lunedì 9 luglio 2012

Governo bifronte?


E' singolare che mentre a Tokyo l'Italia ha tenuto un altissimo profilo e si sia battuta come un leone per includere nella dichiarazione finale della Conferenza dei donatori un più preciso impegno della comunità internazionale a favore dei diritti delle donne, dei diritti umani e della società civile afgana, notizie di stampa di ieri e di oggi riferiscono che i caccia Amx italiani, ufficialmente impiegati per sola ricognizione, stanno bombardando la zona di Farah. Due novità di segno totalmente opposto nello stesso giorno, l'ultima della quali, proprio alla viglia del ritiro del nostro contingente, fa temere una pericolosa schizzofrenia del governo italiano che sta surrettiziamente cambiando il profilo della missione militare proprio mentre la nostra diplomazia sta cercando di dare un segnale preciso della posizione dell'Italia come attore primario nella ricostruzione e nello sviluppo dell'Afghanistan.

La rete Afgana, che ha sempre condannato l'uso dei bombardamenti da parte degli alleati Nato dell'Italia e a cui non risulta che vi sia alcun mandato parlamentare che abbia cambiato le regole d'ingaggio dei nostri aerei (idea lanciata ma poi ritirata dall'ex ministro Iganzio La Russa), chiede che le notizie di stampa vengano smentite o confermate ufficialmente dal ministro Di Paola. In questo secondo caso, che dimostrerebbe anche una totale incoerenza politica nella scelta dei tempi o, peggio, un'azione a lungo tenuta segreta, chiediamo che la vicenda sia oggetto di un dibattito parlamentare preciso che indichi se il ministero della Difesa può o meno autorizzare l'uso dei bombardamenti aerei, finora – a quanto si sapeva – mai utilizzati.

Afgana rileva invece che l'Italia ha tenuto a Tokyo una profilo molto preciso che indica una più profonda coscienza del governo italiano sul tema dei diritti, in particolare della condizione femminile, e del ruolo della società civile, in questo recependo pienamente anche indicazioni parlamentari. Al punto che il sottosegretario Staffan De Mistura, nel suo discorso durante la plenaria, era arrivato a minacciare il possibile ritiro della firma italiana dal documento finale se questo non avesse contenuto una relazione diretta tra il denaro con cui Roma si impegna finanziare Kabul e quanto Kabul fa e farà nel rispetto di questi temi. Una posizione molto apprezzata dalla delegazione di “Afgana” presente a Tokyo.
Fonte: www.lettera22.it

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