare quel 20 al 30%».

Concia: «Non si possono sacrificare i diritti per la governabilità»

Già, il progetto. Ma quale? «Diciamo cosa vogliamo fare, per esempio, per le nomine nelle aziende pubbliche, sulla riduzione del numero dei parlamentari, sui costi della politica, sui diritti civili o sulla riforma del mercato del lavoro, e poi capiremo chi ci sta», incalza il vicepresidente. E a Enrico Letta, che ha parlato di «un grande patto costituente tra progressisti e moderati che escluda dal governo i populismi di Grillo, Berlusconi e Di Pietro», risponde: «La patente di antipopulisti non possiamo darcela da soli ma deve consegnarcela il Paese in base al programma non alle alleanze».
PRIMA I CONTENUTI, POI LE ALLEANZE. Una linea, quella di Scalfarotto, condivisa anche dalla deputata Paola Concia. «Mi sembra un po' surreale», ammette, «che si parli di alleanze prima ancora di dire cosa si intende fare. Sui diritti civili Casini ha le nostre stesse idee? Se è così, bene, non ho pregiudiziali nei suoi confronti, ma è di questo che dobbiamo discutere, non di altro».
LE DISTANZE CON CASINI. E proprio sui diritti civili iniziano i distinguo. «Casini ha bocciato la nostra proposta di legge su omofobia e transfobia», dice Concia, «e sa bene che con molti dirigenti di Sel e Idv stiamo lavorando a una serie di proposte per riconoscere i diritti delle coppie di fatto, delle famiglie monogenitoriali, che fanno e faranno parte del programma del Pd».
«RISCHIO DI SPACCATURA CONCRETO». Su questi temi, il Partito di Bersani «non può retrocedere». «Non si può sacrificare nulla sull'altare della governabilità, tantomeno i diritti civili e sociali». Se questa alleanza comportasse lo snaturamento del Pd, avverte la deputata, «il rischio di una spaccatura del Partito è più che concreto».

Serracchiani: «Nell'alleanza deve esserci anche Sel»

Plaude invece al dialogo ritrovato tra Casini e Bersani, Debora Serracchiani. «È una cosa a cui il Pd lavora da tempo», premette l'europarlamentare. «Certo, se non ci fosse l'impegno anche di Sel e di Vendola vorrebbe dire che il Pd non è riuscito a mettere insieme moderati e progressisti e a farsi perno di un nuovo centrosinistra». Ma se quell'impegno ci fosse, Serracchiani non vedrebbe alcuno snaturamento del Pd in un'alleanza con Udc e Sel.
LE RAGIONI DELLA REALPOLITIK. E la vocazione maggioritaria? Serracchiani risponde con le ragioni della Realpolitik. «Sappiamo che i nostri numeri non bastano. E poi non sono più i tempi dell'Unione. Sono stati fatti molti passi avanti all'interno delle forze che componevano quello schieramento, siamo nel pieno di una emergenza europea, c'è una consapevolezza diversa», spiega. «Credo che sia proprio questo il momento giusto per trovare quella sintesi tra diverse forze politiche che non riuscì a Prodi e per dare al Paese le risposte che attende da tempo. D' altra parte, il Pci e la Dc, insieme, fecero leggi come quella sul divorzio o sull'aborto. Non vedo perché non dovremmo riuscirci noi».
di Gabriella Colarusso

