Il corteo fino a piazza Bocca della Verità. Il Forum: "Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attuazione".
Foto di http://roma.corriere.it/gallery/roma
«Siamo in centomila», dicono gli organizzatori. Magari hanno esagerato, ma erano comunque in moltissimi al corteo, partito da piazza della Repubblica a Roma, in un mare blu e azzurro di bandiere e palloncini, convocato «per il rispetto dell'esito referendario», dal Forum italiano dei movimenti per l'acqua. Tra slogan come «no ai vampiri dell'oro blu» e cori rivolti al presidente del consiglio «Monti tieni a mente che l'acqua non si vende», i manifestanti hanno traversato il centro di Roma. In testa i gonfaloni di alcuni Comuni, come Napoli che ha ripubblicizzato l'azienda di gestione dell'acqua e Giulianova e Palma Campania che sostengono la gestione pubblica dell'acqua. Dietro lo striscione che incita a «Ripubblicizzare l'acqua. Difendere i beni comuni». Meta finale, piazza Bocca della verità dove lo scorso 13 giugno si sono tenuti i festeggiamenti per la vittoria del referendum. Il rischio paventato è che «il risultato della consultazione del 12 e 13 giugno scorsi venga dimenticato». E che anzi, «si marci in direzione opposta a quel che è stato deciso dalle urne». Il nuovo interlocutore è il governo Monti a cui, spiega Riccardo Razionale del comitato romano, il rispetto dell'esito referendario: «Lo chiediamo al governo Monti, dato che con la finanziaria di agosto il governo Berlusconi aveva ignorato la volontà popolare».
UN REFERENDUM TRADITO - «Ad oggi nulla di quanto deciso – si legge un volantino del Forum - ha trovato alcuna attuazione: la legge d'iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell'acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari, gli enti locali - ad eccezione del Comune di Napoli - proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso Spa e nessun gestore ha tolto i profitti dalla tariffa».
IL CASO LAZIO - A Roma è nel Lazio, sono tanti i segnali giunti da associazioni e cittadini preoccupati dal «costo» dell’acqua. Che non sempre è quello pubblicato sulle bollette dove non compaiono voci come «difficoltà di approvvigionamento» ed «erogazione insalubre». Le stesse bollette peraltro in 36 comuni della regione, secondo una denuncia dell’Unione nazionale consumatori riporterebbero fatturazioni errate all’insù, per costi aggiuntivi pari a 150 milioni di euro). Senza contare il caso dei conti batosta – il record è di 14 mila euro per un commerciante di piazza Venezia - piovuto di recente sui commercianti romani per via di un blackout al servizio informatico Acea.
EMERGENZA ARSENICO - Il «dossier tribolazioni Lazio» comprende anche il caso dei pozzi inquinati attorno a Tivoli, dove le famiglie si approvvigionano tramite pozzi artesiani che non assicurano un’erogazione salubre, e l’emergenza arsenico che ha visto per anni, in circa una località su 4 della regione, il mancato rispetto dei limiti fissati dalla Ue riguardo la concentrazione della sostanza cancerogena. Senza contare altri piccoli – ma non meno preoccupanti – recenti problemi domestici, come la sabbia che esce dai rubinetti di casa, che si stanno ripetendo sul litorale romano, Aranova, Passoscuro, Dragona, Quartiere Malafede.
LA CAMPAGNA «OBBEDIENZA CIVILE» - «Per questo, il movimento per l'acqua si prepara a lanciare la campagna nazionale “Obbedienza civile” », ovvero una campagna che, obbedendo al mandato del popolo italiano, produrrá in tutti i territori e con tutti i cittadini percorsi auto organizzati e collettivi di riduzione delle tariffe dell'acqua, secondo quanto stabilito dal voto referendario».
Fonte: www.corriere.it
Nessun commento:
Posta un commento