martedì 27 marzo 2012

Monti: “il referendum non ha bloccato il nostro impegno sul nucleare”

“La consultazione popolare del giugno 2011, che ha portato all’arresto dei programmi per la produzione elettrica da fonte nucleare, non ha diminuito il nostro impegno per il conseguimento dei piu’ alti livelli di sicurezza nucleare nel paese, in Europa e nel contesto mondiale”.
(Mario Monti)
Ecco, ora le abbiamo proprio sentite tutte. Il nostro Presidente del Consiglio, in giro per il mondo per attirare capitali stranieri in Italia sventolando la riforma del lavoro (non ha ancora capito che non investono per la mafia e la corruzione), nel discorso tenuto alla cena di lavoro che ha aperto il Vertice sulla Sicurezza Nucleare di Seoul, ha ricordato come l’Italia continui ”a questo fine a destinare risorse ingenti alla sicurezza nei nostri programmi nazionali per il decommissioning delle centrali nucleari dismesse e la gestione dei rifiuti radioattivi” e resti ”fra i paesi che piu’ contribuiscono ai programmi internazionali in questo settore”.
Che tradotto in lingua montiana: state tranquilli, fra qualche anno ci riproviamo.

QdS 

lunedì 26 marzo 2012

23 marzo 2002: quando tutti (anche gli ex-dc) difendevano l’art.18


23 marzo 2002: sono passati 10 anni dall’imponente manifestazione organizzata dalla CGIL, allora a guida Cofferati, contro il Governo Berlusconi che voleva introdurre “la libertà di assumere”, abolendo l’art.18.
Se andiamo a rileggere le cronache del tempo, insieme alle foto di quei 3 milioni di lavoratori che invasero Roma, ci rendiamo subito conto di una cosa: in piazza c’erano tutti, dai DS fino a Rifondazione. La FIOM non era additata come un manipolo di estremisti che tenevano in ostaggio la CGIL, anzi, era proprio il sindacato che portava avanti la lotta (altro che le timidezze della Camusso al riguardo).
E fanno sinceramente sorridere le parole di Eugenio Scalfari, a commento della manifestazione: a rileggerlo, in questo editoriale, sembra un’altra persona. Bacchetta la CISL di Pezzotta, rintuzza Schifani che parla di clima d’odio, difende a spada tratta l’art.18. Così come non sembrano nemmeno loro Rutelli e Fassino, che plaudono alla manifestazione. L’unico, e sembra un miracolo, che la pensa (quasi) allo stesso modo pare essere D’Alema, ai tempi il grande antagonista di Cofferati, che pure quel giorno, da Presidente dei DS, si schierò ventre a terra con il suo partito a favore dell’art.18. Basta leggersi questo articoloper farsene una ragione.
Oggi invece l’art.18 è diventato il grimaldello con cui il PDL cerca di far saltare il PD e produrre un riassembramento delle forze politiche: in sintesi, formare la nuova DC del 21° secolo, a cui sta lavorando Casini da un lustro. Tagliare le ali estreme di PD e PDL e convergere tutti insieme appassionatamente in un unico soggetto che occupi stabilmente il centro e impedisca magari per qualche decennio l’alternanza.
Bersani, che cerca di rimanere in sella, ma è sempre più precario, sta facendo la fine di Berlinguer: la crisi economica come il terrorismo, Monti come Andreotti, che non cedeva nulla al PCI, sotto ricatto perché la sfiducia avrebbe significato l’accusa internazionale di fiancheggiare il terrorismo. Oggi Bersani non può sfiduciare Monti, ma più lo sostiene, più si logora. E il risultato sarà identico a quello del 1979, quando il PCI perse metà dei voti guadagnati tre anni prima e venne ricacciato all’angolo dal nuovo asse DC-PSI: sulla questione dell’art.18 Bersani rischia l’implosione.
Per uscire dall’angolo, il leader del PD dovrebbe puntare su quello che davvero frena gli investimenti esteri e pesa come un macigno sulla ripresa economica: corruzione, criminalità organizzata, evasione fiscale e burocrazia. In una parola: la questione morale. Se sfiduciasse Monti su questo, ricompatterebbe il fronte della Sinistra e vincerebbe a mani basse le elezioni. Ne avrà la forza?