Melzo, basta sprechi nella mensa scolastica


Gli avanzi delle mense scolastiche per motivi igienici e sanitari finiscono nella spazzatura. Si tratta di cibo buono, non impiattato, semplicemente in eccesso rispetto alle effettive necessità dei bambini. Allora perché non donarlo alle persone bisognose? Ci ha pensato l'amministrazione comunale di Melzo, in provincia di Milano. Qui, dal prossimo anno scolastisco, grazie alla mensa verrà fatto del bene alle persone meno fortunate. Scrive Chiara Giaquinta su "Il Giorno": è la strada che l’amministrazione comunale di Melzo intende percorrere in base alle indicazioni dei genitori. Mamme e papà che hanno risposto al questionario consegnato dal Comune per capire quanto siano graditi i pasti serviti nelle mense scolastiche cittadine, avevano la possibilità di dare consigli all’amministrazione sulla gestione del servizio.
Oltre alla richiesta di donare a enti che si occupano di beneficenza il cibo che non viene impiattato, i genitori hanno anche suggerito altri consigli. Che, in alcuni casi, suonano più come esplicite richieste, come per il servizio di pagamento della mensa. Il Comune nei mesi scorsi aveva introdotto sperimentalmente un nuovo sistema per comunicare l’assenza e la presenza dei bambini giorno per giornoattraverso messaggi da inviare dal cellulare delle famiglie a un numero fornito dall’amministrazione. Sistema non apprezzato dai genitori perché, a loro parere, troppo limitativo. «Probabilmente il costo del servizio andrà ad aumentare; questo vorrà dire che saremo costretti a scegliere se alzare le rette oppure pensare a sistemi di risparmio diversi, come il servizio di sms o la revisione delle soglie di reddito», ha spiegato ai genitori l’assessore all’Istruzione di Melzo Massimo Del Signore.
Il sistema di risparmio che con tutta probabilità verrà ancora adottato sarà quelllo degli sms, da inviare entro orari prestabiliti per non pagare la mensa in caso di assenza dei piccoli a scuola. Gli incontri sono stati anche l’occasione per fare il punto sul gradimento della mensa: i primi sono i piatti più apprezzati dai più piccoli, i secondi quelli che rimangono più spesso nel piatto, seguiti a ruota dalle verdure. Per evitare sprechi, si sta pensando anche a una revisione della grammatura di cibo senza, ovviamente, lasciare i piccoli poco sazi.

Non Sprecare

Servizio civile, spiragli di luce


Il ministro Riccardi annuncia di aver reperito 50 milioni di euro, che serviranno a finanziare i "bandi" per gli anni 2013 e 2014. Grazie a queste risorse, oltre 35mila giovani italiani potranno prestare servizio volontario presso associazioni ed enti, e ricevere un rimborso spese mensile

di Giulio Sensi - 26 giugno 2012



Il ministro per la Cooperazione e l'integrazione Andrea Riccardi parla di “sforzo finanziario notevole” quando fa riferimento al recupero di 50 milioni di euro per finanziare il servizio civile nazionale. Lo stanziamento -20 milioni di euro da “scovare” all'interno del bilancio del dicastero stesso, altri 30 reperiti da una quota del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso- permetterà la stabilizzazione del Servizio civile per altri due anni. 
In questo modo potranno partire 18.810 volontari nel 2013 e altrettanti nel 2014, di cui 450 all’estero. Resta un dubbio rispetto all'entrata in servizio dei volontari: le associazioni assicurano che difficilmente sarà possibile che la prima “mandata” del 2013 entri in servizio prima dell'estate del prossimo anno, anche se in questo momento le richieste che giungono alle associazioni sono in vertiginoso aumento, viste le ridotte opportunità che il mercato del lavoro offre per i giovani italiani. 
Quella che registriamo è comunque una vittoria del ministro Riccardi, che in questi mesi si è impegnato nel cercare di scongiurare la conclusione dell'esperienza del servizio civile che negli ultimi anni ha dato a più di 284.000 giovani la possibilità di svolgere per un anno un servizio utile e garantito loro un rimborso di 433 euro mensili. 
“Il fatto che in un momento difficile come questo si sia scelto di investire nel servizio civile ha un grandissimo valore. È infatti una scelta che permette al movimento di riprendere a vivere e pensare positivo -ha commentato Licio Palazzini, presidente della Consulta nazionale per il servizio civile e di Arciserviziocivile (Asc)-. Ma, secondo le associazioni, servono almeno 120 milioni di euro all'anno per stabilizzarlo. L'Arciserviziocivile ha presentato nei giorni scorsi l'ottavo rapporto annuale sul servizio civile”. Un settore che “il suo tributo alla crisi del 2008 -si legge nel rapporto- lo ha già abbondantemente pagato con la caduta del finanziamento statale da 299 nel 2008 a 68 milioni nel 2012, con la privazione per i giovani italiani di poter partecipare al Scn. Infatti non solo i posti messi a bando sono caduti da 45mila a 18mila, ma nel 2012 non ci sarà nessun posto messo a bando. Gli avvii di quest’anno si riferiscono ai giovani selezionati nel 2011 che quindi pagano un piccolo costo anche loro con un’attesa per l’avvio dell’esperienza che in alcuni casi durerà 11 mesi”.

