martedì 31 gennaio 2012

L'energia felice ... in 462 slide


Nel sito www.energiafelice.it sono consultabili e scaricabili, anche a scopi didattici, 462 slide organizzate per argomenti. Un utile documento per capire la connessione tra energia, clima ed economia. Per una transizione verso un sistema energetico basato sulle rinnovabili. Le presentazioni sono state compilate da Mario Agostinelli, coautore del libro "Cercare il sole. Dopo Fukushima".
Questa è sola una delle 462 slide presentate nel sito www.energiafelice.it e scaricabili da tutti i lettori, anche per scopi didattici. Non certo una slide rassicurante, ma utile a documentare la necessità di una transizione verso un sistema energetico basato sulle energie rinnovabili e decentrate sul territorio. Questa notevole quantità di slide, organizzata secondo una sequenza logica (8 sezioni), è stata realizzata da Mario Agostinelli su materiale per la maggior parte elaborato originalmente.
La logica di questa documentazione segue il filo conduttore esposto nel libro “Cercare il sole. Dopo Fukushima” (2011) di Agostinelli, Meregalli e Tronconi, edito da EDIESSE. Un libro che tratta l’energia come bene comune, analizza i suoi effetti sul clima, l’economia e il lavoro. Considera l'attuale modello di crescita indefinita come un percorso senza via d’uscita e tratta le implicazioni di nuovi stili di vita, di minori consumi di materia ed energia, della prevalenza della vita sull’economia.
Il sito è dell’Associazione di Promozione sociale Energia Felice (AEF), associata all’ARCI, che promuove cultura e formazione, ricerca e informazione sui temi delle energie rinnovabili e dei beni comuni.
Qualenergia

The Help


Questo film fa bene allo spirito e ve lo consiglio. Sebbene parli del passato è attualissimo. Purtroppo non è ancora finita la storia...

Mobilita' sostenibile, il Belgio modifica il codice della strada a favore dei ciclisti


Il Belgio ha modificato il codice della strada, agevolando i ciclisti. Stiamo assistendo a livello mondiale ad una sempre maggiore affermazione delle due ruote. Dalle moto ai ciclomotori fino alle biciclette, anche elettriche, si preferisce sempre più evitare il traffico o cercare percorsi alternativi. Ma dove il territorio non sia organizzato con piste ciclabili o percorsi dedicati nel traffico urbano, i ciclisti sono costretti ad immettersi nel normale flusso delle auto o ad allungare il proprio tragitto. Ci si accorge così che la bicicletta è un mezzo ancora poco regolamentato e “difficile” da condurre in città. Per chi la sceglie comunque, ne deriva una situazione di svantaggio e di rischio per i ciclisti nella circolazione stradale.
Ma il Belgio da l’esempio. Le biciclette sono divenute oggetto di una normativa che ne favorisce non soltanto la circolazione, ma anche il rispetto da parte di motociclisti ed automobilisti. La nuova legge permette ai ciclisti la svolta a destra a semaforo rosso, nel rispetto di alcune condizioni fondamentali: vi sono strade di tipo B22 o B33 nelle quali i ciclisti potranno passare a semaforo rosso o arancione a patto di non intralciare il passaggio di altri veicoli.
Viene inoltre pianificata una rete di “rue cyclables” che mantiene le biciclette nel flusso del traffico principale anche a costo di rallentare gli altri veicoli, perché di fatto – e questa è la vera novità – dovrà essere data sempre la precedenza alle biciclette. Addirittura è prevista una sanzione per i veicoli che intendono superarle. Istituito così anche un limite di velocità presso gli incroci che non permette ad auto e moto di superare i 30 km orari.
La proposta di legge è del luglio dello scorso anno ed il quotidiano belga Le Soir ne annuncia l’entrata in vigore nelle prossime settimane. Scopriamo nel frattempo che sono 5000 in Germania gli incroci che favoriscono già i ciclisti, mentre in Olanda, ove permesso, viene segnalato con apposita targa stradale. La Francia anche si sta attrezzando e la Danimarca è da tempo “un passo avanti”. Se l’Italia delle due ruote ecologiche vuole fare altrettanta strada, è il caso di dire che debba pedalare ancora molto.
Ecoseven

lunedì 30 gennaio 2012

L'Italia schiava dell'autotrasporto

Lo sciopero che sta mettendo in ginocchio il Paese ci colpisce con tale forza perché le merci si muovono quasi esclusivamente lungo le strade. Le alternative -a cominciare dal "ferro"- sono in via di estinzione. È una questione di scelte e di indirizzi governativi


