martedì 28 agosto 2012

Si buttano 12 miliardi in cibo: recuperarli si può


Ancora una volta vi riportiamo le cifre vergognose dello spreco alimentare: in Italia ogni anno vengono gettati 12,3 miliardi di euro di cibo. Si parla di42 chili pro capite di pietanze avanzate, cibi scaduti o andati male, e quindi di117 euro l'anno che ogni italiano butta letteralmente nel cestino.
D'altra parte, oggi attraverso l'articolo di Chiara Molinari, vi presentiamo ciò che viene fatto per recuperare parte di queste risorse sprecare. La Fondazione per la Sussidiarieta’, assieme al Politecnico di Milano e Nielsen Italia, ha diretto un’indagine secondo la quale si riesce già a salvare e portare sulle tavole dei bisognosi, cibo riciclato per circa 1 miliardo di €. La speranza, sempre secondo la Fondazione, è quella di raggiungere i 6 miliardi di euro di cibo che normalmente va sprecato, per sfamare i più bisognosi.
Il professore del Politecnico di Milano, Alessandro Perego, sostiene che almeno il 50% di cibo in eccesso prodotto dalle imprese della filiera, può essere recuperatofacilmente per il consumo umano. Attualmente invece solo il 6% di questa eccedenza viene salvata e destinata ad enti e banchi alimentari. Il professor Perego, sostiene ancora, che questo spreco eccessivo, è causato dalla mancanza di collaborazione e comunicazione delle filiere agroalimentari e dalla burocrazia.
Questa teoria sostenuta anche dal presidente della Fondazione per la Sussiadiarietà, Giorgio Vittadini, il quale aggiunge che oltre alla cooperazione, è necessaria un’educazione di base alla mancanza di spreco ed al recupero del cibo a favore delle banche del cibo. Sulla stessa lunghezza d’onda, anche Mannuela Kron, direttore della Nestlè Italia, la quale evidenzia anche l’eccessivo costo di tali sprechi per le aziende produttrici che dopo i costi di produzione, devono sostenere quelli per la distruzione dei cibi scaduti o avariati. La Kron sottolinea che la sua azienda alimentare, da anni collabora con le banche del cibo, mettendo a disposizione di queste tutti i prodotti in eccedenza o che non posso essere venduti per svariati motivi e si dice speranzosa che altre ditte seguano l’esempio della Nestlè Italia. 
Non Sprecare

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