venerdì 26 ottobre 2012

ECCO I GIOVANI CHE AVANZANO. IL GIOVANE DARIO DI VARESE E’ UN OTTIMO ESEMPIO DELLA NUOVA CULTURA DI CUI ABBIAMO BISOGNO

DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI
Libero pensiero

Era ora che i giovani si facessero largo.
Ma prima una breve premessa cronachistica.
Un paese di servi deferenti.
Questa è la sintesi della giornata di oggi riguardo l’annuncio di Berlusconi che ha dichiarato di non ricandidarsi alle prossime elezioni.
Intendiamoci, non è una novità scoprire che questo paese sia composto in larga misura da persone servili.
La classe politica e la cupola mediatica mainstream, ha definito “l’atto politico” di Berlusconi con le stesse modalità, cambiando qua e là soltanto i verbi e gli aggettivi.

Da “generoso atto di responsabilità” a “persona intelligente che prende atto di”, da “se ne va prendendo atto del crollo del suo partito” a “un passo indietro per lanciare le primarie”, alcuni arrivando addirittura  a definirlo “un atto coraggioso”. Il fine, fin troppo ovvio, consiste nel chiudere il ventennio berlusconiano con un” tarallucci e vino” che regali totale amnistia agli attuali rappresentanti in parlamento. Va da sé, opposizioni comprese. E quindi, imbavagliando la magistratura che – pro bono sua- comprenderà l’antifona e proporrà un italiota “facciamo di necessità virtù” decidendo di stendere un velo pietoso su vent’anni di ladrocinio, lanciando un indulto non dichiarato. Tana libera tutti.  Due uniche eccezioni, di segno opposto, entrambe attendibili, anche se per motivi diversi.

Sono, il suo migliore amico politico, Umberto Bossi e il suo migliore nemico politico, Antonio Padellaro.
Bossi, infatti, ha dichiarato più o meno così: siete un branco di scemi, non si è affatto ritirato e ci siete tutti cascati come pere cotte, sta sempre lì, dietro le quinte, perché deve salvarsi il culo.
Padellaro, dal canto suo, ci ha spiegato invece: ma quale atto responsabile! Berlusconi è scappato via a gambe levate per evitare il peggio, si tratta di una vera e propria fuga. Che poi, fuga non è, dato che rimane senatore e in parlamento potrà seguitare a operare per salvarsi e salvaguardare i tanti processi che lo attendono. E l’editoriale sul suo quotidiano cartaceo titola, oggi, “Berlusconi scappa via”.

Pochissimi, per non dire quasi nessuno (neanche una striscetta su facebook, neppure accennata anche tra i più livorosi con la bava alla bocca) ha sottolineato alcune connessioni degli ultimi giorni, ovverossia il crollo verticale delle azioni di Mediaset in borsa, le analisi finanziarie sui bilanci delle sue aziende in prospettiva (tutte negative), il crollo del fatturato in pubblicità, perché non esercitando più il potere esecutivo ha dovuto vedersela con la realtà del mercato (dimostrando quindi di essere un pessimo amministratore e un imprenditore di livello minimo, incapace di produrre profitto, perché sta collezionando soltanto debiti). Tutti questi dati messi insieme e incatenati al fatto che venerdì 26 ottobre 2012, verso le ore 17, è attesa, dopo diversi giorni di camera di consiglio, la sentenza del Tribunale di Milano dove lui risulta imputato insieme a Fedele Confalonieri sotto l’accusa di falso, truffa aggravata, appropriazione indebita e altri reati finanziari legati a Mediatrade e all’acquisizione impropria di diritti cinematografici e televisivi ma, soprattutto, la truffa della tripla fatturazione tra Fininvest/Mediaset/Rai. Il processo più importante in assoluto tra tutti quelli in corso, perché va a toccare la spina dorsale del sistema italiano della corruttela nel campo dell’informazione mediatica. Il p.m. ha chiesto 3 anni di galera.

Tutto qui. Questa era la notizia vera.