Basta poco a mettere in ginocchio l'Italia. Quattro giorni di sciopero degli autotrasportatori, e il Paese è sull'orlo di una psicosi collettiva. Capita, quando l'88% del traffico merci dipende dal trasporto su gomma. Una dipendenza che è diventata la spina dorsale dell'economia tricolore, anche se la percorrenza media di un prodotto su strada è di appena 100 chilometri, e per ogni chilometro quadrato ci sono 42 veicoli circolanti (oltre 50 al Nord).
Solo oggi, di fronte ad alimenti freschi e surgelati che rischiano il deterioramento, a frutta e verdura che triplicano i prezzi, alla vendita della carne ai minimi storici e all'approvvigionamento del pesce che crolla dell'80-90%, alla scarsità di carburanti e di farmaci, qualcuno azzarda ricette da sempre possibili ma mai messe in pratica: “Abbiamo bisogno di lavorare urgentemente su modalità alternative per il trasporto delle merci” ha dichiarato il ministro dell'Ambiente Corrado Clini. 
La protesta iniziata il 23 gennaio in Sicilia e diffusasi poi nelle altre Regioni diventa un invito a ripensare il “mercato” delle merci in Italia: fra le richieste che hanno fatto scattare la protesta da parte dei camionisti ci sono il recupero immediato dell'accise sul carburante sulla fattura d'acquisto senza anticipazione di alcun costo, pagamenti obbligatori a 30 giorni, la remunerazione dei tempi di attesa dall'arrivo al luogo di carico/scarico, esenzione dal Sistri (sistema di tracciamento dei rifiuti non pericolosi), sconto immediato al casello e il contenimento dei costi assicurativi. 
Le statistiche compongono un quadro allarmante, per molti confuso ma per qualcuno molto chiaro: ad esempio il neo-Ministro per l'Ambiente Corrado Clini ha detto  recentemente in un suo discorso pubblico che “siamo strangolati da un sistema di trasporto merci che viaggia per oltre l'80% su gomma e solo il 5% (sic!) delle merci in Italia va su ferrovia. È una cosa ridicola in un Paese sviluppato”. 
Bene. Peccato che nulla è cambiato da quando, all'inizio del decennio scorso, una protesta degli autotrasportatori aveva fatto rischiare la paralisi al Paese. Allora ci fu un accordo tra Governo e i maggiori sindacati, e la protesta si placò: le imprese di trasporto hanno oggi diritto a un rimborso sull'accisa che, per il solo 2011, va da 19 a 189 euro ogni mille litri di gasolio e la totale detrazione dell'Iva sul costo del carburante. 
Inoltre gli acquisti dei carburanti sono deducibili dalla denuncia dei redditi. 
Ma oggi il prezzo del petrolio è aumentato così tanto da non essere più sopportabile nonostante tali agevolazioni, e il sindacato TrasportoUnito si è fatto portavoce dei disagi deliberando la protesta in piazza. Il settore dell'autotrasporto vede tra i propri sponsor anche soggetti di peso comeFabrizio Palenzona: il vicepresidente di Unicredit è anche presidente di Aiscat (l'Associazione italiana delle società concessionarie delle autostrade e dei trafori) ma soprattutto presidente onorario della Federazione Autotrasportatori Italiani da sempre favorevole ai blocchi: il 5 gennaio dalle pagine de Il Giornale ha avvertito Confindustria chiedendo di non toccare la soglia minima dei costi per la sicurezza degli autotrasportatori su strada, definendola “una battaglia per la civiltà”. Secondo l'unione degli industriali, invece, fissare una soglia minima sarebbe contrario a una piena liberalizzazione del settore, e servirebbe a nascondere le vecchie tariffe obbligatorie. 

