giovedì 27 settembre 2012

Provaci ancora, Sal!

Mai avremmo immaginato di scrivere qualcosa in difesa di Alessandro Sallusti.
Lo ha fatto persino Travaglio, ma lui è un giornalista, è parte in causa, noi no.
E questo è sbagliato. Perché quando si mettono a rischio la libertà di stampa e di espressione, siamo tutti parti in causa. Perché molti politici, o potenti in genere, usano la querela preventiva come mezzo per intimidire giornalisti, comici e voci a loro contrarie. Non a caso, quando accadde a Luttazzi, propose di inserire nei codici civile e penale un comma che diceva, più o meno, così: “Ok, te mi quereli per centinaia di migliaia di euro. Però se perdi la causa, li dai te a me!”
Ma Luttazzi è stato troppo frettolosamente, e ingiustamente, dimenticato.
E ora tocca a Sallusti.
Sallusti che ha intrapreso una battaglia di libertà contro un magistrato che lo ha denunciato per diffamazione.
Sallusti nuovo Bobby Sands, nuovo Gandhi, nuovo Nelson Mandela… e la Santanché nuova Winnie Mandela.
Sallusti che è stato condannato e che, ovviamente, non farà neanche un giorno di carcere e, forse, sarà assegnato ai servizi sociali, tipo accompagnare gli anziani a fare le analisi, portare la spesa a casa di vecchie vedove, o fare da vigile all’uscita delle scuole elementari.
E già questo dovrebbe essere un motivo per schierarsi contro la condanna: tenete Sallusti lontano dai nostri padri, dalle nostre madri e soprattutto dai nostri figli, per favore!
Ma la questione è tutt’altro che semplice, perché non ci passa neanche lontanamente per la testa l’idea di gioire quando qualcuno, perfino uno come Sallusti, viene condannato per aver espresso un’opinione o per aver riportato e commentato una notizia. Anzi, per aver fatto scrivere a un altro, in qualità di direttore responsabile.
Però. C’è un però.
Da tempo, certe testate (giornali e telegiornali) fanno della diffamazione a mezzo stampa una strategia editoriale e politica, la cosidetta “macchina del fango”. Le migliaia di euro da pagare per una causa per diffamazione vengono addirittura messe a budget, quando si dirigono certi giornali. Cosa sono poche migliaia di euro, davanti alla possibilità di infangare un avversario politico o di diffondere notizie false e tendenziose? Si paga, magari si pubblica una smentita nella pagina degli annunci delle troie (ma anche no) e intanto si è portato a casa il risultato.
Ecco, questo modo di fare giornalismo, tanto di voga negli ultimi anni, è vergognoso e deve finire.
L’arresto è un modo per mettere in regola le cose? No, sicuramente no, di questo siamo sicuri. Così come siamo sicuri… no, via diciamo sospettiamo che il buon Sallusti e il suo editore (chi sarà mai?) non sperassero altro per poter così lanciare un’altra offensiva mediatica contro i magistrati e i loro calzini turchesi.
Però mai avremmo pensato di scrivere qualcosa in difesa di Sallusti.
E, infatti, non lo facciamo nemmeno ora.
***
P.S. Apprendiamo adesso che la condanna è stata sospesa. Vabbè, via, provaci ancora, Sal!


donzauker.it

lunedì 24 settembre 2012

Vuoi la pace? Pedala!


A Milano il 17 Ottobre, la biciclettata tra i comuni per promuovere uno sviluppo di pace e per costruire insieme il percorso verso l’Expo dei Popoli!

Articolo di: Acli - Pace in comune
       
ll Coordinamento La pace in comune organizza una manifestazione in bicicletta che attraverso 7 percorsi confluirà in Piazza Duomo, a Milano, per promuovere uno sviluppo di pace e per costruire insieme il percorso verso l’Expo dei Popoli!
Ecco i percorsi, scegli quello più vicino a te!
PERCORSO VERDE
Meda, P.za del Lavoratore, ore 8.00
Bulciago, Via Dante Alighieri, ore8.30
Nova Milanese, P.zza Gioia, ore 9.15
Muggiò, P.za della Chiesa, ore 9.15
Cusano Milanino, P.za del Comune, ore 9.30
Cinisello Balsamo, Centro Pertini, ore 9.45
Cormano, Stazione FNM, ore 9.50
Sesto San Giovanni, P.za Petazzi, ore 9.50
Bresso, P.za Martiri (Comune), ore 10.00
Parco Nord, Cascina del Parco, ore 10.15
PERCORSO GIALLO
Bellusco, P.za F.lli Kennedy, ore 7.40
Burago, P.za Don Decio, ore 7.45
Caponago, P.za della Pace, ore 8.00
Cassano D’Adda, P.za Matteotti (Comune), ore 8.00
Trecella, P.za della Chiesa, ore 8.00
Vimercate, P.za Marconi, ore 8.00
Inzago, Via Besana 2 (Circolo Acli), ore 8.15
Masate, Via Roma 17 (Circolo Acli), ore 8.15
Agrate Brianza, P.za San Paolo, ore 8.30
Carugate, P.za Manzoni, ore 9.00
Gorgonzola, P.za della Repubblica (Palazzo Pirola), ore 9.00
Pioltello, P.za dei Popoli (Comune), ore 9.15
Cernusco Sul Naviglio, Parco Germani, ore 9.45 Cologno Monzese, P.za Mazzini (Villa Casati), ore 10.00
Vimodrone, P.za Vittorio Veneto, ore 10.15
PERCORSO BLU
Lodi, P.za Castello 7.30
Vizzolo Predabissi, P.za del Comune, ore 8.30
Melegnano, Via Montorfano (LIDL), ore 8.45
Pantigliate, P.za delle Fontane, ore 9.00
Peschiera Borromeo, P.za Lombardi (COOP), ore 9.15
San Giuliano Milanese, Cascina Rampina (parcheggio), ore 9.30
San Donato Milanese, P.za Santa Barbara, ore 10.00
PERCORSO ARANCIONE
Pavia, Via Lomonaco (Casa del Giovane), ore 8.15
Binasco, P.za della Chiesa, ore 9.00
Lacchiarella, P.za Risorgimento, ore 9.30
Noviglio, Chiesa S. Corinna, ore 9.30
Pieve Emanuele, Via Viquarterio (P.za del mercato), ore 9.30
Rozzano, P.za Foglia, ore 10.00
PERCORSO AZZURRO
Corbetta, P.za Canonica (Circolo Acli), ore 8.15
Rosate, Via Vittorio Veneto, ore 8.45
Abbiategrasso, P.za Castello, ore 9.00
Assago, P.za Risorgimento, ore 9.15
Buccinasco, (Chiesetta), ore 9.45
Cesano Boscone, Via Libertà (sala della Trasparenza), ore 10.00
Corsico, Parco Area Pozzi, ore 10.30
PERCORSO ROSSO
Ossona, P.za Litta Modignani, ore 8.00
Sedriano, P.za del Seminatore, ore 8.00
Vanzago, Via Garibaldi (Cortile Palazzo Calderara), ore 8.30
Pregnana Milanese, P.za Ss. Pietro e Paolo, ore 8.45
Rho, P.za Visconti, ore 9.30
Pero, Giardinone, ore 10.00
PERCORSO VIOLA
Limbiate, P.za Tobagi, ore 8.30
Senago, Via 1° Maggio 1 (Comune), ore 8.30
Malnate, Stazione FNM, ore 8.30
Cesate, “Il Sentiero” nel Parco delle Groane, ore 9.00
Garbagnate Milanese, P.za della Chiesa Ss. Eusebio e Maccabei, ore 9.30
Bollate, P.za C.A. Dalla Chiesa, ore 10.00<
Milano Quarto Oggiaro, Via De Roberto (Chiesa Santa Lucia), ore 11.00
Allora cosa aspetti?
Il 14 ottobre 2012...PEDALA!!!
Acli Provinciali Milano-Monza Brianza - via della Signora, 3 - 20122
Milano - tel. 02.77231 - info@aclimilano.com 