Strage di Ustica, 32 anni dopo Non è troppo tardi per chiedere la verità


Domani è l’anniversario -trentadue anni dopo- di una delle sciagure più terribili avvenute nella storia dell’Italia repubblicana: quella detta di Usticadall’isola vicino alla quale si inabissò intorno alle nove di sera l’aereo di linea che portava a Palermo da Bologna ottantuno passeggeri, tutti morti nella caduta del velivolo. E’ una storia tremenda e vale la pena ricordarla ai nostri lettori anche perché è tuttora,per molti aspetti, oscura.
Il primo elemento che emerge nel 1990 (dieci anni dopo la sciagura accaduta, come ho già detto, la sera del  27 giugno 1980 nel mar Tirreno nel volo dell’aereo di linea Douglas-DC 9 diretto da Bologna a Palermo)  dalle indagini penali intraprese dal giudice Priore( i primi  dieci anni di indagini di altri giudici si sono svolti senza apparente successo) e dopo la prima inchiesta  da parte della  commissione Stragi nel 1989, presieduta dal repubblicano Gualtieri, è che il sostanziale fallimento, fino a quel momento, delle precedenti indagini fosse dovuto a “depistaggi e inquinamenti operati da soggetti ed entità molteplici.”
Scrive nel capitolo iniziale  la sentenza-ordinanza del giudice Priore”Il disastro di Ustica ha scatenato, non solo in Italia, processi di deviazione o comunque di inquinamento delle indagini. Gli interessi dietro l’evento e di contrasto di ogni ricerca sono stati tanti e non solo all’interno del Paese, ma specie presso istituzioni di altri Stati, da ostacolare specialmente attraverso l’occultamento delle prove e il lancio di sempre nuove ipotesi -questo con il chiaro intento di soffocare l’inchiesta- il raggiungimento della comprensione dei fatti…. Non può perciò che affermarsi che l’opera di inquinamento è risultata così imponente da non lasciar dubbi sull’ovvia sua finalità: impedire l’accertamento della verità. E che, va pure osservato, non può esserci alcun dubbio sull’esistenza di un legame tra coloro che sono a conoscenza delle cause che provocarono la sciagura e i soggetti che, a vario titolo, hanno tentato di inquinare il processo, e sono riusciti nell’intento per anni.” 
Le indagini del giudice Priore, che appaiono le più pertinenti e approfondite grazie anche alla quasi totale ricostruzione del relitto dell’aereo e a un notevole impegno di fondi, uomini e mezzi di vari governi, si concludono il 31 agosto del 1999 con una ordinanza di rinvio a giudizio e sentenza istruttoria di proscioglimento che esclude una bomba a bordo e un cedimento strutturale dell’aereo circoscrivendo le cause della sciagura a un evento esterno al DC-9.
I giudizi che si susseguono in corte di Assise nel 2000, di Assise di Appello nel 2005 e della Cassazione nel 2007 si concludono con il proscioglimento dei generali dell’AeronauticaBartolucci e Ferri con formula piena.
Francesco Cossiga, già presidente della Repubblica, presidente del Consiglio al momento della strage, nel febbraio 2007 dichiara che ad abbattere il DC-9 sarebbe stato un missile “a risonanza e non a impatto” lanciato dai francesi. Ma le indagini,intraprese dalla procura della repubblica di Roma, non portano a nessun risultato.
Ancora due anni fa, il 26 luglio del 2010, il presidente della repubblica Napolitano, ha chiesto ” il contributo di tutte le istituzioni per pervenire a una ricostruzione esauriente e veritiera di quanto è accaduto, che rimuova le ambiguità e dipani le ombre e i dubbi accumulati in questi anni.”
E’ l’augurio che i familiari delle vittime di Ustica e l’opinione pubblica democratica del nostro paese deve fare anche quest’anno sperando che il prossimo parlamento si occupi a fondo dei misteri più terribili ancora irrisolti nella  storia dell’Italia repubblicana.
Leggi anche:
26 giugno 2012

martedì 26 giugno 2012

Taglio delle province? Forse è arrivata l'ora!


