venerdì 21 giugno 2013

Consigliere #PD a #Prato: “Gli extracomunitari devono morire subito”

Parafrasando Grillo pare che Caterina Marini sia consigliera (a Prato) per il PdmenoLEGA… Alla notizia di un furto avvenuto in casa di sua sorella la piddina (pare anche renziana) ha pensato bene di sfogarsi su facebook (come se non ce ne accorgessimo) così:
Etxtracomunitari ladri stronzi dovete morire subito.
Un’uscita di quelle per cui consiglierei a Borghezio di prendere appunti.
Ma a parte l’ironia, che è quel poco che mi rimane di misericordioso per questi soggetti, resta solo lo schifo e la vergogna per chi dovrebbe essere un rappresentante della democrazia. Sui social network ne leggo tante, tante quante ne ho sentite lavorando in un bar di provincia. Parole e nient’altro che parole. Solo che poi un bel giorno qualcuno senza capoccia, spinto da quelle parole (si chiama, mi pare, istigazione all’odio razziale) sulle spalle finisce che ammazza qualcuno perché non gli piace il suo accento dell’est, i suoi occhi a mandorla o il colore della sua pelle.
E quel giorno, Caterina Marini, che agli extracomunitari ladri li vuole morti, sarà una donna realizzata?
E adesso dite pure che noi di sinistra non capiamo niente, che siamo buonisti da salotto. Io da parte mia una certezza ce l’ho. Che in questa calda estate 2013 ringrazio il cielo di essere una straniera in Germania e non una straniera in Italia, forse perché a qualcuno qui a sinistra una vita tranquilla in un Paese che non ti odia proprio schifo non fa.

Rassegna Settegiorni

«Vi racconto come si sveglierà   l'Italia il giorno dopo la morte di Berlusconi»
E voi riuscite anche solo a figurarvi un'Italia senza Berlusconi Ce ne rendiamo conto: lo ...

Sarà   Tagliani l'assessore del Pd Per il resto sono confermate le indiscrezioni della vigilia: gli altri membri saranno Lampugnani (sociale), Bona (personale), Stellardi (ecologia) e Gibillini (bilancio)
L'ufficialità verrà data nei prossimi giorni ma è ormai certa la composizione della giunta comunale ...

Venerdì 28 il giuramento di Lonati
Si terrà venerdì 28 giugno alle 21 il debutto ufficiale di Giancarlo Lonati con la ...

I grillini: «Montani sia coerente e si batta per fare nominare soltanto tre assessori»
A 10 giorni dall'elezione a sindaco di Giancarlo Lonati la giunta ancora non è stata ...

Filippo Gasparro sul podio ai campionati universitari
A Cassino in provincia di Frosinone si sono svolti i campionati universitari di karate. All'evento ...

A San Martino c'è la «Festa delle genti»
Domenica 23 giugno a San Martino torna la Festa delle genti con i seguenti appuntamenti: ...

giovedì 20 giugno 2013

In attesa della Giunta Lonati, l’auspicio del M5S

Ricevo e inoltro.

MOVIMENTO 5 STELLE BAREGGIO

A 20 giorni dall’elezione a Sindaco di Giancarlo Lonati, la Giunta ancora non è stata nominata. Francamente dai professionisti della politica non ce l’aspettavamo. Ad ogni modo auspichiamo che quanto promesso in campagna elettorale non sia disatteso.
“Deciderò per il minimo dello stipendio spettante al Sindaco e agli Assessori.” “Non abbiamo partiti da accontentare cui dover assegnare poltrone. Nominerò un numero minimo indispensabile di Assessori inferiore a quanto oggi la legge consente”.
Queste è quanto scriveva Enrico Montani ai bareggesi in una lettera del 28 dicembre scorso, pertanto ora che è il secondo azionista di maggioranza, ci auguriamo che sia in grado di portare avanti tali proposte. Come Movimento 5 Stelle accoglieremo con favore, entusiasmo e plauso pubblico, la scelta da parte di questa amministrazione di presentare solo 3 assessori, uno solo per ogni forza politica, nonché di portare al minimo i compensi di Sindaco e Assessori.
Inoltre auspichiamo che il tanto decantato rinnovamento e cambiamento, sempre oggetto della campagna elettorale, veda affiancare al già “navigato” Sindaco Lonati, assessori che siano alla prima esperienza, che sappiamo apportare il giusto entusiasmo coniugandolo con una freschezza di idee.
Infatti, pensiamo che una maggioranza composta da 10 consiglieri, di cui solo 3 nuovi, sia in grado di avere la giusta esperienza per poter supportare una Giunta di volti nuovi.
Senza fare del facile sarcasmo ci auguriamo altresì che Io Amo Bareggio, che ha governato negli ultimi 5 anni con il Centro Destra, pur non brillando per coerenza e disinteresse verso le poltrone, almeno presenti in giunta qualche giovane, capace, e non legato all’esperienza precedente.

In conclusione, il M5S auspica, per il bene di Bareggio, che nonostante un accordo elettorale nato solo per non far vincere la destra, le idee di cambiamento e rinnovamento proposte da due delle tre forze che hanno vinto si riflettano nella composizione della Giunta e in una politica fatta per i cittadini e per la nostra città.

L’università che vorrei per i maturandi di oggi (e che non avranno)

