martedì 3 aprile 2012

Giuliano Pisapia risponde alla ‘Lettera di un papà preoccupato’ di Marco Formigoni


Marco Formigoni ci ha lasciato tre anni fa. Fra i suoi scritti su PeaceReporter c’era la ‘Lettera aperta di un papà preoccupato‘, che Marco scrisse di getto nelle ore successive all’omicidio di Abba. In quella lettera Marco chiedeva una risposta all’amministrazione comunale sul perché non ci siano politiche precise e atti conseguenti per affrontare la discrimazione, la convivenza sociale, il rispetto fra genti diverse che popolano la stessa comunità.
La lettera si chiudeva con un intrrgativo-denuncia al sindaco di allora, Letizia Moratti. Per anni abbiamo atteso una risposta. Che è giunta ieri sera, durante la premiazione del concorso Vola Alto dell’Associazione Marco Formigoni. Paolo Limonta, della segreteria del sindaco Pisapia e responsabile per le relazioni con la città ha letto una lettera dello stesso Pisapia, che riportiamo intergralmente.
La risposta del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia
Caro Marco,
pur sapendo che non potrai leggere questa lettera ho ritenuto che il Sindaco di Milano avesse il dovere di rispondere a quanto tu hai scritto dopo l’omicidio di Abdul Salam Guibre detto Abba.
Per risponderti parto da Piazza del Duomo, così come l’ho vista il 30 maggio scorso. Una Piazza del Duomo bellissima, dove nessuno aveva paura degli altri, dove i colori, gli odori, i sorrisi, le lacrime si mischiavano in un insieme meraviglioso che disegnava la rinascita di questa nostra città. In quella piazza c’era la risposta alla domanda di tuo figlio.
Ed è la mia risposta. Perché io voglio essere il Sindaco di tutti coloro che vivono in questa città e che, con la loro presenza, fanno vivere Milano. Qualunque sia il colore della loro pelle, il lavoro che svolgono, il luogo dove abitano, la religione che professano, i libri che leggono, la musica che ascoltano. Perché, come dicono le mie amiche maestre, la differenza è una grande ricchezza che arricchisce il gruppo e lo rende più unito, più ricco, più bello.
A Milano non ci dovrà più essere nessuno che possa avere paura di quelli con la pelle scura perché il rispetto dei diritti di tutti renderà la città più vivibile. Pochi mesi fa ho aderito alla campagna “L’Italia sono anch’io” per far si che ai figli dei migranti nati in Italia sia riconosciuta automaticamente la cittadinanza italiana e non debbano aspettare fino al compimento del diciottesimo anno d’età per farne richiesta.
Semplicemente perché, in un paese civile, è giusto che sia così.
Vedi caro Marco, uno degli slogan che ha contraddistinto la mia campagna elettorale è stato “Il vento è cambiato”.
Penso che sia vero e che Milano abbia cominciato veramente e profondamente a cambiare. Nei giorni di grande freddo dello scorso inverno, migliaia di cittadini hanno aiutato i senza fissa dimora senza neanche accorgersi di che colore fosse la loro pelle, con uno slancio e una generosità che mi hanno commosso, ma non sorpreso. Perché so che generosità, solidarietà, condivisione e inclusione sono i tratti distintivi dei milanesi.
Ho lottato per tutta la mia vita affinché questi valori si radicassero sempre più nella società e continuo a farlo adesso da Sindaco, orgoglioso della mia città e dei miei cittadini. Una città che, con tuo figlio e per tuo figlio, non potrà che diventare sempre più accogliente, inclusiva, aperta, sorridente, bella.
Sono diventato Sindaco perché questo accada e sono certo che, insieme a tutti quelli che credono in un mondo migliore, ce la faremo.
Giuliano Pisapia

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