mercoledì 5 febbraio 2014

ITALIA, TERRA DI MAZZETTE

Corruzione, integrità dei politici e leggi ad personam. Vizietti italiani, sempre i soliti. Che ci costano l'ennesima bocciatura: nel primo report europeo sul tema, presentato il 3 febbraio dal commissario Cecilia Malmstrom, è scritto nero su bianco dal lodo Alfano alla ex Cirielli, dalla depenalizzazione del falso in bilancio al legittimo impedimento, i tentativi di darsi norme per garantire processi efficaci sono stati "più volte ostacolati da leggi ad personam".

LA CORRUZIONE ITALIANA VALE LA META' DI QUELLA DI TUTTA L'UE E nonostante la legge anticorruzione adottata nel novembre 2012 e "gli sforzi notevoli profusi dall'Italia", il fenomeno rimane preoccupante: secondo le stime della Commissione Ue, pesa per 60 miliardi all'anno, pari a circa il 4% del Pil e per metà del totale di tutta l'Unione, che è pari a 120 miliardi di euro annui. Qualche passo avanti c'è stato, come la legge anticorruzione e il successivo decreto legislativo sull'incandidabilità e il divieto di ricoprire cariche elettive o di governo in seguito a condanne definitive. Soprattutto perché, hanno sottolineato a Bruxelles, la norma è stata applicata "nel caso della decadenza da senatore di un ex premier".

NECESSARIE MODIFICHE SUL CONFLITTO DI INTERESSI Ma anche la nuova legislazione contro la corruzione lascia vari problemi aperti perché, sottolinea sempre la commissione europea, "non modifica la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio, l'autoriciclaggio e non introduce reati per il voto di scambio". E si chiedono modifiche sul conflitto di interessi. Per Bruxelles, il testo frammenta le disposizioni sulla concussione e la corruzione "rischiando di dare adito ad ambiguità nella pratica e limitare ulteriormente la discrezionalità dell'azione penale". Sono inoltre "ancora insufficienti le nuove disposizioni sulla corruzione nel settore privato e sulla tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti".

LA LENTEZZA DEI PROCESSI Anche la lentezza della giustizia è nel mirino. E l'Ue ha ribadito la necessità di colmare le lacune e di dare priorità a procedimenti per corruzione a rischio prescrizione. Inoltre ha raccomandato di "estendere i poteri e sviluppare la capacità dell'autorità nazionale anticorruzione Civit in modo che possa reggere saldamente le redini del coordinamento e svolgere funzioni ispettive e di supervisione efficaci, anche in ambito regionale e locale".

I LEGAMI TRA POLITICA, MAFIE E IMPRESE Nel report si fa poi cenno ai legami tra politici, criminalità organizzata e imprese: "Lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono tra gli aspetti più preoccupanti, come testimonia l'alto numero di indagini per corruzione". Negli ultimi anni, ha evidenziato Bruxelles, ci sono "numerose indagini per presunti casi di corruzione, finanziamento illecito ai partiti e rimborsi elettorali indebiti, che hanno visto coinvolte personalità politiche di spicco e titolari di cariche elettive a livello regionale". E il report cita, senza nominarlo, Nicola Cosentino, definito "un parlamentare indagato per collusione con il clan camorristico dei Casalesi. La relazione evidenzia inoltre come solo nel 2012 sono scattate indagini penali e ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti politici locali in circa metà delle 20 Regioni italiane, sono stati sciolti 201 consigli municipali, di cui 28 dal 2010 per presunte infiltrazioni criminali e più di 30 deputati della precedente legislatura sono stati indagati per reati collegati a corruzione o finanziamento illecito ai partiti

cadoinpiedi. 