Multe salate in tutta Italia per chi butta le cicche di sigaretta


La stagione della guerra alle cicche di sigaretta prima era concentrata in estate. E le campagne lanciate contro chi abbandonava i mozziconi riguardavano soprattutto la difesa delle spiagge e degli arenili e di tutti gli altri luoghi "sensibili", invasi e infestati da turisti e bagnanti fumatori.
Ma a quanto pare ora la lotta si allarga a tutto l’anno e coinvolge varieamministrazioni comunali. In prima linea Trento, che colpisce duramente chisgarra, ma la stessa linea è tenuta anche da tanti altri comuni italiani, a quasi tutte lelatitudini.
Multe e sanzioni pesanti sono previste anche a Parma, Firenze, il comune di Cornedo (nel vicentino), a Ferrara e Lecce come a Pollica. Ricostruisce la mappa degli interventi anti cicche un servizio di Repubblica, che dettaglia pure sull’entità delle punizioni previste lungo la nostra Penisola: fino a mille euro nel comune della provincia di Salerno del povero sindaco Angelo Vassallo, ucciso alcuni mesi fa per la propria azione di difesa del territorio, che aveva replicato politica e sanzioni applicate a Singapore; e poi 500 a Trento, 300 a Parma, 150 a Firenze.
A Cornedo si usano le telecamere per beccare chi butta le cicche, ma la preoccupazione generale sul tema non è da considerare eccessiva o ossessiva. In Italia si stima finiscano per terra nell’arco di un anno circa 72 miliardi di mozziconi, per circa 21.600 tonnellate di peso; altro dato illuminante, il 40 per cento del volume dei rifiuti recuperato nel Mediterraneo è composto da filtri disigarette.
Il motivo di tanta attenzione è anche economico: rimuovere completamente i mozziconi da tutti i buchi e gli anfratti in cui vanno ad infilarsi e particolarmente costoso e  ci sono amministrazioni, come quella di Ferrara che, causa cicche, arrivano a pagare il triplo per la pulizia delle strade. per non dire dei riflessi sull'ambiente : i filtri delle sigarette ci mettono 5 anni per sparire, qualcosa meno in acqua.
Inoltre, il clima probizionista emergente nel nostro paese non è una rarità ma la regola. Tutti rendono la vita dura al fumatore che butta via le cicche senza curarsi di nulla: a Parigi la multa è di 35 euro, a Rotterdam 100 euro, a Barcellona vengono puniti anche gli automobilisti sorpresi a gettarle dal finestrino.
Virgilio Go Green

Tentata truffa dello 'specchietto': anziana mette in fuga coppia di malviventi


Bareggio Gli specialisti della classica truffa dello specchietto sono sempre in agguato. Qualche volta purtroppo riescono nel loro intento (a Cusago l’altro giorno l’hanno fatta franca), altre volte per fortuna sono costretti alla fuga. E’ accaduto a Bareggio martedì scorso. Vittime prescelta era una donna del paese.

La signora stava percorrendo in auto le vie del quartiere Brughiera di Bareggio quando è stata affiancata da un veicolo di colore nero che ha finto di urtarla e di subire un danno. A bordo c’erano un uomo e una donna che, scesi dall’auto, hanno proposto alla signora di risolvere il piccolo incidente in maniera amichevole. Tramite pagamento sul posto di qualche centinaio di euro e senza avvertire le forze dell’ordine.

La donna, insospettita della richiesta e per nulla convinta di avere danneggiato l’auto di quella coppia, ha minacciato di allertare la Polizia locale. I due sono saliti in fretta e furia sull’auto nera e si sono dileguati. Gli agenti della Polizia locale hanno avviato le ricerche di quei due individui, al momento senza successo.

Gra.Mas. Città Oggi Web

venerdì 23 marzo 2012

Tagli alle spese militari, solo fumo


Forse è il momento di rispolverare l’articolo 11 della nostra Costituzione. E ripartire da lì. «L’Italia», si legge, «ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».Dopo gli orrori del secondo conflitto mondiale, l’Italia faceva a sé stessa una promessa: «Valga solo la forza della ragione. Si smetta con le ragioni della forza, sostenute con le armi». In questi ultimi anni, però, per aggirare il dettato costituzionale, si è fatto uso di ogni contorsione verbale. E si è ignorato il Magistero dei Papi che contro il ricorso alla guerra come strumento per risolvere i contrasti tra le nazioni hanno scritto pagine esemplari. Dalla Pacem in terris di Giovanni XXIII alla Populorum progressio di Paolo VI, fino al monito di Giovanni Paolo II: «Mai più la guerra!».


Oggi, l’Italia ha una grande opportunità: discutere in Parlamento sul modello di Difesa. E su un poderoso taglio alle spese militari. A maggior ragione, in tempi di grave crisi economica. Il ministro della Difesa, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, ha annunciato riduzioni del personale e la rinuncia ad alcuni cacciabombardieri F35. Non ne compreremo più centotrentuno, ma soltanto novanta. «Rischia di essere solo fumo negli occhi», denuncia la società civile. Dalle Acli alla Tavola della pace, alla Rete disarmo, alla Focsiv. I tagli alle spese militari, in realtà, sarebbero solo “artifici contabili”. Una partita di giro, per acquistare nuovi sistemi d’arma. Dal bilancio della Difesa, in realtà, si sottrarrebbero solo pochi euro. Altro che recuperare ingenti risorse per scuole, ospedali e posti di lavoro per i giovani! E poi, nelle stesse ore in cui il ministro Di Paola rendeva nota la riduzione degli F35, la Lockheed Martin che li costruisce s’affrettavaa precisare che il costo astronomico di 180 milionidi dollari per ogni cacciabombardiereera destinato a impennarsi ulteriormente.

Nel 2012 le spese militari ammontano, complessivamente, a 23 miliardi di euro. Si fa fatica a intaccare questa montagna di soldi. Ai cittadini e alle famiglie, invece, si chiedono ulteriori sacrifici e tagli sui loro miseri bilanci. Forse, perché non hanno “santi in paradiso”o “stellette” sulle divise. Un dato colpisce, tra i tanti, oltre al massacro del Terzo settore e al seppellimento del principio di sussidiarietà: mentre si riempiono gli arsenali, si affossa l’esperienza del servizio civile. Per l’anno in corso, sono stati stanziatiappena 68 milioni. Per il prossimo si vedrà!In Parlamento, i pochi che lavorano per coniugare “buona politica” e “buoni princìpi” (tra questi Savino Pezzotta, Gian Piero Scanu e Andrea Sarubbi) agiscono in un assordante silenzio.

