Foto di www.vita.it
La fotografia dell’ufficio di statistica Ue rivela come il 32,3% degli under 18 nella penisola sia a rischio povertà e conseguente esclusione sociale, ben al di sopra della media Ue, che si ferma al 27%. Tra i Paesi che registrano la situazione più dura, ci sono Bulgaria (52% a rischio povertà), Romania (49%), Lettonia (44%), Ungheria (40%), Irlanda (38%) e Lituania (33,4%), seguita subito dopo dall’Italia. Nella classifica dei più virtuosi, paesi dove la crisi morde meno, come Svezia, Danimarca, Finlandia (16%), ma anche Slovenia (17%), Olanda (18%) e Austria (19%).
Ad essere più a rischio sono quei minori i cui genitori hanno un basso livello di scolarizzazione. Tra questi quelli a rischio povertà sono la metà (Italia 46,3%), contro il 22% di chi è figlio di genitori diplomati (Italia 22,6%) e il 7% di chi è figlio di laureati (Italia 7,5%). Problematica anche la situazione per i figli degli immigrati (almeno uno dei due genitori non è originario del paese di residenza), dove uno su tre (32%) è esposto a condizioni economiche difficili.
Sono dati «inaccettabili per il nostro Paese», afferma il presidente di Unicef Italia, Giacomo Guerrera, che propone una ripartenza «a cominciare dall’infanzia». Stando alle cifre diffuse dall’agenzia Onu sono infatti 723mila i minori che in Italia vivono in povertà assoluta. Nelle stesse condizioni versano 1.297.000 famiglie, di cui 440mila con minori. Il 10,3% di queste è concentrata nel Meridione.
Solo la settimana scorsa la Commissione Ue aveva pubblicato una comunicazione per chiedere agli Stati membri di rivedere la propria spesa sociale. Spesa che in Italia sconta l’elevato peso delle pensioni, e per questo non lascia margine ad altro tipo di interventi. Secondo i dati resi noti dalla Commissione, in Italia il numero dei poveri è passato dai 15.099.000 milioni del 2008 ai 17.112.000 del 2011.
Fonte: www.lastampa.it
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