venerdì 29 marzo 2013

Auguri!

Ultim’ora – Da aprile bollette del gas in calo del 4,2%. Meno 1% per l’elettricità


Aggiornamento trimestrale dell’Autorità per l’energia: risparmi di 60 euro all’anno per famiglie e piccole imprese servite in tutela. Il presidente Bortoni: “Per i prezzi del gas siamo a una svolta”
Dal prossimo mese di aprile le bollette dell’energia elettrica diminuiranno dell’1%, che si aggiunge al -1,4% di gennaio, mentre quelle del gas caleranno del 4,2%. La riduzione genererà un risparmio complessivo per la famiglia tipo di circa 60 euro su base annua, di cui 5 euro per l’energia elettrica e 55 euro per il gas. Lo ha deciso l’Autorità per l’energia nell’aggiornamento trimestrale per le famiglie e le piccole imprese servite in tutela.
In diminuzione da aprile anche il prezzo del gpl che registra un calo dello 0,5% dopo il meno 1,6% di marzo e il meno 3,8% di febbraio.
La decisa riduzione della bolletta del gas – la prima dopo tre anni – riporta il prezzo della materia prima a valori inferiori a quelli di un anno fa, spiega l’Authority, grazie all’attuazione della prima fase della riforma del settore introdotta dopo un’ampia consultazione pubblica. Con questo primo passo e il percorso previsto dalle successive fasi della riforma, l’Autorità prevede che si arriverà entro fine anno a un calo di almeno il 7% della bolletta del metano, con un risparmio complessivo di circa 90 euro a famiglia.
“Merito della riforma dei mercati” – “Siamo di fronte a un passaggio netto, un momento di cesura che ha richiesto determinazione e rigore tecnico per progettare e avviare una riforma che consentisse di trasferire ai consumatori i benefici del mutamento di paradigma nei mercati del gas – commenta il presidente dell’Autorità, Guido Bortoni. – Una riforma che prende il via da un’idea semplice: partire dal prezzo del gas quale motore per l’efficientamento complessivo del settore energia in Italia”.
Tutto ciò, ha proseguito Bortoni, “attraverso un percorso innovatore, strutturato in più fasi, con l’ascolto delle parti coinvolte e nel rispetto della gradualità prevista dal decreto Cresci Italia, varato dal governo nel gennaio 2012, incipit alla riforma stessa”.
Il dettaglio dei prezzi – Nel dettaglio, dal primo aprile i prezzi di riferimento del gas saranno di 88,93 centesimi di euro per metro cubo, in calo di 3,85 centesimi, tasse incluse, rispetto al trimestre precedente. Per il cliente tipo ciò comporta una spesa di circa 1.245 euro su base annua.
Il prezzo dell’energia elettrica sarà invece di 18,936 centesimi di euro per chilowattora, con una diminuzione rispetto al trimestre precedente di 0,191 centesimi di euro, tasse incluse. La spesa media annua della famiglia tipo sarà di circa 511 euro.
Qui le delibere con gli aggiornamenti delle bollette
Egazette

Le donne protagoniste del Forum Sociale Mondiale a Tunisi

A Tunisi è una splendida giornata e le strade del centro sono invase da migliaia di stranieri. Non sono semplici turisti, ma in gran parte si tratta dei partecipanti al Forum Sociale Mondiale, che si è aperto ieri con una partecipatissima assemblea delle donne al campus dell'università El Manar. Nel pomeriggio, la colorata manifestazione inaugurale di almeno 30.000 tra attivisti della società civile tunisina e internazionale ha percorso il centro per arrivare allo stadio Menzah, e si è conclusa con il concerto del tropicalista ed ex ministro della cultura brasiliano Gilberto Gil. Presente anche la moglie di Chokri Belaid, il leader dell'opposizione tunisina ucciso lo scorso febbraio, che ha riportato in strada centinaia di migliaia di cittadini.

Per la prima volta da quando è stato fondato 12 anni fa a Porto Alegre, in Brasile, il Forum Sociale Mondiale si tiene nel mondo arabo, nel contesto di uno sconvolgimento rivoluzionario in tutta la regione. Due anni di rivolte e lotte che hanno rovesciato quattro regimi autoritari: il primo è stato proprio quello di Ben Ali in Tunisia, il 14 gennaio 2011. Ma la lotta contro la dittatura continua in molti paesi, inclusi alcuni, come l'Egitto, dove il processo democratico è tutto fuorché già compiuto. Più in generale, il FSM a Tunisi è l'occasione per discutere e preparare mobilitazioni sulle sfide centrali dell'attuale situazione internazionale insieme a tutti i movimenti nuovi che sono emersi negli ultimi anni.

L'Assemblea delle donne
Combattive. Determinate. E forti di passione. Le donne, che cantando riempiono di energia positiva l'anfiteatro dell'Università, hanno aperto di fatto il Forum (prima dell'inaugurazione ufficiale) sono indubbiamente le protagoniste. "Questo è un momento fondamentale per esprimere la nostra solidarietà a tutte le donne in lotta", ha esordito una delle organizzatrici, "e per ribadire il nostro rifiuto del capitalismo sfrenato e di qualsiasi modello di sviluppo che ci tratta da oggetti, ci emargina, commette violenza contro di noi, ci abbandona alla disoccupazione e alla precarietà, e ci esclude dai centri di potere.
Facciamo in modo che questo spazio sia un momento di condivisione e solidarietà, un momento per ricaricare la nostra creatività militante, il nostro spirito di lotta e le forme di resistenza: la lotta contro la violenza nei confronti delle donne sia nel pubblico sia nel privato, la lotta contro la femminilizzazione della povertà, la lotta per l'accesso alla terra e alle abitazioni, la lotta per i nostri diritti sessuali e riproduttivi, la lotta per preservare il nostro pianeta e la nostra salute. Vogliamo che la nostra presenza nella nuova Tunisia della dignità sia la voce della rivoluzione e non quella della libertà soppressa".
Di fatto, come mi dice una delle studentesse dell'università (che fa parte del movimento dei giovani diplomati disoccupati), quello che la rivoluzione ha portato come risultato è senz'altro una maggiore libertà di espressione. Ma i diritti delle donne sono tutt'ora sotto minaccia da parte di chi non vuole il reale cambiamento nella società e obbliga le donne a mantenere ruoli di secondo piano. La discriminazione nel mondo del lavoro, poi, è ancora alta e l'accesso alle professioni difficile anche per donne laureate in ingegneria o architettura. E al potere, nei luoghi decisionali, lo è ancor di più.
La dignità delle donne al centro e la forte presenza e partecipazione di molte di loro dal mondo arabo fanno ben sperare in un cambiamento non solo nei rispettivi paesi, ma pure all'interno delle stesse organizzazioni e reti della società civile, dove si sente il bisogno di un ricambio generazionale e... di genere.

