Misurare la qualità dello sviluppo attraverso il Prodotto intorno lordo può riservare spiacevoli sorprese. Ecco perché dal 2003 Sbilanciamoci! fotografa la qualità della vita regione per regione attraverso una lente diversa: il Quars.
di Duccio Facchini - Altreconomia
Come si vive in Italia? Per rispondere è necessario intendersi sul tragitto da compiere, gli strumenti da utilizzare, la giusta chiave di lettura. Per questo, la campagnaSbilanciamoci! ha pubblicato lo scorso marzo il IX Rapporto Quars relativo all’anno 2011. L’obiettivo non è altro che mostrare la divaricazione esistente tra il cosiddetto sviluppo economico, misurato attraverso indicatori sempre più screditati (vedasi il Pil), ed il benessere sociale (o benvivere, come direbbe Francesco Gesualdi). L’iniziativa, che è nata nel 2003, parte dal presupposto che un qualsiasi indicatore non possa non dipendere dal modello che va a misurare. L’esempio è immediato: il Prodotto interno lordo è indicatore (e contemporaneamente manifesto) di un’impostazione “produttivistica, energivora, consumistica”. “Solo cambiando questo modello”, si legge nel Rapporto 2011, “nuovi indicatori potranno affermarsi”. Ed è per questo che il Quars, lo strumento adottato, è il risultato dell’incrocio di sette dimensioni, scelte non a caso, direttamente legate alle scelte delle amministrazioni pubbliche. Ambiente, Economia e lavoro, Salute, Istruzione e cultura, Diritti e cittadinanza, Pari opportunità e Partecipazione. A tutte e sette le categorie è stato dato lo stesso peso. Per ciascuna è stato poi redatto un ventaglio di indicatori in grado di misurarne l’effettiva qualità. “Il modello che sta dietro al Quars”, sostiene il Rapporto, “ha per riferimento un territorio in cui il sistema di produzione, distribuzione e consumo abbia un impatto minimo sull’ambiente e che sia indirizzato verso la sostenibilità; un territorio in cui i servizi sociali e sanitari siano diffusi e di qualità, in cui la partecipazione alla vita culturale, sociale e politica sia carattere distintivo della comunità, mentre diritti e pari opportunità economiche, sociali e politiche siano alla base del patto di cittadinanza”.
Verranno riportati di seguito le sette categorie declinate a seconda degli indicatori selezionati, con un focus finale regione per regione, per valutare l’eventuale discordanza tra la classificazione dipendente dal Pil e quella soggetta al Quars.
Ambiente
Le variabili del macroindicatore Ambiente sono tratte da fonti come l’Istat, Legambiente, Ispra, Terna e la stessa campagna Sbilanciamoci!. Dalla densità della popolazione all’emissione di Co2 nell’atmosfera, all’impiego dei fertilizzanti al livello di illegalità ambientale (ecomafie, ad esempio), dalla percentuale di raccolta differenziata alla scommessa vinta delle energie rinnovabili, dalle aree protette all’eco-management, fino a valutare lo stato di salute dell’agricoltura biologica e della mobilità sostenibile. Il “comportamento” delle regioni italiane è il risultato dell’aggregazione di queste variabili. Al comando troviamo la Valle d’Aosta (grazie alla produzione di energia mediante risorse rinnovabili), il Trentino-Alto Adige e, a pari merito, l’Abruzzo e la Toscana. In fondo è la Puglia, a dir poco rivedibile in tutte le voci salvo quella relativa alle aree protette.
Economia e lavoro
Precarietà del lavoro (misurata attraverso i dati relativi al lavoro irregolare e interinale), disoccupazione, povertà relativa, disuguaglianza nella distribuzione dei redditi. Queste le lenti attraverso cui è stata valutata la qualità regionale nella categoria Economia e lavoro. Anche in questo caso emerge il Trentino-Alto Adige, seguito dal Veneto e dalla Toscana. E’ negativo invece il trend del Friuli Venezia Giulia, “a causa della crescente condizione di precarietà per i lavoratori” che vi risiedono. “I territori del Mezzogiorno risultano però essere ancora significativamente distanti dal resto del paese anche rispetto a questa variabile”, recita la chiusura il capitolo.