Per superare l'impasse è necessario tornare a parlare di “modalità alternative”, come ha detto Clini. Esistono senz'altro margini di miglioramento per il traffico merci su acqua, mentre è risaputo che il trasporto merci su rotaia in Italia -principale alternativa alla gomma- è “in via d'estinzione”: il 9,9% delle merci vengono caricate su ferrovia mentre la media europea si aggira intorno al 17%. Convertire l'intero traffico merci alla ferrovia non sarebbe però la soluzione ottimale: da uno studio del 2010, curato dal Professor Giuseppe Russo del Politecnico di Torino, si evince che la ferrovia conviene per tratte superiori ai 1000 chilometri. Concentrandosi sui valichi alpini, lo studio arriva alla conclusione che per creare un beneficio di 202 milioni di euro annui alle imprese di trasporti si dovrebbe convertire “solo” il 25% del traffico merci su gomma in ferrovia. 
Le decisioni di Trenitalia in termini di commercio su rotaia sembrano però andare in direzione opposta: se una piccola azienda vicino alla ferrovia volesse costruire un “raccordo” deve farsi carico di tutte le spese per le infrastrutture necessarie, senza alcuna agevolazione da parte di Rfi. In più, con la nuova normativa sui raccordi introdotto nel 2009, se non si supera una certa soglia di traffico bisogna pure pagare un canone. Questo non succede nel resto d'Europa: in Germania il Bund (Stato federale) riconosce un contributo del 50% a chi attiva o riattiva un raccordo. 
Nel traffico merci su rotaia il monopolio è della società Cargo, una controllata Trenitalia, che pianifica e gestisce tutto il comparto dei carri merci: un treno merci privato, obbligatoriamente immatricolato tramite Fs, potrà muoversi solo previo “nulla osta” della stessa Cargo. 
Intanto, vengono progressivamente smantellati gli scali-merci in stazioni ferroviarie di media-piccola grandezza, perché troppo lontane dalle postazioni centrali (in genere situate in grandi scali). Nella strategia del gruppo Fs questi spazi sono destinati alla “valorizzazione immobiliare”. 
Lo studio del Politecnico aiuta a capire che l'alternativa non va ricercata in una modalità unica di trasporto ma nel giusto equilibrio tra quelle esistenti, ricalibrando l'assetto odierno troppo sbilanciato sulla gomma, l'ambito nel quale oggi si riscontrano gli sprechi maggiori. 
Il più indicativo è quello dei viaggi a vuoto, cioè dei tir senza carico che viaggiano sulle strade italiane. Secondo i dati Eurostat 1 tir su 4 si ritrova a viaggiare senza merce e questo contribuisce a un inutile carico sulla rete viaria, a maggiori emissioni inquinanti e a uno spreco di energia e di lavoro. L'incidenza più elevata è quella relativa al trasporto in conto proprio: il 31% dei viaggi compiuti viene effettuato a vuoto. “Il modo di organizzare l’autotrasporto e di effettuare il servizio non può essere spontaneistico, ma è la conseguenza di esperienza, formazione e qualità”, come si legge nel Piano Logistico 2011 (un documento redatto dal ministero dei  Trasporti e consultabile on line). E forse è arrivato il momento di mettere in pratica tale “esperienza”. di Maurizio Bongioanni - 26 gennaio 2012 Altreconomia

C’era una volta Fukushima, la Cina è pronta a costruire 25 nuove centrali nucleari

Pechino, 23 gennaio – La Cina è sul punto di riprendere il suo programma di potenziamento nucleare. Entro fine marzo, infatti, il Consiglio di Stato di Pechino dovrebbe rilasciare le autorizzazioni per la costruzione di nuove centrali. Lo ha dichiarato un funzionario del China Nuclear Energy Association, organo che presiede allo sviluppo dell'energia atomica cinese. Attualmente, la Cina dispone di dodici reattori nucleari funzionanti, distribuiti su quattro centrali, che sviluppano una capacità complessiva di 10 gigawatt annui. La moratoria scattata in seguito all'incidente di Fukushima verrà dunque sospesa, dal momento che Pechino, il più vorace consumatore di energia a livello globale, non sembra poter fare a meno dell'energia nucleare se intende mantenere inalterati i suoi livelli di crescita. L'ultima revisione del piano elaborato all'inizio dello scorso decennio prevede un aumento di 70 gigawatt della capacità atomica cinese, da realizzare attraverso la costruzione di 28 reattori di nuova generazione. Di questi, almeno una dozzina dovrebbe entrare in funzione già nel 2015.
Il potenziamento atomico cinese, che renderà Pechino il maggiore produttore di energia atomica al mondo, dovrebbe costare circa 120 miliardi di dollari. Secondo alcune previsioni, tuttavia, la Cina sembra intenzionata a costruire altre 300 centrali nucleari entro il 2050. Se queste stime corrispondono a verità, entro la metà del secolo Pechino disporrà di una potenza nucleare pari a 400 gigawatt, circa un terzo della capacità atomica mondiale complessiva.
egazette