Sono giorni decisivi per decidere ditagliare drasticamente le spese militari e rivedere il nostro modello di difesa. Speriamo che Pasqua, ormai prossima, sia all’insegnadella pace. E che, ancora una volta, non la spuntino i “trucchi” del Palazzo.
Fonte: http://www.famigliacristiana.it

ANFFAS IN PIAZZA 2012 - V GIORNATA NAZIONALE DELLA DISABILITÀ INTELLETTIVA E/O RELAZIONALE

"ANFFAS IN PIAZZA": IL 25 MARZO 2012 TORNA L'APPUNTAMENTO DI ANFFAS ONLUS PER SENSIBILIZZARE I CITTADINI SUL TEMA DELLA DISABILITA' INTELLETTIVA E/O RELAZIONALE


Domenica 25 marzo torna, per il quinto anno consecutivo, l'appuntamento nelle principali piazze italiane con "Anffas in Piazza – V Giornata Nazionale della Disabilità Intellettiva e/o Relazionale" , la manifestazione nazionale organizzata da Anffas Onlus – Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale, nata con l'obiettivo di sensibilizzare ed informare i cittadini sul tema della disabilità intellettiva e/o relazionale.
Anche quest'anno, quindi, le strutture associative Anffas (che sono più di 200 in tutta Italia) scenderanno in piazza per distribuire non solo il materiale informativo sulle attività dell'associazione ma anche e soprattutto il materiale formativo destinato alle persone con disabilità, ai loro genitori e familiari, agli operatori del settore, alle istituzioni ed alla cittadinanza tutta .
La giornata, infatti, sarà dedicata alla diffusione del nuovo modello di disabilità basato sui diritti umani contenuto nella Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità - che dal 2009 è Legge nel nostro Paese e che richiede un radicale cambiamento culturale e di approccio, da realizzarsi in attiva sinergia da parte dell'intera collettività – a partire dal coinvolgimento diretto ed attivo delle stesse persone con disabilità intellettiva e/o relazionale anche attraverso l'utilizzo di strumenti e materiali ad hoc come quelli predisposti in versione easy-to-read, ossia in versione facile da leggere e comprendere, che consentono alle persone con disabilità intellettiva e non solo di essere maggiormente consapevoli di tutti quelli che sono i propri diritti. Un aspetto di fondamentale importanza per riuscire ad ottenere una piena e reale inclusione in ogni contesto della nostra società.
L'iniziativa ha ottenuto il Patrocinio del Segretariato Sociale Rai.
CLICCA QUI PER CONOSCERE LE PIAZZE IN CUI ANFFAS SARA' PRESENTE IL 25 MARZO (in continuo aggiornamento).

Rassegna Settegiorni


BAREGGIO. Quattordici anni e un curriculum da capogiro. Stiamo parlando di Samuele Fossati , il giovane atleta della Yoseikan Karate ...


INFORTUNIO SUL LAVORO MAURIZIO BRONDIN, 42 ANNI, INVESTITO DA UNA FIAMMATA IN PIENO VOLTO 
BAREGGIO. Martedì nero ad Arluno. Nel tardo pomeriggio del 20 marzo, infatti, un incidente ha provocato tanta paura nella periferia arlunese, ...



BAREGGIO. Alimentazione come prevenzione e salute. Questo il tema dell'incontro pubblico organizzato dal centro «Florentia - La via del benessere», con ...
23/03/12  187 parole  0 foto    Continua a leggere   Commenta l'articolo
BAREGGIO. Terzo punto in tre partite: la MyVolley Bareggio sembra entrata nel circolo vizioso del tie break. Bisogna dire, però, che ...



PER L'INTITOLAZIONE DEL PARCO AL BRIGADIERE GHEDINI 
Bareggio. Nella giornata dell'Unità  d'Italia, ben 11 autovetture Ferrari di soci della Scuderia Ferrari Club San Martino di Bareggio erano presenti ...




giovedì 22 marzo 2012

Per tutti i gas serra! Da qui al 2050 l’inquinamento crescerà del 50%

Bruxelles (Belgio), 19 marzo – Nel 2050 le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera saranno del 50% superiori a quelle emesse oggi. A denunciarlo è l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in un rapporto pubblicato nelle ultime ore a Bruxelles. “A meno che non intervengano cambiamenti globali nel mix energetico - si legge nel rapporto - i combustibili fossili soddisferanno circa l’85% della domanda di energia nel 2050, il che implica un aumento del 50% delle emissioni di gas a effetto serra e il peggioramento dell’inquinamento dell’aria urbana”.
Secondo gli esperti dell’Ocse, l’economia globale nel 2050 sarà quattro volte più grande di oggi e il fabbisogno energetico crescerà dell’80%. Ma il mix energetico non sarà molto diverso da quello attuale. I combustibili fossili - petrolio, carbone e gas - costituiscono l’85% delle fonti energetiche attuali mentre le rinnovabili, tra cui i biocarburanti, coprono il 10% del fabbisogno e il nucleare il restante 5%. “A causa della dipendenza dai combustibili fossili - prosegue l’analisi - le emissioni di anidride carbonica cresceranno del 70% e questo contribuirà a far salire la temperatura globale di 3/6 gradi entro i prossimi novant’anni. Nel 2010 le emissioni globali di biossido di carbonio hanno raggiunto il massimo storico di 30,6 miliardi di tonnellate, e questo nonostante la recessione economica abbia ridotto la produzione industriale”.
Lo scenario è quello di un futuro catastrofico, con un aumento delle morti provocate dall’inquinamento fino a 3,6 milioni l’anno, una crescita della domanda di acqua del 55% con una diminuzione delle specie vegetali e animali del 10%. Per evitare i peggiori effetti del riscaldamento globale, l’azione internazionale sul clima dovrebbe iniziare nel 2013 (vedi la notizia seguente sul voto di Strasburgo, ndr) e dovrebbe essere istituito un mercato globale del carbonio, il settore energetico dovrebbe essere convertito all’uso di fonti a bassa emissione e dovrebbero essere sperimentate tutte le tecnologie avanzate per l’uso di energie alternative come quella da biomassa e da cattura di anidride carbonica.  (EGazette)