Diritti e cittadinanza
La crisi, sostiene Sbilanciamoci!, non ha colpito soltanto il lavoro, il sistema produttivo, l’economia. Ha colpito anche i servizi sociali, la spesa sociale, i diritti delle persone. Ed ecco il perché del paragrafo dedicato alla “cittadinanza piena”, che comprende il tasso di inclusione sociale di quattro sotto-categorie analizzate. Le famiglie, le persone svantaggiate e gli anziani, i giovani e i migranti. Per le prime è rilevante il diritto alla casa, monitorato attraverso il numero degli sfratti rapportato alla popolazione. Per le persone svantaggiate è considerato il tasso di inserimento in cooperative di tipo B ed il sistema di assistenza. Per i giovani conta il livello di istruzione. Per i migranti, “fascia di popolazione particolarmente soggetta a forme di discriminazione ed esclusione”, vengono presi in considerazione il numero di ricongiungimenti familiari (che presumono un lavoro stabile ed una permanenza di massima), l’inserimento scolastico dei minori e il “grado di attrattività di un territorio”. Ancora una volta è il Trentino-Alto Adige ad assicurarsi la vetta, seguito da Friuli e Marche (buona integrazione degli stranieri). Il Piemonte, pur essendo indietro nella classifica, “è la regione che rivela la maggiore attenzione all’integrazione dei migranti”. Puglia, Sicilia e Campania completano l’elenco.
Istruzione e cultura
Per fornire un’adeguata valutazione della categoria in esame, il IX Rapporto Quars incrocia il livello culturale e di istruzione della popolazione (partecipazione alla scuola superiore e percentuale di laureati), le strutture disponibili sul territorio (qualità dell’edilizia scolastica) e l’accessibilità dei luoghi culturali. “Anche quest’anno”, si legge, “i risultati testimoniano una forte spaccatura del paese in due gruppi”. Centro-nord e Sud. Il Lazio è davanti a tutti, specialmente per il numero di laureati rapportati alla popolazione (14,7% rispetto alla media nazionale dell’11%). Chiudono Puglia, Sicilia e - a causa di un’edilizia scolastica non eco-compatibile ed un “sistema universitario poco attrattivo” - Valle d’Aosta.
Salute
Qualità, efficienza, assistenza territoriale, prevenzione. Questi gli indicatori prescelti per saggiare la qualità della vita per regione, alla voce “salute”, e del sistema sanitario nazionale. Avvalendosi delle informazioni tratte dal tasso di “migrazione ospedaliera”, dalla lunghezza delle liste d’attesa, la qualità dell’assistenza domiciliare integrata per gli anziani (Adi) e da una adeguata prevenzione, la classifica redatta da Sbilanciamoci vede l’Emilia Romagna al primo posto, seguita da Friuli ed Umbria. Calabria, Puglia e Campania “presentano i maggiori problemi sia in termini di qualità ed efficienza che in termini di prevenzione ed assistenza territoriale”.
Pari opportunità
“Il nostro è un paese in cui le pari opportunità non vengono effettivamente garantite”. Basterebbe la frase introduttiva del paragrafo per riassumere la scarsa propensione italiana a garantire l’equità sociale, sia essa etnica, etica o di genere. Le dimensioni considerate sono quattro: la partecipazione delle donne alla vita politica, la disponibilità degli asili nido, la partecipazione alla vita economica e la diffusione sul territorio dei consultori familiari. L’Umbria guida lo sparuto gruppo virtuoso, seguita da Valle d’Aosta e Toscana. Chiudono la fila Puglia, Sicilia e Campania (collegio dell’ex Ministro Mara Carfagna). La Lombardia, a metà classifica, si distingue per la scarsità dei consultori presenti.