In un momento come questo, qualunque fosse stato l’esito della sentenza, si sarebbe rivelato un’ atroce batosta per il centro-destra. Se assolto, sarebbe insorta parte dell’opposizione, se ne sarebbe parlato, l’implosione del suo partito sarebbe aumentata fino al punto della deflagrazione e ci sarebbe stata più di una personalità politica a chiedere la sua testa. Se condannato, si sarebbe creato un crollo verticale della Regione Lombardia, il coinvolgimento di diverse persone pronte a confessare di tutto pur di non andare in galera e saremmo entrati nella vera Tangentopoli. Sarebbero saltate diverse teste in Rai e sarebbero andate in fallimento almeno un centinaio di micro-società mediatiche legate a quell’osceno scandalo.
E invece, tutti insieme hanno trattato, la Vera Concertazione Italiana, le Parti Sociali che in questa nazione, ahimè, contano davvero: il governo in carica, i segretari dei partiti, le fondazioni bancarie. Se tutti questi soggetti si mettono d’accordo, la magistratura italiana prende atto delle circostanze e si adegua. 
Anche nel caso, domani sera, venisse condannato, il tutto diventerebbe una “notizia diversa” facilmente usabile in forma manipolatoria dalla destra conservatrice, perché Berlusconi verrebbe presentato come autentica vittima sacrificale di chi cerca la vendetta dopo la resa e l’abbandono, alzando il livello dello scontro e ricattando il governo sotto la minaccia del ritiro della fiducia. Se viene assolto, si dà il via libera alla criminalità organizzata (come al solito) perché arriva il segnale chiaro e forte al mondo degli affari: violate pure la Legge, commettete pure ogni forma di reato patrimoniale, tanto poi arrangiamo la faccenda politicamente. 
Domani sono attese anche altre due sentenze: una relativa a Nichi Vendola, per il quale i p.m. hanno chiesto 20 mesi di condanna; l’altra a Catania: imputato il coniuge della senatrice Anna Finocchiaro, il quale avrebbe usufruito di appalti compiacenti da parte dell’ex presidente Lombardo senza avere, pare, né le carte in regola né rispettato i parametri legali né tantomeno aver presentato neppure domanda. 

Nessuno di questi  procedimenti ha avuto risalto né sul web né su facebook, dove ormai si fanno duelli tra sette religiose e si assiste a faide tra gruppi movimentisti su questioni di macro-.economia o su presupposti complotti di varia natura, mentre nessuno segue (questo vuol dire AVER SOTTRATTO IL SENSO) le pratiche correnti, ciò che accade nel mondo della realtà contingente, nessuno segue più la vera cronaca dello scontro tra magistratura e politica, tra mondo corrotto degli affari e Stato di Diritto, tra privilegio garantito dai partiti e applicazione del principio etico-giuridico in base al quale la Legge è uguale per tutti.
Ho controllato dovunque gli ultimi 82 giorni lavorativi, quelli durante i quali questi  processi si sono svolti regolarmente passando da udienza a udienza. Poche righe. Un  accenno in qualche talk show. Business as usual in Italy.
E’ una prova lampante della totale complicità consociativa tra governo, partiti, affaristi di dubbia reputazione, e cupola mediatica. 

Nessuno ci informa più su ciò che accade, tanto meno i partiti perché i loro esponenti più importanti ne sono coinvolti, e si sa come funziona l’Italia: quando va sotto un guelfo è sempre una congiura dei ghibellini. E viceversa. Con le tifoserie appresso dotate di fischietti, gonfaloni, bandiere, e liste da firmare.
Ci vuole un cambiamento di mentalità. 
Ci vuole una rivoluzione generazionale.
E va da sé, soltanto i giovani possono operarla.



Oggi, ho avuto la bellissima sorpresa di vedere, finalmente e per la prima volta dopo tanto, troppo tempo, un giovanotto in grado di cambiare le cose, perché in grado di coniugare la Cultura con la Politica e comunicare in maniera semplice, ancorchè complessa, la realtà della situazione italiana,  portando avanti un discorso di pensiero in maniera divulgativa, comprensibile, fruibile da chiunque. Ma soprattutto pieno di Senso.