Certo, del governo Monti si possono avere tante opinioni, ma è indubbio che ogni giorno ne tira fuori una nuova. Che spesso, in realtà, è una “vecchia”: cioè una di quelle proposte fatte per anni dalla classe politica e mai andate in porto (vedi la riforma delle pensioni o del lavoro). E così ecco rispolverare dal governo in carica una delle battaglie più discusse e mai affrontate nei programmi e negli annunci politici di questi ultimi cinque anni: il taglio delle province. Un “mostro” istituzionale, vista la sproporzione tra vantaggi e costi per i cittadini, di cui non si sente proprio la necessità pubblica. Eppure, le province sono uno strumento clientelare per la peggiore classe politica, che invece di pagare una “mazzetta” semplicemente assegna un posto di lavoro. Insomma, per noi di Non Sprecare non ci sono tanti dubbi sull'opportunità di procedere al taglio delle province italiane.
In questo articolo di Eugenio Bruno e Davide Combo scritto per Il Sole 24 Ore ecco qual èil piano del governo Monti sul taglio di questi enti territoriali, sulle strategie diverse all'interno del governo per arrivare al risultato e sui possibili esiti di questa manovra.
Il colpo di spugna potrebbe arrivare per decreto, anche se il condizionale - mai come in questo caso - è d'obbligo.Quarantadue province delle 86 delle regioni a statuto ordinario verrebbero soppresse per la mancanza di due dei tre criteri fissati dai tecnici del Governo, vale a dire una popolazione residente superiore ai 350mila abitanti, un'estensione territoriale di almeno 3mila chilometri quadrati e un numero di almeno 50 amministrazioni comunali sul territorio. Dal taglio, che solo il pre-consiglio di oggi confermerà se inserito nel decreto sulla spending review o in un altro provvedimento, resterebbero escluse le province capoluogo e quelle delle regioni a statuto speciale.
La scelta delle due caratteristiche su tre per garantire il salvataggio alle amministrazioni provinciali che, a quel punto, si troverebbero ad esercitare le loro funzioni anche sull'area delle vicine cancellate, sembra rappresentare l'ultima mediazione proposta, all'interno dell'Esecutivo, tra chi come il ministro per la Pa e la Semplificazione, Filippo Patroni Griffi, opta per una soluzione normativa selettiva di riordino generale e chi, invece, vorrebbe l'attuazione integrale (comunque da fare con una legge) dell'articolo 23 del decreto legge Salva-Italia, che porterebbe alla trasformazione di tutte le province in enti di secondo livello rispetto ai comuni del loro territorio, peraltro prive di funzioni "core". L'opzione Patroni Griffi si integra con un intervento attuativo della norma del 2010 (inapplicata) sulle unioni comunali sollecitato dall'Anci, con il varo delle dieci città metropolitane (Torino, Milano, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Reggio Calabria) accompagnato dalla contestuale soppressione delle province interessate e con il ridisegno delle amministrazioni periferiche dello Stato (prefetture, questure, eccetera). Questa proposta avrebbe il vantaggio di offrire una soluzione preventiva agli effetti dell'articolo 23 del primo decreto Monti, sulla cui costituzionalità la Corte è stata chiamata a pronunciarsi. Il suo limite è più che altro politico. Oltre ai dubbi sull'inserimento di una materia ordinamentale così delicata in un decreto legge, bisogna, infatti, fare i conti con le opposizioni scontate che la riforma incontrerebbe in Parlamento, dove tutti i partiti (tranne Idv e Udc) hanno presentato disegni di legge assai più soft.
Senza dimenticare la "freddezza" più volte manifestata dal ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, sull'idea di razionalizzare tutti gli uffici periferici dello Stato. Lo schema di articolato che verrà esaminato oggi in pre-consiglio, se confermato nella sua interezza, avrebbe più di un punto di contatto con la proposta di autoriforma avanzata dall'Upi nel febbraio scorso. E capace, a detta dei suoi proponenti, di generare risparmi per 5 miliardi. Così suddivisi: 500 milioni dall'introduzione delle città metropolitane e dalla riduzione delle province da 107 a 60; altri 500 milioni dal miglioramento dell'efficienza delle amministrazioni provinciali; 2,5 miliardi dal riordino degli uffici periferici statali; 1,5 miliardi dall'abolizione di enti e agenzie strumentali. Pre-consiglio a parte, un'idea più precisa sullo stato dell'arte e sulla presenza di eventuali divergenze all'interno dell'Esecutivo si potrà avere domani durante il primo dei due giorni dell'assemblea convocata dall'Upi a Roma. E che vedrà gli interventi dei due ministri più interessati alla "contesa" sulle province: Patroni Griffi e Cancellieri.

