mercoledì 29 febbraio 2012

È l’idroelettrico la soluzione per dare energia al pianeta. Lo dice rapporto Iea

Parigi, 27 febbraio – L’idroelettrico è una delle soluzioni per riuscire a dare a tutti gli abitanti del pianeta l'accesso all’energia per tutti entro il 2030. Lo assicura l'ultimo rapporto “Energia per tutti” dell'agenzia internazionale per l'energia(Iea).
“L'idroelettrico in quanto tecnologia matura e affidabile che può fornire elettricità a costi competitivi, è una parte della soluzione” scrive il rapporto, secondo cui il potenziale tecnico globale dell'idroelettrico si stima a 14.500 TWh, oltre quattro volte l'attuale produzione (dati del 2010) e il maggiore potenziale non sviluppato si trova in Africa e in Asia, dove rispettivamente il 92% e l'80% delle riserve non sono sfruttate.
Per l'Iea i bacini d'acqua ''possono fare da catalizzatore dello sviluppo economico e sociale, fornendo due elementi per lo sviluppo: energia ed acqua”. Grandi progetti dell'idroelettrico possono avere un importante effetto moltiplicatore, anche se “potrebbero avere impatti ambientali e indurre al trasferimento la popolazione, se non pianificati attentamente''. L'impianto idroelettrico di Nam Theun 2 nel Laos viene portato come esempio di un progetto di successo dal punto di vista economico e sociale. Ma esistono anche mini-impianti che hanno funzionato.
È il caso della diffusione in Cina della rete elettrica su piccola scala, grazie ad oltre 45mila mini-impianti di idroelettrico - per un totale di 56 GW - che stanno producendo 160 TWh l'anno. Questi piccoli generatori costituiscono un terzo della capacità del paese per questo tipo di energia rinnovabile e forniscono servizi a oltre 300 milioni di persone. Nello scenario prospettato dall'Iea di “energia per tutti”, l'idroelettrico in rete vede un aumento del 14%, mentre i mini-impianti l'8% di generazione ulteriore da reti isolate.
Secondo l'Iea, raggiungere l'accesso universale all'energia entro il 2030 aumenterà la generazione di elettricità a livello globale del 2,5%. L'investimento necessario per raggiungere l'obiettivo fissato dall'Onu viene stimato dall'agenzia internazionale dell'energia a circa 48 miliardi l'anno, oltre cinque volte il livello del 2009. Di questi fondi, stando alle stime, circa 18 miliardi di dollari dovrebbero arrivare da aiuti allo sviluppo bilaterale e multilaterale, altri 15 miliardi l'anno dai governi dei paesi in via di sviluppo e 15 miliardi di dollari dal settore privato.

martedì 28 febbraio 2012

Vergognoso sondaggio di Libero: “Leader no-Tav fulminato su un traliccio, se l’è meritata?”. Se questo è giornalismo…


Ipotizziamo che il 13 dicembre 2009 la statuetta del Duomo di Milano lanciata da Massimo Tartaglia avesse colpito Berlusconi dietro la nuca e avesse mandato l’ex (per fortuna) presidente del Consiglio in coma farmacologico.
La maggior parte delle persone dotate di buon senso avrebbe indubbiamente condannato il gesto avanzando le giuste tesi secondo cui il dissenso si manifesta alzando la voceprotestando vivacemente, organizzando sit-in, dando vita a cortei magari all’esterno delle residenze del primo ministro.
Immaginiamo che un giornale ipercritico nei confronti di Berlusconi come Il Fatto Quotidiano oRepubblica o Il Manifesto avesse lanciato sul proprio sito un sondaggio: “Berlusconi in coma perché colpito dietro la nuca da una statuetta, secondo voi se l’è meritata?”.
Legittimamente i dipendenti di Berlusconi de Il GiornaleLibero, Mediaset (ma anche Rai, Corriere della Sera e altri giornali istituzionali) si sarebbero indignati. Il Giornale e Libero: “Sinistra boia”. La Rai e Mediaset: “Rispetto per un’istituzione”. Corriere della Sera: “Comportamento scorretto dei giornali antiberlusconiani”.
Questo preambolo serve per sottolineare un comportamento a dir poco vergognoso di uno degli uffici stampa di Berlusconi: Libero. Uno degli esponenti più attivi del movimento No-Tav, Luca Abbà, nell’arrampicarsi su un traliccio per protestare contro la Polizia, che starebbe espropriando terre private in Val di Susa, ha toccato i cavi dell’alta tensione ed al momento versa in gravi condizioni all’ospedale Cto di Torino. I brillanti redattori del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, in lizza per il prossimo premio pulitzer, hanno corredato la notizia di apertura della versione telematica del giornale (No-Tav, il leader è grave. Diceva: “Frego gli sbirri”) con il sondaggio: “Luca Abbà, il 37enne no-Tav, fulminato su un tralicco (traliccio, ndr) mentre protestava se l’è meritata?”. Giuriamo che la domanda posta agli incauti internauti sia proprio questa. Per verificare ecco il link (http://www.liberoquotidiano.it/sondaggio.jsp?idsondaggio=624).
Come si sarebbe comportato Libero se il 13 dicembre 2009 qualcuno avesse espresso lo stesso concetto nei confronti di Berlusconi. E quanti editoriali di sdegno vergherebbe il direttore Belpietro se qualche giornale domandasse ai suoi lettori: “Maria, 18enne di Milano, è stata stuprata mentre camminava per le strade del centro. Indossava una gonna e dei tacchi, se l’è meritata?”.
Qui non c’entra destra, sinistra, centro. Le opinioni politiche, seppur non condivisibili, meritano sempre di essere accolte.
Ma un quesito così irrispettoso verso un essere umano non rientra in ciò che viene definita deontologia professionale. Se questo è giornalismo...
Davide Ferrante

Il flop dell’Alta velocità


Sabato 25 febbraio una colorata manifestazione in Val di Susa ha ribadito che la valle non vuole l'Alta velocità. Per ragioni ambientali, sociali ed anche economiche. Prima di avviare la costruzione della Torino-Lione, si dovrebbero guardare i dati. E quelli relativi alla linea già realizzata ci dicono che i passeggeri delle “Frecce” non giustificano la Tav. Una ricerca del Politecnico di Milano svela un “buco” di milioni di utenti. Anticipazione da Altreconomia dimarzo 2012