Il ragazzo è settentrionale, viene da Varese.
Si chiama Dario.
Davvero una lieta sorpresa, perché si è verificato nel mainstream televisivo.
E’ accaduto nel corso di una trasmissione mattutina, coffee break, condotta da 
Vaime (e già solo per questo è da segnalare come diversa) e da Tiziana Panella, una delle  più intelligenti  presenze femminili nel campo della professione mediatica in video, che va in onda dalle 9.50 alle 10.40 sull’emittente La7. 
Hanno introdotto Dario e dopo aver parlato dell’attuale situazione in Italia, gli hanno chiesto la sua opinione.
Ecco che cosa ha risposto il ragazzo alla richiesta di Tiziana Panella di commentare la frase di Monti, quando dice che il governo si è “dovuto” comportare in maniera brutale con i cittadini.

La racconto a modo mio.
Dario ha detto: “Brutale? Direi proprio di no. Non credo proprio sia il termine giusto”. 
Sconcerto tra i conduttori.
Dario ha fatto una breve premessa per chiarire l’importanza dell’uso del linguaggio e dei media, che sembra essere uno dei suoi cavalli di battaglia (come per ogni giovane che si rispetti, oggi). E poi ha proseguito con un tono mite, mai aggressivo: “Vede, nella nostra bella lingua italiana, così ricca e variopinta, noi usiamo il termine “brutale” che è un aggettivo di derivazione latina. Viene da Brutus, un antico romano. Costui era un uomo molto severo, poco dedito a compromessi. Allora, nell’antica civiltà romana, lui era venuto a sapere che i suoi figli avevano compiuto dei gravi misfatti, ed era rimasto orripilato per ciò che la sua figlianza aveva commesso. E così pensò che dovevano essere puniti con grandissima forza. E allora li uccise. Quindi, la parola “brutale” va riferita ad un atto violento che si esercita in maniera estrema al fine di comminare una punizione perché è stato commesso un atto riprovevole”. A questo punto si è interrotto un attimo (ha il fiato un po’ corto, forse fuma troppo) e poi ha ripreso: “Io davvero non vedo niente di brutale, quindi, in tutto ciò che fa questo governo. Brutale? Perché mai? Non penso proprio”.

La giornalista era perplessa. Ma poi lui ha aggiunto: “Non sono brutali proprio perché colpiscono persone che non hanno commesso niente; non sono brutali perché chi è colpito non ha colpe e quindi non meriterebbe nessuna punizione. Questi danno mazzate. Il che, in italiano, è diverso. Questi qui, usano la mazza. Colpiscono chi non ha colpa, chi è debole, chi è fragile, chi non può difendersi, chi non ce la fa più già di suo, chi ha molto poco o quasi nulla. Sono mazzate, creda a me. La brutalità è legata, invece, alla colpa. Questi colpiscono gli innocenti”.
E poi ha iniziato a parlare con argomentazioni sensate della situazione attuale dei cittadini italiani.
Ciò che mi ha colpito è stato il tono diverso. L’uso di argomentazioni colte mescolate all’autenticità della narrativa esistenziale, con una voce dolce, ammaliante, senza essere mai aggressivo, né tantomeno sgarbato. Semplicemente avvolgente.
E’ stato come sentirsi di nuovo a casa. Come aver ritrovato una coperta calda.
Quel ragazzo, credete a me, ha un grande futuro davanti a sé.
Si vede che conosce molto bene la comunicazione, altro che Gori.
Questo è il ricambio che ci vuole, questi sono i giovani che devono parlare.
Il ragazzo di Varese si chiama Dario Fo.
All’anagrafe, mi dicono, ha 86 anni.
Ma io so che non è vero: è un trucco dei rettiliani, è un complotto pluto-giudaico-massonico per farci credere che è vecchio e quindi va, automaticamente, rottamato. E’ falso.
Dario è un ragazzo italiano di Varese.
E’ la voce di chi sa parlare con l’intelligenza del cuore e con la Cultura che non gli deriva da un suo Status, ma proviene da uno stato naturale della sua spiritualità esistenziale.
E’ il nuovo che avanza.
Il ricambio ci sarebbe ma, purtroppo, non è fruibile.

Sergio Di Cori Modigliani
Fonte: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it
Link: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2012/10/ecco-i-giovani-che-avanzano-il-giovane.html
25.10.2012 

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