AMORI 'DIVERSI'


Negli Usa in dieci anni il numero di coppie omosessuali è passato da 594.391 a 901.997. E in Italia? Disinformazione e pregiudizi sono lontani dall'essere abbattuti



«Io sono ferito dalla grave freccia d'amore per Licisco, che afferma di superare in tenerezza qualsiasi donna»
Orazio


L'ultimo censimento negli Stati Uniti ha reso noto che, in un solo decennio, il numero di coppie che si dichiarano omosessuali è passato da 594.391 a 901.997. In attesa di scoprire i risultati del censimento italiano (per la prima volta, infatti, l'Istat ha rivolto la dicitura "Convivente in coppia con l'intestatario" anche a persone dello stesso sesso), vale la pena porsi una domanda:cos'è successo negli ultimi dieci anni?

Che essere gay sia davvero diventato di moda, come molti vogliono farci credere?
Gary Gates, studioso del Williams Institute dell'UCLA, ha commentato così i risultati al Wall Street Journal:
"Si tratta di un aumento troppo grande per essere spiegato con un salto improvviso di unioni accoppiamento tra le persone omosessuali. Semmai è il risultato di coppie gay e lesbiche oggi più propense, rispetto al passato, a identificarsi come tali, in particolare negli stati più conservatori".

Fra tutte le domande su cui ci possiamo interrogare, sicuramente si pone quella del perché, ad un certo punto della sua esistenza, una persona decida di rivelare i propri gusti sessuali. Ma forse, ancora più importante, è chiederci perchè, a volte, questa rivelazione non avvenga. Perchè questa enorme paura di "fare coming out"? Perchè riuscire ad "ammettere l'amore" è così difficile?
In fondo, siamo nel XXI secolo...

In 91 paesi in tutto il mondo, oggi, nel 2011, per gli omosessuali sono previste sanzioni, pene e torture. In 6 di questi l'ergastolo è assicurato. In 8 (Yemen, Mauritania, Iran, Nigeria, Arabia Saudita, Uganda, Emirati Arabi Uniti e Sudan), si arriva addirittura alla pena di morte.
Alla faccia del XXI secolo.

Sono convinta, o almeno voglio esserlo, che tutti noi sappiamo che il pregiudizio è da sempre una forma di ignoranza cieca, che le discriminazioni portano all'odio, e l'odio all'intolleranza, in un tunnel di sofferenza infinito nel quale le vittime sono, come sempre, i "diversi".
Ma se, ancora oggi, in 8 paesi del mondo esistono persone che vengono uccise per il loro amore, forse il problema è proprio questa mia convinzione, tanto desiderata quanto vana.

Forse, in realtà, c'è ancora tanta disinformazione, che ha come conseguenza una più o meno innocente ignoranza.

Forse, il razzismo, anche quello sessuale, è ancora una realtà difficile da eludere.

Forse ci sono ancora persone che credono nell'esistenza di un germe infetto che si attacca alla natura distorta di queste persone "deviate", anche se ormai da anni l'omosessualità non viene più considerata una malattia, e l'unica cosa che può diventare tale ed essere curata è il modo conflittuale di rapportarsi ad essa.

Forse c'è ancora tanta paura di ciò che è "diverso", e forse si sta facendo troppo poco per cercare di sconfiggere questa omofobia tanto diffusa.

Forse sarebbe davvero il caso di farci qualche domanda in più...
Chiara Tadini

Goldman Sachs vota per il PD. E a dirlo è il PD.


Anche il peggior addetto ai lavori di comunicazione avrebbe saputo fare di meglio. Ma al PD evidentemente piace perdere facile. Dopo che il suo segretario Bersani ha tuonato dal palco di Reggio Emilia, “Il presidente del Consiglio non lo sceglieranno le banche” (l’attuale in carica invece sì), sul sito del partito democratico è apparsa una bellissima notizia, riportata persino in homepage: Goldman Sachs vota per il PD“.
Come come, scusa? La stessa Goldman Sachs accusata di aver falsificato i conti di Grecia e Italia negli anni ’90 per permettergli di entrare nell’euro? Quella che ha speculato sui nostri titoli, guadagnando plusvalenze da centinaia di milioni di euro? La stessa che prima ha ottenuto il ruolo di finance advisor con relative ricche royalties da Monti per dismettere il patrimonio pubblico (ossia, da un suo socio), salvo qualche giorno dopo ridurre ad appena 100 milioni l’esposizione verso i conti italiani (ha svenduto tutto)?
Sì, la banca simbolo della speculazione finanziaria che negli USA sta foraggiando a palate Mitt Romney contro Barack Obama, quest’ultimo reo di aver imposto vincoli troppo stretti alla finanza americana. E la Tobin Tax? E i pipponi sulle banche nemico del popolo di Fassina? Pura facciata, a quanto pare.
 Poi leggi l’articolo e capisci che titolo più infelice non si poteva scegliere: si poteva scrivere “Goldman Sachs prevede maggiore stabilità con una maggioranza di centrosinistra” o robe del genere. Invece no, a Largo del Nazareno si saranno esaltati per l’endorsement indiretto di una dei simboli dell’attuale crisi: finalmente siamo diventati di destra, avrà magari detto qualcuno di area fioroniana.
La domanda è: ci sono, ci fanno, o ci stanno semplicemente prendendo per i fondelli? (lo so, suona meglio l’altra parola che inizia per “C”, ma siamo in fascia protetta)

