martedì 19 febbraio 2013

Massimo, un poeta che vendeva sogni intrisi di ideali


Di tutte le persone di cui oggi, personalmente, sento parecchio la mancanza, perché quando è morto ero piccolo, ma già allora mi faceva ridere, è Massimo Troisi. Oggi avrebbe avuto 60 anni. E’ morto a 41, nel pieno delle forze.
Eppure non mi do pace. Guardando e riguardando quello che Massimo Troisi diceva e faceva negli anni ’70, ’80 e nei primi anni ’90, non riesco quasi a credere che lo facesse in diretta tv o al cinema, di fronte a milioni di italiani.
Prendiamo il famoso pezzo sull’Annunciazione, in particolare la parte finale, quella della “telefonata” con Dio, che arriva persino a bestemmiare, benché la bestemmia sia implicita nel “sempre sia lodato” di Troisi. Una cosa del genere, oggi, avrebbe scatenato il putiferio. Eppure, fu detta in piena Guerra Fredda, quando non esistevano ancora i computer e la rete, la critica era ancora in mano ai “parrucconi”, benché qualcosa si stesse muovendo.
In 30 anni quella libertà di costumi e, soprattutto, di azione creativa di comici, scrittori, artisti e attori si è completamente dissolta. Eppure siamo nel XXI secolo. Dicono che non ci sono più le ideologie, eppure ce n’è una, quella del pensiero unico, che ha provato ad andare in scena tristemente a Sanremo, con le contestazioni a Crozza, ma che fortunatamente è stata sconfitta con il boom di ascolti del festival “comunista”, come lo avevano definito i detrattori.
Come siamo arrivati a tutto questo? Forse anche a causa della scomparsa dei grandi come Massimo? Non lo so. Di certo, chi doveva resistere, chi doveva difendere, non ha fatto il suo mestiere. Chi aveva la responsabilità storica di gestire un cambiamento di massa operato da un certo modo di fare televisione, volgare e sguaiato, ma al tempo stesso bigotto e moralista, ha reso possibile il fatto che oggi non si possa fare nemmeno un decimo di quello che faceva Troisi come comico, come attore, come regista.
Massimo Troisi era più di un attore, più di un comico: era un poeta. E forse non è un caso che l’ultimo film che ha girato, il Postino, riguardi un grande poeta come Pablo Neruda.
L’Italia ha perso purtroppo troppi poeti in favore di banali venditori di fumo. Qualcuno dirà che i poeti non vendono nulla, che alla fine sono come i venditori di fumo. E invece no: i poeti vendono sogni intrisi di ideali, dipingono quadri con colori brillanti e mai scontati, volano alto nella speranza di risvegliare le coscienze.
E se è vero, come diceva Mandela, che un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso, i poeti come Troisi ci hanno aiutato e ci aiutano tuttora a fare questo: a non arrenderci. Mai.
Pierpaolo Farina QdS

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