giovedì 2 gennaio 2014

Riforme, ricomincia il valzer

Si sente in questi giorni – forse a causa dell’arrivo del nuovo anno – un vaneggiante brulicare di esperti, opinionisti, addirittura studiosi di scienze istituzionali (che poi dovremmo anche approfondire il concetto stesso di scientificità) in merito alle inflazionatissime e molto spesso misconosciute riforme dei nostri meccanismi di rappresentanza democratica.
Il primo premio dell’ambiguità se lo aggiudica “via il Senato” che, più che un’idea, pare tanto un’indicazione stradale. Piace tantissimo a Matteo Renzi, che pare si desti nel cuore della notte con questo chiodo fisso: via il senato. Poi c’è tutto il capitolo della legge elettorale tutta da inventare: “Io sono bipolare” ha esclamato settimana scorsa l’ex (?) missino – ora neoforzista d’avanguardia – tale sen. Gasparri: poi, il giorno in cui – tra qualche decennio – qualcuno si prenderà la briga di spiegargli che cosa significhi “essere bipolare”, sarà una grande conquista per l’umanità.
Occorre, forse, fare un po’ di chiarezza. Non esiste nessuna legge elettorale al mondo che possa mutare un sistema tripolare (PD, M5S, FI) in un sistema bipolare o – addirittura – un sistema multipolare (centrosinistra, M5S, centrodestra, centro) in un sistema a tendenza bipolare. Chi dice di volere il bipolarismo, alle attuali condizioni del sistema politico italiano, o non sa ciò che dice oppure è in evidente malafede.
Attualmente le proposte sul tavolo sono essenzialmente tre. Il Partito Democratico propende (anche se non mancano distinguo interni) per un sistema maggioritario a doppio turno: l’elettore conosce il proprio candidato di collegio nella città o nel quartiere in cui vive e, su questa base di stretta connessione tra elettorato e candidato, è possibile scegliere la persona più affidabile, più capace, più competente e – nel caso in cui svolgesse male il proprio lavoro una volta eletto – chiederne conto direttamente al parlamentare.
La seconda proposta è quella del M5S: a dispetto dei proclami anti-inciucisti e velatamente maggioritari, la base della riforma voluta dal MoVimento di Beppe Grillo è una copia del sistema elettorale spagnolo; facile a dirsi, difficile a farsi. Molto ingarbugliata dal punto di vista tecnico, nulla ci può far escludere che sia (in)utile esattamente quanto la proposta maggioritaria avanzata dai piani alti del PD.
Una terza idea viene dall’unione di brillanti menti che si stanno scervellando da mesi e anni su un sistema alternativo al porcellum che faccia conciliare rappresentatività (e quindi una bassa soglia di sbarramento) e governabilità (quindi l’assegnazione di una certa quantità di seggi necessari per governare). Ed eccoci allora arrivare alla madre di tutte le riforme: il bicameralismo simmetrico.
Oggi la moda corrente lo chiama “bicameralismo paritario”, ma così più che un discorso di meccanica istituzionale pare una formula strampalata di teorizzazione del ministero delle Pari Opportunità. Oggi Camera (630 membri) e Senato (315) fanno le stesse identiche cose: danno la fiducia al governo, varano leggi, convertono decreti e via dicendo. Chi grida a “via il senato”, il più delle volte, non vuole eliminare in toto il Senato, ma solo renderlo un ramo parlamentare di serie B, espressone delle Regioni e delle Autonomie.
Sulla carta i numeri politici per cambiare ruolo e composizione del Senato ci sono, eccome. E’ una priorità del PD (sempre che Renzi non cambi idea), è un buon proposito per l’anno nuovo del NcD (Alfano & Co.) ed è anche una delle riforme a cui il M5S, in campagna elettorale, ha fatto più e più volte riferimento. Ora, però, la campagna elettorale è finita e il Cittadino portavoce tale sen. Vito Crimi (sì, lui) ha detto in Aula che non si può toccare la Carta, nemmeno per ridurre il numero dei parlamentari o diversificare i ruoli tra Camera e Senato. Che ci vogliamo fare, è la dura legge del blaterare: prima dici che vuoi fare una cosa, urlando contro chi non l’ha fatta in questi anni; poi prendi milioni di voti e, una volta accomodato sulle poltrone vellutate, urli al complotto e dici che non ci si può azzardare a fare quella stessa riforma che qualche mese fa ritenevi indispensabile.

