giovedì 16 maggio 2013

Walter, non è un po’ tardi?


Walter Veltroni ha un talento che gli va riconosciuto: scrive bei romanzi. Un talento tanto palese che i maligni ai tempi delle sue dimissioni, nel febbraio 2009, dissero: “Ha sbagliato mestiere, doveva fare lo scrittore, non il politico.” Erano quelli che hanno sostenuto poi Bersani per 4 anni con i risultati che si son visti.
Ora Veltroni esce con un nuovo libro, sempre per Rizzoli, si intitola “E se noi domani - L’Italia e la sinistra che vorrei“, descritto dall’autore come “un pamphlet per discutere idee nuove e valori forti per la sinistra e il riformismo.” Prometto di leggerlo e di farne una più dettagliata analisi qui su Qualcosa di Sinistra fra un po’, ma a caldo, leggendo anche le impressioni di chi l’ha letto, la domanda mi sorge spontanea: “Walter, non è un po’ tardi?
L’Italia e la Sinistra che volevi forse andava tratteggiata meglio nel 2007, anzi, forse andava tratteggiata dopo, evitando di farti ammaliare dal solito unanimismo di facciata post-comunista che si lancia, da un ventennio a questa parte, sull’Uomo della Provvidenza di turno, salvo sforacchiarlo e farlo fuori subito dopo.
Appurato che storicamente gli uomini della Provvidenza portano parecchia sfiga, soprattutto se a sostenerli sono certi brutti ceffi, la Sinistra (benché il PD non si possa più definire tale da un pezzo) pare non aver ancora imparato la lezione: è sempre alla ricerca di un volto mediatico da spendere contro Berlusconi, quando non ha capito che finché non cambia modo di pensare, strategia e, soprattutto, il modo di comunicare quello che propone, non va da nessuna parte. Certo, poi ci dovrebbe anche essere una visione ideale, un orizzonte comune, una piattaforma di contenuti alternativi al modello di società offerto dai neoliberisti che stanno a destra e a sinistra e che ha dimostrato di non funzionare più, a meno di costi sociali, economici e politici altissimi (distruzione del ceto medio, il dominio della finanza, l’avanzata dei populismi di destra).
Enrico Berlinguer diceva che la politica andava reinvestita di pensieri lunghi, di progetti, di visioni ideali: e lo diceva lui che una visione ideale, imperfetta quanto volete, ce l’aveva e i suoi “pensieri lunghi” sono più attuali che mai.
Dire oggi quale Sinistra e quale Italia vorresti, caro Walter, dopo aver mancato l’appuntamento con la Storia (non solo tu, ma tutta la generazione dei quarantenni che aveva ereditato tantissimo da Berlinguer ed è riuscita a disperdere un grande patrimonio politico e ideale distruggendo il più grande partito comunista d’Occidente senza creare il più grande partito della Sinistra d’Occidente) mi pare sinceramente utile solo ai fini del riposizionamento interno al PD: partito che, come hanno dimostrato le ultime elezioni per il presidente della Repubblica, è morto e sepolto, visto che è in mano a burocrati ed ex-democristiani.
La Sinistra, diceva Berlinguer, non vive e non vince senza valori ideali: voi che eravate i “ragazzi di Berlinguer” quegli ideali in quale soffitta li avete lasciati?

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