di Pietro Raitano



Al secondo piano di un edificio del Politecnico di Milano, Paolo Beria e Raffaele Grimaldi hanno preparato una “bomba”. Ricercatori per il Dipartimento di architettura e pianificazione (diap.polimi.it), hanno confezionato l’ordigno nella prima metà del 2011, per lanciarlo a settembre. La bomba -tutta mediatica- di cui parliamo è una ricerca che riguarda l’Alta velocità in Italia. Si intitola “An early evaluation of italian high speed projects” e dimostra che, salvo (forse) la tratta Milano-Roma, finora la Tav italiana è costata di gran lunga troppo (32 miliardi di euro in 20 anni, vedi Ae 134) rispetto ai benefici che ha portato. E qualcosa di simile vale anche per le tratte future, Torino-Lione in testa. 
“Si tratta di una ricerca indipendente, che abbiamo pubblicato sul trimestrale del laboratorio ‘Mobilità e Ambiente’ dell’Università di Napoli (tema.unina.it/index.php/tema/article/view/486). Abbiamo preso i pochissimi dati che le Fs hanno messo a disposizione, e da lì ci siamo mossi per analizzare la domanda delle ‘Frecce’ sulla rete. Non abbiamo considerato nel conto degli investimenti la tratta Firenze-Roma, che già esisteva prima del 1992”. Beria e Grimaldi, a dispetto della competenza e della professionalità con cui snocciolano i dati, sono molto giovani: 34 anni il primo, 28 il secondo. 
“Abbiamo fatto una valutazione ex post delle linee realizzate, attraverso un’analisi ‘costi benefici’, e sulla base di questa abbiamo dato un giudizio sulle singole tratte dell’Alta velocità”.
La metodologia usata deriva dalla letteratura sull’argomento, che è consolidata. “Ciò ha permesso di svolgere l’analisi con pochi dati: i costi di investimento, i costi di esercizio e di manutenzione (attuali e senza queste strutture) e dall’altra parte i benefici in termini di risparmi di costi e risparmio di tempo per i passeggeri. Gli indicatori non li abbiamo scelti arbitrariamente: abbiamo utilizzato standard internazionali”. 
Tradotto, la domanda che Beria e Grimaldi si sono fatti è stata: quanti passeggeri sono necessari per giustificare la spesa di realizzazione per ogni singola tratta di Alta Velocità? E la risposta è la bomba: “La Milano-Bologna è costata poco meno di 7 miliardi di euro, per un risparmio rispetto al 1999 di 37 minuti. A queste condizioni, secondo i nostri calcoli l’investimento è giustificato con  circa 9 milioni di passeggeri all’anno. Oggi siamo tra i 6 e i 7 milioni di passeggeri. Abbiamo l’impressione che questo tratto quindi sia giustificabile, tenendo conto di una crescita della domanda. Diverse le cose per le altre tratte. Ad esempio la Torino-Milano, costata 7,7 miliardi di euro per risparmiare 32 minuti, avrebbe bisogno di 14 milioni di passeggeri. Oggi sono al massimo un milione e mezzo, e Trenitalia ne stimava, nel 2007, 2,1 milioni. Qui il problema sono stati i costi sproporzionati, dovuti alla progettazione in affiancamento all’autostrada. Basta percorrerla per capire che si tratta di un progetto sovradimensionato. Senza contare i sovracosti dovuti ai meccanismi di affidamento esterno, di cui anche la stampa si è occupata”. La Bologna-Firenze merita un discorso a parte: “È la tratta che ha più domanda in assoluto, poiché si somma a quella che proviene da Milano e poi da Venezia. Nel 2010 ha avuto più di 10 milioni di passeggeri, ma anche in questo caso la domanda necessaria per coprire l’investimento era di 20 milioni. Per risparmiare soli 14 minuti”. 
Infine, la Roma-Napoli (35 minuti di risparmio di tempo): “Oggi conta 3 milioni di passeggeri, l’obiettivo di Trenitalia, non raggiunto, è di 4,6 milioni. Ma ne servirebbero 8 milioni”. 
Quindi c’è qualcosa che non va nell’intero progetto, o quantomeno nella valutazione che ne è stata fatta. “L’Alta Velocità italiana è una rete costruita su uno standard europeo -ovvero quello delle ferrovie francesi- che ha caratteristiche particolari. Utilizza corrente alternata: un treno normale non può andarci sopra. Ovvero, sulle linee Av sarebbe più costoso fare servizi di tipo Intercity, perché servirebbero per forza treni nuovi. Ciò significa che oggi alcune linee in particolare sono sottoutilizzate. Tra l’altro, il progetto iniziale prevedeva interconnessioni con la linea storica: sono state realizzate ma non rese operative. Ad esempio: sulla Milano-Bologna sarebbe utile uscire dalla rete e servire, ad esempio, Reggio Emilia e poi rientrare. Nella realtà questo non avviene, perché si è scelto di privilegiare la velocità. Forse gli emiliani non sono contenti di veder passare un ‘proiettile’ che ferma solo nei centri maggiori. In Germania e Svizzera ad esempio hanno reso solo alcune tratte ad alta velocità, e, soprattutto, adeguato alcuni nodi per avere migliori collegamenti in ottica di rete. I tedeschi distinguono tra Intercity e Intercity Express, ma non esiste un ‘prodotto’ che si chiama alta velocità”. Non solo. “All’estero si fa l’analisi costi benefici in via preventiva, e la scelta su quali opere fare -e come- si basa sulla comparazione tra le varie opzioni e i vari progetti. Da noi si è fatto il contrario: prima si progetta, poi si valuta quanto i benefici superano -se li superano- i costi. Si prenda il traffico merci: ad oggi nessun treno merci ha mai viaggiato sull’Alta velocità italiana, né mai accadrà. Non è conveniente. Tuttavia la rete è stata costruita anche per il trasporto merci. Il che l’ha resa più costosa, senza che vi fosse alcuna previsione che giustificasse neanche lontanamente l’investimento”. 
La ricerca si occupa anche di linee progettate. “Ci siamo limitati a confrontare i pochi dati disponibili sulla domanda. L’impressione è che siano delle stime di crescita di passeggeri e merci davvero rilevanti, che appaiono piuttosto ottimistiche. La Torino-Lione, in particolare, nasce come linea per passeggeri, poi diventa anche merci perché si capisce che la domanda di passeggeri non c’è. È un dato presente anche negli studi ufficiali a favore della linea. Se si dovesse partire da zero, sarebbe una linea su cui proprio non investire, se non sul nodo di Torino e sulla tratta della valle col trasporto dei pendolari. Per come è andato il progetto e l’aspettativa che ha prodotto, una soluzione poteva essere di spezzare in fasi i lavori, iniziando dalla zona più problematica (ovvero la zona di Torino) e solo alla fine valutare la necessità di un tunnel in Val Susa. Che al momento non è dimostrata”. ---

La Tav sotto FirenzeTutti i passeggeri delle “Frecce”, anche quelli che mancano, sentono il bisogno di nuove stazioni “ad Alta velocità”. A Firenze, il progetto è firmato dall’archistar Norman Foster (vedi Ae 131), e si accompagna all’esigenza di realizzare un tunnel da 7 chilometri sotto la città, per saltare il collo di bottiglia di Santa Maria Novella, stazione di testa, e proseguire la corsa verso Roma risparmiando un quarto d’ora. Servono almeno 1,3 miliardi di euro, dalle 5 alle 8 volte in più rispetto al progetto alternativo, elaborato volontariamente da architetti, geologi, ingegneri e urbanisti del Comitato contro il sottoattraversamento Tav (www.notavfirenze.blogspot.com), oggi raccolto in un corposo volume pubblicato da Alinea editrice.
“Tav sotto Firenze” (368 pp., 28,50 euro) che racconta  impatti, problemi, disastri, affari ma dà soprattutto conto dell’alternativa possibile. 

lunedì 27 febbraio 2012

Bareggio, “il paese delle ciliegie alla BIT 2012”


PER LA PRIMA VOLTA IL COMUNE DI BAREGGIO PROMUOVE LA “FESTA DELLE CILIEGIE” ALLA BORSA INTERNAZIONALE DEL TURISMO
Bareggio Il progetto Expo 2015 contenuto nel programma di mandato dell’Amministrazione Comunale, prevede la partecipazione attiva all’Esposizione Universale dell’anno 2015, quale opportunità per valorizzare il territorio bareggese nella sua dimensione ambientale e culturale.
La Borsa Internazionale del Turismo, la più grande esposizione al mondo del prodotto turistico italiano appena conclusa nei padiglioni della Fiera di Rho-Pero, è un’occasione speciale per promuovere la “Festa delle Ciliegie 2012”, evento attraverso il quale si riscoprono le origini agricole bareggesi.
Nel secondo dopo guerra questa Festa vedeva affluire a Bareggio molti milanesi alla ricerca delle ciliegie, come ricorda la poesia di Romano Oldani: Quond i milanes evan tucc a Barecc e scires (Quando i milanesi erano tutti a Bareggio per le ciliegie).

