martedì 1 maggio 2012

Primo Maggio di scontri a Torino Fassino: "Con i fischi non si va avanti"

In centro è battaglia, autonomi  scatenati davanti al Municipio:
scattano le cariche della polizia Feriti tra manifestanti e agenti
MARINA CASSI, MASSIMO NUMA La Stampa
torino

Una mattinata di tensione, cariche e, alla fine, si conta anche qualche ferito. Duecento esponenti dell’area antagonista incendiano il corteo di Torino: prima i fischi e gli insulti contro Fassino, poi un blitz davanti al Palazzo di Città per srotolare tre striscioni che inneggiano alla liberazione degli attivisti ancora in carcere.

Alta tensione fin dal mattino
La situazione si surriscalda fin dalle prime ore del mattino. Il sindaco stava muovendo i primi passi alla testa del corteo, quando dei giovani dell’area dei centri sociali hanno iniziato ad inveire tentando di entrare nel serpentone. «Fuori il sindaco dal corteo» questo, fra i tanti, il grido che si è alzato dai contestatori. Sono seguiti momenti di tensione con alcune cariche da parte della polizia che ha provveduto a fermare quattro manifestanti che sono stati accompagnati in Questura. Tra i fermati Fabio Benintende e Davide Grasso, già noti per la militanza nell'area antagonista.

La replica del sindaco
Davanti ai ventimila della grande manifestazione organizzata dai sindacati il sindaco ha rilanciato il valore della politica e delle «difficile scelte che oggi bisogna fare», tendendo conto che «il nostro obiettivo è mettere al centro della politica il lavoro per ridare fiducia e dignità alle persone e alle famiglie».

«Il fischio non è mai stato un argomento di discussione. Questo sono gli stessi fischi che impedirono a Bonanni di parlare, come i bulloni a Trentin, da parte di chi non ha mai capito come ci si batta per difendere veramente i lavoratori che invece è l’impegno mio e del Comune» ha detto di fronte a un pubblico diviso tra chi applaudiva e chi, la minoranza, fischiava. «Lo spirito del primo maggio deve essere unitario», ha aggiunto. La polizia ha tenuto lontano dal palco l’area anarchica e antagonista.

Le voci della crisi
Il corteo, che vedeva in prima fila, accanto al sindaco, il presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta, il vicepresidente del Consiglio regionale, Roberto Placido, il consigliere regionale Giampiero Leo (unico esponente del centrodestra), è poi proseguito per via Po, diviso, praticamente, in due tronconi. Un centinaio dei giovani dei centri sociali è infatti riuscito ad infilarsi nel corteo, poco dietro le istituzioni, e un fitto cordone di agenti antisommossa si è messo davanti a loro per isolarli, pur permettendo loro di sfilare. Alcuni contestatori, tornati nuovamente ad agire all'altezza di Via Sant'Ottavio, sono stati espulsi dal corteo direttamente dal sistema d'ordine messo in piedi dagli organizzatori.

Beppe Costamagna, rappresentante del Comitato lavoratori in mobilità ma senza pensione che riunisce addetti di oltre 150 aziende torinesi, ha parlato dopo il sindaco Fassino: «Molti di noi perderanno reddito anche per 3-4 anni e ad altri l’Inps chiede cifre folli anche di 40-50 mila euro oltre a quelli già versati per la contribuzione volontaria per arrivare alla pensione». Ma più del possibile danno economico quello che risulta intollerabile è la violazione di un contratto: «Quegli accordi sono stati fatti al Ministero. Devono riconoscerci il diritto a andare in pensione secondo le vecchie regole».

Il ricordo delle morti bianche
Il segretario della Cisl, Nanni Tosco, nel chiudere il comizio in piazza San Carlo ha detto: «Il governo Monti ha fischiato un rigore contro di noi, ma il fallo lo hanno commesso altri! Senza una stagione di crescita, continua e qualitativamente nuova, non basterà a salvare l’equilibrio dei conti pubblici, ad abbassare lo spread, a rispettare gli accordi con l'Europa. Finora quello che è stato fatto per la crescita e l’equità si sta dimostrando insufficiente per la prima, sbagliato per la seconda».

Ha aggiunto: «Liberalizzazioni e semplificazioni non bastano. Il sistema finanziario del nostro Paese ha saputo reggere fino ad ora l'urto dello scoppio della bolla speculativa internazionale. Non vorremmo che la litania che ci viene ripetuta e ci ripetiamo noi stessi che dopo questa crisi epocale lo cose non saranno più come prima, alla fine risultasse valida per tutti. Meno che per le cedole dei grandi azionisti e i benefit del top management delle banche. L'Europa e l'Italia devono cambiare politica economica, ritornare a crescere e a creare posti di lavoro». All’inizio del discorso aveva ricordato Alessandro Paglia, 31 anni; Antonio Carpini 42 anni; Salvatore Parco 35 anni; Alfredo Ciofoli, 42 anni; Alfonso Chirichiello, 51 anni; Cosimo Di Muro morti nelle ultime settimane sul lavoro.

Riesplode la tensione
Quando due attivisti da un camioncino ha tentato di scalare Palazzo di Città la tensione è di nuovo cresciuta. I No Tav hanno affiancato il vessillo bianco e rosso alla bandiera italiana. La polizia è intervenuta più volte con cariche di alleggerimento, e a fine mattinata si contavano feriti nelle file dei manifestanti e tra gli agenti: un sovrintende capo della Mobile è stato colpito. La situazione è tornata alla normalità verso le 13.

I sindacati di polizia
«I violenti legati ad Askatasuna hanno tentato di rovinare la festa del 1 maggio di Torino con un vile tentativo di aggressione al sindaco Fassino, subito sventato dalla polizia» denunciano Massimo Montebove e Silverio Sabino, consiglieri nazionali del sindacato di polizia Sap. «Nulla di nuovo purtroppo» accusa Pietro Di Lorenzo, segretario del Siap che se la prende con «i professionisti del disordine che, ancora una volta, hanno cancellato la presenza e la voce di chi è sceso in piazza per dimostrare la propria angoscia». «E' con rammarico- dice il Segretario Provinciale Generale di Torino Luca Pantanella- che abbiamo assistito ad una protesta inappropiata che ha portato al ferimento di diversi oeratori delle forze dell'ordine e all'arresto dei soliti noti che non hanno avuto di meglio da fare che rovinare questa giornata . L'Ugl esprime la propria condanna e chiede con fermezza che i violenti paghino».

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