Bologna, 21 maggio – Ore 4.04 della notte tra sabato e domenica, la terra trema. Una lunga e intensa scossa di terremoto, della forza di poco inferiore a quella che il 6 aprile 2009 distrusse L’Aquila, fa “saltare” una bella fetta di nord Italia. Una ventina di secondi a magnitudo 6, che squarciano la notte da Milano a Venezia, da Torino a Trieste, da Bolzano a Bologna. L’epicentro viene registrato proprio in Emilia Romagna - la regione che già a gennaio era stata “strattonata” per ben due volte da altrettanti terremoti - tra le province di Modena e Ferrara. Un fazzoletto di terra in cui si scatena l’inferno, con le case che si piegano come ramoscelli e gli edifici storici che non reggono l’urto.
Il bilancio è drammatico e costringe il presidente del Consiglio, Mario Monti, a rientrare in anticipo dagli Stati Uniti. I morti sono sette, sei dei quali nel ferrarese e uno in provincia di Bologna, una cinquantina i feriti lievi nel modenese, tra cui un vigile del fuoco, e circa quattromila sfollati in albergo o nelle tendopoli allestite dalla Protezione civile, sotto un cielo livido di pioggia.
Incalcolabili al momento i danni, per i quali martedì il Consiglio dei ministri dichiarerà lo stato di emergenza.
Come sempre, in questi casi, si cerca di “ragionare” sulla tragedia. “Per mettere in sicurezza il nostro paese, la strada da perseguire non è soltanto quella, ancorché importantissima, degli interventi strutturali e dell’inserimento dei dissipatori - spiega il capo dei geologi italiani, Gian Vito Graziano, - ma è ancor prima quella degli studi della risposta sismica dei terreni. Occorre inibire l’edificazione in quelle aree dove questi studi dimostrano un effetto di amplificazione dell’intensità sismica”. “Altrettanto importante sarebbe l’istituzione del Fascicolo del fabbricato - aggiunge Graziano, - una sorta di libretto sanitario degli immobili che permetterebbe di valutare le reali condizioni statiche e sismiche del nostro immenso patrimonio, che racchiude edifici di grandissimo pregio storico e architettonico, che non possiamo permetterci di veder crollare”.
Secondo il Consiglio nazionale dei geologi, ben tre milioni di italiani abitano in zone ad alto rischio sismico, 21 milioni quelle che abitano in zone a rischio medio. In Emilia Romagna la popolazione residente in aree pericolose è di 1.308.443 abitanti, ma le regioni più esposte sono la Sicilia e la Calabria.
“La nostra priorità assoluta è dare assistenza alle persone e fare in modo che possano passare le notti in condizioni accettabili”, ha detto il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli. Il peggio, del resto, potrebbe non essere ancora alle spalle. “A grandi scosse poi ne seguono altre - osserva Gabrielli. - Non necessariamente quella della notte tra sabato e domenica è stata la più grande. Bisogna essere cauti: sui terremoti non si fanno previsioni e non si approccia il problema con superficialità e impropria rassicurazione”.
Il bilancio è drammatico e costringe il presidente del Consiglio, Mario Monti, a rientrare in anticipo dagli Stati Uniti. I morti sono sette, sei dei quali nel ferrarese e uno in provincia di Bologna, una cinquantina i feriti lievi nel modenese, tra cui un vigile del fuoco, e circa quattromila sfollati in albergo o nelle tendopoli allestite dalla Protezione civile, sotto un cielo livido di pioggia.
Incalcolabili al momento i danni, per i quali martedì il Consiglio dei ministri dichiarerà lo stato di emergenza.
Come sempre, in questi casi, si cerca di “ragionare” sulla tragedia. “Per mettere in sicurezza il nostro paese, la strada da perseguire non è soltanto quella, ancorché importantissima, degli interventi strutturali e dell’inserimento dei dissipatori - spiega il capo dei geologi italiani, Gian Vito Graziano, - ma è ancor prima quella degli studi della risposta sismica dei terreni. Occorre inibire l’edificazione in quelle aree dove questi studi dimostrano un effetto di amplificazione dell’intensità sismica”. “Altrettanto importante sarebbe l’istituzione del Fascicolo del fabbricato - aggiunge Graziano, - una sorta di libretto sanitario degli immobili che permetterebbe di valutare le reali condizioni statiche e sismiche del nostro immenso patrimonio, che racchiude edifici di grandissimo pregio storico e architettonico, che non possiamo permetterci di veder crollare”.
Secondo il Consiglio nazionale dei geologi, ben tre milioni di italiani abitano in zone ad alto rischio sismico, 21 milioni quelle che abitano in zone a rischio medio. In Emilia Romagna la popolazione residente in aree pericolose è di 1.308.443 abitanti, ma le regioni più esposte sono la Sicilia e la Calabria.
“La nostra priorità assoluta è dare assistenza alle persone e fare in modo che possano passare le notti in condizioni accettabili”, ha detto il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli. Il peggio, del resto, potrebbe non essere ancora alle spalle. “A grandi scosse poi ne seguono altre - osserva Gabrielli. - Non necessariamente quella della notte tra sabato e domenica è stata la più grande. Bisogna essere cauti: sui terremoti non si fanno previsioni e non si approccia il problema con superficialità e impropria rassicurazione”.
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