La trazione viene oggi riscoperta attraverso le numerose iniziative promosse in occasione della Festa.
In particolare l’adesione del Comune all’Associazione Nazionale Città delle Ciliegie, avvenuta nell’anno 2008 permette da un lato di avere in piazza Cavour, in occasione della Festa, le ciliegie provenienti da tutta Italia - dalle ciliegie “ferrovie” della Puglia alle tipiche ciliegie di Vignola, a quelle di Marostica e della Provincia di Alessandria – dall’altro lato di ammirare le rappresentazioni dei gruppi folcloristici delle Città delle Ciliegie, dai battitori di grano toscani ai frustatori di Vignola.
I ciliegi locali vengono implementati ogni anno in occasione della festa, attraverso l’iniziativa “Un albero per ogni nato”, che in questi 4 anni ha permesso di ripopolare i parchi cittadini con oltre 130 ciliegi.

Il concorso culinario “La Ciliegia è Servita” coinvolge ristoranti, gelaterie, pasticcerie e bar nella preparazione di piatti con a tema la ciliegia, degustati dai visitatori, sommelier e chef manager che compongono la giuria tecnica. Le parole del gastronomo e sommelier de Il Corriere della Sera Alex Guzzi descrivono bene questo concorso: «un'iniziativa simpatica e intelligente, volta a ridare una nota di carattere originale ad un territorio che, pur avendo sviluppato molto sul piano del lavoro, ha inevitabilmente perso qualcosa delle proprie tradizioni».

Insomma una bella festa tradizionale e popolare che il Comune ha voluto promuovere alla B.I.T. con uno stand, accanto a quello del Comune di Magenta e della Regione Lombardia, che esprime tutte le caratteristiche della bella Festa popolare: ciliegi, covoni di paglia, libri di storia bareggese, dolci alle ciliegie prodotto premiato nel 2009 dal Club Papillon del critico enogastronomico Paolo Massobrio e immagini della “Festa delle Ciliegie” degli ultimi 4 anni.
Centinai i visitatori che si sono recati allo stand per conoscere Bareggio Paese delle Ciliegie.

CittàOggiWeb

Governo: "Nei primi cento giorni risparmiati oltre 43 milioni di euro"


Più di 43 milioni di euro tagliati nelle spese della Presidenza del Consiglio, 8 decreti legge, 2 disegni di legge e 8 ddl di ratifica, 7 decreti legislativi varati. Sono alcuni dei numeri contenuti nel dossier sui primi cento giorni di governo diffuso dall'esecutivo di Mario Monti.
IL DOCUMENTO - Il dossier, pubblicato sul sito del governo, 34 pagine totali, è diviso in due parti. La prima descrive e analizza le tre direttrici - rigore, equità e crescita - che hanno ispirato l'azione dell'esecutivo; il rapporto con l'Europa e con i cittadini. La seconda parte, incentrata sulle politiche di settore, dà conto dei provvedimenti per il Mezzogiorno, di quelli di politica estera e difesa, sicurezza e giustizia, agenda digitale, scuola, impresa e servizi pubblici locali.
IL RISPARMIO, I DETTAGLI - Per quanto riguarda il risparmio sulle spese della Presidenza del Consiglio, i tagli hanno riguardato il personale, i trasporti aerei e gli automezzi, «Sono state conseguite diverse riduzioni dei costi» si legge nel documento: «4 milioni di euro per i dipendenti nelle strutture generali stabili (blocco del turnover, congelamento dei contratti, pensionamenti); 12,2 milioni di euro per gli uffici di diretta collaborazione relativi al presidente, ai ministri senza portafoglio e ai sottosegretari presso la presidenza del Consiglio. In questi uffici si registra una riduzione di 241 unità in termini di personale addetto; 2,3 milioni di euro per le strutture di missione, con una riduzione di 51 unità di personale; 750mila euro per esperti e consulenti, il cui numero complessivo è diminuito di 99 unità».
In più, «per quanto riguarda i trasporti aerei di Stato, c'è stata una contrazione significativa dei voli pari al 92%, con un risparmio complessivo di 23,5 milioni. Infine, nel servizio automezzi il risparmio ammonta a circa 270mila euro, su base annua».
IL RAPPORTO CON I CITTADINI - «Il cittadino "entra" nel governo» recita ancora uno dei paragrafi del documento, in cui si legge tra l'altro che da fine novembre all'inizio di febbraio sono arrivate all'esecutivo oltre 8 mila lettere dagli italiani (4 mila inviate via posta elettronica e 4 mila con la posta tradizionale).
LE LEGGI - Dall'insediamento, inoltre, comunica il governo, sono stati approvati dal Consiglio dei Ministri 8 decreti legge (di cui 5 approvati definitivamente dal Parlamento), 2 disegni di legge, 8 ddl di ratifica, 7 decreti legislativi.
GLI ALTRI PROVVEDIMENTI - Infine, tra le altre iniziative del governo elencate nel documento, quelle riguardanti le infrastrutture. Nei primi 100 giorni di governo sono «ripartite le opere infrastrutturali» con «risorse per 20 miliardi» scrive l'esecutivo. Più in dettaglio, «ammontano a circa 12,5 miliardi di euro, di cui 2,2 di fondi privati, le risorse complessive sbloccate dal Cipe per accelerare il completamento di opere fondamentali per il sistema Paese. Grazie a questi interventi, sarà possibile mantenere operativi oltre 130 cantieri - più altri 82 per piccoli interventi nel Mezzogiorno - e aprirne nuovi 40 entro i prossimi 3 mesi. Confermati 170mila posti di lavoro, con la previsione di creare circa 80 mila nuove opportunità».
Corriere.it

venerdì 24 febbraio 2012

No F35


Il Comitato intercomunale per la Pace organizza una raccolta firme per sabato 25/2 ore 9-11
presso il mercato comunale di Sedriano (vicino alla chiesa parrocchiale).

Inoltre
e invita tutti ad attivarsi tra parenti e amici (modulo di raccolta allegato);
per farci avere i moduli con le firme raccolte,
inviateci una e-mail o chiamate ai numeri 3479782591 o 3486502703.

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Tagliano sulle pensioni, la scuola, il lavoro, i servizi sociali, gli enti locali…
e vogliono comprare 90 cacciabombardieri
nucleari da 10 miliardi di euro

25 febbraio 2012:
giornata nazionale di mobilitazione contro i caccia F-35

Il Ministro-Ammiraglio Giampaolo Di Paola ha deciso di confermare l'acquisto di 90 cacciabombardieri nucleari F-35: una delle più micidiali armi da guerra mai costruite. Un solo aereo costa 120 milioni di euro, secondo la stima attuale di prezzo destinata però a crescere come annunciato dal Pentagono e dalla Lockeed Martin a seguito delle varie disdette e slittamenti di ordini arrivati. In tutto l'Italia finirà per impegnare più di 10 miliardi di euro ai quali se ne dovranno aggiungere altri 20-30 per la gestione e manutenzione dei velivoli.
Che senso ha spendere tutti questi soldi mentre si costringono milioni di italiani a fare enormi sacrifici e mancano i soldi per il lavoro, la scuola, la lotta alla povertà, i servizi degli enti locali, la protezione civile, la polizia e la giustizia?
Contro questa decisione irresponsabile in decine di città si raccoglieranno le firme dei cittadini contro l'acquisto degli F-35 che verranno successivamente consegnate al Parlamento dove si sta discutendo la riforma delle Forze Amate. Gli stessi parlamentari saranno chiamati, collegio per collegio, a prendere una posizione pubblica davanti ai propri elettori.
La campagna proseguirà inoltre nei consigli comunali, provinciali e regionali dove i rappresentanti degli enti locali sono invitati a discutere un'apposita mozione contro l'acquisto degli F-35.
Contestualmente alla mobilitazione si invierà una lettera al Presidente del Consiglio Mario Monti per chiedere un incontro sul tema.