Gli italiani in Tunisia
La Rete italiana per il Forum sociale mondiale è presente con molte organizzazioni e i partecipanti italiani sono oltre un migliaio. "Noi italiani parteciperemo a centinaia al più grande evento mai organizzato dalla società civile democratica del Maghreb", scrive Raffaella Bolini (ARCI), "ospiti di associazioni e sindacati che fino a due anni fa non potevano neanche organizzare una riunione senza finire in galera. Sono attori sociali che hanno contribuito a cacciare un dittatore, che hanno scelto la strada costituzionale, e la perseguono coerentemente nonostante sia difficile, convinti che alla democrazia non ci sia alternativa. Hanno risposto con la partecipazione popolare nonviolenta all'assassinio di Chokri Belaid, agli attacchi alle sedi sindacali e alla cultura laica da parte dei salafiti. Sanno che la democrazia è una strada in salita, e su quella camminano. Il Forum per loro è prima di tutto una grande mobilitazione politica per tenere aperto e allargare lo spazio democratico nel loro paese e nella loro regione. E hanno chiesto al mondo di andare a Tunisi per aiutarli in questa impresa."

Chi volesse seguire a distanza può leggersi i blog in italiano di alcuni gruppi, a partire da Voci da Tunisi e dal Dossier di Comune Info, oltre a quelli di Fabio Laurenzi e di Marica di Pierri su L'Huffington Post.

Fonte: ww.huffingtonpost.it

LA POLITICA PARLA DEL NULLA


Se io fossi stato Napolitano non avrei mai dato l'incarico a Bersani semplicemente per non perdere tempo in riti inutili, visto che un governo può essere fatto solo attraverso un accordo tra PD e PDL. Il M5S? Deve continuare la sua opposizione


Ciò che mi dà più fastidio di tutta la vecchia politica, che è sempre più urgente rottamare, èl'imprendibilità anguillesca dei suoi dirigenti, che la mattina affermano che con l'avversario politico non prenderanno nemmeno un caffè, mentre la sera sono già pronti a qualsiasi accordo, senza rendere conto a nessuno della propria giravolta. 

La cosa è possibile perché i politici non si scontrano su programmi, riforme, regole nuove da introdurre, ma vogliono solo spartirsi il potere, restare nel gioco e per questo sono disposti a tutto, anche quando perdono la faccia e ogni credibilità.

Osserviamo il comportamento di Bersani, che già un mese fa puntava su un accordo con Grillo da lui ritenuto possibile, alternando minacce e blandizie, bastone e carota, pilotando scissioni e divisioni nel M5S, e miseramente fallito di fronte alla fermezza di chi gli ha semplicemente chiesto: rinuncia al finanziamento pubblico ai partiti e poi parliamo.
Silenzio di tomba per non essere costretti ad amplificare l'eco della proposta.

Orbene, una persona onesta, di fronte ad una valutazione sbagliata, ad un errore di strategia, offre le proprie dimissioni e lascia spazio ad uno come Renzi, che già da tempo affermava di non voler inseguire Grillo ma trattare con il PDL.

Se io fossi stato Napolitano non avrei mai dato l'incarico a Bersani semplicemente per non perdere tempo in riti inutili, visto che un governo può essere fatto solo attraverso un accordo tra PD e PDL, e il dirigente che si è espresso in questo senso è Renzi, e Bersani non farà che buttare tempo e ritardare l'insediamento di un governo, qualunque esso sia.

Il M5S ha bisogno di farsi le ossa con una tenace opposizione al governo dell'inciucio, avrà modo di indicarne l'immobilismo per i veti incrociati di chi rappresenta interessi diversi, crescerà nella considerazione degli italiani, farà conoscere sempre di più il suo programma, i suoi metodi di partecipazione dei cittadini e al momento giusto dovrà chiedere la maggioranza assoluta per un governo di vero cambiamento.
Non so se si tratterà di mesi o di anni, ma se si continua con coerenza e fermezza, e si cresce nelle iniziative sul territorio, per i politicanti e inciucisti è finita. 
di Paolo De Gregorio

IL PD È ALLA FRUTTA, SPUNTA UN DOCUMENTO INDIRIZZATO AI DIPENDENTI


Un documento riservato finisce in rete. Eccolo


Nel caso il finanziamento pubblico ai partiti venisse abolito, o rivisto, la macchina del PD potrebbe collassare. La prova è finita in rete. 

Una lettera indirizzata ai circa duecento dipendenti del Partito Democratico a firma Antonio Misiani (il tesoriere), in cui si annuncia un piano di ristrutturazione "lacrime e sangue": è questo il contenuto pubblicato in esclusiva dal sito de La Zanzara, popolare trasmissione radiofonica di Radio 24, condotta da David Parenzo e Giuseppe Cruciani. 

Nella lettera, si parla senza mezzi termini di un "severo ridimensionamento della struttura dei costi del PD nazionale per arrivare preparati ad affrontare la complessa fase di passaggio ad un nuovo modello di finanziamento dei partiti", che comincerà immediatamente, a partire dal mese di aprile. Con la chiusura delle sedi di "via del Tritone 87 e 169", "la riorganizzazione degli spazi assegnati a dipendenti, collaboratori e dirigenti politici", la riduzione del 75% dei budget "assegnati ai membri della Segreteria nazionale e ai Giovani democratici", l'azzeramento del budget ai forum. Ma non solo, perché ad essere toccati direttamente saranno anche i dipendenti e "i contratti con i fornitori, del PD e di YouDem, al fine di massimizzare le economie di spesa". Ecco la lettera: 

CLICCA E LEGGI LA LETTERA
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giovedì 28 marzo 2013

La generazione distribuita che avanza. Il rapporto 'Comuni Rinnovabili' di Legambiente