venerdì 21 settembre 2012

La Sinistra sta ai cattolici come la tv alle parolacce


Parlo da ignorante.
Ci sono dei momenti in cui l’ovvietà della vita viene sconvolta dalla sicurezza con cui vengono fatte passare per normali cose che normali non sono.
Un po’ come le parolacce in televisione: una volta – e fino a non troppo tempo fa – era obbligatorio utilizzare un linguaggio corretto e mai volgare; poi si sa, i tempi cambiano, e nelle fasce orarie più tarde si è liberalizzato l’utilizzo del turpiloquio; poi, un bel giorno, viene il Berlusconi di turno a dire che “chi vota a sinistra è un coglione” oppure il Bossi che ti manda a quel paese mostrandoti il dito medio, e allora tv, radio e giornali, hanno aperto all’uso del “cazzo” anche in prima serata (senza dimenticare l’ilarità che mi provoca ancora oggi l’imbarazzo di un Attilio Romita qualsiasi che si trova costretto a citare ad un TG1 qualsiasi la parolaccia del politico di turno).
L’esagerazione, sarebbe inutile citarlo, la si ha con Beppe Grillo che, in televisione, ha all’attivo più “vaffanculo” che interviste.
Ma nessuno ne ha fatto un dramma. Perchè dopo un po’ la gente si abitua, cresce e impara a vivere la situazione con più normalità.
Come, ad esempio, la progressiva – seppure lenta – “apertura” da parte degli italiani al tema dell’omosessualità: una volta veniva preso con imbarazzo, scherno o repulsione; adesso, per fortuna, mi pare di notare una sempre maggiore tranquillità nell’affrontare questa discussione. Forse perchè la gente inizia a capire che esistono dei diritti della persona che sono inviolabili e che vanno rispettati.
A parte se non sei un fascista che va a pestare il ragazzo mentre si ritira a casa o se sei un vecchio cattolico democristiano represso e che, non trovando la retta via dopo il crollo della Dc, ha deciso di militare nelle file del Partito Democratico, rendendo la vita difficile a quei poveri elettori che cercano di mantenere la propria ideologia di sinistra.
Ed è qui che voglio arrivare. All’identità della sinistra.
Intanto chiarirei una cosa basilare: PD non sta per “Partito Democristiano”.
Più mi guardo intorno e più vedo che i problemi della sinistra italiana sono legati a querelle circa il pensiero di quegli onorevoli e senatori del PD che fanno politica nel rispetto dei precetti impartitigli dalla religione cattolica: e allora l’intolleranza agli omosessuali, alle cellule staminali, alle coppie di fatto, l’eutanasia e altri temi seri che si trasformano in liti imbarazzanti all’interno del partito.
Leggevo ieri dell’arrampicarsi sugli specchi di Fioroni che per evitare la candidatura di Vendola (mi pare scontato che non lo desideri a priori, per incompatibilità di idee e, forse, simpatia) ha ritenuto giusto proporre a Bersani di cambiare le norme delle primarie perchè il leader di Sel ha sostenuto la raccolta di firme di un referendum per cancellare la riforma dell’articolo 18. Così Vendola sarebbe incompatibile con il “primo partito della sinistra” e non potrebbe candidarsi. Fioroni voleva praticamente togliere la democrazia dal Partito Democratico, facendolo diventare “Partito …”.
Oppure Enrico Letta che auspicava (o auspica) una “alleanza con Vendola e Udc in continuità con Monti”. Cose impensabili. Impossibili. Ma esiste una linea di pensiero nella politica italiana?
Il trionfo del finto perbenismo all’italiana, di quelle persone che ti rassicurano e ti sorridono mentre con una mano sulla testa ti mandano giù, torturandoti e affogandoti.
O ancora Rosy Bindi che si batte in prima linea per Pd, per i diritti dei cittadini, che ha sviluppato negli anni un antiberlusconismo senza pari, ma che se le parli di matrimoni gay proprio non ne vuole sapere.
Il Partito Democratico spesso si trova in “guerra civile” perchè è pieno di contraddizioni: è una forza politica con delle idee di sinistra ma soggiogata dalla minaccia dei cosiddetti “moderati”, che non sono altro che cattolici, vecchi democristiani trapassati e Matteo Renzi (famoso imprenditore-politico furbetto e moderato. Del Pdl).
L’italia è un Paese libero e veramente democratico, nel senso che, bene o male, ognuno può fare quello che vuole. Ecco, quindi, perchè tutti questi personaggi non si trasferiscono nei loro territori di vera appartenenza? Esiste L’Udc di Casini, L’Api di Rutelli o qualcosa che sicuramente potrebbe inventarsi uno come Veltroni. Renzi se ne andasse nel Pdl, tanto non lo voterei lo stesso.
Ma perchè proprio il Pd?
Il malcontento degli elettori di centrosinistra è tangibile ed io credo che se non ci fossero, all’interno del partito, tutte queste contraddizioni causate da questi “pochi” personaggi, la percentuale di preferenze sarebbe addirittura più alta.
Andrò contro il pensiero di molti e mi espongo un po’, ma a me Bersani, preso singolarmente, non dispiacerebbe nemmeno. E’ quello che sta intorno a lui che mi preoccupa. Non riesco e non voglio nemmeno immaginare l’ennesimo governo di centrosinistra che cade dopo un annetto per colpa delle lotte interne.
Non posso divorziare da mia moglie perchè lei cattolica ed io ateo: amiamoci lo stesso e vai in Chiesa quando vuoi.
Anche perchè viene meno un principio fondamentale, volutamente nascosto, ignorato e spesso dimenticato: la laicità dello Stato. Se lo Stato fosse una macchina che andasse al di là della religione (come dovrebbe essere), allora il progresso dell’uomo – civile, tecnologico e sociale – sarebbe di gran lunga più garantito.
Auspico un governo di sinistra. E non le parolacce in tv.
Federico Cimini QdS

Una guida al debito pubblico


Tutti (a parole) contrastano il debito. Pochissimi ne conoscono la natura. Nessuno cerca di spiegarlo a chi più ne patisce gli effetti. Per invertire la rotta, il Centro nuovo modello di sviluppo (Cnms, www.cnms.it) ha messo in rete una dispensa informativa da far circolare il più possibile.

di Duccio Facchini - 19 settembre 2012


Tutti (a parole) contrastano il debito. Pochissimi ne conoscono la natura. Nessuno cerca di spiegarlo a chi più ne patisce gli effetti. Per invertire la rotta, il Centro nuovo modello di sviluppo (Cnms, www.cnms.it) ha lanciato la campagna “Debito pubblico: se non capisco non pago”, mettendo in rete una dispensa informativa da far circolare il più possibile. 
Il tutto concentrato in 34 slide illustrative: dai 2mila miliardi di euro del debito italiano in “cos’è e a quanto ammonta” al ruolo degli interessi del “come si forma”, dalla genesi del debito nostrano negli anni bui tra il 1980 e il 1996 al volto dei creditori -perlopiù attori del mercato finanziario-, dal peso degli speculatori (Barclays e BlackRock amministrano ciascuno quasi 4mila miliardi di dollari) alla progressiva perdita di sovranità monetaria dovuta alla moneta comune (“l’incubo d’Europa”), dai 2,3 miliardi di euro versati dai governi dell’eurozona alle banche tra il 2008 e il 2011 al pavloviano concetto di “crescita”. 
Per info: coord@cnms.it

Rassegna Settegiorni


«Ora vedrò se il mio partito é coerente» Al centro del contendere, la scelta di un candidato condiviso: «Che non può essere Gibillini...»
Le elezioni sono sempre più vicine. Ora voglio misurare la coerenza del mio partito . ...

Case, negozi o entrambi? La politica si interroga sul futuro dell'ex Alma
Che fare dell'Alma area industriale da tempo dismessa L'interrogativo principale al quale la commissione urbanistica ...

Sapla, Montani: «Contrari a tutte le ipotesi proposte»
Completamente contrari a tutte le proposte formulate dalla Sapla in particolare alla sua delocalizzazione in ...

Si rompe un pozzetto e la strada si allaga
A provocare disagi a Bareggio nella giornata di venerdì 14 settembre tra le 16.30 e ...

Verso le elezioni 2013: se ne parla con il Pd
Verso le elezioni politiche e amministrative del 2013. Il Partito democratico del Magentino-Abbiatense in collaborazione ...

Il Ferrari Club porta bene ad Alonso
La Scuderia Ferrari Club San Martino di Bareggio porta fortuna alla Rossa. Per il secondo ...

Rapinata la sala giochi Spariti migliaia di euro, é caccia ai banditi
L'hanno aspettata pistola in pugno per farsi consegnare il denaro. Un assalto meditato quello di ...

Sostegno ad associazioni e commercianti: il sindaco risponde con fatti e numeri
Interventi a sostegno di associazioni e commercianti riceviamo e pubblichiamo la lettera del sindaco Monica ...

Sfide di hockey in carrozzina per ricordare Efisio Orbai
Antonio Orbai organizza l'ormai consueto appuntamento dedicato alla memoria del padre Efisio . Fino all'anno ...

Pronto soccorso, si parte il 24
E' stata rinviata al 24 settembre la data di inizio del corso del pronto soccorso. ...