Firma anche tu,
contro l’acquisto degli F35!

Rassegna Settegiorni


Le attività  del «Laboratorio famiglia» entrano in tutte le case dei bareggesi
Un quaderno per raccontare le attività  del «Laboratorio famiglia» a tutti i bareggesi. Sono più 7500 i libretti distribuiti per ...

LEGA NORD DURO ATTACCO DI SILVIA SCURATI: «E' UN LIBRETTO PUBBLICITARIO DEL SINDACO, CHE SI RICANDIDERÀ  DA SOLA»
«Campagna elettorale coi soldi dei cittadini»
«Fatta la legge, trovato l'inganno». Così la Lega Nord riassume l'iniziativa del sindaco Monica Gibillini a proposito del ...

IL «PAES DI SCIRES» ALLA BIT 
Per la prima volta il Comune di Bareggio promuove la «Festa delle ciliegie» alla Borsa Internazionale del Turismo. La Bit, ...

BAREGGIO LA MANIFESTAZIONE È STATA PROMOSSA LO SCORSO FINE SETTIMANA AL CENTRO POLIFUNZIONALE DALL'ASSOCIAZIONE «AMEDEO NAZZARI»
Le antiche arti e tradizioni sarde? Ai giovani piacciono
A dimostrazione che le antiche arti non sono fonte di un generale disinteresse giovanile, ecco l'iniziativa «I giovani e le ...

IL COMMENTO DEL SINDACO 
«L'iniziativa è costata 3600 euro, lo sforzo per le famiglie deve essere divulgato»
Il «Quaderno per la famiglia» è stato finanziato con il capitolo di bilancio destinato alla comunicazione istituzionale ed è costato ...

LA SEDUTA SI TERRÀ  IL 28 FEBBRAIO 
In consiglio anche la farmacia comunale
Il consiglio comunale di Bareggio è convocato in adunanza straordinaria per il 28 febbraio alle 21, al centro Giovanni Paolo ...

IL CAPOGRUPPO DEL PD 
Ciceri: «L'ennesima spesa inutile dopo quella per andare alla Bit»
«Che senso ha questo opuscolo? Quei soldi poteva darli alle famiglie di cui si riempie tanto la bocca nel quaderno ...

MOZIONE COOPERATIVE SOCIALI L'INTERVENTO DI COLOMBO (VOI CON NOI) 
«Ci sono tante cose poco chiare»
«Cose poco chiare nella mozione sulle cooperative sociali». Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di Giuliano Colombo , coordinatore di «Voi ...

PASTORINO E CAPUANO, COORDINATORI PDL 
«Entrare nella polemica non ci interessa ma la scelta desta qualche perplessità »
«Partecipare alla polemica su presunte azioni di pubblicità  personale del sindaco per una futura campagna elettorale da indipendente non ci ...

SERIE D FEMMINILE - OPERA SPERA DI NON AVER PERSO IL RITMO 
Bareggio e Rozzano a caccia di punti preziosi
A differenza delle serie D maschili che hanno approfittato della pausa per recuperare qualche partita, i gironi di serie D ...

giovedì 23 febbraio 2012

La Vera Storia della Marijuana - di Massimo Mazzucco (vers. integrale)


Come abattere i consumi di acqua in casa

Partiamo dai dati dei consumi domestici di acqua: il 33 per cento se ne va in docce e bagni, il 31 per cento finisce nella toilette, l’11 serve per il funzionamento della lavatrice, il 3 per cento per la lavastoviglie. Esistono alcuni metodi, molto semplici, per ridurre anche sensibilmente questi consumi. Tra il bagno e la doccia, per esempio, la differenza è enorme: almeno 150 litri nel primo caso, dai 30 ai 50 nel secondo. Un frangigetto, cioè un miscelatore di acqua e aria, consente poi di ridurre i consumi, durante la doccia,  entro i 9 litri al minuto. Per quanto riguarda il water (dieci litro a scarico), invece, basta applicare una semplice manopola di dosaggio che ha la funzione di abbattere il gettito. Le lavatrici di classe energetica superiore, infine, consentono un risparmio tra i 50 e i 100 litri di acqua: dunque può convenire cambiare l’elettrodomestico. Mentre per le lavastoviglie il risparmio va dai 15 ai 20 litri a lavaggio. E in ogni caso sia la lavatrice che la lavastoviglie vanno utilizzate a pieno carico e con una temperatura tra i 40 e i 50 gradi. Vedrete che con questi semplici accorgimenti quotidiani la vostra bolletta dell’acqua (e anche quella elettrica) risulterà molto più leggera di prima.  Non sprecare

mercoledì 22 febbraio 2012

MAURIZIO CROZZA - Ballarò 21/02/2012


Smog e salute: diminuire l’inquinamento e rendere i cittadini più sicuri


Milano torna a parlare di inquinamento, e lo fa invitando cittadini ed esperti ad un confronto sullo stretto legame che esiste tra polveri sottilie salute. Il convegno “Salute, inquinamento e governo del traffico”, tenutosi sabato 11 febbraio nel capoluogo lombardo grazie al’impegno di ISDE, International Society Doctors for the Environment, Comune di Milano e AMAT, Agenzia Mobilità e Territorio del Comune di Milano, ha infatti chiarito la correlazione tra inquinamento e salute dei cittadini.
 
L’intento? Promuovere una cultura diffusa, alimentando una partecipazione consapevole e un dibattito responsabile ed informato su temi complessi, ma indispensabili per migliorare laqualità della vita nei centri urbani. E sulla valutazione della qualità dell’ecosistema cittadino gli studiosi non hanno dubbi: «La salute del bambino è il principale indicatore della salute di una popolazione» ricorda Roberto Romizi, presidente ISDE Italia. Ecco perché è stato promosso un “Piano di azione europeo per la salvaguardia dell’ambiente e della salute dei bambini”, i cui principi sono affrontati nella presentazione di Rabbone, Biolchini, De Gaspari e Nova: riconoscimento del diritto fondamentale dei bambini di crescere di vivere in un ambiente sano; proteggere la salute dei bambini e la salubrità dell’ambiente è fondamentale per lo sviluppo sostenibile delle nazioni. Presupposti a cui seguono precisi obiettivi, riassumibili nell’impegno nel prevenire e ridurre le malattie respiratorie da inquinanti atmosferici in ambienti esterni ed interni assicurando la possibilità ai bambini di respirare aria pulita.
 
Propositi da concretizzare il prima possibile, data l’urgenza che emerge dai dati raccolti: sempre più studi arrivano a dimostrare una diretta correlazione tra l’incremento dei valori di PM10 e l’aumento degli accessi in PS pediatrico per patologie respiratorie. Fortunatamente, gli esperti sembrano aver colto, in alcune amministrazioni locali, il giusto input per implementare azioni specifiche volte a ridurre le emissioni di inquinanti atmosferici esterni, da trasporto, industria e ad altre fonti.
 
Ecco i punti salienti del progetto: prima di tutto emerge la necessità di un intervento legislativovolto a rendere le aree scolastiche libere da inquinamento mediante limitazione all’accesso ai veicoli, particolarmente quelli con motori diesel, e riducendo l’insediamento di attività che siano fonte di emissioni inquinanti. Passando al lato educativo, l’intenzione è quella di puntare su insegnanti, genitori e ragazzi, relativamente ai pericoli dell’inquinamento dell’aria esterna e ai livelli di inquinamento da sostanze chimiche, comprese le misure di protezione, da utilizzare nei giorni di smog. Importante anche l’attivazione di sistemi di monitoraggio e di “allarme smog” nelle città, per far sapere a coloro che si prendono cura dei bambini e al personale delle scuole quanto è alto il rischio da inquinamento ambientale esterno. Non ultimo, gli esperti sottolineano l’importanza di promuovere il coinvolgimento dei bambini nel sostenere e diffondere informazioni sulle politiche a favore di un’aria pulita.
 