Presentato il rapporto 'Comuni Rinnovabili 2013' di Legambiente. Oggi in Italia ci sono oltre 600mila impianti da rinnovabili di grande e piccola taglia, termici ed elettrici che compongono un sistema di generazione sempre più distribuita. E' il 98% dei Comuni italiani ad avere almeno un impianto alimentato a fonte rinnovabile. Erano 3.190 nel 2008.
In 7.970 Comuni italiani si trova almeno un im­pianto alimentato a fonte rinnovabile, cioè pari al 98% di tutti i Comuni italiani. Erano 3.190 nel 2008. Oggi in Italia sono in funzione oltre 600mila impianti da fonti rinnovabili di grande e piccola taglia, termici ed elettrici compongono un sistema di generazione sempre più distribuita che nel 2012 ha garantito il28,2% dei consumi elettrici e il 13% di quelli com­plessivi del nostro Paese.
I dati sono riportati nelle 122 pagine del nuovo rapporto Comuni Rinnovabili 2013(pdf) di Legambiente, realizzato con il contributo di GSE e Sorgenia e presentato oggi a Roma nella sede del GSE.
I numeri, per quanto ne dicano gli oppositori delle rinnovabili, sono importanti, in crescita e rilevanti anche per i tempi di incremento che si sono registrati: dal 2000 ad oggi 47,4 TWh da fonti rinnovabili si sono aggiunti al contributo dei “vecchi” impianti idroelettrici e geotermici: dal solare fotovoltaico a quello termico, dall’idroelettrico alla geotermia ad alta e bassa entalpia, agli impianti a biomasse e biogas. Importante anche la crescita della nuova potenza di rinnovabili elettriche installata nel 2012: quasi 7 GW (3.662 MW di fotovoltaico, 1.791 MW di eolico, 32 MW di mini idro, 1.400 MW di impianti a biomassa, 28 MW di geotermia).
Ma ancora più interessante è l'incremento della produzione elettrica da rinnovabili che nel 2012 è stata pari a 94,8 TWh malgrado il contributo dell’idroelettrico sia sceso. Nel 2012, come detto, si è raggiunto il 28,2% dei consumi elettrici complessivi italiani (Produzione lorda da fonti rinnovabili rispetto al Consumo interno lordo (CIL) = Produzione lorda + saldo estero - produzione da pompaggi, ndr). Questa quota era al 24,5% nel 2011. Sul totale dei consumi energetici finali la quota è invece del 13% (obiettivo per l'Italia lal 2020 è il 17%) dei consumi energetici finali. Era del 5,3% nel 2005.
Come stia cambiando il parco elettrico italiano lo dimostra questo grafico che confronta la produzione elettrica per fonte nel 2000 e quella del 2011.
Come ha spiegato Legambiente nel suo report la crescita della produzione rinnovabile ha permesso di sostituire quella da impianti termoelettrici, calata di 61 TWh tra il 2007 e il 2012, anche a causa della crisi. Sono diminuite le importazioni di petrolio e di gas da usare nelle centrali e di conseguenza anche le emissioni di CO2. Va anche considerato che prima dei decreti Passera del luglio 2012 il numero degli occupati nel settore delle rinnovabili era stimato in 120mila unità.
ALCUNI NUMERI DEL RAPPORTO:
Sono 27 i Comuni 100% rinnova­bili, quelli che rappresentano oggi il miglior esempio di innovazione energetica e ambientale (pag.34 del rapporto). In queste realtà, un mix di impianti diversi da rinnovabili e impianti a biomasse allacciati a reti di teleriscaldamento coprono interamente (e superano) i fab­bisogni elettrici e termici dei cittadini residenti. La classifica premia proprio la capacità di sviluppare il mix più efficace delle diverse fonti (senza considerare geotermia e grande idro), e non la produzione assoluta, perché la prospettiva più lungimirante e vantaggiosa per i territori è rispondere alla domanda di energia valorizzando le risorse rinnovabili presenti.
Sono 2400 i Comuni 100% rinnovabili per l’energia elettrica, ossia quelli dove si produce più energia di quanta ne consumino le famiglie residenti.
Comuni del solare in Italia sono 7.937, un numero in crescita che evidenzia come con il sole si produca oggi energia nel 97% dei Comuni. Spetta a Casaletto di Sopra (Cremona) e a Don (Trento) il record di impianti per abitante, rispettivamente per il fotovoltaico e per il solare termico.
Comuni dell’eolico sono 571. La potenza installata (8.703 MW) è in crescita, con 1.791 MW in più rispetto al 2011. Questi impianti hanno consentito di produrre 13,1 TWh nel 2012, pari al fabbisogno elettrico di oltre 5,2 milioni di famiglie. Sono 296 i Comuni che si possono considerare autonomi dal punto di vista elettrico grazie all’eolico, poiché si produce più energia di quanta se ne consu­ma.
Comuni del mini idroelettrico sono 1.053. Il Rapporto prende in conside­razione gli impianti fino a 3 MW. La potenza totale installata nei Comuni italiani è di 1.179 MW ed è in grado di produrre ogni anno oltre 4,7 TWh, pari al fabbisogno di energia elettrica di oltre 1,8 milioni di famiglie.
Comuni della geotermia sono 369, per una potenza installata pari a 915 MW elettrici, 160 termici e 1,4 frigoriferi. Grazie a questi impianti nel 2012 sono stati prodotti circa 5,5 TWh di energia elettrica in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 2 milioni di famiglie.
Comuni delle bioenergie sono 1.494 per una potenza installata complessiva di 2.824 MW elettrici e 1.195 MW termici. Gli impianti utilizzano biomasse solide, gassose e liquide. In particolare quelli a biogas sono in forte crescita e hanno raggiunto complessivamente 1.133 MWe installati e 135 MWt e 50 kw frigoriferi termici. Gli impianti a biomasse, nel loro complesso, hanno consentito nel 2012 di produrre 13,3 TWh pari al fabbisogno elettrico di oltre 5,2 milioni di famiglie.
Sono 343 i Comuni in cui gli impianti di teleriscaldamento utilizzano fonti rin­novabili, come biomasse “vere” (di origine organica animale o vegetale provenienti da filiere terri­toriali) o fonti geotermiche, attraverso cui riescono a soddisfare larga parte del fabbisogno di riscaldamento e di acqua calda sanitaria.

Finalmente si è dimesso!

Finalmente, una cosa giusta, in questa vicenda dei due marò, Giulio Terzi l’ha fatta: s’è dimesso. Ma quando le storie nascono male, tutto va male. E, così, pure la cosa giusta il ministro degli Esteri l’ha fatta nel modo sbagliato: lavando in pubblico, in Parlamento, i panni sporchi d’un governo che, per essere tecnico, non poteva essere meno professionale.

