Quella che si sta profilando è una soluzione che appare al suo apparire germinale una via tipicamente italiana, frutto di compromessi lacerati già all’origine da intenzioni oblique, convinzioni posticce e, soprattutto, dal tentativo di tenere lontano dalla fortezza del potere il nemico di turno, l’avversario più temuto e temibile: il Movimento 5 Stelle
Che lo si voglia o no, quello che si sta profilando all'orizzonte della vita politica è un bel "governicchione". Una soluzione che appare al suo apparire germinale una via tipicamente italiana, frutto di compromessi lacerati già all'origine da intenzioni oblique, convinzioni posticce e, soprattutto, dal tentativo di tenere lontano dalla fortezza del potere il nemico di turno. In passato era il terrorismo, al giorno d'oggi l'avversario più temuto e temibile è il Movimento 5 Stelle. La sollecitazione giunta dal presidente della Repubblica a formare un "governo dalle larghe intese" ripercorre e riproduce le tappe che già sono state toccate nella vita della nostra infiacchita Repubblica, laddove furono create maggioranze sui pilastri della "non sfiducia" e della "solidarietà nazionale".
Sulla base delle prime indicazioni giunte dalle alte sfere della politica, ovvero dal Colle in scadenza, l'appello è a fare presto e bene, con l'affermazione di una tecnica consociativa, in nome dell'emergenza, della crisi economica e delle incertezze generali. Il leader del Pd, Pierluigi Bersani vorrebbe impostare un governo di minoranza ma forte della non-sfiducia dell'interlocutore Pdl. Da parte sua invece il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, vorrebbe un governissimo, un esecutivo dalle ali larghe, in grado di accogliere forze distinti e distanti, ma complanari alla volontà presidenziale. Se dovesse vincere la prima ipotesi avremmo un governicchio guidato da Bersani, una carrozza fragile e debole, suscettibile di schianto alla breve distanza o alla minima difficoltà. Se dovesse vincere la seconda ipotesi avremmo invece un governone dalla guida ancora imprecisata.
E' molto più probabile che vinca una scelta mezzana, un compromesso storico a scoppio ritardato. Insomma, un bel "governicchione", magari guidato da un personaggio super-partes, istituzionale e gradito ai mercati, con l'appoggio del ventaglio largo sotto l'etichetta di uno scopo e di un'esistenza a termine. Tanto per gradire e per continuare a campare. Un condominio forzoso tra forze recalcitranti, dove potrebbero convivere Dell'Utri e Grasso, Previti e Violante. Un pateracchio evoluto, un turbo-inciucio all'ennesima potenza. Una strada complessa e irta di conflitti latenti e sottocutanei, ma in grado di intrecciare a coorte i legionari del Palazzo ancora per un po', mentre nel Paese scorre la crisi economica che si sta trasformando in drammatica crisi sociale.
di Paolo Gila
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