Invenzione italiana dimezza i consumi di carburante

Un macchinario in grado di ridurre i consumi di carburante del 50% e le emissioni di CO2 del 60%: non è fantascienza ma il calcolo delle prestazioni del nuovo Kinectic Drive System, nato dal genio creativo di un meccanico e applicabile su ogni vettura. Solitamente, per ridurre i consumi – e risparmiare carburante – i consigli sono diversi: anticipare la strada,regolarizzare la velocità, ottimizzare ilpercorso, ma soprattutto cambiare marcia al momento giusto, prediligendo quelle più alte. La progressione non deve necessariamente essere crescente: si può andare dalla seconda alla quarta, fino poi alla sesta senza dover passare per gli stadi precedenti. Mantenere una velocità costante e cambiare marcia nel giusto momento può portare a una diminuzione dei consumi anche del 10-15%. ma, secondo quanto riporta il Sole 24 Ore, l'idea del signor Leonardo Grieco, meccanico di Varese, brevettata sia in Italia che in Svizzera, potrebbe rivoluzionare i nostri consumi. Il sistema sfrutta la curva cicloide di Galileo Galilei. Una volta avviata la vettura si innesta la marcia con una lieve accelerazione di 4 secondi, a quel punto si attiva il sistema Kds e l’auto procede alla velocità desiderata istante per istante, senza la necessità di premere sul pedale dell’acceleratore, mantenendo quindi al minimo i giri del motore. Proprio per questo la vettura risparmia il carburante. E non è necessario andare a passo di lumaca, il Kds infatti può viaggiare a 130 km/h. Un sistema sorprendente, tra l’altro già in vendita al costo di 2.000 euro e installabile su qualsiasi  vettura, che permette di dimezzare i propri consumi e di risparmiare notevolmente sul conto carburante a fine mese – e con la benzina a quasi due euro, la scoperta si fa ancora più interessante. L’unico esemplare al momento circolante è la vettura dello stesso inventore, una Skoda modificata che può raggiungere oltre 30 km con un litro, ma sulle auto moderne «si possono raggiungere i 50 km con un litro» assicura Grieco. Tuttavia, le grandi case automobilistiche non hanno ancora preso in considerazione l’invenzione e lo stesso Sole 24 Ore ha voluto andare a fondo e verificare se l’invenzione fosse una vera rivoluzione o, piuttosto, una bufala. Il sistema funziona, riportano i giornalisti del quotidiano economico dopo aver effettuato la prova, l ’unico problema è che bisogna cambiare il proprio stile di guida: «bisogna imparare a "telegrafare" sul pedale, decisamente più facile a dirsi che a farsi». (da Virgilio Go Green) 

C’è tempo fino al 31 marzo per aderire al GAF


Ha riscosso notevole successo il doppio appuntamento con le assemblee pubbliche rivolte ai cittadini dei Comuni di Colorno, Mezzani, Sorbolo, Montechiarugolo, Traversetolo, San Secondo Parmense, svoltesi lo scorso sabato 17 marzo a Monticelli e a Mezzano Inferiore.
Gli incontri sono stati promossi per presentare l’attivazione del primo gruppo di acquisto intercomunale per la diffusione dei pannelli fotovoltaici sui tetti dei cittadini delle comunità coinvolte.
Il progetto prende origine dalla sperimentazione già avviata con successo a partire dal 2010 da una decina di comuni del bellunese, coadiuvati da una cooperativa di cittadini (Arianova) e dalla Ponte Servizi s.r.l., la società pubblica del Comune di Ponte nelle Alpi (BL), ideatore iniziale del progetto.
Il Dott. Mauro Moretto, responsabile del progetto “Pubbliche Energie“, ha illustrato ai circa ottanta cittadini presenti i vantaggi che ogni cittadino residente potrebbe godere aderendo al gruppo di acquisto: in pratica, grazie alle numerose adesioni, tutti i cittadini che entro il prossimo 31 marzo sottoscriveranno il contratto di iscrizione, potranno acquistare pannelli fotovoltaici di qualità, prodotti in Italia, ad un prezzo davvero incredibile: 2.600 euro al Kw, usufruendo altresì agli incentivi del Conto Energia.
In allegato riportiamo tutte le caratteristiche e le specifiche del progetto, con i riferimenti utili per le eventuali ulteriori delucidazioni del caso.
“Siamo davvero molto contenti di come sta andando il progetto – sostiene Marco Boschini, assessore all’Ambiente del Comune di Colorno (PR) – anche perché è un progetto a costo zero per l’amministrazione. In pratica, senza spendere denaro pubblico, consentiamo ai cittadini interessati, di fare una buona azione per l’ambiente e per le proprie tasche, che di questi tempi non è affatto male”.
E’ attivo uno sportello informativo al seguente link: www.pubblichenergie.it
La documentazione del progetto:

Marco Boschini

I Gas contro la Tangenziale Est esterna di Milano

Sabato 24 marzo la Retina dei gruppi d'acquisto solidali della Brianza aiuterà Franco Viganò al lavoro nei campi. E il modo che hanno scelto per manifestare la propria contrarietà contro la grande opera da 2 miliardi i cui lavori potrebbero partire entro fine mese, cancellando per sempre (anche) i terreni agricoli del progetto di filiera corta "Spiga&madia" (vedi Ae 127) 


“L’apertura dei cantieri necessari per realizzare la Tangenziale Est esterna di Milano è, ormai, imminente dal momento che avverrà a partire dall’ultima settimana di marzo, si svilupperà dal campo-base approntato lungo la Rivoltana e verrà, inizialmente, finanziata da un prestito-ponte di 120 milioni di euro”.
Lo ha annunciato, con un comunicato stampa diffuso martedì 6 marzo, Tangenziale Esterna SpA. I cantieri verranno aperti, dunque, nonostante manchino all'appello oltre l'80% delle risorse necessarie per completare l'opera. Il conto, infatti, ammonta a quasi due miliardi gli investimenti complessivi previsti per la realizzazione dell'opera.
 
Non c'è una data certa per la chiusura dell'accordo con le banche, che saranno le grandi finanziatrici dell'opera, ma Tem spa ha deciso di dare comunque il via al primo lotto dei lavori. Ciò significa che la realizzazione dell'opera parte, che non è certo che i lavori arrivino a compimento, mentre l'unica certezza -vista anche la localizzazione scelta per il primo campo base- è che la Tangenziale Est esterna rischia di cancellare il progetto “Spiga & madia”: la rotonda che collegherà la Tangenziale all'A4 sorgerà, infatti, sui terreni agricoli dove 600 famiglie dei gruppi di acquisto solidali della Brianza coltivano da anni il grano per il loro pane. Un progetto di “filiera corta”, realizzato su un terreno convertito all'agricoltura biologica dalla sapienza contadina e con il sostegno dell'economia solidale brianzola, nella Provincia più cementificata d'Italia.

"Chi semina strade, raccoglie traffico" 
è lo slogan scelto per promuovere l'assemblea generale dei movimento No Tem, che domenica 18 marzo ha riunito centinaia di persone al Presidio permanente Martesana di Pessano con Bornago.
Il prossimo 24 marzo 2012, invece,  i Gas aderenti a “Spiga & madia” si danno appuntamento a Caponago, per aiutare nella propria attività Franco Viganò, l'agricoltore che lavora il terreno per conto dei gruppi d'acquisto.
"Ancora una volta -scrive la Retina in un comunicato- facciamo appello alle istituzioni coinvolte (Provincia di Milano, Provincia di Monza e Brianza e i Comuni interessati dall'opera) affinché non barattino presunte esigenze di mobilità con il diritto delle comunità alla sovranità alimentare"www.altreconomia.it/site/fr_rivista_detail.php.

di Luca Martinelli Altreconomia

mercoledì 21 marzo 2012

Ventuno marzo, la giornata delle giornate: anche a Milano


Oggi, 21 marzo, è la Giornata Internazionale dell’ONU Contro il Razzismo: a Milano una catena umana di 800 studenti circonderà dalle 10 il Duomo. Resto sempre un po’ così quando dal calendario saltano fuori queste ricorrenze, magari ci penso qualche minuto, o qualcuno di più come ora. Il 21 marzo poi è la giornata praticamente di tutto, e sono tutte giornate giuste, da tenere a mente, che ti ricordano cose cui pensare: è la Giornata Mondiale della Poesia, indetta dall’UNESCO, ma è anche la Giornata contro le Mafie organizzata da Libera, e non ultima è anche la Giornata Mondiale sulla Sindrome di Down.
E come si fa a essere a favore del razzismo? Come fai a essere contro la poesia? Come puoi non volere che la mafia scompaia? Come fai a non essere dalla parte di chi ha avuto in dote un cromosoma in più? Non puoi, perché puoi solo se sei un razzista, un gretto, un mafioso o un miserabile. Problema: di razzisti, gretti, mafiosi e miserabili al mondo ce ne sono e non pochi. Ma quanti sono a Milano?
Per quel che riguarda le discriminazioni in base alla razza, Milano non mi sembra una città violentemente razzista. Poco accogliente, un po’ fredda, qualche volta tendente al gelido, ma non razzista in senso stretto, quello no. C’è una piccola minoranza rumorosa un po’ razzista, che a volte riesce a sopraffare una enorme maggioranza silenziosa. Mentre di sicuro vedo una città che ha perso la poesia, che non sa cosa farsene, quello sì: lì sì, un po’ di grettezza la vedo, e quella grettezza ci porta direttamente al punto successivo.
La mafiosità? E se fossimo diventati una città non tanto di mafiosi, ma mafiosizzata? Bé, anche lì: non in senso stretto, ma sì in senso giudiziario e purtroppo non da oggi. Da quanti anni si parla di mafia, camorra e ‘ndrangheta a Milano? Da che mi ricordo. Infine: una città di miserabili, umanamente parlando, di indifferenti a chi ha bisogno?
A volte potrà sembrare, ma non credo sia così: almeno non è miserabile e indifferente quel microscopico spicchio di città che vedo, incontro e conosco.
Ma magari mi sbaglio e questa è solo la Milano che vedo io. La vostra, com’è?
Pubblicato: 21 mar 2012 da Gabriele Ferraresi 