Da non credere che il ministro Terzi sia, o sia stato, un esperto diplomatico, ambasciatore in Israele, all’Onu e negli Usa; da non credere che il ministro della difesa Giampaolo Di Paola sia, o sia stato, un esperto ammiraglio, capo di Stato Maggiore della Difesa e presidente del Comitato militare dell’Alleanza atlantica.

L’8 Settembre del governo tecnico, lo definisce Lapo Pistelli, deputato Pd. Errori di valutazione e d’azione in serie, retromarce e ripensamenti, isterie e ingenuità. E, per la terza volta in meno d’un mese, l’Italia è breaking news sui media indiani: prima, i marò non tornano; poi, contrordine, i marò tornano; ora, mi dimetto in disaccordo con il governo.

Bene. Ma se Terzi non era d’accordo con la decisione di farli tornare in India, dopo avere preso lui la decisione di non farli tornare, perché aspetta adesso per dimettersi e non l’ha fatto subito, prima di smentire se stesso e, soprattutto, di spiegare ‘Urbi et Orbi’ perché era giusto che tornassero? E se il ministro Di Paola è così convinto che, invece, bisognava farli tornare, pur avendo avallato prima la decisione di non farli tornare, perché tollera la levata di scudi anti-governo dei vertici militari? E, soprattutto, perché non s’è dimesso prima?

Sinceramente, è difficile raccapezzarcisi, al di là delle opinioni personali: la mia è che i marò non sono eroi, ma militari professionisti che, probabilmente, hanno compiuto un errore nell’esercizio delle loro funzioni, uccidendo due pescatori indiani scambiati per pirati; e che, una volta preso l’impegno che sarebbero tornati, dovevano tornare in India, ferma restando la pretesa italiana, sostenuta da giuristi di valore, di processarli in Italia.

Terzi parla a Montecitorio, ha accanto Di Paola, coglie di sorpresa i deputati e il collega. Ricostruisce la vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, si toglie qualche sassolino (“Tutte le istituzioni erano informate e d’accordo sulla decisione di trattenere in Italia i marò. La linea del governo è stata approvata da tutti l’8 marzo”), lamenta che le riserve da lui espresse circa il ritorno in India dei due non abbiano “prodotto alcun effetto” e annuncia: ”Mi dimetto in disaccordo con il governo … Mi dimetto perché per 40 anni ho ritenuto, e ritengo oggi, in maniera ancora più forte, che vada salvaguardata l’onorabilità del paese, delle forze armate e della diplomazia italiana”.

La parole di Terzi, che spiega di avere aspettato perché voleva dimettersi in Parlamento, sollevano un putiferio di commenti. Di Paola tiene a chiarire che le valutazioni di Terzi non sono quelle del Governo, la destra plaude a un gesto “di grande dignità” –parole di Franco Frattini, ex ministro degli esteri-, la presidente della Camera Laura Boldrini invita il presidente del Consiglio Mario Monti a presentarsi a riferire.

Contemporaneamente, a Bruxelles, i vicepresidenti del Parlamento europeo Roberta Angelilli (Pdl) e Gianni Pittella (Pd) scrivono all’Alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea Catherine Ashton perché assista il Governo italiano in questa vicenda: se siamo davvero nelle mani della Lady di Burro della politica estera europea, il peggio, forse, deve ancora venire.

Fonte: www.ilfattoquotidiano.it

mercoledì 27 marzo 2013

IL MOVIMENTO DICE "NO" A BERSANI

Durante le consultazioni, i capigruppo Crimi e Lombardi, hanno chiuso a ogni possibilità



Ultimo appello di Pier Luigi Bersani al Movimento 5 Stelle, affinché sia "responsabile" e consenta la formazione del governo. "Sono pronto a prendermi una responsabilità enorme, chiederei a tutti di prendersene un pezzettino", ha sottolineato Bersani. "Sto chiedendo alle forze politiche di non impedire questa partenza. Ci sono molti modi. Se lo dico in modo un po' accorato è perché responsabilmente penso che altre soluzioni, tutte soluzioni che se ci pensate abbassano il tasso di assunzione di responsabilità della politica e non durano", ha sottolineato il leader del Pd che ha chiuso nuovamente a un 'governissimo'.

Ma durante le consultazioni, in streaming sul web, i capigruppo 'grillini' Vito Crimi e Roberta Lombardi, hanno chiuso a ogni possibilita'. Il no alla fiducia "di questi governi" e' stato deciso "all'unanimita'" dai gruppi del Movimento 5 Stelle, ha ribadito Crimi al termine delle consultazioni con il segretario Pd, segnando cosi' la differenza rispetto all'elezione di Pietro Grasso a presidente del Senato. Li' c'erano state posizioni difformi dal resto del gruppo ma, ricorda il capogruppo grillino al Senato, "quella non era stata una decisione presa all'unanimita'". "Escludiamo che usciremo dall'aula" al momento del voto di fiducia sul governo, ha insistito Crimi. 
"Ho 40 anni di eta' ed alle spalle ci sono 20 anni di programmi elettorali mai realizzati. Nulla sul conflitto d'interesse, sull'abolizione delle province... C'e' un elenco infinito di cose che avremmo voluto", ha aggiunto Crimi. "Noi siamo gli ultimi a sentirsi responsabili di questa situazione. Siamo il risultato, non la causa. E immagino che lei possa comprendere questo modo di vedere le cose", ha aggiunto. Il sostegno puo' essere pieno sui provvedimenti "ma la questione della fiducia e' un atto in bianco, molto forte con cui si danno le condizioni per una maggioranza stabile" e il mandato che ci e' stato dato dagli elettori, "in modo quasi unanime, e' quello di non dare una fiducia in bianco", ha detto Crimi durante le consultazioni con il segretario del Pd. "Siamo in una fase in cui vogliamo le prove".

LOMBARDI A BERSANI, SEMBRA PUNTATA BALLARO' "L'ho ascoltata. Per me e' la prima esperienza in politica e mi sembrava di stare a sentire una puntata di Ballaro'. Sono vent'anni che sentiamo dire queste cose. Noi non incontriamo le parti sociali perche' noi lo siamo", ha detto Roberta Lombardi capogruppo alla Camera.

