giovedì 12 aprile 2012

Lettera aperta a Pierluigi Bersani sul pareggio di bilancio in Costituzione


Caro Segretario Bersani,
chi ti scrive è un ex-elettore del Partito Democratico. L’ho votato alle politiche del 2008 e me ne sono pentito. Oggi faccio parte di quel 50% dell’elettorato che non andrebbe a votare, perché non sa proprio più a chi credere (o a che santo votarsi). Ho 23 anni, a luglio mi laureo, ad ottobre sbarcherò a Londra, non penso di tornare, perché qui in Italia, a parte gli affetti familiari e l’impegno politico nella diffusione degli ideali di Enrico Berlinguer e la difesa della sua memoria, non c’è nulla che mi trattiene o che mi invogli a rimanere.
Se ti scrivo però è perché ti reputo una persona perbene e competente, benché spesso e volentieri non mi trovi d’accordo con alcune posizioni che hai assunto in questi tuoi due anni e mezzo di mandato. Per questo penso che sulla questione dell’introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione il Partito Democratico, che stando ai sondaggi sarebbe il primo partito, non può semplicemente ratificare una decisione presa chissà dove, senza coinvolgere i cittadini elettori.
Per la settimana prossima, precisamente martedì 17 aprile, il Senato ha calendarizzato l’approvazione definitiva della modificadell’art.81 della Costituzione, che introduce il pareggio di bilancio. Molti economisti, a partire da Tito Boeri, hanno parlato della dannosità di un provvedimento del genere. In particolare, in un editoriale su Repubblica del 6 agosto 2011, l’economista della Bocconi ha spiegato:
L’inserimento dell’obbligo di bilancio in pareggio nella Costituzione è addirittura una norma sbagliata. Ci può mettere nelle stesse condizioni in cui si è trovato Obama nelle ultime settimane. Supponiamo che il nostro Paese si trovi a fronteggiare un rialzo dei tassi di interesse inaspettato oppure una recessione internazionale dopo aver approvato un bilancio in pareggio. Come potrà essere finanziata questa spesa aggiuntiva senza che il provvedimento venga dichiarato incostituzionale? In ogni caso un governo deve poter anche utilizzare il deficit di bilancio durante le recessioni per ridurre i costi e la durata. Precludersi a priori questa possibilità è un grave errore.
Sempre in quel periodo lo stesso Boeri, su lavoce.info, ha osservato che sarà comunque facile eludere la norma per le forze politiche, ma questo ridurrà ulteriormente la trasparenza dei conti pubblici. E in tempi come questi, dove l’irrisolta Questione Morale rischia di travolgere le istituzioni e tutti i partiti, direi che non ce lo possiamo proprio permettere.
Tu stesso, l’11 agosto 2011, pronunciavi le seguenti parole, nell’aula di Montecitorio:
Non parlateci di pareggio di bilancio in Costituzione, sarebbe castrarsi da ogni politica economica.
Ecco, ora tu puoi anche aver cambiato opinione al riguardo, ma puoi spiegare al tuo elettorato (reale e potenziale) il perché di questo cambio di rotta? Solo perché al Governo c’è Mario Monti e il pareggio di bilancio è stato imposto da Angela Merkel a livello europeo per istituzionalizzare ricette che anche tu fino a qualche mese fa definivi bollite e inadeguate a fronteggiare la crisi?
Ma se non era la Madonna Enrico Berlinguer, possono esserlo Mario Monti o Angela Merkel? Con la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio in Costituzione si dichiara de facto il rifiuto dell’idea che lo stato sociale sia una istituzione fondamentaledel nostro sistema economico e sociale. E non è una cosa da poco e sulla questione i cittadini dovrebbero essere chiamati ad un grande dibattito, da cui invece sono tagliati fuori completamente.
Sui grandi giornali la discussione è praticamente assente, così come nei talk show televisivi. Ai tempi del PCI ogni legge/proposta veniva discussa nelle sezioni, coinvolgendo militanti e simpatizzanti: lo stesso sta avvenendo in quelle del Partito Democratico? A quanto pare no.
L’opinione pubblica italiana è distratta da Trote, malapolitica e scandali, anche a causa del fatto che il PD sulla Questione Morale per troppo tempo ha balbettato. Ma su questa questione anche io cittadino elettore ho il diritto di esprimere la mia opinione. La Libertà è partecipazione: e io voglio essere libero di partecipare.
Questo Parlamento, che ha quasi il 10% dei suoi membri condannati/indagati, non è adeguato a proporre nessuna modifica della Carta fondamentale della nostra Repubblica: non ne è politicamente (per via della legge elettorale) e moralmente (per via degli scandali) degno.
Il Partito Democratico il 17 aprile prossimo dovrebbe astenersi, per permettere ai cittadini di esprimersi sul pareggio di bilancio in Costituzione per via referendaria. Se, viceversa, voterà a favore, contribuendo a raggiungere la soglia dei 2/3, oltre la quale non sarà possibile fare alcun referendum, vorrà dire che il PD, di democratico, ha solo l’aggettivo.
Enrico Berlinguer, concludendo la famosa intervista a Scalfari del 28 luglio 1981, affermava:
Un giornalista invitò una volta a turarsi il naso e a votare Dc. Ma non è venuto il momento di cambiare e di costruire una società che non sia un immondezzaio?
Ecco, caro Bersani, una nuova società che non sia un immondezzaio si comincia a costruire anche da qui, lasciando ai cittadini la possibilità di scegliere se il pareggio di bilancio debba diventare parte della nostra Carta fondamentale oppure no. Tu questa società la vuoi davvero costruire? E allora dimostralo.
Con sincera stima,
Pierpaolo Farina
studente

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