lunedì 11 novembre 2013

Il vero volto del maggioritario

Uno spettro si aggira per l’Italia: si tratta del fantasma di una legge elettorale proporzionaleMatteo Renzi, segretario in pectore del Partito Democratico, continua a scagliarsi in questo periodo contro l’ipotesi di un sistema proporzionale che vada a sostituire il tanto vituperato Porcellum, partorito dal leghista Roberto Calderoli. Una legge, quella venuta alla luce nel 2005, che è a dir poco sciagurata e che nel febbraio scorso è riuscita a consegnare un premio di maggioranza abnorme alla coalizione di Centrosinistra: dopo aver ottenuto il 29,5% dei voti, infatti, il PD, SEL ed il Centro Democratico hanno conquistato ben il 55% dei seggi alla Camera dei Deputati!
Il rimedio proposto dal principale partito della sinistra (?!) italiana consiste in una nuova legge elettorale maggioritaria a doppio turno. Il ritorno alla normativa proporzionale che fu in vigore nel corso della cosiddetta “Prima Repubblica”, magari corretta con uno sbarramento al 5% come avviene in Germania, è invece visto come il fumo negli occhi dai Democratici. Il disegno strategico del sindaco di Firenze, infatti, assomiglia molto alla “vocazione maggioritaria” di veltroniana memoria ed una legge elettorale proporzionale taglierebbe le ali a questo progetto politico.
È desolante constatare il fatto che all’interno dello schieramento progressista italiano le voci favorevoli al ritorno del proporzionale siano nettamente minoritarie. Le cose non sono state sempre così, basti pensare alla battaglia del PSI per l’adozione di un sistema elettorale proporzionale dopo la Grande Guerra oppure alla lotta contro la “legge truffa” democristiana del 1953 portata avanti dal PCI e dal PSI. A ricordarcelo èLuciano Canfora, che nel suo saggio “La trappola. Il vero volto del maggioritario” (Sellerio) pone all’attenzione dei lettori alcune tesi a favore del ritorno del proporzionale.
Per lo storico barese, infatti, i sistemi elettorali di stampo proporzionale sono gli unici che rispettano (o che violano il meno possibile, come nel caso tedesco) il principio del suffragio universale ed eguale. Le leggi elettorali maggioritarie invece lo calpestano, dato che alcuni voti, cioè quelli che si riversano nei partiti maggiori, sono più eguali degli altri e quelli meno eguali, cioè quelli dati alle forze politiche minori, non hanno diritto ad una rappresentanza parlamentare.
Inoltre, in una società complessa come la nostra, il proporzionale è l’unico strumento capace di dar voce a questa complessità nelle aule parlamentari. Il maggioritario, invece, fa sì che si semplifichi in modo del tutto arbitrario un quadro ben più composito. Canfora scrive che “nelle società complesse la ricerca del compromesso è l’unica alternativa al conflitto, ed è perciò necessaria. Né dovrebbe essere disturbata da una finta (o largamente finta) contrapposizione, ormai che la sinistra ha rinunziato a rappresentare una “alternativa di sistema” (per usare un lessico antico). […] La rivoluzione, più o meno palingenetica, è sfumata nel nulla: la coalizione di forze diverse presenti nella società, in vista di obiettivi delimitati e possibili, diventa una necessità”.
Senza contare che il desiderio di “governare da soli” denota una totale incapacità di fare politica nelle aule parlamentari, dove l’arte del compromesso dovrebbe essere sempre all’ordine del giorno. Per di più, non bisogna dimenticare che le leggi elettorali maggioritarie tendono molto spesso a ridurre i partiti a meri “comitati elettorali” al servizio dei leader di turno. Nel caso italiano questo dato di fatto è sotto gli occhi di tutti.
Inoltre, Canfora ci ricorda che da alcuni anni stiamo assistendo ad un fenomeno inquietante, che i linguisti hanno definito “analfabetismo di ritorno”. Con l’adozione di una legge elettorale marcatamente maggioritaria potrebbe verificarsi in un prossimo futuro l’affermazione di partiti che fanno leva sulle fasce meno preparate della popolazione. Con il proporzionale, invece, queste forze politiche sarebbero rappresentate in parlamento secondo la loro effettiva forza numerica e non potrebbero quindi conquistare la maggioranza assoluta dei seggi a causa di più o meno sofisticati marchingegni maggioritari.
Gli spunti di riflessione suggeriti da Luciano Canfora probabilmente non avranno alcun effetto sul dibattito politico italiano. A sinistra una legge elettorale maggioritaria a doppio turno è ben vista soprattutto perché molte persone sperano che, tramite questo strumento normativo, si possano archiviare le “larghe intese” con la destra berlusconiana. Con un sistema proporzionale, invece, questo scenario potrebbe replicarsi e gli elettori progressisti sono terrorizzati di fronte a questa ipotesi. Il “peccato originale”, però, risale all’inizio degli anni Novanta. In quel periodo, infatti, la sinistra italiana cedette alle sirene maggioritarie dei referendum promossi da Mario Segni. Se non avessimo avuto il Mattarellum prima ed il Porcellum poi, forse l’avventura politica di Berlusconi non sarebbe nemmeno incominciata e, soprattutto, l’attuale leader della rinata Forza Italia non avrebbe mai avuto i numeri necessari in parlamento per poter perpetrare le nefandezze che invece ha commesso negli ultimi vent’anni.
Il verbo della nuova “sinistra” renziana è, tuttavia, quello di “vincere” grazie ad una nuova legge elettorale maggioritaria a doppio turno. Ma “vinceremo” veramente?