GIORNATA CONTRO IL RAZZISMO, 21 MARZO CATENA UMANA IN PIAZZA DUOMO

Una catena umana contro il razzismo, in piazza Duomo, fatta da scuole, associazioni e comuni cittadini, "Non per ripulirsi la coscienza ma per assumersi la responsabilita' facendo un patto fisico proprio con i ragazzi che sono gli incubatori di una nuova cultura": il 21 marzo Milano celebra cosi' la Giornata mondiale contro il Razzismo, come ha spiegato oggi l'assessore comunale alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino, assieme alla vicesindaco Maria Grazia Guida. L'appuntamento, anche assieme a numerosi testimonial del mondo dello sport lombardo e dello spettacolo, e' alle 10.30 quando ci si prendera' tutti per mano magari indossando anche la t-shirt "no a tutti i razzismi" disponibile presso l'Ust di via Ripamonti 85. Se i giovani sono i benvenuti, la partecipazione e' aperta a tutti con la possibilita' anche di leggere un breve messaggio antirazzista o intonare una canzone, le musiche "ufficiali" della manifestazione verranno invece suonate dalla Banda d'Affori e dal Corpo Musicale di Crescenzago. Con il 20% di bambini con il cognome straniero presenti nei registri scolastici, Milano secondo la vice-sindaco "e' capofila di un mondo che sta cambiando e per questo rappresenta anche un momento di sperimentazione e di verifica per politiche di integrazione, a partire dalla scuola da cui puo' nascere vera coesione". Se per anni la citta', secondo Majorino, "e' stata laboratorio di stigmatizzazione instituzionalizzata e di politiche negative sull'immigrazione", oggi deve diventare luogo per sperimentare nuove politiche, trasformando il Comune in uno "sportello per denunciare discriminazioni e trovare tutela per il diritto di ciascuno ad essere se' stesso". (Omnimilano.it)
(19 Marzo 2012 ore 14:23)

martedì 20 marzo 2012

Le armi: un investimento negativo


Uno studio approfondito che intende fornire dati certi (sulla scorta di diversi anni di ricerca)del comparto militare e dei conflitti, rafforzando le basi di un vero disarmo. Nel percorso viene dimostrato come la spesa militare sia enormemente gonfiata non tanto e non solo in termini assoluti ma soprattutto a riguardo delle reali esigenze e dei reali vantaggi (diplomatici, di sicurezza) che produce.

di Francesco Vignarca - 16 marzo 2012

In coda a questa breve introduzione, potrete trovare le raccomandazioni che vanno a concludere un approfondito lavoro di ricerca che alcuni esperti della Rete Italiana per il Disarmo (coordinati dal sottoscritto -www.disarmo.org) hanno svolto nell'ambito dell'iniziativa Science for Peace(www.scienceforpeace.it) lanciata dalla Fondazione Umberto Veronesi. Questo movimento si propone di ricercare soluzioni scientifiche e concrete per la costruzione della Pace ed è protagonista di un appuntamento di livello internazionale che ogni anno fa ritrovare a Milano esperti ed analisti di tematiche legate a scienza e Pace. Rete Disarmo ne è partner fin dal principio collaborando in particolare alle sezioni dedicate al controllo degli armamenti ed all'economia di Pace (contrapposta a quella armata e di guerra)

Proprio nel corso della terza "Conferenza mondiale" è stato presentato lo studio che è possibile scaricare a lato e che raccoglie contributi anche diChiara Bonaiuti (IRES Toscana), Giorgio Beretta (Unimondo e Rete Disarmo) e Francesco Mancuso (Università di Pisa - Scienze per la Pace). 
In questo lavoro si parla di spese militari, mettendo in fila analiticamente i numeri reali, della legislazione italiana ed europea sul controllo del commercio di armi e dell'impatto reale di tale comparto economico sul nostro paese e sull'Europa. Infine si cerca di stabilire, con esempi  ma soprattutto studi ed analisi, la non convenienza dell'investimento "armato" a fronte di vantaggi molto più importanti e concreti che la società e l'economia avrebbero da scelte di spesa (soprattutto pubblica) indirizzate al civile.
Di seguito vengono riportate, alla luce dei risultati di ricerca ed approfondimento esposti nel corso di tutte le sezioni di questo lavoro, alcune raccomandazioni di natura politico–istituzionale e alcune piste di lavoro per campagne e movimenti di opinione sui temi affrontati. Una serie di schede tematiche puntuali verrà poi diffusa per rendere ancora più accessibili le analisi dello studio.

Ciascuno dei punti sottostanti, che divengono anche patrimonio comune dell'esperienza di Science for Peace e quindi ne arricchiscono il percorso e la specificità nelle proposte, è direttamente collegato agli ambiti tematici riportati nelle conclusioni appena esposte di questa ricerca. Con l'ovvio obiettivo di creare una efficace e positiva continuità, oltre che una migliore facilità di lettura, tra quanto è stato approfondito in sede di analisi e gli spunti di azione e di possibili scelte politiche ed economiche che ne derivano.

