Tel Aviv annuncia 346 nuove unità abitative nel blocco di Gush Etzion, a pochi giorni dall'annuncio della visita del presidente USA. Netanyahu sfida Washington.
Foto di Nena News Agency
Nuove colonie sotto gli occhi del presidente Obama. Ieri il ministro della Difesa israeliano ha annunciato il via libera alla costruzione di 346 nuove unità abitative per coloni in due insediamenti a Sud-Ovest della Cisgiordania.
L'ultima volta era toccato al vicepresidente Joe Biden: la sua visita ufficiale in Israele nel 2010 era stata segnata dall'avvio di nuovi progetti coloniali, un annuncio che aveva mandato su tutte le furie l'amministrazione di Washington, apertamente sfidata dal governo Netanyahu.
Oggi la preda è ben più succulenta: il presidente Obama. Pochi giorni dopo l'annuncio da parte della Casa Bianca del primo viaggio ufficiale del presidente Usa in Israele e Territori Occupati, Tel Aviv conferma l'intenzione di proseguire con la colonizzazione della Cisgiordania: "Il Ministero della Difesa ha approvato piani per la costruzione di 200 unità abitative a Tekoa e 146 a Nokdim".
Tekoa e Nokdim sono due insediamenti piuttosto piccoli, parte del blocco di colonie di Gush Etzion, tra Gerusalemme, Betlemme e Hebron. Un progetto che segue a quello dello scorso anno, quando venne approvato un precedente piano per la costruzione di altre 523 unità abitative nella stessa area. Obiettivo israeliano è allargare la cintura di colonie tra Gerusalemme e il Sud della Cisgiordania, così da annettere nella pratica una vasta area di territorio palestinese a Sud della Città Santa.
Solo una settimana fa il team di esperti del Consiglio Onu per i Diritti Umani aveva presentato un rapporto durissimo sulle politiche israeliane di colonizzazione, chiedendone l'approvazione definitiva al Consiglio:immediato congelamento dell'espansione coloniale e ritiro di tutti i coloni israeliani residenti nei Territori Occupati. Più che una critica, una vera e propria denuncia che Israele ha però rispedito al mittente, interrompendo definitivamente i rapporti diplomatici con il Consiglio.
Il tutto ad un mese dalla visita del presidente Obama: tra i temi che le due amministrazioni tratteranno, ci saranno sicuramente la minaccia iraniana e la situazione siriana. Ma anche il processo di pace con la controparte palestinese. Da tempo la Casa Bianca, prima sotto George W. Bush e ora sotto Obama, chiede ad Israele il congelamento dell'espansione coloniale come precondizione al dialogo. E seppure si tratti spesso di richieste blande e mai concretamente supportate da azioni diplomatiche o politiche, Israele subisce da qualche mese una maggiore pressione internazionale. Dopo il riconoscimento della Palestina come Stato non membro delle Nazioni Unite e l'annuncio israeliano di implementare il piano di espansione in area E1, appare chiaro a tutti che simili violazioni del diritto internazionale e delle risoluzioni Onu da parte di Tel Aviv non hanno altro scopo se non quello di impedire la creazione di uno Stato di Palestina indipendente e contiguo.
Resta da vedere come si comporterà Obama una volta faccia a faccia con l'alleato (ma non troppo) Netanyahu: butterà sul tavolo solo il nemico Iran o chiederà sforzi politici per riavviare il negoziato con la controparte palestinese? Il tutto alla luce del nuovo contesto politico israeliano: l'atteggiamento del premier israeliano non potrà che essere influenzato dalla coalizione di maggioranza che deciderà di mettere in piedi nelle prossime settimane.
L'ultima volta era toccato al vicepresidente Joe Biden: la sua visita ufficiale in Israele nel 2010 era stata segnata dall'avvio di nuovi progetti coloniali, un annuncio che aveva mandato su tutte le furie l'amministrazione di Washington, apertamente sfidata dal governo Netanyahu.
Oggi la preda è ben più succulenta: il presidente Obama. Pochi giorni dopo l'annuncio da parte della Casa Bianca del primo viaggio ufficiale del presidente Usa in Israele e Territori Occupati, Tel Aviv conferma l'intenzione di proseguire con la colonizzazione della Cisgiordania: "Il Ministero della Difesa ha approvato piani per la costruzione di 200 unità abitative a Tekoa e 146 a Nokdim".
Tekoa e Nokdim sono due insediamenti piuttosto piccoli, parte del blocco di colonie di Gush Etzion, tra Gerusalemme, Betlemme e Hebron. Un progetto che segue a quello dello scorso anno, quando venne approvato un precedente piano per la costruzione di altre 523 unità abitative nella stessa area. Obiettivo israeliano è allargare la cintura di colonie tra Gerusalemme e il Sud della Cisgiordania, così da annettere nella pratica una vasta area di territorio palestinese a Sud della Città Santa.
Solo una settimana fa il team di esperti del Consiglio Onu per i Diritti Umani aveva presentato un rapporto durissimo sulle politiche israeliane di colonizzazione, chiedendone l'approvazione definitiva al Consiglio:immediato congelamento dell'espansione coloniale e ritiro di tutti i coloni israeliani residenti nei Territori Occupati. Più che una critica, una vera e propria denuncia che Israele ha però rispedito al mittente, interrompendo definitivamente i rapporti diplomatici con il Consiglio.
Il tutto ad un mese dalla visita del presidente Obama: tra i temi che le due amministrazioni tratteranno, ci saranno sicuramente la minaccia iraniana e la situazione siriana. Ma anche il processo di pace con la controparte palestinese. Da tempo la Casa Bianca, prima sotto George W. Bush e ora sotto Obama, chiede ad Israele il congelamento dell'espansione coloniale come precondizione al dialogo. E seppure si tratti spesso di richieste blande e mai concretamente supportate da azioni diplomatiche o politiche, Israele subisce da qualche mese una maggiore pressione internazionale. Dopo il riconoscimento della Palestina come Stato non membro delle Nazioni Unite e l'annuncio israeliano di implementare il piano di espansione in area E1, appare chiaro a tutti che simili violazioni del diritto internazionale e delle risoluzioni Onu da parte di Tel Aviv non hanno altro scopo se non quello di impedire la creazione di uno Stato di Palestina indipendente e contiguo.
Resta da vedere come si comporterà Obama una volta faccia a faccia con l'alleato (ma non troppo) Netanyahu: butterà sul tavolo solo il nemico Iran o chiederà sforzi politici per riavviare il negoziato con la controparte palestinese? Il tutto alla luce del nuovo contesto politico israeliano: l'atteggiamento del premier israeliano non potrà che essere influenzato dalla coalizione di maggioranza che deciderà di mettere in piedi nelle prossime settimane.
Fonte: http://nena-news.globalist.it
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