giovedì 16 febbraio 2012

La storica sentenza Eternit: imputati condannati a 16 anni


Torino, 13 febbraio – Il tribunale di Torino ha condannato a 16 anni di carcere ciascuno il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier alla fine del processo eternit. I due rispondevano di disastro doloso e rimozione di cautele nello stabilimento di Casale Monferrato.
È la prima volta che i vertici di una multinazionale vengono condannati per uno scempio provocato dalle loro filiali sparse per il mondo. Ai due personaggi che in tempi diversi hanno guidato la grande holding svizzera dell’amianto, i giudici subalpini hanno inflitto sedici anni di carcere: sono i responsabili - dice la sentenza - delle migliaia di malattie e di morti generate dalla dispersione delle fibre-killer.
“È una decisione storica che è anche un messaggio al mondo”, affermano il ministro Renato Balduzzi e tanti altri dietro di lui. “Un sogno di giustizia che diventa realtà”, aggiunge Raffaele Guariniello, il capo del pool di pubblici ministeri che ha indagato sull’eternit. “La condanna è giusta ed era inevitabile - ha ribadito il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini. - Ora è necessario completare la mappatura dei siti a rischio amianto. Il problema, infatti, è che oggi in Italia, nonostante l’impegno del ministero dell’Ambiente in questo campo e le ingenti risorse impiegate (circa 50 milioni di euro solo nelle aree industriali più inquinate, i cosiddetti Sin, Siti di interesse nazionale, ndr), non abbiamo ancora una mappatura completa dei luoghi che devono essere risanati”.
Ma il numero uno del collegio difensivo, l’avvocato difensore Astolfo Di Amato, lancia quello che sembra un avvertimento: “Se passa il principio che il capo di una multinazionale è responsabile di tutto ciò che accade in tutti gli stabilimenti periferici, allora investire in Italia, da adesso, sarà molto difficile”.
Quattro erano gli stabilimenti di Eternit Italia di cui si è occupato il processo: Casale Monferrato (Alessandria), la città più colpita dalla piaga dell’amianto con oltre 1.600 morti, e poi Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Napoli-Bagnoli, con oltre seicento decessi. Per gli ultimi due il reato di disastro è stato dichiarato prescritto.

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