A tal proposito si evidenzia l’iniziativa “Pediatri per un mondo possibile”, lanciata da un gruppo di pediatri ACP, Associazione Culturale Pediatri, per fare alle famiglie un’informazione puntuale sui temi che riguardano l’ambiente e il futuro del mondo e per proporre azioni educative anche piccole, con contenuti concreti: «Crediamo infatti – commentano i medici - che la collaborazione e la consapevolezza possano promuovere comportamenti virtuosi per uno sviluppo sostenibile».
 
Virgilio Go Green

Sta in disparte, ma anche no: il ritorno di Veltroni all’ombra di Monti


L'ex leader del Pd sostiene entusiasticamente il nuovo presidente del Consiglio e rompe il tabù, nel partito, sull'articolo 18. E' subito faida. Fassina: "La prima regola per un dirigente nazionale sarebbe quella di affermare la posizione del gruppo politico di cui è parte"


L’hanno coniata a tempo di record i geniacci perfidi di Spinoza: “Come è noto nel Pd esistono due visioni delle cose: una miope e una astigmatica”. Una sintesi satirica – ma non per questo meno sbagliata – del caso che è nato intorno all’intervista dirompente di Walter Veltroni sull’articolo 18. E così – ancora una volta – il partito torna ad agitarsi intorno allo spirito etereo del veltronismo. E così – ancora una volta – il Pd torna a metabolizzare arsenico, vecchi merletti, antichi rancori e frammenti di battaglia politica malamente sedata intorno alle coordinate conflittuali di odio amore per il suo fondatore. Perché le cose sono complesse in questa ennesima faida democratica: solo una storia rimossa e non metabolizzata, quella delle dimissioni con cui Veltroni nel 2008 lasciò traumaticamente la segreteria (senza spiegare perché), infatti, può far comprendere l’ondata di rabbia di una parte dei militanti che su twitter e su internet ha investito l’ex sindaco.

E solo un senso di revanche può spiegare la linea dell’ex leader che annuncia di smantellare la propria corrente, rompe sul tema più delicato per il partito (il mercato del lavoro) e allo stesso tempo fornisce una sponda al pezzo di popolo democratico che tifa Monti. Su Repubblica, intervistato da Curzio Maltese, l’ex segretario ha detto che Il Pd deve sostenere Monti entusiasticamente, e non certo con il mal di pancia (“Non possiamo lasciarlo alla destra”). E poi ha aggiunto la frase che fa da detonatore, quella secondo cui l’articolo 18 “non deve essere considerato un tabù”. Quasi curioso lo stupore suscitato da queste parole. Da tempo i veltroniani non facevano mistero di considerare il governo Monti non una dura necessità (come dicono i bersaniani o come ripete la Bindi quando dice: “Questo non è il nostro governo”) ma un punto alto nella storia del riformismo italiano. Aveva fatto epoca una battuta di Walter Verini, deputato e dioscuro del segretario, che dopo il primo sondaggio di Ballarò in cui si rivelava per la prima volta il buon gradimento demoscopico del premier, ripeteva ai colleghi: “Adesso questo me lo ritaglio, per farlo rileggere a tutti quelli che pronosticavano catastrofi e crolli di consenso!”. E nemmeno era un mistero che per Enrico Morando, altro pilastro dell’area Modem “La nascita del governo Monti è la più grande fortuna che sia toccata al nostro paese”. O che Beppe Fioroni ha immaginato una pregiudiziale “montiana” persino su Genova: “Come possiamo sostenere Marco Doria, uno che per tutta la campagna delle primarie ha criticato il governo?”.

Ma Veltroni ha calato il suo asso nel momento più delicato del dibattito politico, proprio quando intorno alla triangolazione governo-Pd-Cgil Pier Luigi Bersani sta giocando la sua partita più delicata per tenere insieme tutti i pezzi. Dopo l’intervista-choc al Corriere della Sera in cui per la prima volta la Fornero prospettava l’abolizione dell’articolo 18 (e anche in quel caso ricorrendo alla parola “tabù”), Bersani era riuscito a frenare la deflagrazione della polemica interna. Adesso accade esattamente il contrario e a mettere il carico è stata la lettera aperta di Stefano Fassina a L’Unità: “La prima regola per un dirigente nazionale – ha attaccato duro – sarebbe quella di affermare la posizione del partito di cui è parte. La posizione del Pd sul mercato del lavoro e sull’art. 18 è diversa dalla tua, ovviamente legittima, ma minoritaria nel partito e più vicina, invece, alla linea del ‘pensiero unico’ e alle proposte del centrodestra: è una constatazione, un fatto”. Certo, anche ieri Verini sottolineava che a essere sopra le righe per lui era Fassina: “Che cosa vogliono da noi? Che ci cuciamo la bocca in nome della posizione ‘maggioritaria’ del partito? Suvvia – sorride il deputato – non credo che sarebbe una buona cosa”.

E gli uomini dello staff, senza negare le tante proteste aggiungono che a Veltroni, in forma pubblica (ma soprattutto privata) sono arrivati tantissimi “Sostegni pesanti”, non solo da cittadini, ma anche da altri dirigenti del Pd. Su twitter Veltroni continuava a replicare. Sull’articolo 18: “Ho detto molto meno di quanto ha detto mille volte Bersani”. E subito dopo: “Bisogna avere il coraggio di discuterne. Civilmente. Senza che una opinione diversa diventi una opinione del nemico. Teorie pericolose”. E infine, più tardi: “Comunque grazie a tutti. Davvero. Anche delle posizioni più critiche. Spero di aver fatto capire meglio. Avere opinioni diverse è democrazia”. Sempre su Twitter, arrivano consensi e dissensi. Quello di Nichi Vendola, coordinatore di Sel che dichiara di essere “trasecolato” e dice: “Veltroni indica come un retaggio novecentesco tutto ciò che è appartenuto al campo delle conquiste sociali e dei risultati di decenni di lotte. È una curiosa idea di modernità e riformismo – conclude – quella che guarda con antipatia alla Fiom e con simpatia a Marchionne“. E poi quello di Pier Ferdinando Casini: “Speriamo che alcuni sinistri non vogliano mandare Veltroni al rogo per le sue idee sull’articolo 18 “. L’unico a non dire nulla è Monti. Atarassico, olimpico, distante. La politica, anche quando sceglie di sostenerlo, e quando si illude di prendere la sua parte, sembra solo un gioco di ombre cinesi sulla parete della caverna.

Da Il Fatto Quotidiano del 21/2/2012 di Luca Telese

In quindici anni l’Europa ha perso ogni anno terreno fertile grande quanto Cipro

Bruxelles (Belgio), 20 febbraio – Stop al degrado del suolo con interventi più incisivi: è questo il messaggio lanciato dalla Commissione europea agli stati membri. Secondo le ultime relazioni dell’esecutivo Ue, fra il 1990 e il 2006 sono andati persi mille chilometri quadrati l’anno di suolo fertile, cioè un’area equivalente a quella dell’isola di Cipro.
Si stima inoltre che l’erosione del suolo causata dall’acqua interessi 1,3 milioni di chilometri quadrati nel vecchio continente, una superficie equivalente a due volte e mezzo la Francia. “Queste relazioni evidenziano quanto sia importante preservare i suoli europei - afferma il commissario Ue all’Ambiente, Janez Potocnik, - per salvaguardare l’approvvigionamento di prodotti alimentari di qualità, di acque sotterranee pulite e di luoghi di svago salubri, assicurando nello stesso tempo una riduzione delle emissioni di gas serra”. Secondo Potocnik, “dobbiamo utilizzare le risorse provenienti dal suolo in modo più sostenibile. A questo scopo, un approccio comune in tutta l’Ue sarebbe la soluzione ideale”.
L’attenzione è alta anche in Italia. Dove un milione e cinquecentomila ettari di superficie agricola, pari all’8% del totale, sono scomparsi in dieci anni, principalmente nel nord e nel centro. L’allarme è partito da Italia Nostra e Coldiretti nel corso dell’incontro “Il volto dell’Italia. Paesaggi agrari: bellezza, sostenibilità, economia” tenutosi nei giorni scorsi a Roma. Il consumo del suolo è inarrestabile, avvertono gli esperti: è una tendenza in costante crescita “con conseguenze gravissime e pesanti per tutto il paese”.
Nello stesso periodo sono scomparse 800mila aziende, il 32% del totale. Ma il 46% degli italiani nella scelta di una vacanza considera l’ambiente incontaminato e ricco di paesaggi naturali l’elemento determinante, seguito dal 39% che guarda alla presenza del patrimonio culturale e di buona gastronomia.

