lunedì 6 febbraio 2012

Stop agli incenentivi per le "serre fotovoltaiche"

Il Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggiotra i cui promotori c'è anche Altreconomia, ha inviato oggi (3 febbraio, ndr) una lettera al ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Mario Catania, in merito "all'utilizzo speculativo dei terreni agricoli per realizzare grandi impianti fotovoltaici". Se è vero, infatti, che il decreto sulle "liberalizzazioni" mette a riparo da questo tipo di interventi, lo stesso -all'articolo 65- crea una nuova opportunità, ovvero "la realizzazione di 'finte serre', realizzate esclusivamente per giustificare l'accesso agli incentivi" del conto energia in merito alla produzione di elettricità da fonti rinnovabili


Bra, 3 Febbraio 2012

       Illustrissimo Signor Ministro,


     Le scrivo a nome della Rete delle 583 Organizzazioni che danno vita al Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio e alla sua prima Campagna nazionale denominata “Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori”.  
     Abbiamo apprezzato le dichiarazioni con cui Ella ha voluto farsi carico della delicata problematica relativa all'utilizzo speculativo di terreni agricoli per realizzare grandi impianti fotovoltaici.  Condividiamo fortemente la volontà, sottesa al “Decreto Liberalizzazioni”, di prevenire fenomeni speculativi quali quelli verificatisi nel recentissimo passato e, ahinoi, ancora presenti in virtù delle proroghe concesse dal quarto Conto Energia.
      
      Pensiamo che in ambito agricolo la produzione energetica da fonte solare debba rappresentare un'opportunità che l'azienda agricola possa utilizzare, per sviluppare un’integrazione al reddito agricolo, ma senza snaturare la propria attività, utilizzando per questo prioritariamente le superfici già coperte da edifici o, eventualmente, quelle non agricolo), mentre all’opposto deve essere ostacolata in ogni modo la pratica, sovente speculativa, di sacrificare le produzioni agricole per realizzare coperture fotovoltaiche.  
     Da questo punto di vista, anche l'integrazione dei pannelli fotovoltaici nelle coperture di serre potrebbe risultare accettabile, ma solo laddove si attuino coltivazioni che richiedano parziale ombreggiamento. 
     Tuttavia, riteniamo che il disposto del citato art. 65 possa invece risultare estremamente problematico e che tale norma vada pertanto corretta in modo robusto. Una copertura fotovoltaica pari al 50% delle superfici delle serre corrisponde infatti ad una ombreggiatura pressoché totale dei terreni sottostanti, considerata l'inclinazione dei raggi solari, ed è pertanto chiaro che, laddove venissero approvati ed incentivati progetti simili, essi risulterebbero sostanzialmente incompatibili con qualsivoglia coltura agraria. 
     Di più: la possibilità offerta dal decreto è talmente generosa che potrebbe alimentare la realizzazione di “finte serre”, realizzate esclusivamente per giustificare l'accesso agli incentivi. L'impatto ambientale e paesaggistico di simili installazioni sarebbe perfino maggiore di quello di un tradizionale impianto fotovoltaico al suolo, in quanto si sommerebbe l'ingombro e la visibilità delle due  installazioni e, per di più, il suolo sottostante risulterebbe integralmente impermeabilizzato, con rilevanti conseguenze negative sulla corrivazione delle acque meteoriche in occasione di eventi estremi, nonché sull'alimentazione delle falde acquifere. L’equiparazione degli incentivi per i moduli fotovoltaici collocati su serre agli incentivi per i moduli collocati su edifici rischia di premiare proprio le speculazioni contro cui il decreto si batte.
     
     Oltre a quanto descritto, per comprendere quale sia l'impatto attuale e futuro delle realizzazioni fotovoltaiche al suolo, Le chiediamo, Signor Ministro, di farsi urgentemente promotore di un'indagine per capire quali e quanti progetti di impianti di grandi dimensioni per la produzione di energia da fonti rinnovabili installabili su terreni agricoli, fertili, ancor liberi e non edificati e su siti di importanza naturalistica, sono effettivamente in corso di realizzazione in tutta Italia, autorizzati dal 3° Conto Energia nonché dalle disposizioni temporanee del 4° Conto Energia, e da quali soggetti siano essi proposti.  
     La preghiamo altresì di farsi promotore nel richiedere tutte le misure, anche urgenti, che Lei ritenesse necessarie per salvaguardare questi terreni da un abnorme numero di impianti già autorizzati o in via di autorizzazione.   