Tempo di maturità, tempo di pensare al futuro: università, lavoro, disoccupazione molto più probabilmente. Non dovrebbero essere solo pensieri da diciottenni, ma anche e soprattutto da ministri e parlamentari anche se non vedo grandi prospettive di cambiamento in questa legislatura (figuriamoci se hanno qualche interesse per lavoro e formazione). Facendo un grosso in bocca al lupo a tutti i maturandi d’Italia provo comunque a suggerire a loro e al MIUR come dovrebbe essere l’università di domani.
Il 3+2
La riforma del 3+2, contrariamente a quello che si pensa troppo spesso, è stata, in teoria, una riforma prettamente burocratica, che doveva servire a rendere il più possibile omogeneo il mondo dell’educazione accademica in Europa. Cioè doveva innanzitutto permettere una semplificazione della mobilità dei lavoratori (ivi compresi i ricercatori) almeno all’interno dell’Unione Europea. Quello che è successo in Italia, ma non solo dopo l’introduzione del 3+2, è stato confondere la formazione accademica con l’ottenimento di titoli. La risposta politica è stata per lo più una pubblicità negativa nei confronti dell’università, ovvero è meglio non studiare che ottenere un inutile pezzo di carta. Facendo un giro all’estero il neolaureato italiano potrebbe invece accorgersi che la sua laurea non è un traguardo, ma un punto (certamente importante) del suo curriculum in continua costruzione.
Ai ragazzi quindi dico di non aspettarsi di diventare qualcuno dopo l’università, ma di impegnarsi piuttosto per gettare basi importanti per il loro futuro. Ai ministri e ai parlamentari invece suggerisco di adeguare finalmente i titoli alla tendenza europea (tradotto: levate quel titolo di dottore almeno dopo la triennale, per favore). Alle aziende infine dico che un ragazzo con una laurea non ha “perso tempo”, ha acquisito conoscenze e abilità che possono essere ampiamente sfruttate in un contesto aziendale. Avrà bisogno di farsi le ossa e di acquisire nuova esperienza, come tutti, ma non per questo investire tempo e denaro su di lui significa una perdita economica sicura.
I concorsi pubblici
L’Italia è uno dei pochissimi Paesi al mondo in cui si accede al dottorato tramite concorso pubblico ed è anche uno dei pochissimi (se non l’unico) in cui i cicli di dottorato hanno una precisa data di inizio e di fine, tanto che è praticamente impossibile iniziare un dottorato subito dopo la laurea (magari risparmiandosi un anno di attesa) o chiederne un prolungamento quando necessario. Il concorso è inoltre un forte deterrente per gli studenti stranieri, se non altro per le pesanti incombenze burocratiche che si devono affrontare anche solo per parteciparvi.
Il dottorato è un periodo di formazione post-laurea ma anche un’importante esperienza lavorativa, cui sarebbe più proficuo accedere mediante un colloquio coi responsabili della ricerca. In questo modo si potrebbe anche ridisegnare l’assetto dei finanziamenti. In alcuni Paesi, come la Germania, i gruppi di ricerca (che siano in ambito umanistico o scientifico) possono contare su budget definiti dalla loro attività. Gruppi migliori hanno più soldi da spendere per pagare i collaboratori (tra cui i dottorandi). Con un concorso pubblico invece si rischia di pagare lo stipendio di un giovane ricercatore in un gruppo che in un altro contesto non meriterebbe quel finanziamento.  Spesso capita anche che i neolaureati siano spaventati dall’idea di intraprendere un percorso di formazione post-laurea, magari perché non vedono sbocchi lavorativi successivi. In realtà, come si vede da questo documento (fonte MIUR) la quasi totalità degli assegnisti di ricerca non continua la propria carriera all’interno dell’università. L’Unione Europea ha recentemente spinto molto affinché si desse importanza alla formazione post-laurea, veicolo necessario per lo sviluppo sociale e tecnologico della comunità. Di contro le borse di dottorato in Italia sono diminuite e, in proporzione alla popolazione, siamo di nuovo il Paese meno “titolato” in Europa.
Riportare a casa i cervelli in fuga
Continuo a pensare che questa sia la più grande bugia detta da chi, in politica, si occupa di educazione. La ricerca, umanistica o scientifica che sia, non è una proprietà “confinabile”, inevitabilmente coinvolge tutta la civiltà umana. Io consiglio ai maturandi di oggi di viaggiare molto e di lavorare all’estero, anche se non ne hanno la necessità. Anche se non decideranno di essere filosofi o matematici, ma operai e carpentieri. Una permanenza più o meno lunga all’estero permette di acquisire quelle conoscenze che non sempre si trovano nella propria città o nel proprio Paese. Di contro il Ministero, con i vari Politecnici e le diverse Università, dovrebbe mobilitarsi per offrire corsi in inglese: l’italiano è una lingua tremendamente difficile per uno straniero (e anche per alcuni italiani…), pensare che un cinese o un tedesco possano essere attirati da un corso di farmacologia interamente in italiano mi pare lungimirante quanto Veltroni.
Università per tutti
L’università non fa parte della scuola dell’obbligo, ma secondo la nostra Costituzione
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Questo non significa che debbano essere eliminati i test d’ingresso (come ha proposto e propone qualcuno), soprattutto se si guarda alle questioni “logistiche” (disponibilità dei laboratori, di docenti, di aule, ecc…), piuttosto che l’impegno a mantenere trasparente il sistema delle borse di studio dovrebbe essere potenziato. Chiunque abbia frequentato l’università sa benissimo come funzionano le graduatorie ISEE e ISPE e sa benissimo come funzionano i controlli. Ma questo “potenziamento” rientra in una corposa riforma fiscale mirata a combattere l’evasione, cosa che non credo sia nemmeno nell’immaginario del governo delle larghe intese. La politica, e non da oggi, non ha il minimo interesse nel colmare il gap economico dell’accesso agli studi.
Su questo aspetto non posso che fare davvero tanti auguri ai futuri studenti e a un Paese che purtroppo trovo sempre più intellettualmente ed economicamente impoverito, per avere, fra le altre cose, impedito cheanche l’operaio avesse il figlio dottore

CHIUDONO 134 NEGOZI AL GIORNO

Annata nera anche per l'edilizia. Secondo i dati dell'associazione dei costruttori il 2012 è stato un anno da scordare: sono 446mila i posti di lavoro perduti da inizio crisi. Ue drastica: "Il Pil pro capite italiano tra i più bassi d'Europa"

Crisi nera per edilizia, commercio e turismo. Per le costruzioni "il 2012 è stato l'anno peggiore", "la recessione è stata la più lunga nella storia del Paese". Lo sottolinea l'associazione dei costruttori Ance. Da inizio crisi i posti di lavoro persi sono 446mila, con i settori collegati salgono a 669mila "come gli abitanti di Palermo", calcola. Le imprese fallite sono 11.177. Per il commercio, Confesercenti dichiara: "134 negozi chiusi al giorno".

Ance: "Abbiamo toccato il fondo"- "Mai così bassi gli investimenti", che nel 2013 arrivano al sesto anno consecutivo di caduta, con un calo complessivo del 29%. Le imprese delle costruzioni che da inizio crisi hanno chiuso i battenti rappresentano il 23% dei fallimenti registrati in tutti i settori economici. "Muore l'edilizia, muore la filiera", evidenzia il rapporto, indicando che nel 2012 le consegne di cemento sono diminuite del 22,6% ed il fatturato del legno del 19%. Le stime per il 2013 indicano che gli investimenti "registreranno una ulteriore caduta del 5,6% rispetto al 2012", nonostante l'effetto positivo degli interventi del governo su incentivi fiscali e debiti della P.a. Per il 2014 sono due gli scenari possibili tracciati dall'associazione dei costruttori: senza politiche per il settore gli investimenti continueranno a calare del 4,3%, e vorrà dire che in sette anni le costruzioni avranno perso investimenti per 59,3 miliardi, il 32,1%. Sarà "il tramonto dell'intero tessuto industriale dell'edilizia". 