Le spese militari: una scelta scellerata
1. Per i bilanci della Difesa: restituire loro trasparenza, riportando al suo interno spese relative alle missioni, ai sistemi d’arma e altre collocate all’esterno e abrogando quindi tutte le norme e procedure che apportano fondi al settore della difesa al di fuori del bilancio ufficiale. Per l’Italia si traduce nell’eliminazione di tutte le disposizioni che consentono al Ministero dell’Economia e delle Finanze ed al Dicastero dello Sviluppo Economico di apportare fondi extra bilancio al settore della difesa. 
2. Lo strumento militare: ridurlo di almeno 50.000 unità, avviando un pre–pensionamento per quelle figure vicine all’età pensionabile e prevedere per le altre la possibilità di transitare, dopo una adeguata formazione, nelle forze di polizia o nella Protezione Civile; rendere il numero dei vertici e dei comandanti proporzionale alle truppe comandate; la razionalizzazione delle spese per il personale militare dovrebbe comportare un avvicinamento alla soglia ottimale della ripartizione spendendo il 50% dei fondi per il personale ed il restante 50% per l’esercizio e l’investimento
3. Le acquisizioni dei Sistemi d'Arma: stipulare contratti per l’acquisto dei sistemi d’arma confacenti alle reali posizioni geo–strategiche del nostro Stato (per l’Italia ciò si traduce in particolare nella cancellazione della commessa per l’F–35 JSF, un caccia del tutto anomalo per il ruolo giocato dal nostro Paese a livello internazionale e dal costo insostenibile per le attuali casse statali). Stipulare gli accordi con le società che permettono di avere il sistema d’arma migliore al costo minore e quindi abbandonare la logica di rivolgersi sempre e comunque all’industria bellica nazionale. Inoltre con la razionalizzazione delle strutture delle Forze armate si potrebbe attuare un’integrazione più stretta tra Arma e Arma che permetta di ridurre gli oneri nel settore logistico e del personale; oggi se abbiamo 9 elicotteri, 3 per arma, abbiamo 3 contratti di manutenzione, è evidente che un unico contratto costerebbe meno
4. Disarmo conveniente: i dati mostrati nell'ultima parte del nostro lavoro chiariscono come la scelta di disarmo sia non solo giusta eticamente ma anche di convenienza economica, potendo stimolare nuovi posti di lavoro e un requilibrio sociale che vanno quindi in questo modo perseguiti

L'importanza dei dati sul commercio di armi per conoscere la destinazione delle armi
1. Apertura del mercato della Difesa: per razionalizzare la spesa e ridurre i costi dei sistemi d’arma bisogna “normalizzare” il mercato della difesa. In altre parole bisogna aprire il mercato alla concorrenza, solo così si potranno abbattere i costi di produzione e rendere più efficiente il mercato.
2. Abbandono delle misure protezionistiche: gli Stati occidentali o del Nord del Mondo devono abbandonare le misure protezionistiche a favore della propria industria militare. Se non lo faranno il rischio è di risvegliarsi un giorno con un’industria civile non più in grado di reggere la concorrenza straniera. A tal proposito si vedano gli effetti che l’economia di guerra permanente ha prodotto negli USA.
3. Controllo delle destinazioni degli armamenti: rafforzare le procedure tecniche e giuridiche sulla destinazione ed uso finale di armi e sistemi d'arma, in particolar modo a riguardo del processo di autorizzazione e certificazione

Gli effetti positivi della legislazione italiana sulle armi, come traccia di lavoro per il futuro
1. Miglioramento dei controlli e della legislazione sugli armamenti: promuovere con nuovi testi legislativi –sia a livello italiano che Europeo – la trasparenza nei dati e dettagli di questo commercio, rafforzando nel contempo i poteri di indirizzo e controllo dei Parlamenti italiano ed europeo,
2. Implementazione di scelte di tracciabilità: favorire dei percorsi giuridici e tecnici volti al miglioramento della tracciabilità del materiale di armamento all'interno dei confini Europei, con un parallelo rafforzamento dei controlli di natura logistica, tecnica, fiscale.
3. La strada verso un trattato internazionale sui trasferimenti di armi: richiedere al Governo italiano un impegno forte e concreto verso la stesura e la ratifica/implementazione di un Trattato internazionale che fissi regole certe sul controllo del commercio di armi; la grande esperienza e gli alti standard raggiunti in tal senso dalla legislazione italiana dovrebbero fungere da stimolo ed esempio anche a libello internazionale
4. Investimenti per il futuro: richiedere a Governi ed Enti Locali una maggiore spinta all'investimento sulle ricerche legate al mondo del disarmo e della Pace, sia con l'implementazione di centri studio appositi sia con la destinazione di risorse verso una risoluzione non armata dei conflitti

Promuovere un'economia disarmata e di Pace
1. La strada verso i corpi civili di pace: promuovere centri di studio strategico e politico d’intervento nelle aree di crisi (interne ed esterne) basati non sul vecchio e superato modello d’intervento solo militare ma sull’utilizzo della forza in senso contenitivo e che diano invece spazio a progetti alternativi
2. Riconversione dell'industria militare: non si tratta di un processo impossibile da intraprendere. In Italia abbiamo un ottimo esempio di riconversione dalla produzione militare a quella civile, si tratta della Valsella, impresa che negli anni ’80 era produttrice di mine antiuomo e che sfruttando i fondi del programma europeo Konver si è riconvertita con successo alla produzione civile. affinché si avvii questo processo si ha bisogno di una politica seria, di un programma imprenditoriale certo e di una grande volontà che spesso manca.