Partecipazione
Il “capitale sociale”, ovvero le condizioni positive di cittadinanza attiva, rappresenta il futuro del nostro Paese. Capitale che deve esser stimolato, spingendo i giovani (sopra i 14 anni) a riunioni di volontariato, associazioni ambientaliste, per i diritti civili e la pace; incentivando il formarsi di reti e relazioni sociali; valutando l’effettiva diffusione dei quotidiani (non sportivi); tastando il polso attraverso l’analisi della partecipazione elettorale (indicatore di massima). Il Trentino-Alto Adige è davanti, lo seguono Lombardia e Valle d’Aosta. La classifica è chiusa da Puglia, Campania, Sicilia e Calabria, a testimonianza della “distanza” richiamata anche in altre categorie.
Il IX Rapporto Quars dedica poi una scheda riassuntiva per ciascuna regione. Ecco alcuni estratti.
Piemonte
Nono nella classifica del Pil pro capite, decimo nella classifica del Quars. Protagonista di una positiva prestazione nel campo delle Pari opportunità, il Piemonte è debole, e dunque la qualità della vita ne risente, in quello dell’istruzione e cultura.
Valle d’Aosta
Prima nella classifica del Pil pro capite, quarta nella classifica del Quars. La Valle d’Aosta fa registrare un pessimo risultato nella categoria istruzione e cultura mentre si distingue in maniera eccellente in Ambiente e Pari opportunità.
Lombardia
Terza per Pil pro capite, nona nella classifica del Quars. La regione amministrata da quasi un ventennio da Roberto Formigoni gode di buona salute nel settore della Partecipazione mentre crolla in quello ambientale. Da segnalare il “quadro poco incoraggiante” nel macroindicatore Diritti e cittadinanza.
Trentino-Alto Adige
Secondo per Pil pro capite e vincitore della classifica Quars. Il Trentino Alto Adige sbanca in Partecipazione mentre arranca nell’istruzione e cultura. Anche nella categoria delle Pari opportunità la prestazione non è fantastica: sono 0,3 i consultori ogni 20.000 abitanti, ad esempio.
Veneto
Sesto per Pil pro capite, settimo nel Quars. Il Veneto è locomotiva nel settore Economia e lavoro ma fanalino di coda per istruzione e cultura: poche biblioteche sul territorio, scarsa edilizia scolastica e basso tasso di scolarità superiore dei giovani.
Friuli Venezia Giulia
Settimo per Pil pro capite, sesto nel Quars. Discreto risultato nella categoria Salute, disastrosa performance nelle pari opportunità: bassa la percentuale delle donne in politica (si pensi all‘8,57% di consiglieri regionali donne sul totale).
Liguria
Decima per Pil, undicesima per Quars. La Liguria si comporta bene in Economia e lavoro (disoccupazione al 6,5%, comunque) e molto male in Ambiente, definito l’”anello” debole della regione: densità abitativa deflagrante, emissioni di Co2 elevate, scarso indice di legalità ambientale. poche aziende biologiche, produzione di energia con fonti rinnovabili vicina allo zero.
Emilia Romagna
Quarta per Pil, seconda per Quars. L’Emilia Romagna, facendo registrare buoni risultati in quasi tutte le voci, dovrà rivedere soprattutto le politiche ambientali, settore dove matura la peggior prestazione (elevato impiego di fertilizzanti nel suolo).
Toscana
Ottava per Pil, quinta per Quars. La regione Toscana cade alla voce Diritti e cittadinanza. Sedicesima per il numero di sfratti, quindicesima per l’integrazione dei migranti, tredicesima per numero di cooperative di tipo B e un elevato tasso di abbandono della scuola dell’obbligo. Miglior prestazione invece in Pari opportunità ed Economia e lavoro.
Umbria
Dodicesima per Pil, terza per Quars. Un salto qualitativo derivante dal basso tasso di povertà e da uno straordinario tasso di partecipazione femminile alla vita politica e di posti disponibili negli asili nido. Prestazione rivedibile in tema di Partecipazione: 0,1 difensori civici ogni 100.000 abitanti.