«La politica é vivere»: l'onorevole Lupi presenta il suo libro
Venerdì 28 settembre primo incontro del ciclo Vagliate tutto trattenete ciò che vale organizzato dalla ...

Sabato il gran gala della Trenkwalder
La grande avventura sta per iniziare: la sinergia tra la Myvolley Bareggio e il Gruppo ...

Lega Nord «Il Pdl doveva pensarci prima»
L'occasione per tenere unita la maggioranza il Pdl l'ha avuta nel 2010 quando piuttosto che ...

A spasso per via Girotti con Ascom e Pro loco
Venerdì 21 settembre in via Girotti a partire dalle 18 si svolgerà la serata finale ...

L'ex comandante dei vigili indagato per truffa

Fabio Allais, comandante della Polizia locale di San Donato, è indagato dalla Procura della Repubblica di Milano con l'accusa di truffa aggravata ai danni dello Stato. L'ipotesi di reato riguarderebbe l'acquisto di tre palmari avvenuto con fondi pubblici e che non risulterebbero a disposizione del personale dell'ente. I fatti risalirebbero al dicembre del 2010 e su di essi lavorano i carabinieri di San Donato, dai quali giunge conferma di una indagine ancora in corso e scaturita da un esposto presentato in Procura. Allais, 46 anni, guida i vigili sandonatesi dal marzo 2010: in precedenza era stato comandante a Bareggio. Settegiorni

giovedì 20 settembre 2012

Con Cortilia.it la spesa si fa online dal contadino


Ve ne avevamo parlato qualche tempo fa con l'intervista video a Marco Porcaro e rieccoci con una novità: Geomercato lancia la sua nuova piattaforma online, Cortilia.it, un'idea che ci piace perché mette in contatto produttori e consumatori, senza intermediari, e organizza la consegna della spesa a domicilio.
Come funziona? Ogni utente può fare la spesa direttamente dagli agricoltori locali: per garantirne la freschezza, i prodotti sono raccolti o preparati nell’arco di poche ore e consegnati a casa nella fascia oraria indicata. L’assortimento e i prezzi sono stabiliti dall’agricoltore senza intermediari.
Oggi è anche possibile scegliere se fare una singola spesa occasionale oppure abbonarsi a una cassetta di frutta e verdura che verrà consegnata a casa una volta a settimana. L’abbonamento consente, inoltre, di aggiungere alla propria spesa anche singoli prodotti, come formaggi freschi, carne, conserve, uova, birra artigianale,...  
“Vogliamo promuovere un modello di spesa e consumo sostenibile, riscoprendo il gusto dei prodotti localie valorizzando la produzione del territorio”, ha sottolineato Marco Porcaro. Per il momento il servizio è disponibile a Milano e Monza ma, assicura, nei prossimi mesi verrà esteso ad altre città italiane.
Non Sprecare

Libero: “Affideresti un bambino a Vendola?”



Voi dareste un bambino a questa coppia?“, recita l’ultimo sondaggio di libero. In foto ritratti Vendola e il suo compagno, Eddy. E sulla pagina facebook di Libero si scatenano i commenti omofobi.
A proposito: Fioroni ha scelto un bel giorno per chiedere a Bersani di escludere Vendola dalle primarie. Anche qui, una concezione della democrazia assolutamente in linea con i valori fondamentali a cui si dice di ispirarsi. Chapeau a tutti quanti.
Pierpaolo Farina Qualcosa di sinistra

mercoledì 19 settembre 2012

Quasi 28mila scuole in zone a rischio sismico. Una su due non ha l’agibilità

Roma, 17 settembre – In Italia 27.920 edifici scolastici sono in aree potenzialmente a elevato rischio sismico. L’allarme arriva dal Consiglio nazionale dei geologi, Cng, che cita i risultati del recente studio condotto dal proprio centro studi su dati Cresme, Istat e Protezione Civile.
Ben 4.856 tra questi istituti si trovano in Sicilia, 4.608 in Campania, 3.130 in Calabria, 2.864 in Toscana e 2.521 nel Lazio. Per quanto concerne il rischio idrogeologico, cambia la graduatoria: gli edifici in aree “a rischio potenziale elevato” sono 6.122 totali, di cui 994 in Campania (il 19% del totale), 815 in Emilia Romagna (18%) e 629 in Lombardia (6%). Inoltre, come si evince anche da un rapporto di Legambiente, “molte di queste scuole sono state costruite prima del 1974, anno in cui sono entrate in vigore le norme antisismiche, e addirittura alcuni edifici sono stati costruiti prima del 1900”, afferma Gian Vito Graziano, presidente dei geologi italiani.
“Molti edifici scolastici necessiterebbero di manutenzione urgente - avverte Graziano - , e in particolare il sud e le isole hanno un patrimonio edilizio scolastico vecchio. In alcuni casi abbiamo edifici che inizialmente erano nati come abitazioni o come caserme e quasi una scuola su due non ha il certificato di agibilità. Oggi rileviamo una accresciuta attenzione nei confronti della sicurezza delle scuole, anche da parte del governo nazionale, che si sta sforzando di reperire le somme necessarie agli interventi, ma occorre anche un approccio programmato che modifichi il quadro complessivo”.

Egazette

martedì 18 settembre 2012

La grande transizione


La Conferenza internazionale per la decrescita, la sostenibilità ecologica e l'equità sociale sbarca a Venezia, dal 19 al 23 settembre, portando in laguna riflessioni e buone pratiche. Oltre a conferenze e workshop, in programma iniziative per i bambini, presentazioni di libri, turismo responsabile con "Viaggi e miraggi"e l'"Aia della laguna", uno spazio dedicato alla sovranità alimentare. Prima della Conferenza in programma anche il convegno Gas-Des