Cado In Piedi

martedì 26 marzo 2013

Onu: niente acqua potabile per un miliardo di persone


Con la giornata mondiale del 22 marzo le Nazioni Unite puntano sulla cooperazione per sanare il gap. Aumentano le “zone rosse” sul pianeta. Al via in Italia la campagna tivù anti spreco
Un miliardo di persone sono ancora senza un accesso sicuro all’acqua. Cioè, non hanno acqua potabile e neppure servizi igienici e sanitari adeguati.
La Giornata mondiale dell’acqua, voluta dalle Nazioni Unite nel 1992 e che si celebra il 22 marzo di ogni anno, pone al centro la questione della risorsa idrica e della sua importanza come bene primario.
Quest’anno l’Onu punta sulla cooperazione idrica internazionale. Ma le “zone rosse” dove l’acqua rimane un miraggio continuano ad aumentare: secondo le stime, otto milioni di persone muoiono ogni anno a causa di malattie legate alla fragilità degli approvvigionamenti. La situazione più grave rimane quella dell’Africa sub sahariana, dove il problema dell’accesso all’acqua potabile riguarda oltre il 40% della popolazione (circa 250 milioni di individui).
Italia terzo consumatore al mondo – L’Italia è uno dei paesi con maggiore disponibilità d’acqua, quello che ne consuma di più in Europa e il terzo al mondo dopo Canada e Stati Uniti. Ma la nostra rete idrica ha molte perdite con una dispersione che arriva, in alcuni casi, oltre il 30% (vedi: "L'acqua c'è ma non si vede").
Federutility mette on line i parametri sull’acqua del rubinetto – Per la Giornata mondiale dell’acqua, Federutility punta sulla qualità e la trasparenza di quella del rubinetto: rende pubblici i parametri qualitativi della risorsa che scorre nelle tubature per “offrire un contributo nell’informare tutti i cittadini”.
Sul sito federutility.it sono on line i dati forniti dai gestori dell’acqua erogata in Italia.
Capitolo referendum: dal 22 marzo, il Forum italiano dei movimento per l’acqua ritorna nelle piazze per raccogliere firme per l’iniziativa dei “Cittadini europei” da inviare a Bruxelles affinché legiferi sulla gestione del servizio idrico.
“Usala, non sprecarla” – Al via oggi sui canali della Rai la campagna tivù del ministero dell’Ambiente dal titolo “Usala, non sprecarla”. Lo spot nasce nell’ambito del progetto Serra, laboratorio cinematografico creativo della fondazione Cinema per Roma. L’iniziativa, spiega il ministero, “è rivolta a tutte le fasce d’età per promuovere un uso consapevole e responsabile dell’acqua”.
Puoi vedere lo spot all’indirizzo: youtube.com
Leggi qui tutte le info sulla Giornata mondiale dell’acqua
Guarda lo spot anti spreco del ministero: youtube.com
Egazette

lunedì 25 marzo 2013

Italia: si diffonde la droga del gioco


Partiamo da un dato: ottanta miliardi di euro. È la cifra che gli italiani hanno speso in giochi d’azzardo nel solo 2011.

Articolo di: Alberto Conci - unimondo.org
Foto di tribunodelpopolo.com
       
Partiamo da un dato: ottanta miliardi di euro. È la cifra che gli italiani hanno speso in giochi d’azzardo nel solo 2011: superenalotto, slot machine, Win For Life, videolottery, Gratta e Vinci, lotto, poker, bingo, roulette, scommesse sportive… Una quantità di denaro spaventosa, pari a una colossale manovra finanziaria, che dal 2003 è in crescita continua. Nell’anno della crisi 2011 il giocato è cresciuto del 30% rispetto al 2010, aumentando di oltre il 400% rispetto al 2003. E l’andamento del 2012, per il quale saranno disponibili i dati fra qualche settimana, è caratterizzato da un’ulteriore crescita della spesa. Ciò significa che nel 2011 ogni italiano, compresi i neonati, ha giocato in media più di 1300 euro (1600 in Trentino!) nell’illusione di essere per una volta il fortunato vincitore di un premio milionario. E a questa cifra – denuncia Libera in “Azzardopoli”, il rapporto 2012 sul gioco d’azzardo – vanno aggiunti non meno di 10 miliardi di gioco illegale.

Si tratta, ricorda Libera, “della terza impresa italiana, l'unica con un bilancio sempre in attivo che non risente della crisi che colpisce il nostro Paese”. Un’impresa sulla quale si sono concentrate le attenzioni della criminalità organizzata: nel 2011 sono stati 41 i clan mafiosi coinvolti, in tutto il Paese, nel mercato del gioco d’azzardo.

Numeri da capogiro, ancora più impressionanti se paragonati ad altri dati di spesa: è un giro d’affari che corrisponde al 4% del Pil, o al debito finanziario dei comuni italiani nel 2010, o a tre delle ultime finanziarie. Ma soprattutto il giocato corrisponde al doppio di quanto le famiglie spendono in salute e otto volte quanto investono per l’istruzione.

A mantenere questo giro d’affari, dal quale guadagnano soprattutto le grandi agenzie che gestiscono i giochi, sono non meno di 30 milioni di italiani che ogni anno spendono qualche euro o dilapidano le proprie sostanze mossi dall’irragionevole speranza di vincere. E il problema è proprio questo, perché, sostiene ancora il rapporto di Libera, questi “non sono solo numeri: dietro ci sono storie, fatiche, speranze che si trasformano per tanti in una trappola psicologica ed economica. A subire le conseguenze della crescente passione dello Stato per il gioco sono i cittadini, con costi umani e sociali che di certo superano i guadagni in termini monetari per le casse pubbliche”. Come dire che quando si parla di gioco d’azzardo non ci troviamo solo di fronte a un problema di carattere economico, ma anche a un problema sociale e sanitario delle cui conseguenze siamo complessivamente ancora poco consapevoli: “è stimato che in Italia, ricorda Libera, vi siano 1 milione e720 mila giocatori a rischio e ben 708.225 giocatori adulti patologici, ai quali occorre sommare l’11% dei giocatori patologici minorenni e quelli a rischio. Il che significa che vi sono circa 800 mila dipendenti da gioco d’azzardo all'interno di un'area di quasi due milioni di giocatori a rischio”.