Marche
Undicesima per Pil, ottava per Quars. Bassa disoccupazione, anche se il trend è in peggioramento data la crisi. Povertà relativa dal 6,3% all‘8,5%. Decisamente incoraggiante il fatto che sempre più stranieri decidano di stabilirsi nelle Marche.
Lazio
Quinto per Pil, dodicesimo per Quars. Il quadro descritto per la regione amministrata da Renata Polverini è definito “desolante”. L’unico risultato positivo riguarda soltanto l’istruzione. 15% di raccolta differenziata, 12,32% di energia prodotta da fonti rinnovabili. Alto anche il tasso di disoccupazione (9,31%). L’unico aspetto positivo riguarda l’Istruzione e la cultura grazie ad alti tassi di scolarizzazione e livello di istruzione.
Abruzzo
Tredicesima in entrambe le classifiche, l’Abruzzo “si riconferma la regione del Mezzogiorno con la migliore qualità dello sviluppo”. Bene in Ambiente (grazie alla maggior superficie di aree protette in Italia, 36%) e in Diritti e cittadinanza.
Molise
Quattordicesimo in entrambe le graduatorie, il Molise fa registrare prestazioni negative in Ambiente (10,3% nella raccolta differenziata, 0,7% aziende agricole biologiche) e in Economia e lavoro. Quasi un lavoratore su tre è precario e il tasso di disoccupazione misurato raggiunge quota 8,2%.
Campania
“La Campania è la regione che registra il più basso valore in termini di qualità dello sviluppo”. Ventesima per Pil, ventesima per Quars. 429 abitanti per Km2, top player per infrazioni ambientali. “I dati più allarmanti”, si legge nel Rapporto, “sono quelli relativi alla scarsissima diffusione dell’agricoltura biologica”. In Campania si verifica la più alta sperequazione della distribuzione del reddito e il tasso di disoccupazione si attesta a quota 14%. Diciottesimo risultato in Partecipazione: “scarsa partecipazione alla società civile e alla vita politica, disinteresse nei confronti degli argomenti di attualità che si traduce nel basso numero di quotidiani venduti”.
Puglia
Diciannovesima per Pil, diciassettesima per Quars. Male in Ambiente, dove l’emissione di Co2 e l’illegalità ambientale fanno registrare alti tassi. 14% di raccolta differenziata, 10,4% di impiego di energie rinnovabili. Preoccupante il dato sulla povertà relativa: 21% della popolazione.
Basilicata
Sedicesima per Pil e stesso risultato per Quars. L’unica dimensione positiva è quella ambientale, dovuta alla scarsa densità abitativa. Leggendo tra le righe emerge comunque un bassissimo tasso di raccolta differenziata e sostenibilità dei mezzi di trasporti pubblici utilizzati. Male, molto male, in Economia e lavoro: il 28% delle famiglie vive in condizioni di povertà relativa, il peggiore dato tra le regioni italiane.
Calabria
Anche la Calabria conferma la posizione sia per Pil che per Quars: diciottesima. Il principale responsabile dello scarso risultato è individuato, da Sbilanciamoci!, nell’assenza prolungata delle istituzioni. Economia e lavoro e Partecipazione sono le categorie dove la Calabria si comporta peggio. Tasso di precarietà più alto d’Italia, elevata disuguaglianza nella distribuzione del reddito, povertà relativa diffusa (26%), disoccupazione all‘11,9%.
Sicilia
Diciassettesima per Pil, penultima per Quars. Economia e lavoro, anche per la Sicilia, è la voce dove si verifica la maggior difficoltà. Alta disoccupazione, alta precarietà, alta diseguaglianza. Nell’indicatore Istruzione e cultura la Sicilia compare all’ultimo posto.
Sardegna
Quindicesima per Pil così come per Quars. Tra il Molise e la Basilicata, la Sardegna fatica in Economia e lavoro mentre cerca di crescere in Diritti e cittadinanza. Disoccupazione regionale al 14,1%.
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