martedì 17 aprile 2012

Italia, per la Marina Militare una lista della spesa da 132 milioni


Centotrentadue milioni di euro. Così, senza colpo ferire. Nel paese che fa fatica a decidere quanti siano gli esodati e che rimugina sulla misura in cui tagliare le pensioni minime, in un batter d’occhio spuntano fuori 132 milioni di euro per la Marina Militare. Un particolare della Gazzetta Ufficiale nasconde una trentina di contratti d’oro, approvati in poco tempo e fatti passare – praticamente – sotto silenzio. I beneficiari? Finmeccanica, Aermacchi e Agusta Westland, aziende di armamento,  coinvolte – tra l’altro – in indagini di diverse procure, compresa quella recentissima di Napoli, che vede coinvota la Lega Nord.

Messe da parte le ombre, però, l’operazione è stata portata al termine alla luce del sole: 132.6 milioni di euro – per l’esattezza – che serviranno a comprare armi e dispositivi per la Marina Militare. La ‘lista della spesa’ è piuttosto eloquente: fusoliere per i veivoli P72A (19 milioni e mezzo di euro in otto anni), aggiornamento degli elicotteri Agusta Westland, 3 milioni di razzi per l’Esercito e apparati radio che consentano il controllo satellitare a bordo degli aerei, mitragliatrici, munizioni, pezzi di ricambio, programmi di manutenzione, uno studio per l’impatto acustico nei siti militari del nuovo caccia F-35 e per “l’eliminazione di patologie alla cervicale tramite bilanciamento ergonomico dei caschi pilota di elicottero”. Una spesa che farà discutere, dentro il Parlamento e fuori: domani andrà in scena la riunione della Commissione Difesa della Camera e già in molti affilano le loro armi – queste sì, figurate -, pronti a chiedere che senso abbia armarmarsi come se si dovesse invadere il pianeta Marte nel momento in cui non si trovano soldi per pagare le pensioni.
Una posizione – curiosamente – che travalica gli schieramenti politici e mette d’accordo,  per esempio, Audusto Di Stanislao (Idv) con Guido Crosetto (Pdl), che, comunque, pur parlando di “un certo imbarazzo” nel fare una spesa simile, sostiene la necessità di finanziare un’industria che dà lavoro a oltre 100mila persone. Osservazione sacrosanta, da un certo punto di vista, ma tra i signori della guerra c’è un’altro capitolo di spesa che farà discutere, quello delle ‘cure spirituali’. Per il conforto religioso dei soldati, infatti, è emerso che lo Stato tiene sul libro paga 176 cappellani, 5 vicari 
episcopali, il provicario generale e l’arcivescono ordinario militare e  altrettanti loro colleghi in pensione. Alla fine del 2012, il conto sarà di 15 milioni di euro.
E il mensile

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