Approvato il decreto rifiuti - Continuano i commissariamenti in Campania, sì all’export d’immondizia

Roma, 23 gennaio – Il Consiglio dei ministri ha approvato in queste ore il decreto sull’emergenza rifiuti in Campania. La regione, così ha deciso il governo, potrà continuare a esportare i rifiuti nel resto d’Italia attraverso accordi tra gli impianti. Sono stati inoltre prorogati anche tutti i commissari, dalle discariche ai termovalorizzatori fino agli altri impianti. Per gli Stir, gli impianti di tritovagliatura, viene introdotto il potere di esproprio e si potranno acquisire le aree confinanti i siti, dove saranno realizzato dei biodigestori, per coprire la quota di 585mila tonnellate all’anno raggiunta con il 65% di differenziata. La Tarsu resta ai comuni fino al 31 dicembre 2012.
Infine, entro quattro mesi dovranno essere completati gli impianti di compostaggio di Eboli, San Tammaro e Giffoni Valle Piana.
Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, tiene però a precisare che “i rifiuti andranno in impianti di altre regioni, ma non senza un accordo preventivo con la regione di destinazione. Ci muoviamo - spiega Clini - in uno spirito di leale collaborazione tra le istituzioni”. “Quello dei rifiuti in Campania è un problema serio - ha ribadito il titolare dell’Ambiente - e dopo c’è anche il rischio di nuove emergenze nel Lazio, in Sicilia e in Calabria”.
Il decreto contiene anche indicazioni sulla commercializzazione dei sacchi biodegradabili e per l’asporto di merci e l’utilizzazione dei materiali da riporto.

Leggi in pagina Approfondimenti il testo integrale del decreto rifiuti!
egazette

Volontari, Governo chiude l'Agenzia per il terzo settore


Il ministro Elsa Fornero l'ha comunicato al vicesindaco di Milano. La decisione dell'esecutivo nonostante la lettera di Pisapia a Monti per salvare l'organismo, nato nel 2002.

Articolo di: Alberto Chiara - Famiglia Cristiana
Foto di http://www.consorzioparsifal.it
       
Sembra davvero al capolinea: il Governo ha intenzione di chiudere l'Agenzia per il terzo settore, nata nel 2002, con sede a Milano. Il ministro del lavoro Elsa Fornero ne ha dato notizia la mattina di sabato 28 gennaio al vicesindaco del capoluogo lombardo, Maria Grazia Guida, al termine di un convegno sui servizi per l'infanzia organizzato dal consorzio Pan. Fornero ha esordito dicendo alla Guida di aver visto che «il sindaco ci ha rimproverati» alludendo alla lettera spedita da Giuliano Pisapia al presidente Mario Monti e alla stessa Fornero, chiedendo loro di mantenere in vita l'organismo. «Ci dispiace», ha detto il ministro al vicesindaco, «ma bisognava fare per forza questa operazione. Fare un'altra authority non sarebbe stato possibile. Tenerla in vita così come'è sarebbe stata la riprova che in Italia non si puo' chiudere niente».

«Invito il ministro Fornero a rivedere la decisione annunciata di chiudere l’Agenzia per il Terzo settore di Milano», ha dichiarato dal canto suo Cecilia Carmassi, la responsabile terzo settore del Partito Democratico. «L’Agenzia è un soggetto trasversale a diversi ministeri e rappresenta un valido strumento in grado di elaborare linee guida, pareri, documenti e proposte in collaborazione con gli esperti provenienti dal mondo accademico e dal terzo settore. Ed è tanto più preziosa in un momento in cui la situazione economica diventa sempre più difficile e in cui molte realtà del volontariato, dell'associazionismo e della cooperazione sociale andranno incontro a una inevitabile e dolorosa fase di ristrutturazione»

«D’altra parte», ha concluso Cecilia Carmassi, «l’Agenzia negli ultimi mesi è stata ampiamente ridimensionata in quanto a personale e costi di gestione. Si possono immaginare ulteriori risparmi, ma sarebbe una vera anomalia che il Governo volesse dimostrare la propria capacità di razionalizzare le spese dello stato partendo dal terzo settore messo già a dura prova negli ultimi anni».