Non Sprecare

Quando il meteorologo sbaglia sul riscaldamento globale


Il 6 giugno 2012, nell’ambito del Convegno “Difesa del suolo-Irrigazione Territorio- Ambiente – Paesaggio” che ha avuto luogo nel Palazzo Lombardia di Milano, il meteorologo Mario Giuliacci ha trattato il tema “L’acqua e il clima: cambiamenti, alluvioni, siccità”. L’intervento ha destato la meraviglia di diversi spettatori, che hanno segnalato la presenza di tesi tipiche del negazionismo climatico.

di Stefano Caserini e Sylvie Coyaud

Testo tratto dal sito climalteranti.it per gentile concessione dell'autore
Il 6 giugno 2012, nell’ambito del Convegno “Difesa del suolo-Irrigazione Territorio- Ambiente – Paesaggio” che ha avuto luogo nel Palazzo Lombardia di Milano, il meteorologo Mario Giuliacci  ha trattato il tema “L’acqua e il clima: cambiamenti, alluvioni, siccità”.
L’intervento ha destato la meraviglia di diversi spettatori, che hanno segnalato la presenza di tesi tipiche del negazionismo climatico, ad esempio che il riscaldamento globale si è arrestato dal 2005 a causa delle forzanti naturali (macchie solari, oscillazione delle temperatura degli oceani), che incideranno anche per il prossimo decennio. Nessun accenno alle cause antropiche (l’aumento dei gas climalteranti nell’atmosfera), se non per un breve cenno all’esistenza di “talebani” del clima.
La registrazione video dell’intervento del colonnello Giuliacci non è disponibile, ma è possibile scaricare dagli atti del convegno la presentazione intitolata “Cambiamenti climatici naturali. Stop al Global Warming?”. Come vedremo, conferma le segnalazioni ricevute.

Nell’ottava slide della presentazione è mostrato un grafico tratto dal sito www.junkscience.com, del lobbysta Steve Milloy, editorialista di Fox News noto per le posizioni negazioniste sul tema dei cambiamenti climatici.
Il grafico presenta una sovrapposizione fra l’andamento delle concentrazioni di CO2 e l’anomalia delle temperature stimata dalla NASA dal 1880 al 2011. La slide si intitola “Global Warming 1880-2011”, ma a ben guardare non è affatto una temperatura globale, perché riguarda solo la zona del pianeta fra le latitudini 24N e 44N.


A guardare ancora meglio si nota un fatto strano, la brusca diminuzione delle temperature nei primi anni della serie, dal 1880 al 1881. Controllando i dati originali nell’indirizzo scritto sul grafico (qui) si vede che si tratta proprio di un errore, quell’aumento segnato con il contorno rosso e con il punto di domanda nella prima immagine del post non esistono nei dati originali (vedi grafico sottostante). Il grafico mostrato da Giuliacci, proveniente da un sito spazzatura dei lobbysti USA, inventa un riscaldamento inesistente.
Inoltre, nel grafico è rappresentato anche l’aumento di CO2 in atmosfera, ma con il trucco (già visto) di schiacciare molto la scala per farlo sembrare meno collegato all’aumento di temperatura.



La slide n. 9, “Anche in Italia il GW si è arrestato nell’ultimo decennio”, contiene altri due errori.
Come già discusso su Climalteranti, un decennio è un periodo troppo breve per identificare un trend di riscaldamento, e in ogni caso il riscaldamento a scala globale non si è affatto fermato.
Il clima è cambiato anche in Italia. Negli ultimi 10 anni non sarebbe cosa strana se non ci fosse un riscaldamento statisticamente significativo: è già successo nonostante il trend di aumento  sia chiarissimo e più accentuato che a livello globale. Ma come già discusso, è necessario considerare la variabilità climatica per valutare il sottostante trend.