"Servono politiche per il settore" - Se invece verranno messe in campo politiche per il settore, ed in particolare attuando le proposte dell'associazione dei costruttori (revisione Imu, messa a regime degli incentivi fiscali per ristrutturazioni e ecobonus, riattivazione del circuito del credito) gli investimenti potrebbero tornare a crescere, dell'1,6%. Spendere 5 miliardi in infrastrutture nel 2014 aumenterebbe il Pil dello 0,33% e produrrebbe 44.500 posti di lavoro: una ''manovra di rilancio'' da mettere in campo nei prossimi 5 anni è possibile, sostiene l'Ance, senza sforare il limite del 3% di deficit e riducendo addirittura il rapporto debito/Pil''.

"Da decreto ecobonus 2,4 miliardi di euro nel 2013" - "Il decreto sugli ecobonus avrà un impatto per il 2013 di circa 2,4 miliardi di euro, derivante da un aumento del 3,2% degli investimenti in manutenzione straordinaria dello stock abitativo". Lo calcola l'associazione dei costruttori nel rapporto dell'osservatorio congiunturale sull'industria delle costruzioni.

Confesercenti: "134 negozi chiusi al giorno" - Tra 2008 e 2013, fra commercio e turismo c'è stata "un'enorme quantità di chiusure". Mancano all'appello "224.000 titolari e tantissimi collaboratori". Lo ha detto il presidente Confesercenti, Marco Venturi. "Un'ecatombe: ogni giorno chiudono 5 negozi di ortofrutta, 4 macellerie, 42 di abbigliamento, 43 ristoranti, 40 pubblici esercizi", ha aggiunto. "No all'aumento dell'Iva e no alla Tares", ha sottolineato Venturi.

Pil pro capite italiano fra più bassi d'Europa - Il Pil pro capite dell'Italia è inferiore del 10% alla media dell'eurozona e leggermente inferiore anche alla media Ue. E' quanto emerge dalla prima stima Eurostat per il 2012, dove, posta pari a 100 la media dei 27 espressa in termini di potere d'acquisto, l'Italia è a 98 punti, contro la media di 108 dei 17. Simile la situazione della Spagna, con 97. Il Paese più ricco si conferma il Lussemburgo, con un Pil pro capite oltre due volte e mezzo superiore alla media Ue (271%), mentre il più povero resta la Bulgaria con meno della metà della media Ue (47%).
Cadoinpiedi

mercoledì 19 giugno 2013

UNA RIVOLUZIONE ESTIVA: I COMPITI PER LE VACANZE AI GENITORI

Per le vacanze ai miei ragazzi ho regalato la Costituzione, e ho chiesto loro di viaggiare e di leggere. I compiti? Li farei fare ai genitori, per educarli a una maggiore sensibilità

Riporto anche qui l'intervento che ho svolto nel corso della rubrica L'Intervallo, in Jalla di Radio Popolare. 

Anche se le scuole sono finite, noi maestri continuiamo a compilare cose noiosissime fino al 30, poi la giostra si ferma.
Abbiamo lanciato la palla ai radioascoltatori sui compiti per le vacanze Io ho qui davanti a me proprio un bel libro che si chiama Vacanze blu, è uno dei tanti libri che stamattina ho preso in mano, con un bel Problemi all'aria aperta. Vi immaginate un bambino che legge problemi all'aria aperta? O fa le sottrazioni al mare? L'editoria se ne inventa di tutti i colori per cercare di ammaliare le tantemaestrine della penna rossa che amano dare i compiti per le vacanze. Ma chi li fa? Io a settembre trovo delle opere di letteratura meravigliose! Sì, perché scopri in realtà che a farli sono le mamme, potrebbero scrivere dei libri! 

A dire la verità non ho mai capito perché si danno i compiti per le vacanze, credo che sia per una sorta di senso di responsabilità della maestrina dalla penna rossa, che ci tiene a fare vedere che c'è anche durante le vacanze. 
Non credo che in tre mesi i ragazzini rischino di dimenticare le cose. Prendiamo le tabelline: impararle è come imparare ad andare in bicicletta o a sciare, se le hanno imparate bene, certo. Poi, se come a qualcuno piace dire, le tabelline sono state somministrate in maniera noiosa e nessuno le ha imparate divertendosi è chiaro che spariranno nel giro di una settimana! In realtà, ci sono molti modi anche in vacanza di ricordare le tabelline, senza per forza avere i compiti per le vacanze. Si possono fare i conti anche andando a prendere un ghiacciolo al bar della spiaggia. 

Io darei i compiti non tanto ai bambini, ma ai genitori, per fare in modo che diventino più sensibili, perché limitino il lavoro nei periodi di vacanza. I ragazzini hanno bisogno di viaggiare, io ho alunni che vanno in Sardegna e ti raccontano appunto della vacanza sulla spiaggia, della macarena ballata da mamma e papà, ma non ti raccontano di avere visto i Nuraghi, non sanno neanche cosa siano.

Personalmente, prima di salutarli, io ho regalato ai miei ragazzi la Costituzione, raccomandando loro di leggere qualche riga ogni tanto. Soprattutto, ci sono 4 regole che do sempre alla fine di ogni anno: 1) rompete sempre le scatole; 2) denunciate, protestate quando c'è qualche cosa che non va bene; 3) non siate mai indifferenti e infine 4) viaggiate, uscite dal paese, andate a vedere musei, posti, paesi, andate a scoprire ciò che non sapete ancora, non andate a rinchiudervi nei villaggi turistici. E poi, leggete quello che vi piace. 
Essendo precario, non sempre ritrovo i ragazzi a settembre, ma loro si tengono in contatto con me via facebook, via mail, in tutti i modi possibili. Certo, non tutta la classe, ma la maggior parte sicuramente mi porta delle esperienze di viaggio.