Fonte: http://www.famigliacristiana.it/

venerdì 27 gennaio 2012

Giornata Della Memoria 2012 i libri per non dimenticare


In occasione della "Giornata della Memoria 2012", che si celebra con numerose diverse manifestazioni il 27 gennaio 2012, abbiamo raccolto qualche suggerimento di novità editoriali sul tema dell’Olocausto:
  • "Bruno. Il bambino che imparò a volare", un album edito da Orecchio Acerbo, scritto da Nadia Terranova ed illustrato magicamente da Ofra Amit. Si tratta di un testo scritto in ricordo del grande scrittore Bruno Schulz, autore del classico "Le botteghe color cannella", ucciso da un soldato nazista per gioco, in Polonia, di cui questo album ricorda la personalità straordinaria. Il libro è stato presentato a Fahrenheit, la trasmissione di libri di Radio 3 Rai, martedì pomeriggio 25 gennaio.
  • I Frank. La storia della famiglia di Anne Frank” di Mirjam Pressler, pubblicato da Einaudi a gennaio 2012. L’autrice ricostruisce la vita della famiglia Frank attraverso oltre seimila documenti ritrovati in una soffitta: fotografie, cartoline, disegni, poesie e lettere, tra cui quelle che Otto Frank (padre di Anne) spedì da Auschwitz alla sorella. Un’intensa corrispondenza tra i componenti della famiglia di Anne Frank, dentro e fuori dal campo di concentramento.
  • Carl Schrade, che trascorse undici anni nei campi di concentramento, tra il 1934 e il 1945, a distanza di settanta anni rende una testimonianza attualissima della sua esperienza, che si può affiancare a quella di grandi testimoni quali Primo Levi o Irène Nemirovsky. Il libro si intitola "Il veterano. Undici anni nei campi di concentramento" ed è uscito alla fine del 2011 per Donzelli editore.
  • Non solo gli ebrei furono vittime del nazismo. Nel libro pubblicato a gennaio 2012 da Piemme, Il piccolo acrobata, Raymond Gureme racconta la Shoah degli zingari. Figlio di gitani francesi, viveva in una carovana ed era protagonista delle attività circensi della sua gente. Nel 1940, fu condotto dai nazisti con la sua famiglia in un campo di detenzione.
  • "Tutto ciò che sono" di Anna Funder, in libreria dal 25 gennaio 2012 per Feltrinelli. Il romanzo di Anna Funder, basato su fatti realmente avvenuti, racconta la storia di quattro giovani che si oppongono all’inarrestabile ascesa di Hitler e al regime nazista.
  • Il romanzo di Tatiana De Rosnay "La chiave di Sarah" viene ora ripubblicato in occasione dell’uscita del film omonimo, tratto dalla storia raccontata nel libro. Chi non lo avesse letto, lo troverà commovente ed interessante, per lo sguardo su una realtà che molti cittadini europei hanno voluto dimenticare non assumendosene la responsabilità morale.
  • Conta le stelle di Lois Lowry, proposto dalla casa editrice Giunti a gennaio 2012. Protagonista del nuovo romanzo dell’autrice di The Giver è Annemarie, che vive con a sua famiglia nella Copenaghen del 1943.

Rassegna Settegiorni


BAREGGIO. In paese se lo ricordano tutti com'è ritratto nella foto a fianco: cappello in testa, sulla sua bicicletta con due ...


BAREGGIO. I ragazzi della Yoseikan Karate sempre sugli scudi. Anche nel primo «Trofeo Ciserano» gli atleti allenati dai maestri Saverio ...



CALCIO PROMOZIONE GIRONE G - FINISCE LA LUNGA SOSTA, DOMENICA SI TORNA IN CAMPO 
Bareggio. Non è blasfemia, ma dalla Certosa di Pavia il Bareggio cerca il primo passo del miracolo playoff. Dopo il pareggio ...




ADDIO A FRANCESCO ANFOSSI 
. bareggio cappellino in testa, sempre in sella alla sua bici. a bareggio francesco anfossi , morto a 63 ...