Convinti della necessità di dare un’informazione corretta sul fenomeno del gioco d’azzardo e sui suoi sempre più evidenti pericoli, Paolo Canova e Diego Rizzuto, un matematico e un fisico di Torino, dopo aver maturato numerose esperienze nel campo della comunicazione scientifica, hanno dato vita nel 2009 a Fate il Nostro Gioco, una mostra interattiva che nelle prossime settimane sarà esposta in varie città italiane e anche a Trento. La mostra, spiegano gli autori, prende le mosse dall’idea di “usare la matematica come strumento di prevenzione, una specie di ‘antidoto logico’ per immunizzarsi almeno un po’ dal rischio degli eccessi da gioco. Perché la matematica è esercizio di pensiero critico, occasione per creare un’opinione consapevole nei cittadini, specialmente nei ragazzi, in un ambito in cui molto si basa sulla scarsa conoscenza delle leggi che governano la sorte”. Fate il Nostro Gioco è dunque qualcosa di più di una mostra da visitare: sarebbe forse più corretto dire che essa si presenta come un percorso, da compiere sempre accompagnati da una guida, che permette ai visitatori di avvicinare i meccanismi matematici e psicologici del gioco, di comprenderne i rischi, di smascherarne le false promesse, di toccare con mano l’improbabilità di vincere.

Abbiamo chiesto a Miriam Vanzetta – operatrice presso l’Associazione Ama di Trento, che da anni segue gruppi di auto mutuo aiuto per giocatori patologici – di spiegarci perché la scelta di portare anche nella nostra provincia una mostra sul gioco d’azzardo. (…)

A cosa si deve l’aumento del giocato nel nostro Paese?

L’aumento del giocato, nonostante la crisi, non è dovuto solo all’illusione di risolvere i propri problemi economici, ma anche al bombardamento mediatico che nel nostro Paese viene fatto e all’aumento esponenziale di opportunità di gioco. Da una parte il ritmo incalzante delle estrazioni spinge a giocare di più: ci sono giochi che avevano estrazione settimanale e che oggi ne hanno una ogni cinque minuti. Dall’altra i giochi sono ormai pensati per target specifici: ci sono quelli in cui si vince una rendita che può essere lasciata in eredità che sono ovviamente destinati agli anziani, e quelli che prevedono il pagamento del mutuo che sono invece destinati alle famiglie. Senza contare che il gioco è considerato una fonte di entrata per lo Stato al punto che perfino nel decreto per la ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo si era prevista l’introduzione di giochi specificamente destinati a questo.

Quali sono i numeri dei giocatori a rischio?

In Italia abbiamo due milioni di forti giocatori, ottocentomila dei quali sono patologici. Sono numeri molto importanti. Patologici significa che il gioco è diventato per loro un elemento essenziale nella vita, che li spinge non solo a investire molto denaro ma anche a dedicare molto tempo al gioco e questo porta a un inevitabile deterioramento dei rapporti familiari, lavorativi, sociali. In Trentino i dati seguono il trend nazionale. Gli ultimi dati, che emergono da una ricerca fatta dal CNR sulla provincia di Trento, stima che ci siano almeno quindicimila persone a rischio, la metà delle quali con rischio medio alto, ma è una cifra sicuramente sottostimata, poiché si è considerata solo la popolazione 15-64 anni e quindi esclude la popolazione anziana, nella quale si trovano forti giocatori.

Come arriva un giocatore patologico all’Associazione Ama o ai servizi sanitari?

I primi che si rivolgono ai servizi in genere non sono i giocatori patologici ma i familiari, che si rivolgono all’Ama o al Sert per chiedere aiuto per una persona cara che vedono in grave difficoltà. E questo perché i comportamenti del forte giocatore incidono pesantemente nella vita di relazione. Ma possono rivolgersi a noi e al Sert anche direttamente i giocatori, anche se questo accade solo quando si rendono conto che i loro comportamenti li hanno condotti a intaccare pesantemente il proprio patrimonio o quello dei familiari. Di solito giocano da qualche anno e i danni che hanno causato, sia sul piano relazionale che su quello economico, sono spesso importanti. Ciò che colpisce è che si sta abbassando l’età di coloro che si rivolgono ai servizi: un tempo erano praticamente solo persone di 40-50 anni, oggi cominciamo ad avere anche qualche ventenne.

Il Sert e l’Associazione ama offrono lo stesso servizio?

Il Sert e l’Ama svolgono due lavori complementari, non equivalenti, e c’è molta collaborazione in questo campo. L’associazione Ama promuove gruppi di auto mutuo aiuto e quindi gruppi di persone interessate dal problema del gioco che si trovano settimanalmente per confrontarsi e per sostenersi, accompagnati da un facilitatore che aiuta il gruppo in questo percorso. Il Sert lavora a livello individuale con la persona e con la famiglia e propone un percorso personale con l’accompagnamento di alcuni professionisti.

Quanti sono i giocatori patologici che sono seguiti nella nostra provincia?

Il Sert attualmente ha in carico un centinaio di giocatori e altrettanti l’Associazione Ama. Facendo una stima molto approssimativa possiamo dire che per ogni giocatore attualmente seguito ce ne sono cento che non sono seguiti. Il percorso che offriamo noi si struttura inizialmente in sei incontri in un percorso psico-educativo, nei quali si coinvolge spesso anche la famiglia, che hanno lo scopo di far prendere coscienza a vari livelli dei problemi che vive il forte giocatore e di fargli comprendere, anche da un punto di vista matematico, che è enormemente più facile perdere che vincere. Successivamente alla persona viene offerta la possibilità di entrare in un gruppo e di parteciparvi quanto ritiene opportuno. In alcuni casi abbiamo persone che rimangono molto a lungo nei gruppi e sono di grande aiuto nel sostegno di chi affronta per la prima volta il problema.

Dovremmo dunque tenere maggiormente in conto anche i costi per la collettività delle patologie del gioco…

Sì. E da questo punto di vista la scelta di uno Stato di puntare sul gioco è per lo meno poco lungimirante. Il costo economico di un giocatore patologico è altissimo: in Germania si è calcolato che non è inferiore ai trentacinquemila euro l’anno. Una cifra che, moltiplicata per i giocatori patologici, diventa davvero spaventosa.

Certo, una mostra non ha il potere di cambiare da sola comportamenti che sembrano tanto radicati. Ma può indurci a riflettere, a comprendere i rischi, e soprattutto a uscire dall’illusione infantile di cambiare, grazie a un gioco, la nostra vita.