QdS

mercoledì 6 novembre 2013

MA CI PRENDI PER IL SEDERE ?

DI CARLO BERTANI
carlobertani.blogspot.it

Gentile ministro Cancellieri,

dopo l’articolo del collega Di Cori Modigliani, le sue esternazioni sulla sua “disponibilità”, “vicinanza” e “comprensione” verso i carcerati – guarda a caso lei è il ministro di grazia e giustizia (min) – suonano d’agghiacciante ridicolezza e di grottesca crudeltà. Scorrendo la lista delle esecuzioni avvenute negli ultimi mesi sale un conato di vomito per questa giustizia animalesca, per l’ignavia di questa Corte Reale alla quale appartiene e che ben rappresenta.

Ma c’è dell’altro.

E il “su figliolo”, per dirla col linguaggio dell’Arno? C’ha pensato? Sì, mammà già c’ha pensato. 

Il figliolo – almeno, così sostiene mammà – è bravo e non abbiamo nessun motivo per dubitarne: avrà le sue buone lauree ed i suoi master conquistati in lunghi anni di studio...ma...non era mai successo (almeno, io non ricordo) che qualcuno venisse pagato per un anno di lavoro 3,6 milioni di euro, che sono 7 miliardi di vecchie lire, ossia il primo premio della Lotteria Italia. 

Invece so per certo di parecchi laureati con master e roba varia che s’affannano per entrare in qualche lista d’attesa, nella Scuola o nella Sanità: impiegati amministrativi a 3.600 euro per un contratto di sei mesi, addirittura qualcuno ha fatto domanda nella Nettezza Urbana. Molti anni fa, conobbi anche un nigeriano che aveva una laurea in economia e parlava correntemente tre lingue: mungeva capre.
Eh sì...c’è Dio e dio...c’è il Dio del Vaticano e dello IOR – che certamente conosce – e ci sono i suoi protetti: ma veniamo a suo figlio. 

Il suo bimbetto – cuore di mamma non mette mai limiti – è come se avesse vinto, in un anno, il primo premio di “Canzonissima” o, almeno, un succoso “5” al Superenalotto: cosa potrà farne? 

Oddio, le misere Poste danno circa il 3% per i piccoli depositi, ma immaginiamo che il suo figliolo – se è così bravo – sappia trovare un broker (magari lui stesso) che gli garantisca almeno un 5%: se è così bravo...
Se così fosse, la carne della sua carne godrebbe – vita natural durante – di 180.000 euro l’anno di rendita: cautelandosi contro l’inflazione, vale a dire reinvestendone la metà, rimarrebbero pur sempre 90.000 euro l’anno esentasse, se “parcheggiati” nei posti giusti. 7.500 euro il mese, rivalutati contro l’inflazione. 

