di Pierpaolo Farina
Margaret Tatcher è passata a miglior vita. Non ha fatto in tempo a spegnersi nella suite dell’albergo di lusso in cui alloggiava (il Ritz di Londra), che già in Gran Bretagna è cominciata la corsa alla glorificazione del mito, della lady di ferro, titolo del celebre film che è valso l’Oscar a Meryl Streep l’anno scorso (The Iron Lady).
David Cameron è rientrato dal suo tour europeo e ha dichiarato: ”La Gran Bretagna ha perso una grande leader, un grande primo ministro, una grande britannica“. E, benché la lady di ferro abbia lasciato precise istruzioni contro dei funerali di stato, a quanto pare all’ultimo saluto dell’icona del neo-liberismo degli anni ’80 assieme a Reagan verrà data la stessa rilevanza pubblica dei funerali di Lady Diana.
La Tatcher ha governato la Gran Bretagna dal 1979 al 1990, quando si dimise per una congiura interna dei conservatori, che non amavano più così tanto il suo piglio decisionista. Undici anni sono tanti, però, e l’impronta lasciata sulla società inglese (e soprattutto sul suo welfare state) è ancora visibile oggi.
A Sinistra, poi, non ne parliamo: tra Anthony Giddens e Tony Blair, il Labour ancora si sta faticosamente riprendendo dall’ubriacatura neoliberista che l’ha completamente trasformato, tanto da essere considerato assieme alla Tatcher tra i fautori del disastro economico che ha colpito la finanza pubblica e l’economia inglesi.
Tatcher e Reagan, gli anni ’80 sono stati loro. Loro i volti pubblici dell’offensiva neoliberista contro le conquiste sociali ottenute dal movimento operaio nei 20 anni precedenti. E alla fine hanno vinto, complici anche le forze di Sinistra che anziché resistere, si sono adattate al nuovo corso. Impiccandosi sul lungo periodo.
Dove siamo oggi grazie al paradigma neoliberista lo sappiamo, benché ci sia ancora qualche folle che pensi di “fermare il declino” con la stessa ricetta (in effetti per loro è facile: privatizzare gli utili, socializzare le perdite, spremere come limoni i poveri, perché, in fondo, sono tanti). Le diseguaglianze sociali non sono un problema, anzi, vanno incentivate: il punto è che ora il ceto medio non esiste più e la crisi ha aperto la strada in tutto il mondo a nuovi autoritarismi, con pericoli rilevanti per la tenuta dei regimi democratici (benché questo fosse uno dei loro obiettivi sin dall’inizio: tornare ad una situazione economica, politica e sociale da primo Ottocento).
E’ morta Maggy, come veniva chiamata negli anni ’80 affettuosamente dalla stampa amica. Non festeggio, visto che dopo essere stata usata dalla finanza mondiale è sparita dalla scena pubblica, ma nemmeno mi straccerò le vesti, come finiranno per fare anche i liberali di casa nostra.
Era figlia di un droghiere e tale è rimasta per tutta la vita, agli occhi di quelli che l’hanno usata semplicemente per favorire i propri interessi. Nelle varie cronache dei tempi si ritrovano spesso gli sprezzanti giudizi sul suo modo di fare da parte della casa reale, molti riferiti proprio alla sua origine umile. Fu la prima donna premier e ad oggi l’unica: questo gli vale un titolo di merito.
Il destino beffardo ha voluto che negli ultimi anni della sua vita colei che predicava l’individualismo più estremo finisse per essere afflitta da un male che la obbligava a dover fare affidamento continuamente sugli altri. La negazione di una vita di ideologia folle.
Questo è abbastanza per uno come me che su politica, economia e società è agli antipodi.
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