Dobbiamo sicuramente fare questa piccola rivoluzione estiva, quella di abolire i compiti delle vacanze. Diamoli magari a qualcuno che ne ha più bisogno, ma stimoliamo i nostri ragazzi soprattutto a leggere quello che a loro piace, anche ad andare al cinema: se questa estate ci fossero dei papà che portano a propri figli a vedere un bel film allora quello sarebbe già un compito! Io farei la rivoluzione proprio dando i compiti al papà e alla mamma, non più ai ragazzi. 

Nel rapporto con i genitori dei miei ragazzi a volte trovo dei muri, ma nella maggioranza delle situazioni, tipo quest'anno, c'è anche un rapporto affettuoso. I miei genitori hanno accolto questa proposta, che in realtà è implicita, perché i ragazzi vanno già a casa senza compiti e hanno praticamente già per tutto l'anno altri compiti.
Proprio stamattina la bidella mi dava da riconsegnare a un ragazzino che abita vicino a casa mia una carpetta che ha dimenticato a scuola, dentro la quale c'è il film Gomorra
Ecco, un bambino che a 10 anni si è accollato il compito di vedere il film Gomorra, senza che gliel'abbia chiesto l'insegnante, è un bambino che in qualche modo ha già fatto il compito per le vacanze.
di Alex Corlazzoli

martedì 18 giugno 2013

CACCIA F-35: IL LAVORO E' SOLO UN MIRAGGIO

Le polemiche di questi giorni rendono ancora una volta utile ricordare i numeri e le considerazioni che dimostrano come per il caccia F-35 non esistano possibili giustificazioni industriali e di creazione di posti di lavoro

Le prime agenzie che avevano lanciato la notizia "Camusso e la CGIL a favore dei caccia F-35″ avevano spiazzato e non poco le realtà aderenti alla campagna "Taglia le ali alle armi". Soprattutto per una posizione che pareva assolutamente non in linea con precedenti dichiarazioni, visto che la stessa segretaria generale Susanna Camusso lo scorso anno aveva chiesto il taglio dell'acquisto dei caccia in mancanza di sufficienti fondi per il sociale. E siccome la crisi di questi mesi ha continua a contrarre la spesa pubblica in tal senso... un cambio repentino avrebbe forse avuto come spiegazione altre logiche sottostanti. Per fortunail "caso" si è poi sgonfiato, avendo però come impatto positivo (dal punto di vista disarmista) una rinnovata attenzione dell'opinione pubblica sulla questione. 

Nonostante ciò, è importante capire come qualsiasi giustificazione della partecipazione italiana al programma F-35 basata su favoleggiati ritorni industriali ed occupazionali non regga alla prova dei dati e dei fatti, come da sempre sottilineato dagli attivisti "NO F35″. Partiamo dal ritorno occupazionale. Alla fine 2012 il numero complessivo dei lavoratori attivi a Cameri si attestava sulle poche centinaia confermando il sottoutilizzo di una struttura pensata per ben altri ritmi di produzione, che non si raggiungeranno mai qualunque sia la decisione del Governo in merito. Rilanciare continuamente la stima fasulla di 10.000 posti di lavoro, ormai un mantra per la Difesa e per i fautori del programma, non considera che la stessa industria (Finmeccanica) è passata da ipotesi di 3000/4000 addetti ad una più realistica di circa 2000, in linea con quanto sostenuto da sempre dagli stessi sindacati.

Una piena dimostrazione che gli F-35 non abbiano nessuna ragione occupazionale alla base di un eventuale acquisto, visto che non si sa nemmeno se tali unità saranno impiegate pienamente o solo per porzioni di anni (e per quanti anni). Ricordiamo - per opportuno paragone - che in fase di picco la produzione del caccia Eurofighter per Alenia non ha raggiunto mai le 3000 unità ed è quindi falso affermare che i 10.000 posti di lavoro previsti per gli F-35 possano derivare, a regime, da un completo spostamento di lavoratori Eurofighter.
 Contrariamente a quanto fatto intuire fin dal momento delle decisioni parlamentari sulla fse di prima produzione.

Anche per rintuzzare le decise e documentate obiezioni sollevate da "Taglia le ali alle armi", recentemente - e pure in situazioni istituzionali ufficiali - si è favoleggiato di arrivare al "numero magico" di 10.000 occupati considerando anche l'indotto. Ma anche tenendo per buone le 2500 unità di impiego diretto (tutte interne a Finmeccanica e in fase di picco) per arrivare al totale promesso le 50 ulteriori aziende coinvolte dovrebbero impiegare stabilmente sul programma ciascuna circa 150 persone: impossibile pensarlo per ditte che per la maggior parte sono piccole o medie imprese e considerando che nessuna di esse nelle dichiarazioni recenti ha diffuso una forza lavoro complessiva maggiore di 120 unità.

Ciò significa che continuare a riproporre la "storiella" dei 10.000 occupati a questo punto non configura più solamente una mancanza di prudenza nelle stime, ma un vero e proprio tentativo di depistaggio. Senza dimenticare che tutte i più recenti studi economici sul comparto dimostrano come l'investimento nella difesa sia quello dal più basso ritorno occupazionale e salariale: anche fino al 40% in meno di quanto si potrebbe ottenere investendo in educazione, sanità o energie rinnovabili.

Lo stesso si dica per i ritorni industriali: ben lontani da essere il 100% affermato agli inizi del progetto. Alla primavera del 2013 le nostre industrie - dati ufficiali della Difesa - hanno ottenuto circa 800 milioni di dollari di appalti a fronte di una spesa già sostenuta dall'Italia di circa 3 miliardi di euro (ritorno poco sopra il 20% della spesa). Una quota che non potrà certamente crescere di molto se nemmeno gli aerei acquistati dall'Italia verranno costruiti integralmente da noi. Dei primi 140 milioni di dollari sicuramente versati entro la fine del 2012 dal nostro paese per componenti speciali dei lotti 6 e 7 a cui siamo interessati (senza quindi contare il costo pieno dell'aereo) nessun centesimo è rientrato nel nostro paese perché le lavorazioni sono state divise tra Texas, California, Florida e in alcuni casi anche Regno Unito.