Alberto Conci

Fonte: Cooperazione fra consumatori

www.unimondo.org

Brunetta: tv al plasma 50 pollici per l’ufficio (a carico dello Stato)


Renato Brunetta, si sa, ama fare le cose in grande. Quando si sposò, i posti riservati per i disabili divennero posti per le auto blu. E sui fannulloni le ha cantate proprio chiare a tutti. Del resto, è sempre quello che ha affermato che “non posso fare a meno di essere intelligente” e “hanno dato il Nobel a colleghi meno intelligenti di me“. E che nell’agosto del 2011 prometteva: “L’Italia a posto in tre mesi. E nel 2013 rivinciamo.” Ecco.
Ora è diventato il nuovo capogruppo alla Camera del PDL (silurato Cicchitto) e già ha cominciato a portare una ventata d’aria fresca in Parlamento. Pare che il televisore del suo ufficio scelto dal suo predecessore non gli piacesse, quindi la sua segretaria ha convocato i commessi per ordinare un nuovo tv al plasma da 50 pollici: “Presto, anzi subito“. Costo a carico dei fondi del gruppo. Quindi dello Stato. Alla faccia dell’austerità.
I deputati PDL sono già sul piede di guerra, quindi pare che Brunetta, per lunedì, salterà come capogruppo. La domanda è: ora, il 50 pollici, chi lo paga?
QdS Pierpaolo Farina

CORRUZIONE, ARRESTATO IL FEDELISSIMO DI ALEMANNO


Riccardo Mancini accusato di concussione per una mazzetta da 800mila euro versata per l'appalto di 45 autobus al comune di Roma


Riccardo Mancini, l'ex ad di Eur Spa arrestato questa mattina a Roma, e' accusato di concussione e di corruzione nell'ambito dell'inchiesta del pm Paolo Ielo su una presunta mazzetta da 800 mila euro versata da Breda Menarini per l'appalto relativo alla fornitura di 45 autobus al comune di Roma. 

Nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Stefano Aprile, si ipotizza, secondo quanto si e' appreso, il pericolo di reiterazione del reato. Sono tuttora in corso una serie di perquisizioni da parte della Guardia di Finanza e dei carabinieri del Ros. Presentatosi spontaneamente al pm il 3 febbraio scorso, in qualita' di indagato, Mancini ammise di aver ricevuto 60 mila euro, ma solo dopo che l'appalto per la fornitura dei bus era stato assegnato. 

''L'arresto di Riccardo Mancini, ex Ad Eur spa, e fedelissimo di Gianni Alemanno, e' l'ennesimo colpo al cerchio magico del sindaco. Dopo Franco Panzironi , ex presidente Ama, coinvolto nello scandalo e nell'inchiesta Parentopoli, ora e' il turno di Mancini''. Lo dichiara in una nota il segretario del Pd Roma, Marco Miccoli

''Quasi tutti i manager scelti da Alemanno sono stati implicati in torbide storie su cui e' dovuta intervenire la magistratura e poi sono stati costretti a brusche fughe e dimissioni - aggiunge - Avevamo ragione noi del Pd a denunciare da anni lo schifo di come e in che modo la Capitale italiana e' stata governata in questi cinque anni di amministrazione della destra. Roma e' stanca degli scandali e del malgoverno di Gianni Alemanno. Fortuna che tra due mesi questo sindaco verra' spazzato via dal voto dei romani''. (ANSA) 

venerdì 22 marzo 2013

Solidarietà.



Salviamo Solidarietà.
Nel collage di immagini sopra si possono individuare due vittime.
Chi sono?
Se avete risposto i due fagotti nell’immagine al centro, avete indovinato.
Per la precisione, i due fagotti sono due persone uccise a colpi di fucile mitragliatore.
Due pescatori indiani, Ajesh Binki e Valentine Jelastine.
Un ragazzo di 21 anni e un uomo di 50.
Nessuno (o quasi)  in tv e sui giornali, ha mai mostrato i loro volti. Nessuno (o quasi) in tv e sui giornali, ha mai riportato i loro nomi. Nessuno (o quasi) in tv e sui giornali, ha mai parlato delle loro famiglie.
Tutti hanno invece sempre, costantemente, categoricamente, esclusivamente parlato solo dei due poveri marò, vittime della prepotenza indiana.
Sì, salviamoli!
Come se fossero in ostaggio di un qualche gruppo di terroristi e non sotto custodia (non in prigione) in uno Stato sovrano per aver ucciso due pescatori.
Ma poi chi erano questi pescatori? Di loro non esistono neanche immagini su internet, erano due straccioni, brutti, col naso schiacciato, i capelli unti e pettinati come Apu dei Simpsons e con le mani nere sopra e bianche sotto.
Com’è possibile mettere sullo stesso piano le vite di questi due pezzenti, olezzanti di curry, con i nostri due valorosi e pettinatissimi soldati?
E com’è possibile mettere sullo stesso piano la legge di un Paese, l’India, dove ci sono le fogne a cielo aperto, le vacche che girano per strada invece che nelle cene eleganti e si venera un dio con la testa di elefante, invece di un vecchio con la gonnella?
No, non ci fidiamo di quei selvaggi. Si tengano i loro morti e ci restituiscano i nostri eroi, senza rompere tanto i coglioni!
Ecco, questo velato e ridicolo razzismo da colonizzatori è, secondo noi, il senso di tutte le chiacchiere fatte sulla vicenda dei due marò.
Ora, senza entrare nel merito e specificando che anche noi siamo convinti che i due abbiano sparato per errore e che comunque Massimiliano Latorre e Salvatore Girone meritano un processo regolare che tuteli i loro diritti e, se nel caso, evidenzi le loro responsabilità, ci sembra che l’intera vicenda sia stata affrontata in maniera un tantinello vergognosa.
E non tanto da parte dei fascisti di Casapau o del PDL che, vogliamo dire, cosa c’era da aspettarsi?…  ma piuttosto da tantissima parte (la quasi totalità) dei mezzi d’informazione del nostro Paese, per non parlare dei rappresentanti delle istituzioni.
Ma, anche in questo caso: cosa c’era da aspettarsi?
Per questo abbiamo deciso di scendere in campo e offrire il nostro aiuto ai tanti giornalisti,  politici o  semplici passanti e cittadini in fila alle poste che non sono in grado di provare vergogna.
Tranquilli, ci pensiamo noi.
Noi, infatti, ci vergognamo per (e di) loro.
Donzauker.it