BAREGGIO. Doveva essere una giornata come tutte le altre quella di venerdì 20 gennaio all'Eurospin di Bareggio, ma così non è ...

PARI OPPORTUNITÀ  MARTEDÌ 31 APPUNTAMENTO AL CINETEATRO SAN LUIGI CON «HOME SWEET HOME». L'INIZIATIVA È OFFERTA DALLA PROVINCIA 
BAREGGIO. Appuntamento a teatro con uno spettacolo sulla violenza domestica. L'iniziativa è promossa dall'assessorato alle pari opportunità  del Comune ed è ...



BAREGGIO I CARABINIERI ACCIUFFARONO UN ROMENO DOPO IL FURTO DI UNA STILO 
Bareggio. A maggio 2010 ci sono stati furti ripetuti tra le strade di Bareggio. Il primo a testimoniarli è il proprietario ...




PARTITO DEMOCRATICO CON UN ANNO D'ANTICIPO IL SEGRETARIO ANNUNCIA CHE CONCORRERÀ  ALLE PRIMARIE 
BAREGGIO. «Io candidato sindaco? E perché no? Posso dire già  adesso che parteciperò alle primarie». Con oltre un anno d'anticipo (a ...



FURTI MISTERIOSI QUALCUNO HA TRAFUGATO UNA FIORIERA IN FERRO BATTUTO FUORI DALLA CHIESETTA 
BAREGGIO. Ma cosa succede alla Brughiera? C'è qualcuno che ce l'ha con l'associazione «Amici della Brughiera» o è solo stupidità  all'ennesima ...




BAREGGIO. In occasione della «Giornata della memoria» del 27 gennaio, data in cui ricorre l'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, l'amministrazione comunale ...


PALLAVOLO D FEMMINILE SI GIOCA DOMANI (SABATO, 18.45) IN VIA ALBERELLE 
BAREGGIO. Il girone di ritorno per il girone B di serie D femminile si apre con uno scontro diretto fra la ...







L'ATTACCO DELLA LEGA NEL MIRINO L'ORDINANZA ANTI-SMOG 
BAREGGIO. «Il primo cittadino non ha perso tempo per rimarcare ancora una volta come l'opinione di quello che rimane della sua ...




NATA A BAREGGIO NEL 1908 
BAREGGIO. Festa speciale alla «Casa Famiglia» di San Vittore Olona: giovedì 26 gennaio Rosa Baroniha compiuto la bellezza ...

27/01/12  69 parole  1 foto    Continua a leggere   Commenta l'articolo



PARTITO DEMOCRATICO 
BAREGGIO. E a proposito di violenza sulle donne, è passato all'unanimità  l'ordine del giorno presentato dal Partito democratico durante l'ultimo consiglio ...

27/01/12  222 parole  0 foto    Continua a leggere   Commenta l'articolo

lunedì 23 gennaio 2012

RISVEGLIO MORALE DI UN MATURANDO

DI GILAD ATZMON
Dissident Voice
Questa settimana, Jesse Lieberfeld, un adolescente ebreo americano ha vinto il Martin Luther King, Jr. Writing Awards del Dietrich College per aver composto un bel pezzo sul proprio risveglio morale e sul suo allontanamento dal Giudaismo.
"Una volta appartenevo a una religione meravigliosa. Ho fatto parte di una religione che permette, a coloro che vi credono, di sentire che siamo il più grande popolo al mondo, e allo stesso tempo di dispiacersi di noi stessi”, ha detto il giovane Jesse. Comunque, sembra che non ci sia voluto troppo tempo prima che Jesse abbia scoperto di qualcosa che non era né lusinghiero, né glorioso.