Dati che confermano l'assoluta fragilità di qualsiasi motivazione industriale per un'eventuale conferma degliacquisti italiani di caccia F-35, i primi esemplari dei quali (i tre già acquistati) si inizieranno ad assemblare a Cameri (in provincia di Novara) da metà luglio 2013. Ma che, una volta terminati, dovranno essere immediatamente inviati negli USA non tanto per ragioni di addestramento, come tentano di suggerire recenti dichiarazioni di alti gradi militari, quanto per subite una fase di "retrofit". Che altro non è la sistemazione (già prevista) di tutte le falle progettuali e produttive che già si conoscono ma per le quali non si è ancora riusciti ad escogitare una sistemazione. Anche se ciò non ha impedito di dare il via alla produzione (è il geniale sistema della "concurrency")

In tutto questo scenario, riteniamo invece che il sentire vero degli italiani sia espresso dall'appello sottoscritto in questi giorni da personalità come don Luigi Ciotti, Riccardo Iacona, Chiara Ingrao, Ascanio Celestini, Gad Lerner, Savino Pezzotta, Roberto Saviano, Cecilia Strada, Umberto Veronesi e padre Alex Zanotelli con la richiesta di sostegno a tutte le iniziative parlamentari tese a fermare il programma degli F35 e a ridurre le spese militari a favore del lavoro, dei giovani, del welfare e delle misure contro l'impoverimento dell'Italia e degli italiani. Una posizione che si può sostenere utilizzando gli strumenti di pressione sui Deputati messi in atto dalla campagna "Taglia le ali alle armi".


Dal blog di Francesco Vignarca

Obama, il gas e le armi

Un mese fa Carla Del Ponte, il magistrato svizzero che fa parte della Commissione dell'Onu che indaga sulla Siria, disse pubblicamente che c'erano indizi sull'uso di armi chimiche, ma che questi parevano indicare come colpevoli i ribelli e non le truppe di Bashar al Assad. Fu subito smentita dai portavoce delle Nazioni Unite, i quali però dissero: "Non sono state raggiunte prove conclusive sull'uso di armi chimiche in Siria da alcuna delle parti coinvolte nel conflitto".

Il corsivo è nostro ovviamente. Certo, in un mese molte cose possono cambiare. Il fatto è che in questo mese le cose sono cambiate sì, ma in meglio per Assad: il suo esercito ha riconquistato la città di Qusayr, che occupa una posizione strategica nel centro del Paese; il suo stato maggiore studia l'assalto ad Aleppo; in Iran è stato eletto un nuovo Presidente che ha fama di moderato, di politico incline alla trattativa.

Difficile quindi non considerare sospetta la svolta impressa alla politica Usa da Barack Obama, che  ha stabilito proprio adesso che Assad usa i gas, che così facendo ha oltrepassato la "linea rossa" fissata dalla Casa Bianca e che di conseguenza gli Stati Uniti sono ora liberi di fornire assistenza militare e armi ai ribelli. Nella sua vaghezza, la denuncia di Obama ricorda quelle ai danni dell'Irak di Saddam Hussein da parte di George Bush e dei suoi, risultate poi completamente inventate. E altrettanta perplessità destano, perché altrettanto vaghi, i piani per armare gli insorti anti-Assad.

E' presumibile, infatti, che i rifornimenti di armi degli americani e degli inglesi andranno solo ai reparti dell'Esercito libero siriano, e non anche ai gruppi dell'estremismo sunnita (alcuni dei quali si richiamano esplicitamente ad Al Qaeda) che opprimono la popolazione civile tanto quanto le milizie del tiranno Assad. Ma l'ELS è frammentato e diviso da aspre rivalità. E poi, come controllare che le armi, nel grande caos che è oggi la Siria, passino da un gruppo all'altro? Come essere sicuri del fatto che quelle armi non vadano alla fin fine ad alimentare il terrorismo e a destabilizzare ancor più il Medio Oriente?

Stando ai calcoli dell'Unhcr, in questi due anni in Siria sono morte come minimo 93 mila persone, tra le quali almeno 6.500 bambini. La decisione di Obama, in ogni caso, è per loro la più atroce delle beffe. Per loro, la "linea rossa" era stata superata molto tempo fa. 

Fonte: www.famigliacristiana.it

lunedì 17 giugno 2013

Chioschi dell’acqua: da fontanelle a luoghi di aggregazione sociale

Caldo in arrivo, in città l’appuntamento è ai Chioschi dell’acqua, che da semplici fontanelle sono diventati luoghi di aggregazione sociale, un punto di ritrovo per la cittadinanza: lo dimostrano i dati della ricerca CRA Nielsen per Aqua Italia (Associazione delle aziende costruttrici e produttrici di impianti per il trattamento delle acque primarie, federata ad ANIMA-Confindustria).
Sono più di 800, infatti, i Chioschi dell’Acqua censiti sul territorio nazionale che offronoacqua naturale, refrigerata e talvolta gassata gratuita o a fronte di un costo irrisorio (5cent di euro al litro per quella refrigerata e/o gassata). Lo studio incentrato sulla propensione al consumo di acqua potabile del rubinetto trattata e non, commissionato all’Istituto indipendente CRA Nielsen da Aqua Italia emerge che il 53,5% degli italiani conosce l’esistenza del servizio e, nel dettaglio, il 16,4% di questi vive in un comune che possiede un Chiosco dell’Acqua e il 37% vive in una località che non lo possiede ma se fosse proposta l’iniziativa, aderirebbe di certo. Numeri che non hanno certamente fatto gioire chi commercia acqua in bottiglia.
I Chioschi dell’acqua sono diventati uno strumento di dialogo tra le amministrazioni locali e i propri cittadini, veicolando una nuova cultura dell’acqua, un bene da rispettare e salvaguardare, una risorsa pubblica di qualità. Sono diventati un punto di riferimento per i residenti di ogni età e sono stati spesso l’occasione per riqualificare parchi e strutture in disuso come fontane pubbliche ed ex lavatoi.
In particolare, poi, i Chioschi contribuiscono a promuovere il concetto di “mondo sostenibile”. A titolo esemplificativo, valutando il prelievo annuo di 300.000 litri da un Chiosco si ottengono:
  • 200.000 bottiglie PET da 1,5 l prodotte in meno;
  • 60.000 kg di PET in meno (30g/bottiglia);
  • 1.380kg di CO2 risparmiati per la produzione di PET;
  • 7.800 kg di CO2 in meno per il trasporto (stimando una media di 350km)
AQUA ITALIA e Federutility hanno pubblicato due edizioni del “Manuale operativo dei Chioschi dell’Acqua” (ed un terzo è in arrivo) che analizza nel dettaglio le caratteristiche di queste strutture, la gestione e i costi oltre ad alcuni esempi applicativi.

