lunedì 2 luglio 2012

Balotelli, king kong, iI razzismo e l’indulgenza dei giornali

C’è un linguaggio nascosto nell’indulgenza che circonda il mondo del calcio che ha qualcosa di francamente vergognoso. E’ ormai chiaro a tutti che di mattina, di pomeriggio, all’ora dell’aperitivo (già meno, complice lo spritz) si può essere fermamente anti-italiani, ma quando arriva l’ora della partita venti milioni di compatrioti si ammorbidiscono con pizza e birra e diventano improvvisamente tanti Giuseppe Garibaldi rintronati davanti ai 700 pollici che hanno incastonato sul muro di casa e interconnessi all’home-theatre perché li sentano anche a Chiasso.
E lo sappiamo: lo sanno le nostre orecchie che, improvvisamente, avvertono questi boati tipo frecce tricolore a 12 metri da terra. E vabbé, il rumore passi, il rumore è segno di vita.
Torniamo all’indulgenza. L’abbiamo vista quando un capitano di nazionale ha espresso idee omofobiche da medioevo e poi si è scusato. L’indulgenza era in un titolo di Repubblica.it che mi pare suonasse così: “Brutta frase sui gay”. Allora analizziamo: è un linguaggio da maestra che convoca i genitori perché il bambino ha infilato la penna nell’orecchio del compagno. O perché ha scritto una parolaccia nel compito in classe invece di un verso di Leopardi. «Vostro figlio ha fatto proprio una brutta cosa». Anche al bambino ci si rivolge così: «Lo sai che hai fatto una brutta cosa?».
Al campione di calcio i giornalisti sportivi si rivolgono nello stesso modo. «Lo sai che hai detto proprio una brutta cosa? Non si fa! E’ una brutta frase (qui il tono si fa un po’ infantile), una bruttissima cosa che hai detto!». Ma poi tutto torna alla normalità, domani è un altro giorno.
Veniamo al caso più recente. La vignetta razzista su Mario Ballotelli uscita sulla Gazzetta. Per chi non lo sapesse: Balotelli era rappresentato come King Kong arrampicato su un grattacielo. In certi paesi per una cosa così ti arrestano, o ti licenziano, o ti radiano dall’albo.
Un ragazzo nero rappresentato come una scimmia arrampicata su un palazzo, OK?
Ho letto le cose più varie, nello stesso tono. Cattivo gusto. Vignetta infelice. Etc. Ma c’è anche chi difende. Ho letto su un sito di informazione piuttosto blasonato un simpaticone che ha scritto che King Kong rappresenta la solitudine… (Ah si? Allora perché il vignettista non ha utilizzato Robinson Crusoe?).
Un altro sito parlava di “provocazione”. Ma questo qui lo sa cos’è una provocazione? E perché King Kong sarebbe il soggetto adatto a una provocazione?
Mi risulta incredibile il livello di condiscendenza, e dunque si consenso, che caratterizza il mondo del calcio. La ragione c’è: sono razzisti, questo è il punto. Sono semplicemente razzisti. Il fatto è che non lo sanno. Sono ancora allo stadio pre-imperialistico. Per loro gli schiavi sono semplicemente merce. E il resto che si fotta. Dobbiamo vincere la partita, no?


Alberto Riva E il mensile

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