Durban (Sudafrica), 28 novembre – Si alza oggi a Durban, in Sudafrica, il sipario sulla Conferenza mondiale sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite. Molte le questioni sul tavolo della Cop 17, nell’ambito della convenzione quadro dell’Onu per i cambiamenti climatici (Unfccc - United nation framework on climate change): in particolare, gli aspetti che riguardano formule e modi relativi al prolungamento del protocollo di Kyoto, e il funzionamento del Fondo verde per il clima, che dovrebbe avere una dotazione di 100 miliardi di dollari al 2020.
L’obiettivo rimane quello sancito dalla precedente Cop 16 di Cancun: limitare entro i due gradi l’aumento della temperatura media globale rispetto ai livelli preindustriali.
Mentre il nodo dei negoziati verte sulla riduzione delle emissioni di gas serra a livello planetario e la discussione su come, e quando, si possa giungere a un accordo globale. Si parlerà di lotta alla deforestazione, trasferimento di tecnologie e strumenti per investimenti green nei paesi in via di sviluppo.
Serve “un partenariato che vada oltre Kyoto tra economie sviluppate ed emergenti - afferma il neo ministro dell’Ambiente Corrado Clini - per un’economia globale decarbonizzata basata su regole condivise, sulla cooperazione tecnologica, misure e incentivi globali a favore di energie e tecnologie più verdi”. “La domanda di energia - spiega Clini - cresce sopratutto nei paesi che stanno uscendo dal sottosviluppo, dalla Cina al Sudafrica, dall’India al Brasile, dal Messico all’Indonesia. E nessuno può chiedere loro di bloccare la propria crescita economica. D’altra parte l’aumento della domanda di energia può essere disgiunto dall’aumento delle emissioni”. L’Italia, ha concluso, contribuirà al sistema negoziale “all’interno delle posizioni Ue”.
Particolare attenzione per gli esiti della conferenza sudafricana arriva dalle associazioni ambientaliste: “Certamente serve un accordo globale sul clima, ma la strada per raggiungerlo non può che vedere una conferma del protocollo di Kyoto - avverte Maria Grazia Midulla del Wwf - con un secondo periodo di impegni e un ruolo di leadership dell’Unione europea. Non ci si può nascondere dietro le posizioni degli altri, bensì puntare con convinzione all’accordo globale a partire dalle proprie responsabilità: il ministro Clini sa benissimo che il protocollo di Kyoto è un elemento imprescindibile per le economie emergenti e i paesi in via di sviluppo”.
La crisi economica e finanziaria “non può essere un alibi per nessuno - interviene Stella Bianchi del Partito Democratico - e anzi la necessità di rivedere il modello di produzione e consumo può essere la molla decisiva per creare una prospettiva concreta di generazione di benessere e posti di lavoro attraverso la riconversione ecologica dell’economia”.
Un appello ai leader di Durban a “tener conto delle esigenze delle popolazioni povere e le generazioni future” è stato rivolto da papa Benedetto XVI il quale ha chiesto “una risposta responsabile, credibile e solidale al preoccupante e complesso fenomeno dei cambiamenti climatici”.
Per l’Italia prenderà parte al vertice anche il Centro euro mediterraneo per i cambiamenti climatici, Cmcc, sia con delegati italiani che come organizzatore di un suo evento il 3 dicembre.
Segui la diretta da Durban sul sito del Wwf: www.wwf.it
L’obiettivo rimane quello sancito dalla precedente Cop 16 di Cancun: limitare entro i due gradi l’aumento della temperatura media globale rispetto ai livelli preindustriali.
Mentre il nodo dei negoziati verte sulla riduzione delle emissioni di gas serra a livello planetario e la discussione su come, e quando, si possa giungere a un accordo globale. Si parlerà di lotta alla deforestazione, trasferimento di tecnologie e strumenti per investimenti green nei paesi in via di sviluppo.
Serve “un partenariato che vada oltre Kyoto tra economie sviluppate ed emergenti - afferma il neo ministro dell’Ambiente Corrado Clini - per un’economia globale decarbonizzata basata su regole condivise, sulla cooperazione tecnologica, misure e incentivi globali a favore di energie e tecnologie più verdi”. “La domanda di energia - spiega Clini - cresce sopratutto nei paesi che stanno uscendo dal sottosviluppo, dalla Cina al Sudafrica, dall’India al Brasile, dal Messico all’Indonesia. E nessuno può chiedere loro di bloccare la propria crescita economica. D’altra parte l’aumento della domanda di energia può essere disgiunto dall’aumento delle emissioni”. L’Italia, ha concluso, contribuirà al sistema negoziale “all’interno delle posizioni Ue”.
Particolare attenzione per gli esiti della conferenza sudafricana arriva dalle associazioni ambientaliste: “Certamente serve un accordo globale sul clima, ma la strada per raggiungerlo non può che vedere una conferma del protocollo di Kyoto - avverte Maria Grazia Midulla del Wwf - con un secondo periodo di impegni e un ruolo di leadership dell’Unione europea. Non ci si può nascondere dietro le posizioni degli altri, bensì puntare con convinzione all’accordo globale a partire dalle proprie responsabilità: il ministro Clini sa benissimo che il protocollo di Kyoto è un elemento imprescindibile per le economie emergenti e i paesi in via di sviluppo”.
La crisi economica e finanziaria “non può essere un alibi per nessuno - interviene Stella Bianchi del Partito Democratico - e anzi la necessità di rivedere il modello di produzione e consumo può essere la molla decisiva per creare una prospettiva concreta di generazione di benessere e posti di lavoro attraverso la riconversione ecologica dell’economia”.
Un appello ai leader di Durban a “tener conto delle esigenze delle popolazioni povere e le generazioni future” è stato rivolto da papa Benedetto XVI il quale ha chiesto “una risposta responsabile, credibile e solidale al preoccupante e complesso fenomeno dei cambiamenti climatici”.
Per l’Italia prenderà parte al vertice anche il Centro euro mediterraneo per i cambiamenti climatici, Cmcc, sia con delegati italiani che come organizzatore di un suo evento il 3 dicembre.
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