Corruzione, integrità dei politici e leggi ad personam. Vizietti italiani, sempre i soliti. Che ci costano l'ennesima bocciatura: nel primo report europeo sul tema, presentato il 3 febbraio dal commissario Cecilia Malmstrom, è scritto nero su bianco dal lodo Alfano alla ex Cirielli, dalla depenalizzazione del falso in bilancio al legittimo impedimento, i tentativi di darsi norme per garantire processi efficaci sono stati "più volte ostacolati da leggi ad personam".
LA CORRUZIONE ITALIANA VALE LA META' DI QUELLA DI TUTTA L'UE E nonostante la legge anticorruzione adottata nel novembre 2012 e "gli sforzi notevoli profusi dall'Italia", il fenomeno rimane preoccupante: secondo le stime della Commissione Ue, pesa per 60 miliardi all'anno, pari a circa il 4% del Pil e per metà del totale di tutta l'Unione, che è pari a 120 miliardi di euro annui. Qualche passo avanti c'è stato, come la legge anticorruzione e il successivo decreto legislativo sull'incandidabilità e il divieto di ricoprire cariche elettive o di governo in seguito a condanne definitive. Soprattutto perché, hanno sottolineato a Bruxelles, la norma è stata applicata "nel caso della decadenza da senatore di un ex premier".
NECESSARIE MODIFICHE SUL CONFLITTO DI INTERESSI Ma anche la nuova legislazione contro la corruzione lascia vari problemi aperti perché, sottolinea sempre la commissione europea, "non modifica la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio, l'autoriciclaggio e non introduce reati per il voto di scambio". E si chiedono modifiche sul conflitto di interessi. Per Bruxelles, il testo frammenta le disposizioni sulla concussione e la corruzione "rischiando di dare adito ad ambiguità nella pratica e limitare ulteriormente la discrezionalità dell'azione penale". Sono inoltre "ancora insufficienti le nuove disposizioni sulla corruzione nel settore privato e sulla tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti".
LA LENTEZZA DEI PROCESSI Anche la lentezza della giustizia è nel mirino. E l'Ue ha ribadito la necessità di colmare le lacune e di dare priorità a procedimenti per corruzione a rischio prescrizione. Inoltre ha raccomandato di "estendere i poteri e sviluppare la capacità dell'autorità nazionale anticorruzione Civit in modo che possa reggere saldamente le redini del coordinamento e svolgere funzioni ispettive e di supervisione efficaci, anche in ambito regionale e locale".
I LEGAMI TRA POLITICA, MAFIE E IMPRESE Nel report si fa poi cenno ai legami tra politici, criminalità organizzata e imprese: "Lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono tra gli aspetti più preoccupanti, come testimonia l'alto numero di indagini per corruzione". Negli ultimi anni, ha evidenziato Bruxelles, ci sono "numerose indagini per presunti casi di corruzione, finanziamento illecito ai partiti e rimborsi elettorali indebiti, che hanno visto coinvolte personalità politiche di spicco e titolari di cariche elettive a livello regionale". E il report cita, senza nominarlo, Nicola Cosentino, definito "un parlamentare indagato per collusione con il clan camorristico dei Casalesi. La relazione evidenzia inoltre come solo nel 2012 sono scattate indagini penali e ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti politici locali in circa metà delle 20 Regioni italiane, sono stati sciolti 201 consigli municipali, di cui 28 dal 2010 per presunte infiltrazioni criminali e più di 30 deputati della precedente legislatura sono stati indagati per reati collegati a corruzione o finanziamento illecito ai partiti
cadoinpiedi.
LA CORRUZIONE ITALIANA VALE LA META' DI QUELLA DI TUTTA L'UE E nonostante la legge anticorruzione adottata nel novembre 2012 e "gli sforzi notevoli profusi dall'Italia", il fenomeno rimane preoccupante: secondo le stime della Commissione Ue, pesa per 60 miliardi all'anno, pari a circa il 4% del Pil e per metà del totale di tutta l'Unione, che è pari a 120 miliardi di euro annui. Qualche passo avanti c'è stato, come la legge anticorruzione e il successivo decreto legislativo sull'incandidabilità e il divieto di ricoprire cariche elettive o di governo in seguito a condanne definitive. Soprattutto perché, hanno sottolineato a Bruxelles, la norma è stata applicata "nel caso della decadenza da senatore di un ex premier".
NECESSARIE MODIFICHE SUL CONFLITTO DI INTERESSI Ma anche la nuova legislazione contro la corruzione lascia vari problemi aperti perché, sottolinea sempre la commissione europea, "non modifica la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio, l'autoriciclaggio e non introduce reati per il voto di scambio". E si chiedono modifiche sul conflitto di interessi. Per Bruxelles, il testo frammenta le disposizioni sulla concussione e la corruzione "rischiando di dare adito ad ambiguità nella pratica e limitare ulteriormente la discrezionalità dell'azione penale". Sono inoltre "ancora insufficienti le nuove disposizioni sulla corruzione nel settore privato e sulla tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti".
LA LENTEZZA DEI PROCESSI Anche la lentezza della giustizia è nel mirino. E l'Ue ha ribadito la necessità di colmare le lacune e di dare priorità a procedimenti per corruzione a rischio prescrizione. Inoltre ha raccomandato di "estendere i poteri e sviluppare la capacità dell'autorità nazionale anticorruzione Civit in modo che possa reggere saldamente le redini del coordinamento e svolgere funzioni ispettive e di supervisione efficaci, anche in ambito regionale e locale".
I LEGAMI TRA POLITICA, MAFIE E IMPRESE Nel report si fa poi cenno ai legami tra politici, criminalità organizzata e imprese: "Lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono tra gli aspetti più preoccupanti, come testimonia l'alto numero di indagini per corruzione". Negli ultimi anni, ha evidenziato Bruxelles, ci sono "numerose indagini per presunti casi di corruzione, finanziamento illecito ai partiti e rimborsi elettorali indebiti, che hanno visto coinvolte personalità politiche di spicco e titolari di cariche elettive a livello regionale". E il report cita, senza nominarlo, Nicola Cosentino, definito "un parlamentare indagato per collusione con il clan camorristico dei Casalesi. La relazione evidenzia inoltre come solo nel 2012 sono scattate indagini penali e ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti politici locali in circa metà delle 20 Regioni italiane, sono stati sciolti 201 consigli municipali, di cui 28 dal 2010 per presunte infiltrazioni criminali e più di 30 deputati della precedente legislatura sono stati indagati per reati collegati a corruzione o finanziamento illecito ai partiti
cadoinpiedi.