In altre parole il riscaldamento locale (in una zona, l’Italia, pari al 0,059 % della superficie globale) potrebbe anche essersi fermato, il riscaldamento globale invece prosegue. Se avesse voluto mostrare un grafico aggiornato, il col. Giuliacci avrebbe ad esempio potuto mostrare il grafico qui a fianco, risultato del progetto BEST – Berkeley Earth Surface Temperature – che ha dato un’altra conferma dell’aumento delle temperature globali.






Nella slide 14 è ripetuto il grafico sbagliato della slide 8, mentre la slide 15 mostra un’immagine NASA-GISTEMP dell’anomalia delle temperature nel periodo 2000-2005, commentata dal titolo  “Negli ultimi 5-6 anni raffreddamento alle alte latitudini“. Se si guarda l’immagine, è evidente che alle alte latitudini, ed in particolare nell’Artico, vi sono colori che corrispondono ad aumenti da +0.5 a +2°C delle temperature, e solo una zona dell’Alaska e della Russia centrale mostra gli azzurri e i verdini di un debole raffreddamento.

Utilizzando i dati NASA-GISTEMP  precedentemente citati, si ricava un grafico sulle temperature delle alte latitudini (fra 60° e 90° di latitudine), mostrato a fianco: c’è un trend di riscaldamento inequivocabile.
Pur se, come detto in precedenza, 5 anni non hanno alcun significato climatologico e nulla possono dire sul riscaldamento globale, sia dal 2000 al 2005, che dal 2005 al 2011 (gli ultimi 6 anni) le temperature sono aumentate.

Nelle slide successive, Giuliacci cerca di trovare le spiegazioni del presunto stop del riscaldamento globale, che sarebbe l’effetto combinato  della North Atlantic Oscillation (NOA), della Atlantic Multidecadal Oscillation (AMO), dell’ENSO (El Niño-Southern Oscillation) e dell’andamento dell’attività solare.

Fatica sprecata. Nonostante l’effetto combinato di oscillazioni in versione “fredda” da un decennio e di un’attività solare in calo da un ventennio, ostinatamente le temperature del pianeta smentiscono il colonnello.

lunedì 25 giugno 2012

La malafede è una malattia curabile

A volte ripenso al ventennio non ancora finito (i ventenni possono durare anche cento anni) in cui gente che neanche in un bar di Busto Arsizio alle sette di mattina dove ci sono solo due mummie che ordinano bianchini, ha dominato, ha inquinato la scena civile con il tema dell’intolleranza nei confronti dei cittadini immigrati che sono, per fortuna, oggi, quasi sei milioni e sono, a ben guardare, la parte più sana di un Paese che ha un serio bisogno di accompagnamento medico.
In ognuno dei nostri condomini c’è un cittadino immigrato che presta il suo lavoro per assistere vecchi italiani, in ogni ospedale gli immigrati svolgono professioni fondamentali di assistenza di base, trovando spesso modelli di comunicazione con i pazienti, di pazienza, di ascolto, che è difficile ormai incontrare sulla piazza.
Ricordo, in epoca pre-elezioni francesi, di essere transitato per l’aeroporto di Parigi, che è quasi tutto movimentato da immigrati e figli di immigrati, da lavoratori che alle cinque si alzano e fanno muovere quel colosso di passeggeri mondiali: non mi sono stupito poi che Sarkozy abbia perso le elezioni, perché anche il mondo minerale capisce che le sue posizioni erano in malafede, elettorali, in ultima analisi, completamente sganciate dalla realtà. C’era quasi da ridere: su «Le Figaro» comparivano le farneticazioni xenofobe di Marine Le Pen (e di Sarkozy, disperato, al seguito) mentre la mia valigia, la mia colazione, la mia carta d’imbarco, forse il mio volo, tutto era accompagnato da capaci mani immigrate…
Più o meno la stessa cosa succede o può succedere da noi: solo un lobotomizzato in malafede può, oggi, se entra nella corsia di un ospedale (e gli farebbe granché bene) pronunciare ancora qualcosa contro gli immigrati, perché la realtà non è più dove costui la vede. La realtà lo ha sconfitto.
La bava del cittadino colpito da ictus viene raccolta sicuramente da mani immigrate.
Però bisognerebbe che la presa d’atto di questa realtà non rimanesse affidata alle sensibilità individuali, ai passi lenti, quando ancora certe leggi ci legano al passato: bisognerebbe che questo governo ossessionato dall’economia e dallo spread si applichi urgentemente su questi temi rompendo di netto con un passato che era frutto della mala fede. (Furio Jesi, studioso di miti, se fosse vivo forse direbbe che neanche i leghisti credevano alle loro ampolle, alle loro padanie sacre, poiché esse in realtà non esistono, ma erano “macchine mitologiche” fatte esclusivamente per suscitare consenso in menti addormentate).
Cioè quello che vorrei dire è che l’Italia che supera questo cancro è l’Italia che finalmente accetta di alimentarsi in modo diverso, che pensa diversamente, che prende atto della sua forza che è nella coscienza, nella speranza di vincere la malattia.
Vale anche per il prossimo governo: per esempio, invece di avere un ministero per lo sviluppo economico, che sia trasformato in ministero per l’immigrazione, perché sono sinonimi, e il secondo si occuperebbe di gente vera, di casi veri, di forze vere, e non di cantieri fantasma. Altrimenti sì, davvero, l’Italia del futuro sarà come una di quelle autostrade non terminate, con i piloni a terra, i ferri del calcestruzzo che escono dal cemento, e intorno solo desolazione.


