Roma, 6 febbraio – È emergenza per le forniture di gas. Il calo dei flussi in arrivo dalla Russia e dalla Svizzera, il picco di consumi dovuti all'emergenza gelo e i problemi del rigassificatore di Rovigo, dove le navi non riescono ad ormeggiare a causa del mare grosso, stanno riducendo le disponibilità di materia prima, tanto da costringere governo e operatori a correre ai ripari e anche la Commissione europea ad offrire il proprio aiuto.
Nella giornata di lunedì è stato toccato il record nella richiesta nazionale di metano, arrivata a 440 milioni di metri cubi giornalieri, immessi in rete ma solo grazie ad un extra-ricorso agli stoccaggi per 140 milioni di metri cubi (su 13 miliardi di metri cubi accantonati, tra modulazione e riserve strategiche).
Il Comitato di emergenza riunito al ministero dello Sviluppo economico per monitorare la situazione ha infatti dichiarato lo stato d'emergenza, dando il via libera alla messa in esercizio delle centrali a olio combustibile e ai distacchi programmati delle cosiddette aziende “interrompibili” (quelle cioè che a fronte di riduzioni tariffarie sono disposte ai distacchi di energia e sono circa 2.000, gran parte nel Nord Italia), unico modo per salvaguardare al cento per cento le famiglie, decine di migliaia delle quali in questi giorni sono rimaste senza elettricità in molte zone del Paese, Lazio in testa. Anche perché la riattivazione delle centrali ad olio ha comportato un apposito atto del ministero di deroga alle norme ambientali.
Secondo l'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, le misure varate consentiranno di disporre di 25 milioni di metri cubi di gas in più al giorno, pari all'8-9% dei consumi italiani.
Le importazioni di gas dalla Russia continuano infatti ad essere inferiori a quanto programmato. Il calo medio dal 31 gennaio, da quando cioè sono iniziati i problemi di approvvigionamento, è stato del 20,2 %. All'appello mancano in totale 149,6 milioni di metri cubi di gas in arrivo da Mosca. Una carenza a cui Eni ha fatto fronte ricorrendo alle scorte e massimizzando le forniture da altri fronti: “Siamo in emergenza, e abbiamo reagito aumentando le importazioni di gas dall'Algeria e dal Nord Europa”, ha spiegato Scaroni.
Secondo Aleksander Medvedev, Vice Direttore del Comitato di Direzione di Gazprom e Direttore Generale di Gazprom Export, il livello attuale di forniture all’Europa “è equivalente a 180 miliardi di metri cubi all’anno, se comparato ai 150 miliardi di metri cubi del 2011”. “Gazprom - aggiunge - ha incrementato le forniture di gas al massimo livello possibile, non solo verso i Paesi europei, ma anche verso i nostri clienti della Comunità degli Stati Indipendenti, in particolare Bielorussia e Ucraina”.
La scelta del governo di agire sulle imprese non è però piaciuta agli industriali e, soprattutto, al loro leader Emma Marcegaglia che ha chiesto di mettere mano con più decisione alle riserve. “In caso di bisogno sono lì a disposizione'', ha assicurato il ministro dello Sviluppo Corrado Passera, aggiungendo che effettivamente ''in termini di stoccaggio potremmo fare qualcosa di più”.
Il problema, indicano alcuni esperti di settore, sembra però non essere tanto la quantità di gas, ma quello ormai annoso delle infrastrutture disponibili per immetterlo in rete e distribuirlo. In pratica, è come se non fosse possibile far uscire dal rubinetto metano in quantità sufficiente a soddisfare le esigenze crescenti del sistema, afflitto dalle temperature polari di questi giorni.
Nella giornata di lunedì è stato toccato il record nella richiesta nazionale di metano, arrivata a 440 milioni di metri cubi giornalieri, immessi in rete ma solo grazie ad un extra-ricorso agli stoccaggi per 140 milioni di metri cubi (su 13 miliardi di metri cubi accantonati, tra modulazione e riserve strategiche).
Il Comitato di emergenza riunito al ministero dello Sviluppo economico per monitorare la situazione ha infatti dichiarato lo stato d'emergenza, dando il via libera alla messa in esercizio delle centrali a olio combustibile e ai distacchi programmati delle cosiddette aziende “interrompibili” (quelle cioè che a fronte di riduzioni tariffarie sono disposte ai distacchi di energia e sono circa 2.000, gran parte nel Nord Italia), unico modo per salvaguardare al cento per cento le famiglie, decine di migliaia delle quali in questi giorni sono rimaste senza elettricità in molte zone del Paese, Lazio in testa. Anche perché la riattivazione delle centrali ad olio ha comportato un apposito atto del ministero di deroga alle norme ambientali.
Secondo l'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, le misure varate consentiranno di disporre di 25 milioni di metri cubi di gas in più al giorno, pari all'8-9% dei consumi italiani.
Le importazioni di gas dalla Russia continuano infatti ad essere inferiori a quanto programmato. Il calo medio dal 31 gennaio, da quando cioè sono iniziati i problemi di approvvigionamento, è stato del 20,2 %. All'appello mancano in totale 149,6 milioni di metri cubi di gas in arrivo da Mosca. Una carenza a cui Eni ha fatto fronte ricorrendo alle scorte e massimizzando le forniture da altri fronti: “Siamo in emergenza, e abbiamo reagito aumentando le importazioni di gas dall'Algeria e dal Nord Europa”, ha spiegato Scaroni.
Secondo Aleksander Medvedev, Vice Direttore del Comitato di Direzione di Gazprom e Direttore Generale di Gazprom Export, il livello attuale di forniture all’Europa “è equivalente a 180 miliardi di metri cubi all’anno, se comparato ai 150 miliardi di metri cubi del 2011”. “Gazprom - aggiunge - ha incrementato le forniture di gas al massimo livello possibile, non solo verso i Paesi europei, ma anche verso i nostri clienti della Comunità degli Stati Indipendenti, in particolare Bielorussia e Ucraina”.
La scelta del governo di agire sulle imprese non è però piaciuta agli industriali e, soprattutto, al loro leader Emma Marcegaglia che ha chiesto di mettere mano con più decisione alle riserve. “In caso di bisogno sono lì a disposizione'', ha assicurato il ministro dello Sviluppo Corrado Passera, aggiungendo che effettivamente ''in termini di stoccaggio potremmo fare qualcosa di più”.
Il problema, indicano alcuni esperti di settore, sembra però non essere tanto la quantità di gas, ma quello ormai annoso delle infrastrutture disponibili per immetterlo in rete e distribuirlo. In pratica, è come se non fosse possibile far uscire dal rubinetto metano in quantità sufficiente a soddisfare le esigenze crescenti del sistema, afflitto dalle temperature polari di questi giorni.
Egazette
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