martedì 6 agosto 2013

LETTA HA FATTO CENTO

Via il Porcellum e le province, basta con il finanziamento pubblico ai partiti. E poi ancora reddito minimo per le famiglie, rifinanziamento per la cassa integrazione, riduzione del costo del lavoro, incentivi per il reddito giovanile. Ma cosa hanno fatto davvero?

Cento di questi giorni, o anche no. Il governo Letta arriva al suo primo traguardo con l'affanno, avendo già perduto per strada parte della sua spinta e del suo consenso. In carica dal 28 aprile 2013, mentre Berlusconi si commuoveva sul palco di Palazzo Grazioli, domenica 4 agosto, Erico Letta ha segnato la centesima crocetta sul suo calendario. 

Quando si presentò in Parlamento, parlò di riforme e provvedimenti da adottare nel primo anno e mezzo di governo: stop all'Imu a giugno, rinuncia dell'aumento dell'Iva, via il Porcellum e le province, basta con il finanziamento pubblico ai partiti. E poi ancora reddito minimo per le famiglie, rifinanziamento per la cassa integrazione, riduzione del costo del lavoro, incentivi per il reddito giovanile.

Sembrava un libro dei sogni, con un'ampia maggioranza bipartisan dalla sua che, per una volta, lasciava qualche briciolo di speranza. A che punto siamo? L'Imu è stata effettivamente congelata, ma entro agosto il governo deve varare con un decreto legge la riforma degli immobili, e trovare la quadra in questo delicato momento politico non sarà facile. L'aumento dell'Iva di luglio è stato scongiurato, per ora:entro ottobre bisognerà trovare una soluzione.

Le Province sono state protagoniste di un primo decreto che le ha svuotate dei loro compiti, cui segue la riforma costituzionale approvata la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri. Ma l'iter in Parlamento rischia di essere lunghissimo, sempre che ce ne sia il tempo. E tempo serve anche al Porcellum, nonostante la procedura d'urgenza approvata alla Camera per portare in aula a ottobre una riforma che lo superi. L'accordo ancora non c'è. E non sarà facile trovarlo.

Il ddl sul finanziamento pubblico ai partiti è alla Camera, pronto per essere approvato entro il 10 agosto, dicono. Ma rischia pure di saltare a settembre, invece, per via dell'emendamento Pd che introduce un tetto alle donazioni dei privati, e che ha causato più d'un malumore. 

Il decreto del Fare doveva servire a rilanciare l'economia con una serie di misure per la liberalizzazione e la sburocratizzazione. Ma la lotta sugli emendamenti è aperta in Senato, e il tempo stringe perché va convertito entro il 20 agosto.

Del reddito minimo per le famiglie nessuna traccia, così come della riduzione del costo lavoro: al suo posto, una serie di sgravi e incentivi per l'assunzione di giovani. I decreti per la cassa integrazione in deroga, invece, sono già stati firmati. 

Gli interventi già in campo chiaramente hanno delle ricadute, in primo luogo sulle tasse: l'acconto l'Irpef, per esempio passa dal  99 al 100%, quello Ires dal 100 al 101%. E chiamarli acconti sembra ridicolo. Molto, ancora, resta da fare. Ma il destino del Governo, e quello delle sue promesse, sono appesi a un filo che si chiama Berlusconi.

di Redazione Cadoinpiedi.it - 6 agosto 2013

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