di Alberto Riva E on line

Formigoni indagato per corruzione e finanziamento illecito


Illecito finanziamento elettorale di oltre mezzo milione di euro nel 2010 da una azienda sanitaria privata in vista della campagna di Roberto Formigoni per le Regionali lombarde, ecorruzione per la somma dei molteplici benefit di ingente valore patrimoniale (vacanze, soggiorni, utilizzo di yacht, cene di pubbliche relazioni a margine del Meeting di Rimini, termini della vendita di una villa in Sardegna a un coinquilino di Formigoni nella comunità laicale dei Memores Domini ) messi a disposizione del governatore lombardo dal mediatore Pierangelo Daccò: sono le due ipotesi di reato per le quali il presidente pdl della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, è indagato a Milano nell’inchiesta sui 70 milioni pagati negli anni a Daccò dalla Fondazione Maugeri per il suo ruolo di «facilitatore» nei rapporti tra questo importante polo privato della sanità italiana (con base a Pavia) e i meandri amministrativi del Pirellone.
Il Corriere della Sera ha dato la notizia delle indagini a carico di Formigoni qui. Lui dice di non saperne niente. Sta di fatto che, finalmente, si è squarciato il velo del potere di Comunione e Liberazione in Lombardia.
Il Governatore ha replicato all’articolo dicendo che non ne sa nulla. Speriamo di saperne presto qualcosa noi. Finalmente, dopo 20 anni, c’è la possibilità di chiudere la pessima era di Formigoni… certo, la Sinistra tafazzista che gli si oppone, a giudicare dai candidati che vorrebbe presentare, rischia per l’ennesima volta di perdere un’occasione storica…