Non Sprecare

Questa svolta tocca a noi

Guida alla transizione dalle fossili alle fonti rinnovabili per famiglie, imprese, comuni. Un manuale per cambiare! La rivoluzione dell’energia pulita è già iniziata: cittadini, imprenditori e decisori politici sono i protagonisti della transizione verso un modello economico “carbon free”. Un libro curato da EnergoClub Onlus con i contributi dei maggiori esperti in materia Il sistema energetico in Italia si basa al 90% su fonti fossili, petrolio, gas e carbone, inquinanti, climalteranti e destinate a esaurirsi. La “svolta” è questo manuale – ispirato al “Manifesto per l’energia sostenibile. Dalle fossili alle rinnovabili”, di EnergoClub: un agile guida per famiglie, amministratori locali e imprenditori che vogliono virare verso la sostenibilità, utilizzare energie da fonti rinnovabili, ridurre gli sprechi di energia e risorse, aumentare la competitività delle loro imprese, abbattere i costi socio-sanitari causati da gas serra e sostanze inquinanti nella propria comunità, creare occupazione stabile, migliorare la qualità della vita e del tempo libero di tutti. Azioni concrete “dal basso” che condurranno il nostro Paese a liberarsi dalle “fossili” nei prossimi 30-40 anni. Perché un’economia attenta alla sostenibilità è praticabile, efficace e combatte la crisi economica: queste pagine ne sono la riprova. Nel file allegato l’indice con gli autori e l’introduzione Il libro è a cura di EnergoClub Onlus. EnergoClub Onlus opera dal 2005 per favorire la conversione del sistema energetico attraverso la promozione di un uso sostenibile delle fonti rinnovabili, l’educazione all’uso razionale delle risorse, la tutela e valorizzazione della natura e del territorio: www.energoclub.org, www.energeticambiente.it, www.soleinrete.it Per partecipare al progetto clicca qui.

Marco Boschini

venerdì 14 giugno 2013

Rassegna Settegiorni

Il centrosinistra ritorna in paradiso: Giancarlo Lonati è il nuovo sindaco
Per il centrosinistra il purgatorio all'opposizione è durato lo spazio di un quinquennio giusto il ...

«Il problema più urgente è il lavoro» Lonati: «L'apparentamento con Montani? Abbiamo solo messo in evidenza ciò che ci unisce»
Alla vigilia dei sessant'anni li compirà a dicembre per Giancarlo Lonati impiegato nel settore dell'informatica ...

L' Irpef schizza al tetto massimo Più risorse per anziani, minori e disabili. Ma sale anche l'Imu sulle seconde case
Il commissario prefettizio Giuseppa Massa che fino a lunedì 10 giugno ha fatto le veci ...

Lampugnani vicesindaco, punto di domanda sull'assessore del Pd
Sono già iniziate le consultazioni per la costituzione della nuova giunta comunale e i tasselli ...

«Il rinnovamento? Deve partire dai coordinatori»
Sono convinta che avremmo vinto anche senza apparentamenti . Nel Partito democratico c'è chi esulta ...

Calano le offerte, le casse parrocchiali piangono
Cittadini più poveri o meno praticanti Forse un po' entrambe le cose. Fatto sta che ...

«Vittoria sudata, non senza discussioni»
Alla vigilia del decisivo ballottaggio sembrava essere uno tra i membri di lista del Pd ...

Per la Yoseikan Karate ben 35 podi nella gara di Casalmaggiore
Con soli 28 atleti la Yoseikan Karate di Bareggio è riuscita a salire sul podio ...

«Hanno vinto gli accordi oscuri» «Lavoreremo a testa alta per far capire ai bareggesi quale occasione si sono persi»
Quando ormai ha capito che per lei non c'era più nulla da fare è scoppiata ...

«La Lega Nord esce battuta, ma non troppo»
La Lega Nord esce sconfitta ma non troppo da questa tornata amministrativa . Così il ...

«Sono rimasta fuori dalle logiche di partito»
Alla chiusura delle urne che ha portato alla vittoria il candidato della coalizione di centrosinistra ...

Ecco i sedici componenti del nuovo consiglio comunale
Ecco la composizione del consiglio comunale: 5 seggi al Pd 2 a Voi con noi ...

Questa volta i ladri fanno il bis: «visite» a Bareggio e San Martino
Un'altra intrusione la terza in pochi giorni alla scuola media di via Matteotti. I malviventi ...

«Al nuovo sindaco un augurio sincero e uno ironico»
Da Fratelli d'Italia un doppio augurio al nuovo sindaco Giancarlo Lonati: uno sincero e uno ...

E ora si fa festa al polifunzionale di via Gallina
Dopo le fatiche della campagna elettorale per il nuovo sindaco Giancarlo Lonati è il momento ...

A Lonati i complimenti di Sel
Dopo la vittoria di Giancarlo Lonati riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Chiara Ubezio referente ...

giovedì 13 giugno 2013

Acqua pubblica, due anni dopo

Tra tentativi di cancellazione della volontà popolare e coraggiose esperienze di ripubblicizzazione, la cronaca dei fatti accaduti dalla vittoria referendaria del 12 e 13 giugno 2011. In Parlamento, intanto, è nato l'intergruppo parlamentare per l'acqua bene comune


Domenica 12 e lunedì 13 giugno 2011 la maggioranza assoluta dei cittadini italiani aventi diritto di voto scelse i "due sì per l'acqua bene comune". I due quesiti referendari sui servizi pubblici locali resero evidente la volontà politica di escludere soggetti privati (siano essi banche, società di costruzioni, fondi d'investimento) dalla gestione di servizi pubblici locali essenziali per il benessere dei cittadini, a partire dal servizio idrico integrato (acquedotto, depurazione e fognature). 
 
A due anni dal referendum, Altreconomia -che era parte del Comitato promotore di quei referendum, e che ha continuato a seguire il tema sulle pagine della rivista- vi invita a leggere il dossier predisposto del Forum italiano dei movimenti per l'acqua che raccoglie gli interventi legislativi e le sentenze amministrative "post referendum" e racconta i processi di ripubblicizzazione in atto. 