L'indottrinamento culturale tribale ebraico è un processo intenso e omnicomprensivo: "Anche se sono stato abbastanza fortunato da avere genitori che non hanno cercato di obbligarmi verso un insieme di credenze, essere ebreo non rende assolutamente possibile eludervi quando si cresce”, ha detto Jesse: "Ero sempre stimolato in ogni festa, in ogni servizio e ad ogni incontro assieme ai miei parenti."
L’amor proprio è inerente alla cultura e al suo mantenimento: "Mi veniva sempre ricordato quanto fosse intelligente la mia famiglia, quanto fosse importante ricordarsi da dove eravamo venuti ed essere orgoglioso di tutte le sofferenze che il nostro popolo aveva patito per poter alla fine realizzare il sogno della società perfetta di Israele."
La programmazione ideologica e culturale ebraica è piuttosto sofisticata. È un modello dinamico molto particolare, praticato sia a livello collettivo che individuale. Ma quelli che portano il messaggio non sono pienamente consapevoli del loro ruolo all'interno dell'ideologia tribale che vogliono mantenere.
È ovvio che gli ebrei abbiano credenze variegate, e persino contraddittorie. Ma per quanto possano essere diversificati i loro punti di vista, quelli che sono identificati politicamente come ebrei si uniscono sempre contro ogni tentativo di criticare i fondamenti ideologici e culturali dei loro obblighi tribali. Il giovane Jesse è chiaramente consapevole di questo. In superficie, sono i crimini contro i palestinesi ad aver stimolato il suo senso etico. "Crescendo ero sempre più preoccupato. Sentivo continuamente parlare di uccisioni di massa senza motivazioni, di attacchi a strutture mediche e altre allarmanti violenze di cui non riuscivo a comprendere la ragione. 'Genocidio' mi sembrò essere il termine più adatto, anche se nessuno di quelli che conoscevo si sarebbero mai sognati di descrivere il conflitto in questo modo; parlavano sempre della situazione in termini scandalosamente neutrali."
Uno degli aspetti tribali più sofisticati del mantenimento della cultura ebraica è il modo graduale con cui le critiche vengono messe a tacere: "Ogni qualvolta ne parlavo, mi veniva sempre data la risposta che le responsabilità erano su tutti e due i fronti, che nessuno doveva essere incolpato e che era semplicemente una ‘situazione difficile’." Questo comune argomento di Hasbara in superficie sembra ragionevole, ma ignora il fatto che nel conflitto israelo-palestinese c’è una chiara distinzione tra l'aggressore e la vittima. Gli israeliani sono quelli che fanno pulizia etnica e sono gli occupanti. I palestinesi, dall’altro lato, sono gli espulsi, i razzialmente discriminati, i deprivati, i confinati dietro ai muri e al filo spinato nelle prigioni a cielo aperto e, in qualche caso, gli affamati.
Ma Jesse sembra essere fatto di onestà. Diversamente da alcuni ebrei di sinistra che presentano un argomento pseudo-moralista solo per guadagnare credibilità così da porre il veto al discorso, il giovane Jesse è andato oltre, strappandosi di dosso ogni traccia di elitarismo e di eccezionalismo. "Avevo appena finito la seconda superiore quando compresi a pieno da che parte stavo. Un pomeriggio, dopo che, sul tram che ci riportava a casa, fu annunciata una nuova serie di omicidi, chiesi a due dei miei amici che sostenevano attivamente Israele cosa ne pensassero. " ‘Noi dobbiamo difendere la nostra razza’, mi dissero: ‘È il nostro diritto’".
Il "dobbiamo difendere la nostra razza" è una scusa comune che gli attivisti ebrei usano fra di loro. Anche se gli ebrei non formano una razza, la politica identitaria ebraica è ancora apertamente razzista. Infatti, tutte le forme di politica identitaria secolare ebrea hanno un volano razziale e sono alimentati dall’esclusivismo razziale. Questo non si riferisce solo agli ebrei pro-Israele, ma sfortunatamente anche ai gruppi ebraici 'anti'-Sionisti.
Credo che sia ovvio il punto di arrivo di Jesse. Lui chiaramente ha notato un continuum ideologico tra il movimento dei diritti civili in America e la lotta di liberazione palestinese. Nelle due lotte, c’è chiaramente un oppressore razzialmente guidato e una vittima collettiva, e Jesse ne ha tratto la conclusione necessaria: "Mi sentii inorridito avendo capito che ero per natura dal lato degli oppressori. Ero raggruppato ai suprematisti razziali. Facevo parte di un gruppo che uccideva lodando la propria intelligenza e il proprio raziocinio. Ero parte di un inganno."
Jesse ha evidentemente identificato la politica ebrea e la cultura di cui era parte come una forma di “supremazia razziale”. Non ha mai menzionato il Sionismo e, infatti, la parola “Sionismo” non viene mai citata nel suo sincero post che ha scritto dopo aver ricevuto il premio. Ha parlato semplicemente della sua educazione ebraica, della cultura e dell'ideologia.
Il giovane Jesse già ha compreso che un appello rivolto ai suoi amici ebrei non porterà da nessuna parte. Scrive: "Decisi di fare un ultimo appello alla mia religione. […] La volta successiva, presenziai a un servizio, c'era una sessione aperta di domande e risposte sui temi della nostra religione. Quando finalmente mi fu data l'opportunità di fare una domanda, chiesi, 'Io voglio sostenere Israele. Ma come posso farlo, quando lascia che il suo esercito commette così tanti omicidi?' Mi furono puntati addosso una serie di sguardi focosi e adirati da alcuni degli uomini più anziani, ma fu il rabbino a rispondermi. ‘È una cosa terribile, non è vero?', disse. 'Ma non c'è niente che possiamo fare. È solo un fatto della vita.' Sapevo, naturalmente, che la guerra non è una cosa semplice, e che noi non ammazzavamo per gioco, ma descrivere le nostre migliaia di uccisioni come un 'fatto della vita' era per me semplicemente troppo per essere accettato."
Sembra che Jesse abbia il coraggio per riscattare la sua anima: "Lo ringraziai (il Rabbino) e feci poi una breve camminata. Non ho mai fatto ritorno. […] Se non altro, posso almeno tentare di liberarmi dal fardello di una credenza di cui non potevo avere una coscienza chiara. […] Non ho intenzione di proseguire a sentirmi uno del Popolo Eletto, identificandomi in un gruppo a cui non appartengo."
Sorprendentemente, Jesse non fu costretto a scusarsi per aver detto la verità. Non ha dovuto ritrattare per aver spiegato le cose come sono. Infatti ha vinto il premio umanistico più prestigioso per il suo saggio. Ma mi chiedo quanto tempo ci vorrà prima che Abe Foxman di ADL e l’infame sostenitore della pulizia etnica Alan Dershowitz lancino una campagna l’istituto che lo ha premiato.
Essendo una persona che oscilla continuamente tra essere un “ex ebreo” e un “orgoglioso ebreo che odia sé stesso”, abbraccio il giovane Jesse e lo tengo vicino al cuore. Mio caro giovane gemello, non voler essere un eletto è una lotta che dura una vita. A volte ti potrai sentire solo, ma non lo sarai mai. L’umanità e l'umanesimo sono al tuo fianco, per sempre.
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Rifiuti organici, un motivo in più per riciclarli: producono acqua