martedì 21 febbraio 2012

Tre cose che puoi fare contro gli F35

Cari amici,
come sapete, l'Ammiraglio-Ministrotecnico Giampaolo Di Paola ha deciso di confermare l'acquisto di 90 cacciabombardieri nucleari F35: una delle più micidiali armi da guerra mai costruite, che costa circa 115 milioni di euro al pezzo. In tutto più di 10 miliardi di euro ai quali se ne dovranno aggiungere almeno altri 30 per la loro gestione.

Si tratta di una scelta irresponsabile mentre si costringono milioni di italiani a fare enormi sacrifici e mancano i soldi per la polizia, la giustizia, la protezione civile, la scuola, la lotta alla povertà e per gli enti locali.

Per questo è importante accrescere la pressione sul Parlamento che ora dovrà valutare e cancellare questa decisione.

Con questo spirito vi invitiamo ad aderire alla Giornata nazionale di mobilitazione contro gli F-35 che si svolgerà sabato 25 febbraio 2012. In particolare vi proponiamo di:

1. organizzare la raccolta di firme nella vostra città (in piazza, in una scuola, negli uffici,...) (vedi il modulo in allegato);

2. chiedere al vostro Comune (o Provincia) di aderire votare una mozione contro l'acquisto degli F-35 (vedi la bozza di delibera del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani);


3. chiedere ai parlamentari eletti nel vostro territorio di annunciare il proprio voto contrario agli F-35.

In attesa di conoscere le iniziative che deciderete di assumere, vi invio i più cordiali saluti.

Flavio Lotti 
Coordinatore nazionale Tavola della pace

Perugia, 20 febbraio 2012

La Giornata del 25 febbraio è promossa dalla Rete Italiana per il Disarmo, Tavola della pace e Sbilanciamoci.

Tokyo è radioattiva: le misurazioni del vulcanologo Hayakawa


Malgrado gli avvenimenti nucleari del 1945 il Giappone è una terra ben poco radioattiva; presenta una media nazionale pre-fukushima di 0,029 µSv/h su una media mondiale stimata a 0,05 µSv/h. Dunque per testare la radioattività a Tokyo il professore Yukio Hayakawa docente di geologia e vulcanologia all’università di Gunma ha percorso a piedi, munito di dosimetro e radiometro circa 7 Km nel quartiere di Kashiwa, nel nord -est della capitale giapponese. Le misurazioni, tappa per tappa sono disponibili qui. Ebbene la media rilevata dall’insieme delle misurazioni è stata di 0,30 µSv/h pari a 10 volte la media misurata nel 2010 e prima della catastrofe nucleare di Fukushima Daiichi
A Kashiwa appena fuori Tokyo e nella Prefettura di Chiba a novembre le analisi su terreno prelevato a 10 cm sotto il suolo davano 450.000 Bq/kg di cesio. Hayakawa inoltre ha pubblicato sul suo blog una carta comparativa tra le radiazioni di Fukushima Daiichi e quelle di Chernobyl, stabilendo che la dispersione di radio nuclidi è stata più importante a Fukushima nel 2011 che non a Chernobyl nel 1986.
Infine a tutto ciò si aggiunge la denuncia avanzata dal professore John Clammer che dalle pagine di oggi di The Hindu dichiara:
A un certo punto, il governo ha sostenuto che entro una certa quantità di radiazioni si era comunque al sicuro. Ma questo valore era di almeno 20 volte superiore alle quantità di radiazioni dichiarate come sicure o accettabili dall’Organizzazione Mondiale della Sanità . Il governo sta censurando informazioni, infatti, mentendoci costantemente. Essere a Tokyo era come essere in un film di fantascienza.
Ecoblog

Stipendi, nonostante la crisi top manager italiani tra i più pagati


Per i patron delle grandi aziende europee, e per i loro stipendi, la crisi nel 2010 era già finita, con buona pace dello spettro della recessione che aleggiava sull’Europa e dell’allarme di Ocse Fmisulla disoccupazione. Mentre in Italia Napolitano già evocava i “sacrifici necessari” e Confindustria battagliava con i sindacati sul “rigore necessario alla crescita” che diventerà un anno dopo il mantra del presidente Monti, gli amministratori delegati delle 367 principali società quotate in Borsa del Vecchio continente hanno guadagnato, in media, 3,928 milioni di euro ciascuno. Tutto compreso: salario fisso, bonus e premi di risultato, compensi in azioni e stock options, e benefici di varia natura. Senza calcolare gli accordi previdenziali complementari, impossibili da quantificare con precisione a causa della scarsa trasparenza dei resoconti societari sull’argomento.

Basta, dunque, con le rinunce ai bonus e gli stipendi simbolicamente ridotti all’osso: ad appena due anni dall’inizio della crisi, i grandi capi delle aziende europee sono tornati a guadagnare quanto prima, se non di più, nonostante l’economia fosse sull’orlo di un nuovo baratro. Nel 2010, mentre il Pil dell’area Ocse (i 34 Paesi occidentali ad economia più sviluppata) cresceva del 2,8%, e quello dell’eurozona appena dell’1,7%, i loro compensi si involavano del 20% in Svizzera, del 22% in Germania e addirittura del 34% in Francia. Dove, nello stesso anno, i lavoratori a salario minimo garantito si sono dovuti accontentare di un aumento per adeguamento all’inflazione dell’1,7%.

 
La palma dei più pagati se la sono però assicurata i chief executive officer britannici, che secondo i calcoli del network Ecgs (che raggruppa una serie di società di consulenza e ricerca indipendenti, tra cui l’italiana Frontis governance) hanno totalizzato una retribuzione media pro-capite di 6,08 milioni di euro, beneficiando di un cambio favorevole alla sterlina ma soprattutto di un’impennata di bonus e stock options, le cosiddette componenti variabili. Congelate durante la crisi per placare le ire di azionisti e risparmiatori, nonché dei governi costretti a ricapitalizzare banche e assicurazioni sull’orlo del fallimento, nel 2010 sono tornate a fare la parte del leone negli stipendi dei top manager d’Oltremanica, fruttando a ciascuno oltre 5 milioni di euro.

 
Appena sotto gli inglesi, sul secondo gradino del podio, si sono accomodati gli amministratori delegati nostrani, con un compenso medio da 5,48 milioni. Composto da 2,11 milioni di euro di retribuzione variabile tra denaro e azioni e 1,8 milioni di benefit vari (vantaggi in natura, gettoni di presenza e altre forme di compenso legate a elementi straordinari, come il completamento di operazioni finanziarie), da aggiungere a un principesco stipendio fisso: quasi 1 milione e 700 mila euro l’anno, il più elevato d’Europa. Eppure, nelle classifiche Ocse del 2010 sul livello dei salari l’Italia era ben più in giù del primo posto: ventiduesima su 31, appena davanti alla Grecia, con una retribuzione media netta per un single senza figli a carico di 25.155 dollari, quasi 5.000 in meno della media della zona euro.