Forse sono pochini per gente come voi, capisco: non si riescono a mantenere ville, servitù e viaggi...eh sì...ce ne vorrebbero almeno tre volte tanto per fare quella vita alla quale siete abituati, ma cosa vuole...noi, abituati a campare con 1000-2000 euro il mese – spesso meno, raramente qualcosa (ma proprio qualcosa) in più – non riusciamo a capirvi. Perché, per noi, sarebbero già un sogno quei 7.500 euro il mese vita natural durante. 

Ma andiamo oltre. 

Che ha fatto il su figliolo per guadagnarsi tanta benemerenza? Ha messo a posto dei conti. 

Anch’io cerco di mettere a posto i conti sgangherati della mia famiglia, ma non ho certo le sue capacità e la sua lungimiranza per guadagnare 3,6 miliardi di euro l’anno. 

Il giovanotto ha forse inventato la trasmissione via etere dell’energia con alte rese e su lunghe distanze? Ha risolto il problema dei rifiuti, dell’inquinamento da carbone che fa crepare la gente che vive presso le centrali a carbone “pulito”, ha inventato un cuore meccanico che si costruisce con due pezzi di plastica e dura tre vite? 

No, suo figlio è stato solo un misero lavoratore dipendente, forse un consulente, nulla più. Di chi? 

Di un certo Salvatore Ligresti – un pregiudicato, per giunta – che è sfuggito alla giustizia (lei la rappresenta?) con mille cavilli in migliaia d’occasioni. Che faceva il pregiudicato? 

Un imprenditore della Sanità, quella regionale: cliniche & affini. Sì, la stessa che rischia di chiudere i battenti perché costa circa 100 miliardi l’anno e – tutti lo ammettono – sotto quei 100 miliardi cova i “teorema di Craxi”: il 30% in tangenti. I soldi per donnine e festini di B. arrivavano proprio da lì, guarda a caso. Formigoni è finito come è finito, anche lui, per gli effluvi di quel mondo: promoveatur ut amoveatur. 

Se conosce – soltanto un pochettino – due righe di letteratura francese dell’800 – mentre da noi spadroneggiavano gli scandali della Banca Romana e della Terni – si renderà conto di qual era l’etica d’Oltralpe. Un ministro che ha amicizie nel sottobosco dei trafficanti? Addirittura con un pregiudicato? Mon Dieu...pas possibile... 

Dimissioni? Ma non diciamo stupidaggini. 

Le cose, all’epoca – vedere le pagine di Dumas (padre e figlio) e di Flaubert, di Hugo e tanti altri – si regolavano con un colpo di pistola di fronte alla scrivania di lavoro: era un classico. Le donne (coinvolte come mogli e madri) talvolta usavano il veleno ma, più prosaicamente, sceglievano il convento. 

Sì, penso che sarebbe una soluzione: madre badessa in un convento. Vedrà: riuscirà anche a dimagrire un poco, almeno per rientrare nei limiti della decenza e allontanare l’infarto. 

Se ne vada – ricordi che la sua ex collega Idem s’è dimessa per uno sbaglio (probabilmente del commercialista) di 3.000 euro, ma quella era d’origine tedesca, altra gente – e si porti via anche il su figliolo: andatevene alle Canarie, a Mauritius, in qualche isoletta sperduta dei Caraibi. E restituiteci l’Italia. 

Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.it
Link: http://carlobertani.blogspot.it/2013/11/ma-ci-prendi-per-il-sedere.html
5.11.2013

Chi ha paura della bandiera della pace?

Renato Accorinti ha pronunciato un discorso pacifista alla cerimonia per la festa delle Forze Armate. E due generali hanno abbandonato la platea. Il ministro D'Alia: "Si scusi per il suo gesto demenziale"

Bandiera pacifista per il 4 novembre il sindaco di Messina fa fuggire i militari

MESSINA - Il sindaco pacifista Renato Accorinti non rinuncia al suo credo neanche il giorno della Festa delle Forze Armate. E dopo aver inneggiato al disarmo ed al ripudio della guerra, sventola una bandiera della pace sotto gli occhi delle più alte autorità militari cittadine. Alcuni secondi di stupore finchè il generale Ugo Zottin, comandante della divisione Culqualber dei carabinieri, ha lasciato la piazza visibilmente indignato. A ruota lo ha seguito il comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Stefano Spagnol ma nessuno ha voluto rilasciare dichiarazioni.