   
  
In occasione di questo secondo anniversario, intanto, Forum italiano dei movimenti per l'acqua, invece, dà appuntamento in molte città italiane. A Roma, questa mattina, l'appuntamento era invece per i parlamentari: alle 11 in piazza Montecitorio. Su invito del Forum italiano dei movimenti per l'acqua, è nato l'intergruppo parlamentare per l'acqua bene comune. "Hanno aderito tutti i parlamentari di Movimento 5 Stelle e Sel oltre ad una ventina di appartenenti al Pd e ad un deputato di Scelta Civica -spiega il Forum in un comunicato-. La finalità dell'intergruppo è quella di avviare un percorso legislativo per la ripubblicizzazione del servizio idrico a partire dall'aggiornamento e la riproposizione della Legge di iniziativa oopolare presentata nel 2007 dal Forum. Altri obiettivi a breve termine quelli di contrastare la tariffa truffa elaborata dall'Aeeg in completo contrasto con i risultati referendari e quello di tutelare il diritto all'acqua dei cittadini contrastando la pratica degli stacchi all'erogazione".

(Aggiornato alle 16.59) Altreconomia

CHI E’ EROE IN AFGHANISTAN ?

DI MASSIMO FINI
ilgazzettino.it 

Il ragazzino di undici anni che ha gettato la bomba a mano nel Lince uccidendo il capitano Giuseppe La Rosa è stato definito dal principale portavoce del Mullah Omar, Oari Yousef Ahmadi, «un piccolo eroe coraggioso». La Tv italiana lo ha qualificato «un bambino che porta sulle sue fragili spalle il peso di un vile assassinio». 

Vorrei sapere chi è 'eroe' in Afghanistan? 

Gli americani che teleguidano i droni da diecimila chilometri di distanza, da Nellis nel Nevada, fanno carneficine, di guerriglieri e non, e poi la sera tornano tranquillamente a casa per cena? O i piloti dei caccia, che senza correre alcun rischio perchè il nemico non ha nè aviazione nè contraerea, per stanare i guerriglieri hanno raso al suolo una cinquantina di scuole (il 20% elementari) hanno falcidiato decine di matrimoni, sposi compresi, confondendoli con raduni degli insorti o, per rimanere a episodi più recenti, hanno ucciso, in due differenti occasioni, diciotto bambine che stavano raccogliendo legna nel bosco scambiandole per dei Talebani? 

Sulla guerra all'Afghanistan, la più infame, la più atroce, la più ingiustificata che mi sia dato ricordare, la stampa occidentale, per nascondere la vergogna, si è abituata a una 'disinformatia' che nemmeno l'Urss aveva raggiunto. Vittorio Zucconi su La Repubblica e Fiamma Nirenstein su Il Giornale scrivono che i Talebani apprestano particolari campi per i bambini, dove li indottrinano, li plagiano e li addestrano alla 'guerra santa'. Falso. Il Mullah Omar ha vietato di utilizzare i piccoli. Ma è chiaro che quando tu hai visto i tuoi genitori uccisi dai missili della Nato non hai bisogno di alcuna propaganda per odiare chi te li ha portati via e imbracciare le armi appena ne hai la capacità, senza che nessuno te lo imponga. 

C'è un costante ribaltamento dei fatti. Scrive Nirenstein: «Non vogliamo spingerci a spiegare ai talebani, per carità, la differenza fra un oppressore e una mano tesa per un futuro migliore». Chi è l'oppressore? Chi è il liberatore? Chi da dodici anni occupa il tuo Paese o chi cerca, ad armi impari, di cacciarlo? Il generale Giorgio Battisti, comandante di Stato Maggiore della missione Isaf (che, sia detto di passata, è quello stesso Battisti che quando nel 2003 fu mandato a guidare la base di Khost, sostituendo gli americani, si affrettò ad accordarsi col comandante locale dei Talebani, Pacha Khan, per una 'non belligeranza') afferma: «Siamo riusciti a restituire tranquillità e speranza al popolo afgano dopo 34 anni di guerra». Ma come si fa a dire queste cose senza vergognarsi? La sicurezza e la tranquillità l'avevano portata proprio i Talebani, sconfiggendo in due anni, dal '94 al '96, i 'signori della guerra' che spadroneggiavano nel più pieno arbitrio, cacciandoli oltreconfine, eliminando, con metodi spicci, le innumerevoli bande di predoni, disarmando la popolazione, e riportando la legge e l'ordine nel Paese, sia pur un duro ordine e una dura legge. Oggi l'Afghanistan, secondo la stessa Onu, «E' il Paese più pericoloso del mondo».

Tutti, in Occidente, dicono, anche se sottovoce, che la questione afgana è 'irredimibile', «una guerra che non si può vincere». E perchè mai il più potente, tecnologico, robotico esercito del mondo, in dodici anni non è riuscito a sconfiggere «un gruppo di criminali e terroristi» come li definisce Battisti? Perchè non sono un pugno di criminali nè di terroristi, ma insorti per la liberazione del proprio Paese che hanno, con tutta evidenza, l'appoggio, sempre crescente, della maggioranza della popolazione. E quel Military Advisor Team, a cui Giuseppe La Rosa era aggregato, che ha il compito di addestrare i soldati e i poliziotti dell'esercito 'regolare' afgano, non fa che preparare il terreno per una guerra civile: fra gli insorti e coloro che, attorno al corrottissimo governo del Quisling Karzai, si sono venduti alle potenze straniere. La sola speranza è che l'imbelle, improvvisato, demotivato esercito di Karzai si squagli nel giro di poche settimane. In caso contrario l'occupazione degli occidentali avrà ottenuto il formidabile risultato di far tornare indietro di tre lustri l'orologio della storia afgana. Al 1996 quando i Talebani l'avevano finalmente pacificato.

Massimo Fini
Fonte: http://www.ilgazzettino.it/
11.06.2013

La Camera voti la cancellazione del programma F35: nuovo appello al Parlamento

L’appello di don Luigi Ciotti, padre Alex Zanotelli, Umberto Veronesi, Chiara Ingrao, Cecilia Strada, Savino Pezzotta, Roberto Saviano, Riccardo Iacona, Gad Lerner apre una nuova campagna di pressione sui parlamentari coordinata dalla Rete Italiana Disarmo, Sbilanciamoci e Tavola della pace. La campagna “Taglia le ali alle armi” raccoglierà le adesioni dei cittadini, esponenti della società civile e degli Enti Locali.

Dopo le dichiarazioni critiche sul progetto in campagna elettorale (provenienti dalla stragrande maggioranza dei gruppi politici), dopo che la campagna “Taglia le ali alle armi” aveva sottolineato l’esistenza in linea di principio di una maggioranza parlamentare per il “NO” al progetto Joint Strike Fighter, sono oggi nove personalità di rilievo nazionale a lanciare un appello che si allinea alle richieste del movimento che si oppone ai caccia F-35.

