mercoledì 24 ottobre 2012

L'ITALIA DEI CORROTTI


Intervista a Marco Cobianchi - 23 ottobre 2012

Il problema non è stabilire nuovi reati, ma far funzionare la macchina della giustizia

L'ITALIA DEI CORROTTI

Marco Cobianchi ha da poco pubblicato per Chiarelettere l'eBook "Nati corrotti", un libro che racconta storia e numeri della corruzione in Italia. A lui abbiamo chiesto un commento sulle mosse del Governo per contrastare il fenomeno e sull'ennesima classifica che vede l'Italia ai primi posti al mondo per corruzione.
Quello che penso è che non si diventa onesti per decreto e neanche per Disegno di Legge. voglio dire che o la corruzione è una questione che tutti gli italiani sentono come urgente, quindi la combattono ognuno nel proprio ambito, oppure non sarà una legge a cambiare lo Stato delle cose, questo è il primo punto.
Secondo punto: scrivendo "Nati corrotti" mi sono accorto che il problema vero della lotta alla corruzione non è il numero dei reati o la tipologia del reato, non è aggiungendo reati perseguibili che si combatte la corruzione, perché non è che prima del Ddl Severino chi corrompeva o chi veniva corrottonon poteva essere perseguito. Se non ha mai pagato, se i corrotti non pagano, è perché la macchina della giustizia non funziona. Questo è nella storia della giustizia italiana, nella storia dei grandi scandali che hanno attraversato l'Italia. Se nessuno paga la colpa è della giustizia che non funziona, soprattutto la responsabilità è della prescrizione. Faccio soltanto un esempio di uno scandalo di cui tutti ci siamo dimenticati. Lo scandalo dell'Ingic. La Ingic era una società (siamo nel 1956) che riscuoteva i tributi, le tasse, un po' come oggi Tributi Italia. Nel 1956 si scoprì che aveva pagato centinaia di politici per vincere gli appalti. Nel processo si arrivò a 1183 persone inquisite. Nel 1975 vennero tutti prosciolti.
Quindi il problema non è aumentare il numero dei reati, ma fare in modo che la giustizia funzioni e che chi è stato corrotto, chi si fa corrompere, chi viene accusato di peculato, possa essere giudicato in tempi molto brevi perché il vero nemico della giustizia, quando si parla di corruzione, è la prescrizione.
Su questo il Dl Severino, secondo me, fa ben poco perché la storia italiana dice che bisognava agire su altri fonti, su altri punti.

Il rapporto che pone l'Italia ai vertici mondiali della corruzione equivale a quello che ho usato per raccontare la storia della corruzione nei 150 di unità d'Italia che è l'indice della corruzione. Si tratta di un indice che viene elaborato ogni anno dall'Istat, addirittura dal primo anno dell'unità d'Italia fino a oggi. Quindi ogni anno l'Istat elabora questo indice della corruzione che rileva il numero di denunce degli italiani per reati di questo tipo.
La cosa che mi ha colpito moltissimo è che durante il fascismo, esattamente nel 1928, si è raggiunto in Italia il picco di denunce per corruzione, che non è stato raggiunto neanche durante gli anni di tangentopoli. Oggi invece il numero di denunce, il numero di italiani che denunciano persone corrotte, è a un livello molto basso.
Un altro dato impressionante è che tra il 1983 e il 2002 - e quindi stiamo parlando di 20 anni - ci sono province in Italia nelle quali non è stata emessa neanche una sentenza di corruzione. Questo significa che il problema non è stabilire nuovi reati, ma far funzionare la macchina della giustizia!
Cado in piedi

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