Parigi, 2 aprile – La Francia è pronta, se necessario, a mettere mano alle riserve strategiche di petrolio, pur di far scendere i prezzi del greggio, nuova potente minaccia, secondo il Fmi e il G20, agli spiragli di ripresa economica. Parigi segue così la richiesta arrivata dagli Usa e già condivisa, nel corso dell'incontro tra il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il primo ministro inglese David Cameron, anche dalla Gran Bretagna.
L'obiettivo sarebbe quello di fronteggiare la corsa del barile, ormai stabilmente sopra i 100 dollari sul mercato americano e sopra i 120 dollari sulla piazza di Londra. Ma, nel caso di Usa e Francia, anche di placare un'opinione pubblica alle prese con il peso del caro-benzina, arrivata alle stelle da entrambi i lati dell'Atlantico. Sia Obama, sia il presidente francese, Nicolas Sarkozy, sono infatti in lizza per la rielezione e, a Washington come a Parigi, il costo della vita è uno dei punti cardine su cui fare leva per conquistare il favore dell'elettorato.
La Francia, ha affermato il ministro dell'Energia d'oltralpe Eric Besson, è favorevole ad accedere alle riserve strategiche di petrolio. “Sono stati gli Stati Uniti a chiederlo - ha aggiunto, confermando le indiscrezioni circolate in questi giorni e smentite dalla Casa Bianca - e la Francia ha accolto favorevolmente questa ipotesi”. Il governo francese aspetta però ora le conclusioni dell'Agenzia internazionale dell'energia.
Teoricamente, gli stock strategici di petrolio dovrebbero essere infatti utilizzati soltanto in caso di grave crisi internazionale. Non a caso i precedenti in cui l'Aie ha deciso di fare ricorso alle riserve risalgono al 1991, cioè allo scoppio della prima guerra del Golfo, al 2005, quando l'uragano Katrina devastò New Orleans e il Golfo del Messico, e a giugno dell'anno scorso, dopo le interruzioni delle forniture libiche a causa della guerra anti-Gheddafi.
L'appello Usa sembra aver lasciato invece fredda la Germania. Da Berlino, il portavoce di Angela Merkel ha fatto sapere che il governo tedesco non ha ricevuto alcuna richiesta formale, mentre dal ministero dell'Economia hanno chiarito che il ricorso alle riserve è previsto in Germania solo in caso di effettiva “penuria fisica” di materia prima. Eventualità che non si sta verificando in questo caso: nessuna giustificazione dunque ad un utilizzo degli stock strategici del Paese. Da Roma anche il ministero dello Sviluppo economico sottolinea che l'Aie, l'organo competente in materia, non ha fatto pervenire al momento nessuna richiesta ufficiale, anche perché la procedura di ricorso alle riserve “può essere attivata solo per far fronte a casi di grave ammanco di risorse”.
Un primo effetto sui mercati sembra però esserci già stato. Le parole di Besson hanno infatti fatto scendere il prezzo del barile americano sotto i 106 dollari e quello di Brent a 124 dollari.
egazette
L'obiettivo sarebbe quello di fronteggiare la corsa del barile, ormai stabilmente sopra i 100 dollari sul mercato americano e sopra i 120 dollari sulla piazza di Londra. Ma, nel caso di Usa e Francia, anche di placare un'opinione pubblica alle prese con il peso del caro-benzina, arrivata alle stelle da entrambi i lati dell'Atlantico. Sia Obama, sia il presidente francese, Nicolas Sarkozy, sono infatti in lizza per la rielezione e, a Washington come a Parigi, il costo della vita è uno dei punti cardine su cui fare leva per conquistare il favore dell'elettorato.
La Francia, ha affermato il ministro dell'Energia d'oltralpe Eric Besson, è favorevole ad accedere alle riserve strategiche di petrolio. “Sono stati gli Stati Uniti a chiederlo - ha aggiunto, confermando le indiscrezioni circolate in questi giorni e smentite dalla Casa Bianca - e la Francia ha accolto favorevolmente questa ipotesi”. Il governo francese aspetta però ora le conclusioni dell'Agenzia internazionale dell'energia.
Teoricamente, gli stock strategici di petrolio dovrebbero essere infatti utilizzati soltanto in caso di grave crisi internazionale. Non a caso i precedenti in cui l'Aie ha deciso di fare ricorso alle riserve risalgono al 1991, cioè allo scoppio della prima guerra del Golfo, al 2005, quando l'uragano Katrina devastò New Orleans e il Golfo del Messico, e a giugno dell'anno scorso, dopo le interruzioni delle forniture libiche a causa della guerra anti-Gheddafi.
L'appello Usa sembra aver lasciato invece fredda la Germania. Da Berlino, il portavoce di Angela Merkel ha fatto sapere che il governo tedesco non ha ricevuto alcuna richiesta formale, mentre dal ministero dell'Economia hanno chiarito che il ricorso alle riserve è previsto in Germania solo in caso di effettiva “penuria fisica” di materia prima. Eventualità che non si sta verificando in questo caso: nessuna giustificazione dunque ad un utilizzo degli stock strategici del Paese. Da Roma anche il ministero dello Sviluppo economico sottolinea che l'Aie, l'organo competente in materia, non ha fatto pervenire al momento nessuna richiesta ufficiale, anche perché la procedura di ricorso alle riserve “può essere attivata solo per far fronte a casi di grave ammanco di risorse”.
Un primo effetto sui mercati sembra però esserci già stato. Le parole di Besson hanno infatti fatto scendere il prezzo del barile americano sotto i 106 dollari e quello di Brent a 124 dollari.
egazette
Nessun commento:
Posta un commento