Da Singapore arriva un’idea che potrebbe rivoluzionare il concetto di rifiuto organico: un’apparecchiatura in grado di trasformare gli avanzi in cibo in acqua, ovviamente non potabile, ma utilizzabile per pulizia domestica e irrigazione.
Per non focalizzarsi solo sui benefici ambientali, meglio citare anche i vantaggi economici: oltre al recupero dei materiali e alla produzione di una preziosa risorsa, i cittadini potrebbero arrivare a diminuire tasse e spese legate alla gestione dei rifiuti organici, recuperandoli e trasformandoli direttamente tra le mura della propria abitazione.
 
Eco-Wiz, questo il nome dell’innovativo prodotto pensato per velocizzare i tempi della decomposizione organica, è compatibile con qualsiasi tipologia di cibo, dalla frutta alla carne avanzata, fino a prodotti caseari e pesce. Il team di esperti ha poi introdotto nel meccanismo un sistema ad enzimi in grado di rinforzare le funzionalità della macchina e garantire un’attività sicura. Secondo il titolare della società asiatica, Renee Mison, che ha acquistato il brevetto dalla Corea, anche includendo il costo iniziale legato all’acquisto della macchina da riciclo, in alcuni paesi, soprattutto dove il deposito in discarica è sottoposto a pesanti tasse per limitare la quantità di rifiuti prodotta, si potrebbe arrivare a ridurre le spese fino al 60%.
 
La società ha pensato anche ad un’altra soluzione, definibile a “secco” che trasforma i rifiuti dell’umido in compost e non in acqua. Un’opzione altrettanto valida: da una parte tiene gli scarti alimentari lontani dalle discariche, dall’altra fornisce materia prima adatta a fertilizzare orti domestici o piccoli giardini.
Virgilio Go Green
nonsprecare.it