Altreconomia di Chiara Spadaro - 12 settembre 2012


Vista dall’alto è sempre sembrata un pesce, ma Venezia di settembre cambia forma. A ben guardare, si è già trasformata in una chiocciola, gialla e rossa, che attraversa lenta la laguna, preparandosi alla “grande transizione”. È questo il tema della terza “Conferenza internazionale per la decrescita, la sostenibilità ecologica e l’equità sociale”, in programma nella città veneta dal 19 al 23 settembre 2012. La novità della Conferenza di Venezia rispetto alle precedenti edizioni (a Parigi e Barcellona) è “il tentativo di unire teoria e pratica, intrecciando i momenti di approfondimento sulla decrescita dal punto di vista teorico alle esperienze virtuose che sono già realtà nei territori”, spiegano i promotori.
La Conferenza -promossa da Associazione italiana per la decrescita (decrescita.it), Comune di Venezia, Istituto universitario di architettura di Venezia (Iuav), Università di Udine, SpiazziVerdi, Research&Degrowth, Sesterzo, Kuminda e Arci- è il frutto di oltre un anno di lavoro che ha coinvolto decine di volontari, oltre 80 partner in tutta Italia e 13 media-partner (tra cui Ae), e che porta in città 50 relatori e, secondo le aspettative, 600 partecipanti internazionali. 
Il budget della Conferenza -il “bilancio di sostenibilità”, certificato da Bilanci di Giustizia, è consultabile on line- è di circa 85mila euro, autofinanziati in buona parte (60mila euro) dalle iscrizioni dei partecipanti (200 euro per i lavoratori, 110 per i precari e gli studenti, 75 per i disoccupati). Altri contributi vengono dal Comune di Venezia (10mila euro), Valcucine (2.500 euro), Coop Venezia (2mila euro) e una decina di altre imprese che sostengono la conferenza con prodotti, servizi o donazioni. 
La Conferenza è diffusa, e la chiocciolina gialla e rossa indica la strada giusta verso la transizione. Fate caso, perciò, anche alla panchina sulla quale state per sedervi, all’aiuola che c’è accanto, al bancone dove avete ritirato il vostro pass: gli allestimenti sono a cura di “Riii-Ri-ciclo. Ri-progetto. Ri-uso”, un laboratorio di autocostruzione con materiali di scarto nato tra i banchi della facoltà di Architettura dello Iuav. Dall’ottobre 2011 gli studenti di InTransizione (intransizionearchitetturaetica.blogspot.it), l’associazione veronese Revers (reverselab.it) e un gruppo di studenti Iuav hanno realizzato una serie di laboratori trasformando materiali di recupero in veri oggetti di eco-design funzionali alla Conferenza, che saranno poi donati alla città per essere riusati in spazi pubblici.
Prima della conferenza, il documentario “L’economia della felicità”, proiettato alla presenza dell’autrice, Helena Norberg-Hodge, martedì 18 settembre nella multisala Giorgione, in collaborazione con il Circuito cinema del Comune. L’apertura ufficiale è il 19 settembre, con l’incontro pubblico “La grande transizione”, dalle 16 alle 19.30, al teatro Malibran, con i promotori dell’evento e alcuni relatori internazionali (tra gli altri, saranno a Venezia Serge Latouche, Ignacio Ramonet, direttore di Le Monde Diplomatique, il teologo brasiliano Marcelo Barros). 
Tra gli altri eventi collaterali, anche una rassegna cinematografica sulla decrescita nella Casa del cinema di Venezia (a palazzo Mocenigo), promossa dall’Arci. Tutti i pomeriggi, nella Serra dei giardini (sestiere Castello, 1254), l’associazione Franca e Franco Basaglia (www.fondazionebasaglia.it) propone “Solo i bambini possono crescere”, un laboratorio creativo per introdurre i più piccoli, e non solo loro, a nuovi modi di vedere le idee di follia, la diversità, le paure e le aspettative. La scoletta Calegheri -antica sede dell’associazione dei calzolai veneziani, in campo San Tomà- diventa uno spazio dedicato all’informazione e alla cultura, in collaborazione con la libreria “Marco Polo”, con una ventina di incontri con gli autori al mattino e al pomeriggio (domenica 22 è in programma la presentazione di due libri di Ae, “Non è tutto verde quel che luccica” e “Piccolo è meglio”).
Le Zattere di Venezia si trasformano invece ne “L’aia della laguna”, promossa dalla Conferenza con AEres, SpiazziVerdi, Coltivare condividendo, Diversamente bio, Aiab Veneto, e la libera associazione Seminati: uno spazio di 72 metri quadri dedicato alla sovranità alimentare, alla salvaguardia della biodiversità, alle filiere corte e “a tutti i temi connessi alla terra come fonte di cibo e di vita”, spiega Eliana Caramelli, di SpiazziVerdi.
Si inizia il 19 settembre alle 20.30, con le “mani in pasta”, per realizzare un grande impasto collettivo di lieviti madre e prepararsi alla lunga “notte dei fermenti viventi”: un libero scambio notturno di semi e fermenti, che continuerà anche nelle giornate successive e sarà mappato su una grande carta del mondo, nella quale ogni seed saver potrà segnare dove porterà i semi della laguna.
“L’aia della laguna” fa parte degli eventi di “Altro futuro”, il primo “Festival della decrescita e della città sostenibile” organizzato da AEres Venezia. Mestre -dal 14 al 16 settembre, in piazza Ferretto- e Venezia -dal 19 al 23, alle Zattere- saranno il palcoscenico di un’esposizione che vuole distinguersi dalle tradizionali fiere del mondo eco, equo e solidale (il programma è suwww.altrofuturo.net).
“Il nostro tentativo è quello di demercificare l’offerta della fiera -spiega Massimo Renno, presidente della cooperativa sociale Il filò, socia di AEres-, concentrando l’attenzione sul progetto culturale e, in particolare, sulle buone pratiche, per offrire ai visitatori delle esperienze concrete che stanno andando nella direzione di un modello di crescita diverso”. “Abbiamo scelto di fare una fiera piccola, ma di qualità”, sottolinea Massimo. In piazza Ferretto, a Mestre, ci saranno circa 30 espositori. L’iniziativa ha un costo tra i 50 e i 70mila euro, a carico di AEres, che ha scelto di non avere sponsor, a eccezione del Comune di Venezia (è stato chiesto un finanziamento di 10mila euro, ma mentre scriviamo non sappiamo ancora se sia stato concesso). Alle Zattere, durante il Festival, è possibile degustare gratuitamente caffè, té e snack del commercio equo, oppure usare posate, piatti, taglieri e altri utili strumenti da cucina, durevoli e lavabili, per prepararsi uno spuntino con le materie prime dei produttori biologici locali (sono 7 le aziende agricole socie di AEres), che porteranno i frutti del loro lavoro.
Il futuro ci riporta al presente, o meglio, al “prologo” della Conferenza sulla decrescita: il convegno Gas-Des del 15 e 16 settembre alla Plip, la “centrale dell’altra economia” di Mestre (in via San Donà 145/c, www.centraleplip.it).“(Ri)costruire comunità territoriali capaci di futuro” è il titolo dell’incontro veneziano, organizzato da AEres e dalla rete dei Gas di Venezia (15 su tutto il territorio provinciale, oltre 500 famiglie coinvolte e 110 produttori, il 60% dei quali veneti). 
Il programma della Conferenza e degli eventi collaterali è sul sito venezia2012.it.---
 
Altre fiereDa Venezia alle Marche, la transizione è il filo conduttore tra la Conferenza per la decrescita e la Fiera della sostenibilità, a Fano (Pu, in piazza Amiani) dal 14 al 16 settembre. Giunta alla 7° edizione, è organizzata da Rees Marche E altre realtà locali (fieradellasostenibilita.org). 
In Lombardia c’è un’isola di “relazioni ed economie solidali”, nel parco comunale Garibaldi di Villa Guardia (Co): è“L’isola che c’è”, alla sua nona edizione, sabato 22 e domenica 23 settembre. Negli anni l’Isola -organizzata da associazione L’isola che c’è, Rete comasca di economia solidale e Associazione volontariato comasco, con il Centro servizi volontariato- ha sconfinato nel mare dell’economia solidale: dagli 80 espositori del 2003, a 180 (www.lisolachece.org).
Lo stesso fine settimana, 50 chilometri più a Sud, la moda critica, etica e indipendente sfida la fashion week, la settimana milanese dell’alta moda. “So critical, so fashion” porterà l’“altra moda” ai Frigoriferi milanesi (in via Piranesi 10). 
Il programma è su www.criticalfashion.it.

Servizio Polifunzionale Geriatrico


Bareggio Da martedì 11 settembre è aperto il Servizio Polifunzionale Geriatrico che ha sede in un area dedicata della RSA Don Cuni di via Dante, 2 a Magenta.

Per info e prenotazioni telefonare al 02/970 0711 dal lunedì al venerdì dalle 11 alle 18.

CittàOggiWeb

IL MASSACRO DIMENTICATO

DI ROBERT FISK
independent.co.uk

Sabra e Chatila. Entrai in quel campo, ecco ciò che vidi

Quei ricordi, ovviamente, non si cancellano. Lo sa bene l’uomo che aveva perso la sua famiglia in un precedente massacro e poi vide, impotente, i giovani di Chatila costretti a mettersi in fila e a marciare verso la morte. Ma il tanfo dell’ingiustizia soffoca ancora i campi profughi nei quali esattamente 30 anni fa furono massacrati 1700 palestinesi. Nessuno è stato processato e tanto meno condannato per quel massacro, che persino uno scrittore israeliano paragonò all’assassinio dei partigiani jugoslavi ad opera dei simpatizzanti nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Sabra e Chatila sono un monumento eretto ai criminali che l’hanno fatta franca.