 
L’exploit dei patron italici è però ancora più stupefacente se si esamina un’altra classifica, quella delle retribuzioni individuali del 2010. Qui due nostri concittadini, nomi più che noti dell’alta finanza tricolore, hanno infatti conquistato prima e seconda piazza, infliggendo agli inseguitori un distacco di tutto rispetto. Medaglia d’oro per Alessandro Profumo, che grazie alla buonuscita da 38 milioni versatagli da Unicredit ha visto la sua retribuzione sfondare il tetto dei 40 milioni di euro. Eppure, per l’istituto di piazza Cordusio il 2010 non era stato un buon anno: i ricavi erano calati, soprattutto nel trading, gli utili avevano fatto uno scivolone verso il basso di oltre il 22% e la filiale di risparmio gestito Pioneer, esperta in derivati, era stata messa in vendita. Gli azionisti si erano quindi dovuti accontentare di un dividendo da 3 centesimi, con la promessa, formulata dal successore di Profumo, Federico Ghizzoni, di un 2011 più fruttuoso. Promessa non mantenuta, dato che l’anno scorso il gruppo è stato travolto dalla crisi del debito nella zona euro, ha azzerato i dividendi e annunciato il taglio di oltre 5.000 dipendenti.

 
Il secondo posto se l’è aggiudicato invece Sergio Marchionne, numero uno del gruppo Fiat, con22,97 milioni di euro di retribuzione annuale 2010. Stavolta, a pesare non sono bonus o buonuscita, ma il salario fisso, più che generoso: 3,473 milioni di euro, oltre 98 volte lo stipendio annuale medio di uno degli oltre 135mila dipendenti del gruppo torinese. Incassato senza battere ciglio, mentre a Mirafiori si susseguivano i periodi di cassa integrazione: 420 operai della costruzione stampi e 900 delle presse tra marzo e aprile, 2.500 addetti delle linee di Idea, Musa e Punto tra maggio e giugno, di nuovo 800 delle presse a ottobre, e così via.

 
La top ten torna poi a parlare italiano qualche passo più in giù, al 5° posto, dove siede il bresciano Vittorio Colao, Ceo della britannica Vodafone, con un compenso da 18,126 milioni di euro. All’ottavo posto, invece, un altro banchiere, stavolta spagnolo: Alfredo Saenz Abad, delBanco Santander, che nell’esercizio 2010 ha intascato 12,61 milioni di euro, con un salario fisso che batte tutti gli altri con oltre 3,7 milioni. Cifra considerevole, che lo avrà certo aiutato a consolarsi per i guai con la giustizia che lo hanno travolto a inizio 2011: accusato di aver consentito la presentazione di una denuncia fasulla contro dei clienti, ai tempi in cui era il numero uno di Banesto, è stato condannato dal tribunale supremo di Madrid a tre mesi con la condizionale, più un’ammenda e l’interdizione dalla professione. Pena successivamente ‘indultata’ e convertita in sanzione pecuniaria dal governo Zapatero, tra l’indignazione generale di stampa e opinione pubblica iberica.

 
Ma come arrivano i top manager a mettere insieme compensi tanto elevati anche in periodo di crisi? Tutta colpa, spiegano gli esperti di Ecgs, dalla mancanza di controllo degli azionisti sui criteri con cui vengono calcolate le retribuzioni. Nella maggior parte dei Paesi europei, infatti, le aziende quotate non sono obbligate a farli ratificare dall’assemblea generale, ma sono solo tenuti a renderli pubblici nel proprio rapporto annuale. Se così non fosse, la situazione sarebbe forse diversa: quando è stato permesso loro di votare, infatti, gli azionisti si sono generalmente espressi contro i sistemi di calcolo dei compensi proposti dai cda, soprattutto quando si trattava di buonuscite per consiglieri a fine mandato e piani di attribuzione gratuita di azioni ai primi dirigenti.
Il Fatto quotidiano

lunedì 20 febbraio 2012

Con 'M’illumino di Meno' tanti consigli per chi vuole risparmiare energia


I consigli dell’ENEA e di Caterpillare in occasione della giornata del 17 febbraio, dedicata all’ottava edizione di “M’illumino di meno”, la trasmissione di Radio 2.
Riducendo le dispersioni e utilizzando apparecchi a più alta efficienza una famiglia potrebbe risparmiare fino al 40% delle spese di riscaldamento e oltre il 20% di quelle per l’illuminazione e gli elettrodomestici, senza far rinunce e con notevoli vantaggi per il bilancio familiare e per l’ambiente. Vi proponiamo i consigli dell’ENEA nella giornata del 17 febbraio, dedicata all’ottava edizione di “M’illumino di meno” di Caterpillar, la trasmissione di Radio 2.
Riduci
  • Controlla la temperatura della tua abitazione. Riducendo la temperatura ambiente di appena 1°C puoi tagliare i costi del 5-10% per abitazione ogni anno.
  • Riprogramma il termostato. Abbassando la temperatura di notte, o quando in casa non c'è nessuno, e rialzandola al risveglio o al rientro in casa, la bolletta sarà più leggera del 7-15%.
  • Evita di raffreddare la casa troppo a lungo. Nel cambiare l'aria alle stanze, ricorda di non lasciare la finestra spalancata troppo a lungo per evitare che il calore esca per troppo tempo.
  • Verifica la temperatura dell’acqua. E’inutile tenere il termostato del boiler oltre i 60°C. Lo stesso vale anche per l'acqua necessaria al riscaldamento.
  • Fai attenzione alla regolazione del frigorifero: La temperatura raccomandata per il frigorifero è tra 1 e 4°C e per il congelatore è -18°C. Per ogni grado al di sotto di queste temperature il consumo aumenterà del 5%.
  • Non usare il ciclo di prelavaggio della lavatrice. Le nuove lavatrici permettono di evitare questo passaggio e di risparmiare il 15% di energia.
Spegni
  • Spegni il forno o i fornelli qualche minuto primadel termine della cottura e lascia che il calore residuo completi l'opera.
  • Spegni le luci quando non ne hai bisogno. Spegnendo 5 lampadine lasciate accese dove non servono puoi risparmiare circa € 60 all'anno.
  • Passa alle lampadine a basso consumo: una sola di queste può ridurre la bolletta di 30 euro all’anno.
  • Quando è possibile, collega tutti gli apparecchi elettrici(TV, lettore DVD, impianto stereo) ad una presa multipla dotata di interruttore. Quando non li utilizzi, spegni semplicemente l'interruttore e taglierai i consumi di elettricità dal 5 al 10% . Gli apparecchi lasciati in stand-by, infatti, continuano a usare elettricità.
Muoviti
  • Scegli una di queste alternative per recarti sul luogo di lavoro: bicicletta, car pooling, mezzi pubblici. In media, per ogni litro di benzina bruciato motore della tua auto vengono rilasciati in atmosfera oltre 2,5 kg di CO2.
  • Cerca di evitare i brevi percorsi in auto. Il consumo di carburante è molto più elevato a motore freddo.
  • Attenzione alla pressione degli pneumatici: se è inferiore a 0,5 bar, l'automobile utilizza il 2,5% in più di carburante.
  • Utilizza un olio a bassa viscosità per il motore, per lubrificare meglio la parti mobili riducendo l'attrito. Gli oli migliori possono ridurre il consumo di carburante e di oltre il 2,5%.
  • Non abusare dell'aria condizionata in auto. Quando l'accendi il consumo e le emissioni di CO2 aumentano del 5%.
Scarica l’e-book ENEA “Rapporto per i cittadini sull’efficienza energetica”, messo a punto dall’ENEA.
Ed ecco anche il Decalogo di M’illumino di meno:
  1. spegnere le luci quando non servono
  2. pegnere e non lasciare in stand by gli apparecchi elettronici
  3. sbrinare frequentemente il frigorifero; tenere la serpentina pulita e distanziata dal muro in modo che possa circolare l’aria
  4. mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l’acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della pentola
  5. se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le finestre
  6. ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale che non lascia passare aria
  7. utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli infissi, le porte esterne
  8. non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni
  9. inserire apposite pellicole isolanti e riflettenti tra i muri esterni e i termosifoni
  10. utilizzare l’automobile il meno possibile e se necessario condividerla con chi fa lo stesso tragitto.