      Sottolineando quanto sia importante che il nostro Paese affronti al meglio la sfida delle energie rinnovabili, ci preme evidenziare la necessità che tale obiettivo non sia perseguito a danno di beni preziosi quali i suoli agricoli e il paesaggio, e che le localizzazioni degli impianti da energia rinnovabile siano dunque stabilite nel rispetto degli elementi di sostenibilità collegati.  Siamo lieti che il Governo abbia intrapreso una incisiva azione tesa a salvaguardare la destinazione dei terreni agricoli primariamente alla produzione alimentare e, dunque, alla piena valorizzazione della fertilità del suolo come strumento per arrestare il costante allontanamento  dalla terra e dall’agricoltura dei suoi principali ed essenziali protagonisti: i contadini e gli allevatori.  

     E’ nostra preoccupazione che sia impedito quanto sta già accadendo in alcuni territori, ovvero che  la produzione di energia rinnovabile, del tutto auspicabile in sé, provochi il depauperamento di una risorsa naturale con tutta evidenza scarsa ed esauribile, quale è il suolo e così si comprometta irrimediabilmente quella “parte di territorio il cui carattere deriva dall’azione di fattori umani e naturali e dalle loro interrelazioni” che la Convenzione europea  (art.1) definisce come “paesaggio” e che “concerne sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiana” (art.2).
     Riteniamo, insomma, che l’ installazione di tali impianti debba essere pienamente in accordo con le esigenze di autentica sostenibilità, ovvero non compromettere la qualità dell’ambiente e della vita delle future generazioni. Dalla Puglia all’Emilia Romagna, dalla Toscana al Piemonte, da ogni Regione e da ogni Provincia e Comune, ci giungono infatti messaggi fortemente preoccupati di cittadini e comunità che denunciano progetti che occuperanno grandi superfici agricole, incrinando paesaggi già fragili e alla perenne ricerca di una valorizzazione. Non possiamo restare inerti.
    
     Nei prossimi giorni sarà nostra cura inviare una precisa richiesta anche al prof. Lorenzo Ornaghi, Ministro ai Beni e alle Attività Culturali, per sollecitare un Suo urgente intervento - nei confronti tanto delle Regioni quanto dello Stato co-pianificatore - per l’approvazione dei Piani Paesaggistici e la conseguente corretta e urgente loro applicazione (oggi gravemente trascurata, nonostante la Legge nazionale approvata da anni), così da fornire un fondamentale strumento ulteriore anche alla chiarezza sul tema degli impianti per la produzione energetica da fonti rinnovabili.
     
     Sin d’ora, però, vogliamo segnalare a Lei, proprio per la sua carica di Ministro dell’agricoltura, un altro, grave elemento di criticità connesso al pur necessario ed auspicabile sviluppo delle energie rinnovabili: si tratta del vero e proprio dilagare, soprattutto nelle zone rurali del nord pianeggiante, di impianti per il biogas, per la cui “alimentazione” sempre più estesi campi di mais vanno a sostituire (e a cancellare) i tradizionali prati stabili delle zone irrigue. I danni all’ambiente ed al paesaggio sono tanto devastanti quanto lo sono le conseguenze che l’incontrollata espansione di questo settore della produzione energetica  sta avendo sulla vita e sui redditi di contadini , agricoltori e allevatori, i quali, alle altre difficoltà congiunturali vedono sommarsi l’inarrestabile lievitazione dei fitti rurali. Le chiediamo in proposito di accogliere i suggerimenti contenuti nella Risoluzione del Parlamento europeo del 12 marzo 2008 in particolare laddove si raccomanda non solo di “non mettere a repentaglio la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare della popolazione”( art.17), ma anche di privilegiare “la produzione di biogas basata sull’effluente di allevamento animale, fanghi e rifiuti animali e organici” (art.20) e di valutare “gli effetti delle dimensioni dell’impianto sul paesaggio circostante, tenuto conto dell’estensione della coltivazione delle monoculture” che lo vanno ad alimentare (art.21).

     RingraziandoLa anticipatamente per la Sua attenzione, e sicuri del Suo interesse per una tematica così attuale, urgente e delicata, porgiamo le nostre più vive cordialità, restando in attesa di una Sua cortese e urgente risposta e ponendoci sin d’ora a Sua disposizione per ogni approfondimento necessario.

Roberto Burdese e Alessandro Mortarino



alreconomia

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