KHAKED ABU Noor era un adolescente, un futuro miliziano ed era partito per le montagne poco prima che i falangisti alleati di Israele facessero irruzione. Si sente in colpa per non aver potuto combattere contro i violentatori e gli assassini? “Il sentimento che ci accomuna è la depressione”, mi risponde. “Abbiamo chiesto giustizia, abbiamo invocato processi internazionali, ma nulla è accaduto.

Nemmeno una sola persona è stata ritenuta colpevole di quell’orrore. Nessuno è finito dinanzi ad un tribunale. Forse per questo abbiamo dovuto soffrire ancora nella guerra del 1986 (per mano dei libanesi sciiti) e forse per questo gli israeliani hanno potuto massacrare moltissimi palestinesi nel 2008-2009 durante l’invasione di Gaza. Se i responsabili del massacro di trenta anni fa fossero stati processati, non ci sarebbero stati i morti di Gaza”. Ha le sue ragioni per pensarla a questo modo. L’11 settembre a Manhattan decine di presidenti e primi ministri hanno fatto la fila per commemorare le vittime dell’attentato criminale al World Trade Center, ma nemmeno un leader occidentale ha avuto il coraggio di far visita alle fosse comuni sudice e spoglie di Sabra e Chatila. Ad onor del vero, va detto che in trenta anni nemmeno un solo leader arabo si è preso la briga di visitare il luogo in cui riposano almeno 600 delle 1700 vittime. I potenti del mondo arabo piangono, a parole, per la sorte dei palestinesi massacrati nei campi, ma nessuno ha voluto affrontare un breve volo per rendere omaggio a questi morti dimenticati.

E poi chi se la sente di offendere gli israeliani o gli americani?

Per ironia – ma significativa – del destino, il solo Paese che ha svolto una seria indagine ufficiale, pur finita in un nulla di fatto, è stato Israele. L’esercito israeliano lasciò entrare gli assassini nei campi e rimase a guardare senza intervenire mentre le atrocità si consumavano.

La testimonianza più significativa è quella fornita dal sottotenente israeliano Avi Grabowsky. La Commissione Kahan ritenne l’allora ministro della Difesa di Israele, Ariel Sharon, personalmente responsabile per aver consentito ai sanguinari falangisti anti-palestinesi di fare irruzione nei campi “per ripulirli dai terroristi” – rivelatisi inesistenti come le armi di distruzione di massa dell’Iraq 21 anni dopo. Sharon fu costretto a dimettersi, ma in seguito divenne primo ministro fin quando fu colpito da un ictus. Elie Hobeika, il leader della milizia cristiana libanese che guidò gli uomini nei campi – dopo che Sharon aveva detto ai falangisti che i palestinesi avevano appena assassinato il loro capo Bashir Gemayel – fu assassinato qualche anno dopo nella zona est di Beirut. I suoi nemici dissero che era stato ucciso dai siriani, i suoi amici incolparono gli israeliani. Hobeika, che aveva stretto una alleanza con i siriani, aveva appena annunciato che avrebbe “detto tutto” sulle atrocità di Sabra e Chatila dinanzi ad un tribunale belga che voleva processare Sharon.

Naturalmente quanti di noi entrarono nei campi il terzo e ultimo giorno del massacro – il 18 settembre 1982 – hanno i loro ricordi. Io ricordo il vecchio in pigiama disteso a terra supino nella strada principale del campo con accanto il suo innocente bastone da passeggio, le due donne e il bambino uccisi accanto a un cavallo morto, la casa privata nella quale mi nascosi dagli assassini insieme al collega del Washington Post, Loren Jenkins. Nel cortile della casa trovammo il cadavere di una giovane. Alcune donne erano state stuprate prima di essere uccise. 

Ricordo anche la nuvola di mosche, l’odore penetrante della decomposizione. Queste cose le ricordo bene.

ABU MAHER ha 65 anni. La sua famiglia era fuggita da Safad, oggi Israele, e abitava nel campo profughi nei giorni del massacro. Sulle prime non voleva credere alle donne e ai bambini che gli dicevano di scappare. “Una vicina di casa cominciò ad urlare, guardai fuori e vidi mentre la uccisero con un colpo di arma da fuoco alla testa. La figlia tentò di fuggire; gli assassini la inseguirono gridando ‘Ammazziamola, ammazziamola, non ce la lasciamo sfuggire!’. Lanciò un grido verso di me, ma io non potevo fare nulla. Ma riuscì a salvarsi”. Le ripetute visite ai campi, anno dopo anno, hanno creato una sorta di narrazione ricca di stupefacenti particolari. Le indagini condotte da Karsten Tveit della Radio norvegese e da me hanno provato che molti uomini, proprio quelli che Abu Maher vide marciare ancora vivi dopo il massacro iniziale, in seguito furono consegnati dagli israeliani agli assassini falangisti che li tennero prigionieri e Beirut est per diversi giorni e, quando si resero conto che non potevano servirsene per scambiarli con ostaggi cristiani, li giustiziarono e li seppellirono in fosse comuni. Altrettanto atroci e crudeli le argomentazioni a favore del perdono. Perché ricordare alcune centinaia di palestinesi massacrati quando in 19 mesi in Siria furono uccise 25.000 persone? 

I sostenitori di Israele e i critici del mondo musulmano negli ultimi due anni mi hanno scritto insultandomi per aver più volte raccontato il massacro di Sabra e Chatila, come se il mio resoconto di testimone di quelle atrocità fosse soggetto alla prescrizione. Sulla base dei miei interventi su Sabra e Chatila raffrontati con miei articoli sull’oppressione turca, un lettore mi ha scritto che “sono portato a concludere che nel caso di Sabra e Chatila, lei mostra un pregiudizio contro Israele. Giungo a questa conclusione per il numero sproporzionato di citazioni di questa atrocità…”. Ma è possibile esagerare nel ricordare un massacro? 

La dottoressa Bayan al-Hout, vedova dell’ex ambasciatore a Beirut dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), ha scritto la più autorevole e dettagliata ricostruzione dei crimini di guerra di Sabra e Chatila – perché di questo si è trattato – ed è giunta alla conclusione che negli anni seguenti la gente aveva paura a ricordare.

“POI ALCUNI gruppi internazionali hanno cominciato a parlarne. Dobbiamo ricordare: le vittime portano ancora le cicatrici di quei fatti e ne saranno segnati anche coloro che debbono ancora nascere”. Alla fine del libro, al-Hout pone alcuni interrogativi difficili e pericolosi: “Gli assassini sono stati i soli responsabili? Possiamo definire criminali solo gli autori del massacro? Solo chi diede gli ordini può essere considerato responsabile? ”. 

In altre parole, non è forse vero che il Libano aveva un parte di responsabilità a causa dei falangisti, Israele un’altra parte a causa del comportamento del suo esercito, l’Occidente un’altra parte per avere Israele come alleato e gli arabi un’altra parte per avere gli americani come alleati? Al-Hout chiude citando le parole con le quali il rabbino Abraham Heschel si scagliò contro la guerra del Vietnam: “In una società libera alcuni sono colpevoli, ma tutti sono responsabili”. 