1 IMPRESA SU 2 CHIUDE DOPO UNA VERIFICA.


COMUNICATO STAMPA 19.02.2012

Economia

FISCO, CONTRIBUENTI.IT: 1 IMPRESA SU 2 CHIUDE DOPO UNA VERIFICA.

ROMA – Sono sempre di più imprese italiane chiudono i battenti dopo aver ricevuto una verifica fiscale a carattere generale. Secondo il 1° Rapporto del Contribuente 2012 dell’’Associazione Contribuenti Italiani, presentato stamane a Roma, lo stato di salute dei contribuenti peggiora sempre di più. Lo studio, che sarà pubblicato prossimamente su Contribuenti.it Magazine, ha rilevato che nel 2012, soltanto 1 impresa su 2, il 55,9%, che riceve una verifica a carattere generale riesce a sopravvivere, contro il 68,2% registrato nel 2010. Dallo studio è emerso lo stato di debolezza delle imprese italiane, fatte prevalentemente da piccole aziende, che non riescono a fronteggiare contemporaneamente due eventi straordinari: la crisi economica e l’accertamento fiscale. Secondo il 1° Rapporto del Contribuente 2012, anche le richieste di rateizzazioni del pagamento delle imposte sono cresciute: in due anni le richieste sono passate da 800 mila a 1,2 MLD e l’importo delle imposte rateizzate è cresciuto da 12 MLD a 15 MLD di euro. Nel 2012 è cresciuta anche la sfiducia dei Contribuenti Italiani nei confronti del Garante del Contribuente passando dal 61,3% al 69,3%. In pratica, 2 contribuenti su 3 chiedono la riforma del Garante del Contribuente perché non si sentono tutelati, come previsto dallo Statuto dei diritti del Contribuente. Al contrario, cresce la fiducia nella Giustizia tributaria dell’2,2%, passando dal 86,4% del 2010 all’88,6% del 2012.
«Ciò che ci amareggia è che molte imprese, anche quest’anno, hanno chiuso i battenti pur sapendo di avere ragione – ha sottolineato Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani – Per fronteggiare l’emergenza ed aumentare il tasso di compliance chiediamo al Parlamento di istituire, urgentemente, Lo Sportello del Contribuente presso tutti gli organi diretti ed indiretti dell’amministrazione finanziaria e di riformare il Garante del Contribuente».
Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani
Infopress 3314630647 - 0642828753
L’ufficio stampa
FONTE: Contribuenti.it

venerdì 17 febbraio 2012

Coltivando cave


Rassegna Settegiorni


BAREGGIO - DETTAGLI «ORIGINALI» SUL COLPO AL BANCO DESIO 

Rapinano la banca e chiedono all'impiegato consigli su come investire il denaro rubato
BAREGGIO. Entrano in banca per fare una rapina, ma la cassaforte temporizzata si fa attendere e loro, per ingannare il tempo, ...

IL PENSIERO E' ALLE COMUNALI

Il Pd apre il tesseramento 2012: «Occorre il contributo di tutti»
BAREGGIO. Il Pd bareggese apre il tesseramento per il 2012. Per iscriversi o ritirare la tessera, la sede del circolo "25 ...

«Rischiamo note per colpa del pullman»
MAGENTINO. Bus freddi, ritardatari e puzzolenti. Pendolari insoddisfatti, scontenti e danneggiati. Uno scenario già  visto, molti direbbero. E come non comprenderli? ...

bareggio si presentano in banca per fare una rapina e, in attesa dell'apertura della cassaforte, chiedono consiglio agli impiegati su ...

BIFFI SULLE PALESTRE 

«La vergogna è che chi sporca e rompe non paga»
BAREGGIO. «Frequento la palestra di Bareggio da quasi trenta anni e posso affermare che la stessa è sempre stata pulita ...

INIZIATIVA SABATO 18 E DOMENICA 19 AL POLIFUNZIONALE 

Le antiche arti della Sardegna
Bareggio. Dal presente al passato, dalla modernità  alla tradizione. L'associazione culturale e ricreativa sarda «Amedeo Nazzari», attraverso l'iniziativa «I giovani e ...

BELLA SODDISFAZIONE PER L'ASSESSORE BAREGGESE 

Lonati nel coordinamento provinciale del Pdl
BAREGGIO. L'assessore Roberto Lonati entra nel coordinamento del Pdl provinciale. La sua lista era infatti collegata al candidato ...

Pisanu: «Caro sindaco, noi pronti a un confronto. Lei?»
BAREGGIO. Cooperative di tipo B, sussidiarietà  e sociale. Alla luce dell'intervento del sindaco (astenuto) a proposito della mozione a firma Pastorino-Nova-Baroni ...

Un'opportunità  per i ragazzi che devono scegliere
Bareggio. Si è conclusa con successo la prima edizione dell'iniziativa «Orientamento alla scelta», promossa dall'amministrazione comunale e finalizzata a supportare i ...

"Si bruci la luna"


Il Museo del Viaggio Fabrizio De Andrè,

è lieto di invitarti allo spettacolo "Si bruci la luna", note e storie sul Porrajmos

"Si bruci la luna"
con Giorgio Bezzecchi, Alessio Lega e Guido Baldoni

Venerdì 17 febbraio 2012
ore 21.00
Salone della Sacra Famiglia
Via 25 Aprile
Vittuone (Mi)


Venerdì 17 febbraio alle ore 21.00,  presso la Sacra Famiglia di Vittuone in via 25 aprile (zona vicino al Palo di Vittuone) si terrà lo spettacolo "SI BRUCI LA LUNA", in collaborazione col Museo del Viaggio "Fabrizio De Andrè" di Milano Rogoredo. 

Canzoni rom con la chitarra di Alessio Lega e la fisarmonica di Guido Baldoni

mentre voce narrante sarà Giorgio Bezzecchi

figlio di deportati nei campi nazisti, che ci parlerà della sua esperienza 

e del ripetersi, anche ai giorni nostri, del pregiudizio verso 

la sua gente, come testimoniano gli sgomberi a 

oltranza dei campi nella sua città di residenza, Milano.


A Vittuone, dal 15 al 19 febbraio, una mostra dedicata al Porrajmos:

La sezione Anpi "Carlo Chiappa" di Sedriano/Vittuone, insieme al Circolo Acli di Vittuone e in collaborazione con la Parrocchia di Vittuone organizzano due interessanti iniziative dedicate alla conoscenza della cultura e della storia delle popolazioni rom e sinti. 


La Mostra sull'olocausto degli zingari, il Porrajmos, elaborata con passione e serietà nella ricerca storica dalle Anpi di Magenta e del Magentino è un percorso che raccontalo sterminio delle vittime -tra le 500.000 e un milione- del "triangolo marrone", internati nei campi di sterminio e giustiziati per la sola colpa di essere rom e sinti. Sarà esposta presso l'Oratorio di Vittuone in via Villoresi dal 15 al 19 febbraio.

Ingresso libero.

Vi aspettiamo!

Per informazioni scrivete a: museodelviaggio@gmail.com