lunedì 19 novembre 2012

Noir Expo, quelle strane parentele del consigliere Addisi su cui il Partito Democratico tace


Rho, 16 novembre 2012. A un mese di distanza dal Consiglio comunale straordinario sul tentativo di infiltrazione mafiosa e compravendita di voti nel Comune di Rho, il primo appuntamento di “NOir EXPO: politica, crimine e appalti all’ombra della città vetrina” organizzato dal centro sociale Sos Fornace, ritorna sul tema.
Tra i banchi dell’attuale maggioranza siede il consigliere comunale del PD Luigi Addisi, il quale viene nominato da Costantino in una intercettazione ripresa nell’ordinanza di custodia cautelare che porta in carcere Zambetti. I carabinieri nelle loro informative spiegano l’insistenza di Costantino con il sospetto che su Addisi, di origini calabresi, possano essere confluiti voti. Gli stessi offerti al leghista Marco Tizzoni.
Addisi è coniugato con Annunziata Corsaro, i cui genitori sono Corsaro Francesco Giuseppe e Mancuso Antonia, quest’ultima sorella dei fratelli Mancuso Pantaleone – condannato a 14 anni per estorsione aggravata -, Mancuso Antonio e Mancuso Cosmo, tutti con precedenti di polizia per associazione di tipo mafioso, nonché al vertice della omonima ‘ndrina, operante nella provincia di Vibo Valentia. Addisi è inoltre cognato di Antonio Oliverio ex assessore nella giunta provinciale di Filippo Penati. Nelle migliaia di carte delle inchieste Infinito e Tenacia sulla presenza della ‘ndrangheta in Lombardia il nome di Oliverio compariva alla voce “capitale sociale” delle cosche e veniva indicato come “la persona giusta per operazioni di lobby, per mettere a frutto quella rete di relazioni istituzionali e politiche di cui si nutre l’organizzazione criminale”.
Oliverio è stato assolto dall’accusa di corruzione nell’ambito del processo Infinito, ma solo perché i vantaggi ottenuti dai rapporti con Ivano Perego – imprenditore legato al boss della ‘ndrangheta Salvatore Strangio – sono stati ottenuti dopo le sue dimissioni dalla provincia. Quindi, tecnicamente non sussisteva più il reato di corruzione, ma solo di “traffico di influenze” che nel nostro ordinamento non ha rilievo penale. Insomma, un’attività di lobby in favore delle cosche non penalmente sanzionabile a quanto pare.
Addisi, dunque, è imparentato con i Mancuso lo stesso clan a cui è legato Eugenio Costantino che ha provato a vendere voti alla lista civica “Gente di Rho” alle scorse elezioni comunali. Il problema qui non è il fatto che un consigliere comunale abbia legami di parentela con esponenti di spicco della ‘ndrangheta – per quanto lo stesso Addisi non si sia mai particolarmente distinto per un’attività politica di contrasto alle mafie – ma il fatto che nel Consiglio comunale del 18 ottobre scorso la circostanza è stata omessa dal diretto interessato – dicendo di non capire per quale motivo Costantino lo citasse – dal sindaco e dallo stesso Partito Democratico che per bocca del segretario Bindi ha liquidato sbrigativamente la questione dicendo che “nessuno deve permettersi di insinuare una cosa del genere” e che “la vigilanza deve sempre rimanere ai massimi livelli”. Ma come si fa a chiedere di mantenere alta la guardia se non c’è sufficiente trasparenza da chi per primo pretende di essere impermeabile alle infiltrazioni della ‘ndrangheta?
Il 18 ottobre scorso è andato in scena un rito autoassolutorio di una classe politica che si definisce sana. Ma una classe politica sana avrebbe denunciato il tentativo di infiltrazione mafiosa, cosa che non ha fatto, invece, il consigliere comunale Tizzoni il quale ci sembra troppo avveduto per non sapere che si parlava di ’ndrangheta nell’sms in cui Scalambra scriveva: “Ho cercato di portarti i voti della "lobby calabrese" ma purtroppo sono già impegnati. Ne rimangono circa 300, quelli avuti da Zambetti alle Regionali, fai sapere a Monica entro domani rnattina se ti interessano come elettori”.
Sul nostro territorio – non solo Rho – già da diverso tempo le ‘ndrine sono attive nel riciclaggio di denaro sporco, accaparramento di appalti pubblici e gestione dei settori economici legati al ciclo del cemento e al business delle grandi opere. In quest’ottica, Expo 2015, come è già emerso, è l’occasione più ghiotta per la criminalità organizzata e per tutta quella “zona grigia” collusa fatta da politici e funzionari pubblici corrotti e imprenditori che fanno da prestanome ai boss.
Probabilmente, è arrivato il momento chiedersi seriamente se abbia senso investire ingenti risorse economiche in Expo 2015 visto chi ne trae soprattutto beneficio. A maggior ragione in un periodo di profonda crisi economica dove le stesse risorse potrebbero essere utilizzate in maniera più utile ed efficiente per la collettività.

Centro sociale Sos Fornace
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Info: 346 3989550

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