Versione originale:

Robert Fisk
Fonte: www.independent.co.uk
Link: http://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/the-forgotten-massacre-8139930.html
15.09.2012

Versione italiana:

Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
16.09.2012

La mensa più bio d’Italia!


La prima mensa scolastica a tagliare il traguardo dell’autosufficienza energetica è quella del Comune di Basiglio, in provincia di Milano che serve ogni giorno circa mille bambini. Da pochi giorni, infatti, sono terminati nell’edificio gliinterventi di riqualificazione energetica iniziati lo scorso autunno e costati alla Gemeaz Cusin, società che si occupa del servizio di refezione scolastica, ben 1.239.682 euro.
Un investimento cospicuo che avrà un suo ritorno sin da subito: niente più bollette per la mensa grazie ad un impianto fotovoltaico che garantirà la produzione dell’energia elettrica necessaria per il funzionamento della cucina e degli altri servizi ed a quello geotermico che consentirà di rinfrescare e riscaldare l’ambiente durante le varie stagioni e provvederà a rifornire la struttura di acqua calda.
Per garantire una coibentazione ottimale ed evitare la dispersione di energia sono stati anche sostituiti i vecchi serramenti. Come ha spiegato il sindaco di Basiglio Marco Flavio Cirillo, la mensa è: la prima in Italia a sostenibilità totale. L’autonomia energetica, per quanto di grande rilevanza, tanto più se si pensa che stiamo parlando di un edificio realizzato trent’anni fa, rappresenta infatti solo l’ultimo tassello di un disegno più ampio per realizzare una mensa sostenibile da tutti i punti di vista.
Già, perché la mensa non solo è autosufficiente energeticamente ma si avvale da tempo di prodotti biologici e a km zero per la preparazione dei pasti, puntando sui Dop, sugli Igp e scegliendo quando è possibile prodotti agroalimentari provenienti da territori confiscati alla mafia. E ovviamente niente acqua in bottiglie di plastica: solo caraffe di vetro.
L’inaugurazione della mensa zero emissioni si svolgerà oggi. Spiega il sindaco: Ma l’impegno di questa Amministrazione non si esaurisce certo qui. Anzi, quello della sostenibilità declinata in tutte le sue forme è un elemento cardine delle nostre politiche, attraverso le quali puntiamo a fare di Basiglio un laboratorio a livello nazionale di sostenibilità energetica, ambientale e sociale. E il caso di Basiglio conferma ancora una volta come i piccoli comuni virtuosi possano fare da apripista a progetti sostenibili su larga scala.
Articolo tratto da Ecoblog.it

lunedì 17 settembre 2012

Decreto sviluppo: antenne libera tutti, e i tetti non sono più nostri


Non deve passare inosservata e diventare legge, questa norma liberticida (odio questa parola, ma quando ce vò ce vò) che ci toglie anche il diritto di disporre del tetto della nostra casa o del nostro condominio.
In nome dello "sviluppo", il ministro Passera ha predisposto una norma che concede a tutte le compagnie di telecomunicazioni l'installazione di antenne su qualsiasi tetto, in totale libertà e senza chiedere permesso a nessuno. I condomìni non potranno opporsi, e riceveranno solo un indennizzo a discrezione delle compagnie.
Io credo, anche se non sono un giurista, che una simile norma sia del tutto anticostituzionale. E' completamente assurdo che una compagnia privata usi il mio tetto per fare il suo business e io sia costretto a concederlo, come se si trattasse di un esproprio forzato che oltretutto fa crollare il valore delle abitazioni. Quando poi, per un pannello fotovoltaico, la legge difende con tanta dovizia ambiente, paesaggio e panorama.
Per tacere dell'inesausta querelle sui danni alla salute: il fatto che "non sia provato" non vuol dire che dobbiamosubirlo per forza.
Che lo "sviluppo" per il nostro ineffabile Ministro significhi ulteriori soprusi e prepotenze non meraviglia; come non meraviglia che vada a vantaggio delle solite 4 compagnie anziché della collettività. Come non meraviglia infine che in Italia "tecnologia" significhi ancora e sempre telefoninitelefonini e telefonini. Beata ignoranza.
petrolio blog

Mensa e asili: la rivolta delle mamme


La mensa costa troppo e le mamme non ci stanno. "Con quei soldi ci mangiamo in quattro" - racconta una di loro, come si legge su un articolato pubblicato dal sito de La Nazione - "Questa mattina sono andata a fare la spesa per far pranzare la mia famiglia di quattro persone. Ho speso esattamente6.50 euro, questo per dimostrare al sindaco, Samuele Bertinelli, quante persone possono mangiare con i soldi che ci chiede".
E’ iniziata così, ieri mattina, la riunione di una cinquantina di genitori dellascuola elementare del Nespolo, che si sono ritrovati per discutere dellenuove tariffe per la mensa scolastica entrate in vigore con il nuovo anno scolastico. "Siamo qui in rappresentanza dei genitori di tutti i bambini della scuola del Nespolo - dice una delle mamme, Concetta Graziano - perchè le nuove tariffe a prescindere dalla fascia Isee a cui apparteniamo sono a dir poco scandalose. In famiglia abbiamo votato tutti Samuele Bertinelli perché diceva di essere uno di noi, a questo punto voglio vedere se rispetterà quanto detto in campagna elettorale e veramente riuscirà a mettersi nei nostri panni".
"Quest'anno io pagherò meno rispetto allo scorso anno - dice un’altra mamma - perchè mio marito è in cassa integrazione. Però sono qui, comunque, a protestare contro le nuove tariffe: è vergognoso che una famiglia debba arrivare a pagare per il pasto di un bambino 6 euro e cinquanta più 80 euro all’anno di quota fissa quando lo scorso anno erano soltanto 40 euro". "E’ meglio mandare il proprio figlio ad una scuola privata", dice Antonella Bessi. "Abbiamo intenzione di fare una raccolta firme e chiedere alla dirigente scolastica di poter portare il pranzo da casa, non è giusto pagare il pranzo di un bambino così tanto".
"Vogliamo parlare della qualità del cibo? - continua un’altra mamma arrabbiata - Pietanze che vengono preparate la mattina alle dieci per essere servite all’ora di pranzo. Pasta scotta, verdure crude. Quando va bene mio figlio riesce a mangiare metà pasto e allora quale servizio dovrei pagare io?". Le famiglie della scuola elementare del Nespolo hanno intenzione dichiedere un incontro urgente al sindaco Samuele Bertinelli. "Stamattina ho provato a richiederlo tramite la segretaria - racconta una mamma - ma mi hanno riferito che l’agenda è piena di impegni e i tempi sono lunghi. Da quello che leggo sui giornali siamo in tanti a protestare per le nuove tariffe, incluso chi ha avuto sconti rispetto all’anno precedente, vogliamo quindi un incontro con l’amministrazione e il via libera per permettere ai nostri bambini di portare i panini a scuola".
Non Sprecare

Rinnovabili, un "decalogo" per svilupparle in Italia

L'assemblea programmatica sullo "Sviluppo delle Fonti Energetiche Rinnovabili", uno dei gruppi di lavoro nell'ambito degli Stati Generali della Green Economy, propone un decalogo per sostenere lo sviluppo delle rinnovabili in Italia. La fase conclusiva degli Stati Generali della Green Economy si svolgerà a Rimini il 7-8 Novembre.