Appuntamento area Ex-Cartiera


La concorrenza fa bene: finalmente la benzina scende


Riaprono i saldi per la benzina: Eni ha annunciato nuovi sconti per il fine settimana. Riprendiamo fra le nostre news quanto scritto dal quotidianoLettera43.it: nel week-end del 23 e 24 giugno al self-service continuerà a scendere il prezzo dei carburanti.
Eni ha fissato le nuove tariffe di benzina e diesel in modalità Iperself rispetto all'andamento dei mercati: 1,580 e 1,480 euro al litro contro i precedenti 1,600 e 1,500 dalle 13 di sabato 23 giugno fino alle 7 di lunedì 25. La contromossa spetta ora altre compagnie.
La settimana scorsa erano scese in campo Esso e Q8 con sconti anche superiori ma su un numero più limitato di impianti. E per Quotidiano Energia anche Shell, TotalErg e Tamoil stanno pensando di scendere in campo. Dopo l'intervento del market leader si è registrata una raffica di ribassi per i prezzi raccomandati, sull'onda anche del trend di continua discesa delle quotazioni dei prodotti internazionali. Il monitoraggio di Quotidiano Energia parla chiaro: Tamoil è scesa di 2 cent euro al litro su benzina e diesel, TotalErg -1,4 su entrambi i prodotti, Shell -1,5, Q8 -1 ed Esso -0,5. Scendono pure le no-logo.
Per il Gpl, in particolare, i prezzi sono in forte calo. Al 22 giugno i prezzi medi nazionali sono a 1,816 per la benzina, 1,705 per il diesel e 0,808 per il Gpl. Punte massime tutte in calo per la verde a 1,898 , il diesel a 1,742 e il Gpl a 0,832. Più nel dettaglio, il prezzo medio praticato della benzina, in modalità servito, va dall'1,802 di Eni all'1,816 di Tamoil, no-logo invece giù a 1,699. Per il diesel si passa dall'1,694 di Eni all'1,705 di Ip, no-logo a 1,564. Il Gpl infine è tra 0,769 di Eni e 0,808 di Ip, no-logo a 0,769.
Non è vero allora che il prezzo della benzina non può scendere. Scende quando ci sono più concorrenza e più attenzione per i consumatori.
Non Sprecare

Ci sono giorni che vale la pena


Ci sono giorni in cui entri in comune e sai che quasi certamente uscirai di lì molto tempo dopo rispetto a quello che avevi preventivato, facendo un decimo, quando va bene, delle cose che avevi in mente di fare.
Perché oggi amministrare un ente locale è cosa assai complessa, soprattutto se fai parte di un comune dai 10.000 abitanti in giù… Tra patti di stabilità, mancanza di risorse, impossibilità ad assumere personale, quasi azzeramento della formazione, aumento endemico delle problematiche e della gestione del quotidiano…
Alla faccia delle storie sul federalismo che ci hanno raccontato per vent’anni, i comuni sono stati svuotati di gran parte delle opportunità per incidere nel miglioramento sostanziale della qualità della vita delle comunità locali.
O meglio, il federalismo è stato applicato, ma al contrario, nel senso che i nostri sindaci si vedono costretti a mettere le mani nelle tasche dei cittadini per trasferire pari pari al Governo centrale quanto riscosso. Il federalismo, appunto, al contrario.
Ci sono giorni, sono la maggior parte, in cui tu arrivi in Municipio e ti riprometti di cancellare quelle due voci, negli appunti, che sono lì da un secolo e che proprio non ci pensano, ad essere scartate. Vuoi per un intoppo burocratico, o per un incomprensione con il funzionario di turno (che siamo esseri umani ed è pure normale), vuoi perché nel frattempo ad ogni angolo di mail o telefonata si nasconde un problema inatteso, una piccola emergenza da affrontare prioritariamente…
Ci sono giorni, quasi mai, dove invece tutto fila liscio e gli incontri che devi fare, le scelte che devi condividere e poi prendere, le idee che avevi in mente, si traducono meravigliosamente in delibere, determine, azioni concrete.
Questa mattina è stato uno di quei giorni. Abbiamo incontrato i tecnici dell’azienda che ha vinto l’appalto per la gestione calore degli edifici comunali, all’interno del quale sono previsti investimenti su edifici e impianti finalizzati al contenimento energetico fino al 10% dell’ammontare del canone complessivo previsto per i cinque anni di contratto.
Si è parlato di caldaie a condensazione, potenziamento e ammodernamento degli impianti esistenti, efficientamento degli involucri esterni degli edifici (municipio, scuole, palestre). Nel giro di qualche giorno ci sottoporranno una proposta nel dettaglio, è però già adesso chiaro che alla riapertura dell’anno scolastico potremo aver sostanzialmente concluso gli interventi di riqualificazione energetica iniziati diversi anni fa e che nel tempo ci hanno portato a sostituire tutte le caldaie esistenti, rifare gli infissi e i serramenti, migliorare l’impiantistica interna.
Azioni poco visibili, ma concrete ed efficaci, che consentono una significativa riduzione dei consumi, a tutto vantaggio dell’ambiente e delle casse comunali.
Ci sono giorni in cui quando esci, dal comune, sei un po’ più soddisfatto di ieri, e un po’ meno di domani, si spera…

Marco Boschini