Ex fabbriche abbandonate. Campi agricoli degradati. Cantieri e capannoni in disuso, scheletri di edifici, strade interrotte e mai ultimate. Il recupero delle aree dismesse in Italia – quando avviene – spesso è a senso unico: il degrado lascia il posto quasi sempre a nuovi edifici a destinazione residenziale, che portano, a loro volta, nuove strade e centri commerciali. Interventi che risolvono il degrado, ma che provocano un ulteriore consumo di suolo. Un fenomeno che in Italia, secondo alcune stime, avanza a un ritmo che, entro il 2020, potrebbe raggiungere i 75 ettari al giorno. Ma quanto suolo si risparmierebbe se questi edifici vuoti o i campi degradati fossero recuperati e restituiti al pubblico sotto forma di luoghi destinati alla fruizione collettiva (ad esempio musei, biblioteche, centri per i giovani o i bambini) oppure rinaturalizzati e trasformati in parchi e giardini? A chiederselo è il Wwf che, a Bologna in occasione dell’Urban Promo, la rassegna della rigenerazione urbana, ha lanciato la campagna «RiutilizziAMO l’Italia».
AREE DISMESSE – La campagna invita tutti i cittadini – e in particolare urbanisti, architetti e studenti di queste discipline – a segnalare i luoghi potenzialmente recuperabili e a dare anche una propria idea in merito. Per farlo basta compilare l’apposita scheda sul sito del Wwf. In pochi giorni, il sito ha già ricevuto oltre 250 segnalazioni di luoghi che si trovano, nel 53 per cento dei casi, al Sud. Fabbriche non più utilizzate, centri commerciali con spazi semivuoti, cantieri dismessi: c’è un po’ di tutto fra le segnalazioni arrivate. Per mandare la propria, c’è tempo fino al 30 novembre (visto il successo è stata prorogata di un mese rispetto alla scadenza iniziale del 31 ottobre). L’obiettivo, spiega il presidente del Wwf Italia, Stefano Leoni, è «fare uno screening delle aree degradate e inutilizzate e delle proposte e progetti virtuosi di riconversione e riqualificazione del territorio elaborati da singoli cittadini, comitati e associazioni». Un modo per trovare alternative a quella che il Wwf definisce una «nuova edificazione» già in atto dopo quella degli anni del boom economico. «Già oggi nel nostro Paese non si può tracciare un diametro di 10 chilometri senza intercettare un nucleo urbano», sottolinea Leoni. Proprio per questo, ha spiegato Patrizia Gabellini, assessore all’Urbanistica del Comune di Bologna, «conoscere consistenza, caratteristiche e localizzazione delle aree disponibili per la rigenerazione è il primo indispensabile passo verso la costruzione di un progetto per la città contemporanea».
IL CASO DELL’EMILIA ROMAGNA – La scelta di lanciare a Bologna la campagna RiutilizziAmo l’Italia deriva dal fatto che «l’Emilia Romagna è la regione italiana che, nella seconda metà del Novecento, ha registrato il tasso più alto di cementificazione, con un incremento medio di 9 ettari al giorno», aggiunge Cinzia Morsiani, presidente del Wwf Emilia Romagna. A Bologna, però, si registra anche un caso virtuoso: l’attuale stagno didattico dei Giardini Margherita è stato creato rimuovendo il cemento di una vecchia piscina comunale. Tra gli altri casi esemplari citati alla presentazione: gli stagni di Focognano a Firenze, le oasi naturalistiche Le Foppe e il parco delle Noci nel Milanese, l’area Life Star di Rivignano in Friuli e gli edifici, per ora solo parzialmente recuperati, del mattatoio a Roma.
IN EUROPA – Il consumo di suolo avanza a ritmo serrato in tutta Europa, provocando, insieme ad altri fenomeni (come l’erosione, la desertificazione, il cambiamento climatico) una drastica riduzione e un impoverimento del suolo destinato all’agricoltura e quindi alla produzione degli alimenti. Secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente, tra il 1990 e il 2000 si sono persi 275 ettari di terreno agricolo al giorno a causa dell’urbanizzazione e della costruzione di nuove infrastrutture. Una media che fra il 2000 e il 2006 è salita del 3% a livello europeo, ma con punte fino al 15 per cento in alcune nazioni come Spagna, Irlanda e Cipro. Per questo motivo, l’Agenzia stessa sottolinea la necessità di limitare il consumo il più possibile e di provvedere a compensazioni ambientali ove questo sia inevitabile. Quanto all’Italia, ricordano il Wwf e altre organizzazioni, la superficie urbanizzata negli ultimi 50 anni è aumentata di quasi 600 mila ettari. I tre condoni edilizi del 1985, del 1994 e del 2003 hanno, di fatto, sanato in totale circa 800 milioni di metri cubi edificati illegalmente. Infine, le nuove infrastrutture già programmate in base alla Legge Obiettivo del 2001, se realizzate, porteranno via una parte dei terreni di ben 84 aree protette e 192 Siti di interesse comunitario.
Giovanna Maria Fagnani – Corriere.it
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