Urgenti idee green per un nuovo governo


Cosa dovrebbe fare oggi un neo governo, possibilmente stabile e autorevole, a guida centrosinistra? Ecco alcune proposte di green economy, su fonti rinnovabili efotovoltaico, efficienza energetica, trasporti e rifiuti, indicate da Pasquale Pistorio, ex amministratore delegato di STMicroelectronics e presidente onorario di Kyoto Club.
Qualenergia.it ha chiesto a diversi esperti del settore energetico, dell’ambientalismo, dell’informazione specializzata, di commentare l’attuale intricata situazione politica post-elezioni, di spiegare le sue possibili implicazioni sul terreno energetico-ambientale e di indicare i propri auspici in questo ambito per il nostro paese. Qui riportiamo il parere diPasquale Pistorio, ex amministratore delegato di STMicroelectronics, ex ex-vicepresidente di Confindustria e presidente onorario di Kyoto Club. 
La situazione economica italiana è veramente drammatica, come mai lo era stata dalla fine della seconda guerra mondiale. La disoccupazione, in particolare quella giovanile, i fallimenti continui di imprese, l'erosione continua del potere di acquisto delle famiglie, la crescita continua del numero di persone sotto la soglia di povertà, stanno creando una crisi sociale dagli sbocchi imprevedibili. Occorre far presto e dare una risposta politica ai bisogni della gente.
La situazione di ingovernabilità uscita dalle urne (grazie alla pessima legge elettorale, chiamata una ‘porcata’ dal suo stesso autore) con il fenomeno nuovo del Movimento 5 Stelle che nasce dalla stanchezza e protesta dei cittadini, rende difficile la formazione di un nuovo Governo di cui il Paese ha urgente e disperato bisogno.
La mia speranza è che prevalga il buon senso da parte della maggioranza dei nuovi eletti, compresi i neo 5 Stelle, che sono stati votati non per la strategia del "tanto peggio, tanto meglio" ma per produrre un cambiamento positivo nella gestione della cosa pubblica.
Io spero che sia possibile formare un Governo a guida del centrosinistra (che, ricordiamolo ha ottenuto la maggioranza dei voti, anche se limitata, sia alla Camera che al Senato), col sostegno del Movimento 5 Stelle e di Scelta Civica, con una squadra di governo di alto spessore umano e professionale e di discontinuità col passato (come nel caso dell'elezione dei presidenti di Camera e Senato) per realizzare in tempi brevissimi quelle riforme Morali (ad esempio legge anticorruzione e sui conflitti di interesse), Istituzionali (legge elettorale, legge sui partiti e sulla trasparenza) ed urgentemente economiche (tagli dei costi della politica, pagamento almeno parziale dei debiti delle PA verso le imprese, allentamento del patto di stabilità verso i comuni virtuosi, eliminazione dell'IMU sotto i 500 €, taglio di 5 punti del cuneo fiscale e contributivo, rilancio della politica di ricerca tipo ‘Industria 2015’, e rilancio della green economy) che possono invertire il lungo declino del Paese e alleviare il disagio sociale, in tempi rapidi.
Le forze politiche prima citate, si riconoscono in molti dei punti da me ricordati: dovrebbe essere quindi logico formare un Governo che realizzi questi punti nell'interesse del Paese e poi, se non si riesce a coagulare una maggioranza stabile, si ritorni alle urne dopo, diciamo, 18 mesi, una volta superata l'emergenza attuale.
Al nuovo Governo chiederei in particolare di mettere una forte priorità sulla Green Economy. E su questo tema voglio spendere qualche parola in più.
L'Italia non ha molti combustibili fossili e importa energia per oltre 60 miliardi di euro all'anno. Eppure ha tantissimo sole, che non inquina, non costa niente e sarà disponibile a regalarci la sua energia per molti milioni di anni. E' pura follia non sfruttare questa risorsa immensa: per citare una frase del premio Nobel Carlo Rubbia "su ogni metro quadro del sud Italia, piove un barile di petrolio all'anno".
La green economy vuol dire meno inquinamento e quindi impatto positivo sulla salute e sui costi sanitari, vuol dire riduzione progressiva fino all'azzeramento della bolletta energetica verso l'estero, vuol dire creazione di decine di migliaia di posti di lavoro. Ecco alcuni punti da realizzare subito:
Risparmio energetico. a) rendere strutturale e continuo per i prossimi 5 anni la detrazione del 55% delle spese di ristrutturazione edilizia con fini di efficienza energetica. Le spese per elementi di energia rinnovabile vanno inclusi in questi sgravi fiscali. b) imporre immediatamente che tutti i nuovi edifici siano di classe A. 
Fonti rinnovabili. Il V Conto Energia è stato micidiale contro il fotovoltaico, come pure il decreto sulle altre rinnovabili. Anzitutto per le assurde complicazioni burocratiche e poi per avere posto a 6,7 miliardi di € il tetto agli incentivi del FV (e oggi siamo già a 6,6) che si raggiungerà all'inizio di maggio. Occorre ripartire con un nuovo VI Conto Energia che comprenda  i seguenti punti essenziali: a) nessun registro e snellimento di tutte le procedure burocratiche per impianti FV fino a 200 kWp; b) aumento del tetto degli incentivi, prevedendo una riduzione degli stessi del 15% all'anno, fino al raggiungimento della competitività che avverrà in tempi brevissimi e che potrà proseguire fino ad arrivare a 50 GW; c) incentivare i sistemi fotovoltaico+accumulo, come si intende fare in Germania.
Trasporto. a) incentivare la rottamazione dei veicoli ad alto consumo di carburante a favore di modelli ad alta efficienza; b) promuovere la diffusione di veicoli alimentati a metano (basta imporre alle società distributrici di raddoppiare in tempi brevi i loro punti di rifornimento a metano), e dei veicoli ibridi plug-in; c) avviare un programma di rinnovamento di tutti i mezzi pubblici di trasporto su gomma che entro 10 anni devono essere tutti a metano o ibridi.
Illuminazione. Promuovere un piano di conversione di tutta l'illuminazione pubblica a LED, anche utilizzando le Esco.
Riciclo. Emettere una legge che imponga a tutti i Comuni di raggiungere in 5 anni (con progressione continua) almeno il 50% di raccolta differenziata.
Sono alcune idee semplici e facili da realizzare, in presenza di una precisa volontà politica che comportano grandi ricadute sull'economia, sull'occupazione e sulla salute dei cittadini.
Infine per chi obiettasse che non ci siano le risorse finanziarie, basta ricordare che in Italia ci sono tre ‘pozzi’ pieni di soldi cui lo Stato può attingere: 1. l'evasione fiscale che vale tra 120 e 150 miliardi di euro all'anno; 2. la corruzione che vale 60 miliardi; 3. gli sprechi nella spesa pubblica che valgono altri 60 miliardi. Basta volerli andare a prendere.