Accorinti ha preso la parola dopo la deposizione di una corona d’alloro al monumento ai Caduti. Il sindaco ha ricordato che la Costituzione  recita che l’Italia ripudia la guerra e invece continuiamo a finanziare la corsa agli armamenti. Oltre 20 miliardi in tre anni –ha detto Accorinti - mentre sottraiamo risorse per le spese sociali, beni culturali e sicurezza. Io stesso ogni giorno ho dietro la porta tanta gente che vive sotto la soglia di povertà e non posso dare risposte per mancanza di soldi. Questa amministrazione dice sì al disarmo e dichiara no a tutte le guerre mentre la Sicilia rischia di diventare una portaerei del Mediterraneo”. Poi Accorinti ha estratto dalla tasca una bandiera della pace e ha iniziato sbandierarla sotto gli occhi dei presenti. 
E’ stato a questo punto che il generale Zottin ha lasciato piazza Unione Europea   mentre scoppiava la bagarre fra sostenitori ed oppositori del sindaco. Anche la Digos è dovuta intervenire per placare gli animi più esagitati. "Il sindaco Accorinti dovrebbe scusarsi pubblicamente con la cittadinanza messinese per una provocazione demenziale e inopportuna, che offende le Forze Armate e la memoria di quanti, anche nostri concittadini, sono morti per la pace in Italia e nelle missioni internazionali". Così il ministro per la Pubblica Amministrazione e Semplificazione Gianpiero D'Alia commenta il gesto del sindaco. "Alle Forze armate, giustamente indignate per questo comportamento - aggiunge il ministro centrista - va la nostra solidarietà e gratitudine. Essere sindaco non significa fare l'attivista di una minoranza, per quanto rispettabile, ma rappresentare tutti i cittadini e il sentimento di un'intera comunità. Oggi Accorinti non l'ha fatto".

Fonte: www.palermo.repubblica.it

Siria, la pace che nessuno vuole

Ieri, e per la terza volta quest'anno, le forze armate di Israele hanno colpito sul territorio della Siria. Il governo Netanyahu aveva avvertito che non avrebbe tollerato alcun trasferimento di armi, chimiche o "tradizionali", dalla Siria agli Hezbollah del Libano e ha mantenuto la parola: ieri i jet israeliani sono arrivati dal mare per colpire, nei pressi del porto di Latakia, una batteria mobile di missili anti-nave di fabbricazione russa.

L'episodio fa capire quanto intricata sia diventata la situazione della Siria e intorno alla Siria e quanto ancora lontane siano le prospettive di pace, nonostante che gli ispettori Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opcw) abbiano annunciato che tutti gli impianti per la produzione di armi chimiche dell'esercito di Assad sono stati neutralizzati.

In Siria, a dispetto di due anni e mezzo di guerra civile e di 120 mila morti (metà dei quali civili), il regime di Bashar al Assad non pare intenzionato a cedere. Il fronte dell'opposizione democratica, peraltro, è più diviso che mai: ogni volta che si parla di trattative, questo o quel "fronte" si dissocia, mandando a monte qualunque prospettiva di tregua e facendo probabilmente un gran favore ad Assad. In ogni caso, l'opposizione è del tutto incapace di tenere a bada i gruppi armati che si ispirano ad Al Qaeda e che utilizzano senza scrupoli una strategia del terrore non dissimile da quella dei gruppi filo-governativi: solo qualche giorno fa un'autobomba è esplosa a Damasco uccidendo 50 civili.