L’Europa è un mercato di riferimento a livello internazionale per le fonti rinnovabili con un milione di occupati nel settore e una potenza complessivamente installata pari al 45% di quella mondiale. In Italia circa il 10% del consumo finale lordo di energia è soddisfatto da fonti rinnovabili e le emissioni evitate sono state valutate in almeno 56 Mt CO2, mentre grazie alla minore importazione di combustibili fossili nella bolletta energetica sono stati risparmiati 8-10 miliardi di euro. Se il Paese sosterrà in maniera adeguata questo settore, al 2020 la quota di consumi energetici soddisfatta da rinnovabili sarà superiore all’obiettivo nazionale del 17%, e potrebbe arrivare al 30% al 2030, allineandosi così alla recente Roadmap europea.
Le emissioni evitate potranno così crescere a oltre 100 Mt nel 2020 e a 150 nel 2030, con una minore dipendenza da combustibili fossili che si tradurrà in un risparmio sulle importazioni di 18-20 miliardi €/anno al 2020 e di 26-30 miliardi €/anno al 2030.
Questo lo scenario tracciato nel documento sullo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili - che detta anche un “decalogo” per centrare questi obiettivi - presentato nel corso della sesta Assemblea Programmatica in preparazione degli Stati Generali della Green Economy che si svolgeranno a Rimini il 7-8 Novembre prossimo, nell’ambito di Ecomondo. Organizzati dal Ministero dell’Ambiente e da 39 organizzazioni di imprese green.
“Le Fonti energetiche rinnovabili - ha detto Pietro Colucci, Presidente di Kinexia e coordinatore del gruppo energie rinnovabili – hanno già fornito in questi anni, un deciso contributo in termini di maggiore sostenibilità ambientale, economica e sociale, indicando la crescita di questo comparto come uno dei fattori moltiplicativi dello sviluppo del nostro Paese. L’odierna, nuova sfida è quella di indirizzare questa crescita repentina verso la creazione di un modello industriale, sano, stabile e rivolto al futuro, che sia in grado di produrre innovazione, attirare investimenti e creare occupazione, rappresentando quindi una reale exit strategy dall’attuale crisi economica”.
Ecco il decalogo per sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia:
1. Approvare la Strategia energetica nazionale e vigilare sulla sua attuazione con un Osservatorio
Il Ministero dello Sviluppo economico sta elaborando la Strategia energetica nazionale: dalle bozze in circolazione si desume che gli obiettivi al 2020 (ma non al 2030) saranno ancora più ambiziosi di quelli attribuiti all’Italia dal Pacchetto 20-20-20 della UE: è necessario partire da qui, ossia dal 23% di rinnovabili sul consumo finale lordo, arrivando al 38% nel settore elettrico. Ma servono strumenti efficaci e una seria verifica dei risultati. Per questo si propone l’istituzione di un Osservatorio.
2. Semplificare le procedure e ridurre i costi burocratici
Le rinnovabili, almeno nel caso di alcune tecnologie, scontano in Italia costi più alti della media europea: per esempio nel 2011 i costi del fotovoltaico sono stati superiori di oltre il 10%, per l’eolico on-shore del 20-30%. Su questo incidono in modo determinate le procedure e le norme attualmente in vigore, che andranno riviste alla luce delle migliori pratiche europee e nel rispetto della normativa comunitaria vigente.
3. Sostenere gli investimenti per arrivare a un progressivo superamento del sistema degli incentivi
Gli investimenti privati nello sviluppo delle rinnovabili saranno molto ingenti nei prossimi anni (90 Mld € al 2020 per le sole elettriche). Occorre varare una politica di sostegno agli investimenti attraverso un sistema di incentivi, differenziato per ciascuna fonte, da modulare al ribasso in relazione alla riduzione dei costi di produzione, da integrare progressivamente con nuovi strumenti nell’ottica di alleggerire il peso sulla bolletta e accompagnare le rinnovabili verso la competitività.
4. Creare un fondo per la Ricerca di Sistema Energetico e promuovere la creazione di un fondo per la ricerca privata autofinanziato dalle imprese green
Nel 2010 in Italia appena il 2% della spesa pubblica per Ricerca e sviluppo è destinato all’energia e di questa la quota destinata alle fonti rinnovabili è tra le più basse in Europa. È necessario quindi dare vita a un fondo per la Ricerca del Sistema Energetico alimentato attraverso un prelievo minimo sulle bollette elettriche e del gas e un impegno maggiore del settore privato.
5. Varare un programma ambizioso per lo sviluppo delle reti energetiche
Secondo la Commissione europea, nei prossimi anni saranno necessari 220 Mld € di nuovi investimenti nelle reti energetiche. Si propone di realizzare un programma nazionale di adeguamento delle reti energetiche che tenga il passo con gli obiettivi sulle fonti rinnovabili, a cominciare dallo sviluppo delle reti di teleriscaldamento, ancora insufficienti, e dalla rete elettrica che, già oggi, non sempre è in grado di accogliere tutta la produzione, determinando così una costosa inefficienza.
6. Prevedere misure per la generazione distribuita e a sostegno dei piccoli e medi investimenti
Lo sviluppo delle rinnovabili passa anche attraverso la diffusione di impianti medio-piccoli, piccolissimi, o di taglia domestica (oggi ci sono, per esempio, 700 mila impianti solari termici e 400 mila impianti fotovoltaici inferiori ai 3 kW). Insieme alla semplificazione burocratica si propone di: spingere gli istituti di credito a creare prodotti specifici; promuovere il ruolo attivo delle Esco; favorire la messa in rete di cittadini, amministrazioni e PMI favorendo forme aggregative.
7. Definire roadmap a medio-lungo termine per lo sviluppo delle tecnologie per le rinnovabili
Lo sviluppo di un'industria nazionale delle rinnovabili richiede di attivare politiche di sostegno specifiche per ognuna delle filiere tecnologiche. Per questo si propone di predisporre specifiche roadmap tecnologiche individuando punti di forza e debolezza delle tecnologie ed elaborando proposte di intervento e priorità per le diverse filiere.
8. Promuovere un'azione specifica per il sostegno allo sviluppo delle rinnovabili termiche
Il settore delle rinnovabili termiche presenta enormi potenziali di crescita, a oggi troppo poco sfruttati. Il loro sviluppo consentirebbe al 2020 di creare 130.000 nuovi posti di lavoro e ridurre di altri 5 milioni di mc l’importazione di gas naturale. Partendo dall’ormai prossima emanazione del Conto termico, si propone di sviluppare una “normativa quadro” chiara e stabile, basata su una maggiore sinergia tra i ministeri competenti.
9. Predisporre una strategia nazionale per il rilancio della filiera delle biomasse
Il potenziale energetico delle biomasse in Italia è molto elevato, ma permangono una serie di ostacoli al suo sfruttamento. Per ribaltare tale situazione si dovrà sviluppare un'economia del bosco in grado di promuoverne la gestione tutelando l’ambiente e il territorio. Inoltre sarà necessario sviluppare i biocarburanti di seconda e terza generazione, la filiera del biogas/biometano e la valorizzazione energetica della frazione biodegradabile dei rifiuti nel rispetto della gerarchia di gestione europea.
10. Ridefinire il ruolo del termoelettrico in un sistema a forte penetrazione di rinnovabili
Nel 2011, in Italia, i quasi 80 mila MW di impianti termoelettrici alimentati da combustibile fossile hanno lavorato in media meno di 2.900 ore. La crescita prevista delle fonti rinnovabili nei prossimi vent’anni sarà più che sufficiente a coprire l’aumento della domanda elettrica. È necessario che in questa fase produzione fossile e rinnovabile siano governate in maniera integrata. Per questo si propone l’istituzione di un tavolo di consultazione tra decisori politici e operatori del settore.
Per maggiori informazioni sugli Stati Generali della Green Economy: www.statigenerali.org
Qualenergia