L'indice completo della ricerca (che è scaricabile a lato)
Parte prima. Chi spende per le armi

1. Le spese militari nel mondo
2. Armi e bagagli

Parte seconda. Chi produce e chi vende

1. Un sistema bloccato
2. Chi controlla le armi
3. Un mercato in mano ai più forti
4. Il ruolo dell'Italia nella produzione e vendita di armi

Parte terza. Chi compra le armi

1. Dove finiscono le armi nel mondo
2. L'ipoteca delle armi

Parte quarta. I quadri normativi di riferimento

1. La legge italiana sull'export di armi: a vent'anni da una pietra miliare
2. Il quadro europeo di riferimento normativo: le politiche sull'export di armi dell'Unione
3. La dimensione economica e industriale delle politiche di esportazione europee

Parte quinta. Cosa si potrebbe fare

1. Economia di Pace
2. Il disarmo conveniente

Conclusioni e raccomandazioni

1. Conclusioni tematiche
2. Raccomandazioni e piste di lavoro

Bibliografia - Gli autori

Altreconomia

LO SPREAD DEI SUICIDI

Fabio Canessa, una delle non rare intelligenze che arricchiscono la provincia italiana e preferiscono starsene acquattate, uomo che a una vastissima etrasversale cultura unisce uno straordinario brio espositivo (in un seminario organizzato qualche anno fa da Filippo Martinez a Oristano, cui partecipavano, fra gli altri, Giulio Giorello, Barbara Alberti, Vittorio Sgarbi, la sua ‘lectio magistralis ‘ sulla lingua latina, che non è materia che si presti, fu ritenuta la più brillante), professore di liceo a Piombino, ha fatto leggere ai suoi studenti del penultimo anno il mio pezzo “Psicofarmaco della Modernità” pubblicato sul Fatto del 6 marzo e con loro lo ha discusso.

I ragazzi sono stati particolarmente colpiti dall’escalation dei suicidi dall’Europa preindustriale a oggi: 2, 5 per centomila abitanti a metà del Seicento, 6, 8 nel 1850, 20 per centomila oggi (questa è la sequenza corretta, io, citando a memoria, ne davo una leggermente diversa e comunque più sfavorevole alla mia tesi: 2, 5-6, 8-20). Qualche lettore del Fatto, dubbioso, ha obiettato: “Ma come si fa a fare statistiche attendibili per il ‘ 600?”. Ora, nel ‘ 600 nasce in Europa la scienza moderna, con Tycho Brahe, Galileo, Keplero, Cartesio, Huygens. Sono per lo più astronomi e matematici, ma ci sono anche i primi cultori di statistica.

Il più importante fu, forse, Gregory King che si occupò di alimentazione, di composizione della famiglia e di redditi (da cui si ricava che le distanze fra i redditi da allora a oggi, epoca dell’uguaglianza, non sono affatto diminuite, ma di gran lunga aumentate). John Graunt studiò invece la mortalità e quindi anche i suicidi e ne diede conto nel suo volume Natural and political observations upon the Bills of Mortality, del 1662. Graunt prese per campione 400 mila abitanti di Londra nel ventennio 1640-1660. Le fonti sono gli archivi parrocchiali. Il risultato dà, appunto, 2, 5 suicidi per 100 mila abitanti. Indubbiamente è un po ‘ azzardato prendere la sola Londra come rappresentativa dell’intera Europa. Ma è molto probabile che il dato pecchi per eccesso. La popolazione preindustriale era per i 4 / 5 rurale.

Londra era già una metropoli ed è noto dal classico studio di Durkheim che l’urbanizzazione è uno dei più importanti fattori che determinano il livello dei suicidi. Se si va a spulciare gli archivi di qualche villaggio di campagna, per esempio Ashton-under-Lyne, sempre nel ‘ 600, si vede che “parecchi decenni trascorrono con un solo suicidio o addirittura nessuno” (P. Laslett, “Il mondo che abbiamo perduto”). In ogni caso le statistiche che vanno dal 1850 ad oggi, che sono fatte con metodi di indagine moderni e coprono tutta l’Europa, confermano in qualche modo il dato precedente e dicono che in 150 anni i suicidi sono triplicati e vanno di pari passo col Progresso.

Negli organizzatissimi Paesi scandinavi i suicidi sono molto più numerosi che nel meridione d’Europa, così come quelli nel Nord Italia sono quasi il triplo del più povero Sud (qualche anno fa i picchi maggiori si registravano nell’opulenta Emilia, per l’oggi non sono documentato). Nella Cina del boom economico il suicidio è diventato la prima causa di morte fra i giovani e la terza fra gli adulti. Insomma il Progresso fa male. Questa è la dura sentenza che non si vuole ascoltare. E per quanti dati tu porti (altri se ne potrebbero fornire per le malattie mentali) i ciechi epigoni dell’Illuminismo trovano sempre il modo di non tenerne conto. E quando sono proprio a corto di argomenti allora, come scrive Ceronetti, saltano in piedi e con gli occhi pieni di sangue illuminista gridano: “Comunque indietro non si torna!”. Bravi, è proprio questo il nostro dramma.

Massimo Fini
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
Link: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/17/lo-spread-dei-suicidi/198017/
17.03.2012