Un appello diffuso in vista della discussione alla Camera dei Deputati di una mozione (sostenuta da 158 deputati SEL, PD e M5S) che chiede la cancellazione della partecipazione italiana al progetto di costruzione ed acquisto dei caccia di quinta generazione.

Esponenti dell’informazione e della cultura come Gad Lerner, Roberto Saviano e Riccardo Iacona e personalità del mondo della Pace comeCecilia Strada e Chiara Ingrao; personaggi di rilievo pubblico (e primi firmatari di mozioni contro gli F-35 nella scorsa legislatura) comeUmberto Veronesi e Savino Pezzotta e due figure importanti del mondo dell’impegno cattolico come padre Alex Zanotelli e don Luigi Ciotti. Tutti insieme per chiedere al nostro Parlamento una scelta di responsabilità su questo tema particolare e su quello delle spese militari in generale.

“Ci troviamo di fronte ad un passo importante per far sentire con forza ai nostri Deputati come sia davvero necessario che il Parlamento riprenda in carico questo tema” afferma Francesco Vignarca coordinatore di Rete Italiana per il Disarmo. Se è vero infatti che è oggi il Governo – a seguito di tutti i passaggi di autorizzazione previsti dalla legge – a poter decidere autonomamente sull’acquisto dei caccia F-35, è anche vero che la situazione è molto cambiata dal 2009 (data dell’ultima votazione parlamentare a riguardo) e nell’ottica della difficile situazione del paese su più fronti non si può certo tirare dritto come se nulla fosse mutato. “Va poi detto che da più parti (anche da chi non vuole subito una cancellazione del programma, e perfino dallo stesso nuovo Ministro della Difesa) si è sottolineata la necessità di avere sugli F-35 una franca e piena discussione in Parlamento” conclude Vignarca.

Nel testo dell’appello si sottolinea come la scelta di continuare ad acquisire i cacciabombardieri con capacità nucleare sia “incomprensibile” vista l’attuale mancanza di risorse “per il lavoro, la scuola, la salute e la giustizia sociale”.

“Quella degli F-35 è una gran brutta storia che fa male agli italiani e alla nostra democrazia” commenta Flavio Lotti coordinatore della Tavola della Pace. “Gli F-35 fanno male agli italiani perché sottraggono preziose risorse che attendono di essere utilizzate per combattere la disperazione e la disoccupazione di molte donne e uomini del nostro paese. Gli F-35 fanno male alla nostra democrazia perché attorno a queste armi si muove un complesso reticolo di interessi politici, economici e militari che stanno inquinando e minando in profondità le istituzioni del nostro paese. Per questo è bene che il nuovo Parlamento si pronunci chiaramente.”

La campagna “Taglia le ali alle armi” ha già sottolineato con preoccupazione le recenti parole del Ministro Mauro che ha descritto il caccia F-35 come uno “strumento per la pace” da utilizzarsi in ottica di proiezione anche per interventi lontani dall’Italia.

“Il Parlamento ha un'ottima occasione per riavvicinarsi a un'ampia parte della popolazione, che è sicuramente contro gli F3-5 ­ sottolinea Grazia Naletto co-portavoce della campagna Sbilanciamoci! 
- Non possiamo mantenere anche su un tema delicato come questo la grande distanza tra le richieste e le convinzioni delle italiane e degli italiani e le scelte della nostra politica. In tal senso giudichiamo positivamente la presentazione di analoghi documenti per il NO agli F35 anche al Senato, auspicando che a breve possa avvenire anche in tale ramo del Parlamento una discussione approfondita” 

La campagna “Taglia le ali alle armi” ribadisce, come già detto nei giorni scorsi, che la discussione alla Camera può diventare l’occasione per far crescere la consapevolezza che l’acquisto dei caccia F-35 non può essere condotto e deciso sulla base di dati parziali e non corretti, come invece è stato fatto in tutti questi anni. Le stime diffuse dalla nostra Campagna da tempo dimostrano come i dati del Ministero della Difesa riguardo ai costi, ai tempi, e alle ricadute occupazionali e tecnologiche siano assolutamente falsate e non corrispondano a verità. Il costo di acquisto dei 90 caccia previsti si attesterà su 14 miliardi di euro mentre il costo “di vita” dell’intero programma supererà i 50 miliardi di euro. Approfondimento in tal senso nella scheda tecnica allegata.

Da domani sarà inoltre attivo sul sito www.disarmo.org/nof35 un meccanismo di pressione popolare sui Deputati in vista della discussione (prevista a fine mese) della mozione presentata alla Camera dei Deputati.

Di seguito il testo completo dell’appello diffuso oggi - LA CAMERA DEI DEPUTATI VOTI LO STOP AGLI F35


Nei prossimi giorni la Camera dei Deputati discuterà una mozione di 158 parlamentari di SEL, PD e M5S che chiede la cancellazione della partecipazione italiana al programma dei cacciabombardieri F-35 Joint Strike Fighter.

In linea con le richieste e indicazioni della campagna “Taglia le ali alle armi” (che dal 2009 si batte contro i caccia) sosteniamo questa nuova iniziativa parlamentare e tutte quelle che si renderanno necessarie per bloccare una scelta così sbagliata.

Spendere 14 miliardi di euro per comprare (e oltre 50 miliardi per l'intera vita del programma) un aereo con funzioni d’attacco, capace di trasportare ordigni nucleari, mentre non si trovano risorse per il lavoro, la scuola, la salute e la giustizia sociale è una scelta incomprensibile che il Governo deve rivedere 

Per questo chiediamo a tutti i Deputati di sostenere questa mozione e tutte le iniziative parlamentari tese a fermare il programma degli F35 e a ridurre le spese militari a favore del lavoro, dei giovani, del welfare e delle misure contro l’impoverimento dell’Italia e degli italiani.


Luigi Ciotti

Riccardo Iacona

Chiara Ingrao

Gad Lerner

Savino Pezzotta

Roberto Saviano

Cecilia Strada

Umberto Veronesi

Alex Zanotelli

 

***

Il precedente appello è rilanciato dalla campagna "Taglia le ali alle armi" (promossa da Rete Italiana per il Disarmo, Campagna Sbilanciamoci!, Tavola della Pace) che invita ad utilizzarlo come forma di pressione sui Deputati della Repubblica, utilizzando anche gli strumenti di mobilitazione presenti sul sito ufficiale www.disarmo.org/nof35