Intorno alla Siria, si sono attenuati ma non placati i "giochi" per la supremazia in Medio Oriente. Di Israele si è detto, colpisce la Siria per tenere a bada il Libano e le formazioni armate degli sciiti. Arabia Saudita e Qatar continuano a finanziare l'insurrezione contro Assad, anche per mettere in crisi l'Iran che invece l'appoggia, trovandosi però a rivaleggiare con la Turchia di Erdogan, che ha impugnato la bandiera della rivolta sunnita proprio per contendere all'Arabia Saudita la palma di Paese leader della regione.

Tutti costoro speravano nell'intervento armato che gli Usa hanno prima minacciato e poi revocato. Intervento che ora, con gli impianti chimici di Assad fuori uso, si allontana a dismisura. Cosa di cui sta cercando di approfittare il nuovo presidente iraniano Rohani, che ha preso a parlare con Obama in un inedito dialogo diplomatico che riguarda anche lo sviluppo dell'energia nucleare in Iran.

Spettatori interessati e ormai quasi disperati sono Libano e Giordania, vasi di coccio tra tanti vasi di ferro. In Libano si sono ormai installati più di 800 mila profughi siriani (quelli, almeno, ufficialmente registrati) e il conflitto del Paese confinante è sempre in procinto di trasferirsi anche dalle parti di Beirut, come i frequenti scontri tra sunniti e sciiti dimostrano. In Giordania i profughi siriani sono 1 milione e 300, più di un sesto della popolazione autoctona, e il Paese è sull'orlo del collasso.

Servirebbe con urgenza una solida tregua, se non una pace, per provare a rammendare almeno alcuni degli strappi più vistosi. Ma nessuno dei Paesi citati sembra volerla, perché tutti sperano di volgere in qualche modo la situazione a proprio favore. Un'illusione. Gli unici che possono pensare di guadagnarci qualcosa sono Israele (perché la crisi siriana di fatto tiene bloccati i suoi più temibili avversare, l'Iran e gli Hezbollah del Libano), Assad (perché pochi mesi fa era minacciato addirittura dagli Usa e ora non più) e la Russia (perché ha sempre sponsorizzato Assad). Di sicuro, quelli che ci rimettono sempre sono i cittadini della Siria.

Fonte: www.famigliacristiana.it

martedì 5 novembre 2013

RITROVATO IL TESORO DI HITLER

Si tratta di un bottino di 1.500 opere d'arte per un valore stimato di oltre 1 miliardo di euro confiscato dai nazisti durante il Terzo Reich.

E' un bottino di 1.500 opere d'arte per un valore stimato di oltre 1 miliardo di euro confiscato dai nazisti durante il Terzo Reich e che si riteneva fosse perduto è stato ritrovato in un appartamento a Monaco di Baviera.
Lo ha riportato il Daily Mail online, secondo cui si tratta di capolavori di artisti come Pablo Picasso, Pierre- Auguste Renoir, Henri Matisse e Marc Chagall.

NESSUNO LE HA DISTRUTTE. Gli esperti ritenevano che tutte quelle opere fossero andate perdute o distrutte sotto i bombardamenti. E invece è arrivata la notizia della sensazionale scoperta: i capolavori giacevano da ormai mezzo secolo accatastati dietro un muro di barattoli di fagioli e frutta nel decrepito appartamento del solitario Cornelius Gurlitt, figlio del gallerista Hildebrand Gurlitt nel sobborgo di Schwabing a Monaco. Ad anticipare il ritrovamento è stato il settimanale tedesco Focus.

DA MATISSE A KLEE I CAPOLAVORI RITROVATI Tra le opere ritrovate, capolavori di alcuni dei grandi maestri della pittura del XIX e XX secolo, saccheggiati dai musei di Paesi europei occupati dalla Wehrmacht o trafugati a famiglie ebree e collezionisti dal Terzo Reich.
Come il ritratto di una donna del maestro francese Matisse, appartenente al collezionista ebreo Paul Rosenberg, che dovette probabilmente abbandonare assieme a molte altre cose quando fuggì da Parigi, invasa dai tedeschi.
Sono stati ritrovati, hanno raccontato i media, anche lavori di Emil Nolde, Franz Marc, Otto Dix, Max Beckmann, Paul Klee, Oskar Kokoschka, Ernst Ludwig Kirchner e Max Liebermann
Cado in Piedi